Petronio, Satyricon: 91-110, pag 2

Petronio, Satyricon: 91-110

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 91-110
Ille tot hospitum potionibus liber urceolum fictilem in Eumolpi caput iaculatus est, soluitque clamantis frontem, et de cella se proripuit, Eumolpus contumeliae impatiens rapit ligneum candelabrum, sequiturque abeuntem, et creberrimis ictibus supercilium suum vindicat

Fit concursus familiae hospitumque ebriorum frequentia

Ego autem nactus occasionem vindictae Eumolpum excludo, redditaque scordalo vice sine aemulo scilicet et cella utor et nocte

Interim coctores insulariique mulcant exclusum, et alius veru extis stridentibus plenum in oculos eius intentat, alius furca de carnario rapta statum proeliantis componit

Anus praecipue lippa, sordidissimo praecincta linteo, soleis ligneis imparibus imposita, canem ingentis magnitudinis catena trahit instigatque in Eumolpon
Ma quello, che a forza di bicchierini scolati coi clienti era un po' andato, scaraventa un orcio di argilla sulla testa di Eumolpo, gliela spacca facendolo urlare dal dolore e quindi se la fila; Imbestialito da quell'affronto, Eumolpo afferra un candelabro di legno e si butta all'inseguimento, vendicandosi del sopracciglio a suon di legnate

Accorrono in massa i servi e i clienti ubriachi

Io allora, cogliendo la palla al balzo per prendermi la rivincita su Eumolpo, lo chiudo fuori rendendogli così pan per focaccia, e mi preparo a godermi la camera e la notte senza più rivali

Intanto i cuochi e i pensionanti se la prendono con quel disgraziato rimasto chiuso fuori: c'è chi gli vuole ficcare in un occhio uno spiedo ancora pieno di frattaglie sfrigolanti, e c'è chi invece gli si fa sotto minaccioso brandendo un gancio da macellaio

Più di tutti una vecchia cisposa, con addosso un grembiule sudicio e ai piedi due zoccoli spaiati, si fa avanti trascinando un enorme cane legato alla catena e lo aizza contro Eumolpo
Sed ille candelabro se ab omni periculo vindicabat

(XCVI) Videbamus nos omnia per foramen valvae, quod paulo ante ansa ostioli rupta laxaverat, favebamque ego vapulanti

Giton autem non oblitus misericordiae suae reserandum esse ostium succurrendumque periclitanti censebat

Ego durante adhuc iracundia non continui manum, sed caput miserantis stricto acutoque articulo percussi

Et ille quidem flens consedit in lecto

Ego autem alternos opponebam foramini oculos iniuriaque Eumolpi velut quodam cibo me replebam advocationemque commendabam, cum procurator insulae Bargates a cena excitatus a duobus lecticariis mediam rixam perfertur; nam erat etiam pedibus aeger
Questi, nel frattempo, si difende da tutti quegli assalti impugnando il candelabro

96 Noi ci godevamo tutto lo spettacolo guardando attraverso il buco che si era aperto poco prima nella porta quando era saltata via la maniglia, e io gioivo al vedere Eumolpo che ne prendeva un sacco e una sporta

Gitone però, pietoso com'era sempre, sosteneva che avremmo dovuto aprire la porta e intervenire in suo aiuto

Ma io, che dentro ero ancora arrabbiato nero, non riuscii più a frenare la mano e gli rifilai un bel colpo in testa a pugno chiuso

Lui scoppiò a piangere e si andò a buttare sul letto

Io invece, dopo essermi rimesso a sbirciare dal buco prima con un occhio, poi con l'altro, mi stavo godendo le mazzate assestate a Eumolpo come se fossero state dei manicaretti e gli consigliavo di scegliersi un avvocato, quand'ecco che Bargate, amministratore dello stabile avvertito nel pieno della cena, fece il suo ingresso in lettiga proprio nel bel mezzo di quel putiferio
Is ut rabiosa barbaraque voce in ebrios fugitivosque diu peroravit, respiciens ad Eumolpon: 'O poetarum, inquit, disertissime, tu eras

Et non discedunt ocius nequissimi servi manusque continent a rixa'

BARGATES PROCVRATOR AD EVMOLPVM: 'Contubernalis mea mihi fastum facit

Ita, si me amas, maledic illam versibus, ut habeat pudorem'

(XCVII) Dum Eumolpus cum Bargate in secreto loquitur, intrat stabulum praeco cum servo publico aliaque sane modica frequentia; facemque tumosam magis quam lucidam quassans haec proclamavit: 'Puer in balneo paulo ante aberravit, annorum circa XVI, crispus, mollis, formosus, nomine Giton

Si quis eum reddere aut commonstrare voluerit, accipiet nummos mille'

Nec longe a praecone Ascyltos stabat amictus discoloria veste, atque in lance argentea indicium et fidem praeferebat
Quello, che in più ci aveva anche la gotta, dopo aver investito con voce cavernosa e piena di rabbia gli ubriachi e gli evasi, scorgendo Eumolpo gli disse: O sommo tra tutti i poeti, eri tu

Ma cosa aspettano a togliersi di torno questi schiavi fottuti e a piantarla con la rissa

(L'AMMINISTRATORE BARGATE A EUMOLPO) La mia compagna ha alzato la cresta

Perciò, se mi vuoi bene, vedi di darle un po' addosso coi tuoi versi, che si esalti un po' meno

97 Mentre Eumolpo e Bargate se ne stavano a confabulare in disparte, entrò nella locanda un banditore accompagnato da un pubblico ufficiale e da un modesto codazzo di gente e, sventagliando una torcia che faceva più fumo che luce, proclamò: Poco fa si è smarrito nei bagni un ragazzo di circa sedici anni, ricciolino, delicato, bello, di nome Gitone

Chi volesse riportarlo o fornire indicazioni per rintracciarlo riceverà mille sesterzi di ricompensa

A due passi dal banditore c'era Ascilto intabarrato in una veste variopinta e con in mano un vassoio d'argento sul quale aveva in bella mostra il denaro

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Petronio, Satyricon: 31-45

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45

Imperavi Gitoni ut raptim grabatum subiret annecteretque pedes et manus institis, quibus sponda culcitam ferebat, ac sic ut olim Vlixes pro arieti adhaesisset, extentus infra grabatum scrutantium eluderet manus

Non est moratus Giton imperium, momentoque temporis inseruit vinculo manus et Vlixem astu simillimo vicit

Ego ne suspicioni relinquerem locum, lectulum vestimentis implevi uniusque hominis vestigium ad corporis mei mensuram figuravi

Interim Ascyltos ut pererravit omnes cum viatore cellas, venit ad meam, et hoc quidem pleniorem spem concepit, quo diligentius oppessulatas invenit fores

Publicus vero servus insertans commissuris secures claustrorum firmitatem laxavit

Ego ad genua Ascylti procubui, et per memoriam amicitiae perque societatem miseriarum petii, ut saltem ostenderet fratrem
Ordinai a Gitone di buttarsi subito sotto il letto e di aggrapparsi mani e piedi alle cinghie che reggevano il materasso, convinto che così appeso al letto sarebbe sfuggito anche se avessero frugato per bene là sotto, un po' come in passato Ulisse era riuscito a sfuggire al Ciclope attaccandosi al ventre di un montone

Gitone non se lo fece ripetere e in un secondo si abbrancò alle cinghie, superando in astuzia lo stesso Ulisse

Per non dare adito a sospetti, riempii il letto di vestiti, creando l'impronta di un unico corpo su per giù della mia stazza

Nel frattempo Ascilto, dopo aver passato in rassegna con il messo tutte le stanze, giunse di fronte alla mia e, quando vide che era sprangata per bene, cominciò a essere assai speranzoso

L'usciere fece saltare la serratura infilando una scure tra i battenti

Io allora mi buttai ai piedi di Ascilto e, in nome dell'amicizia di un tempo e delle disgrazie patite insieme, lo supplicai di farmi almeno vedere il fratellino
Immo ut fidem haberent fictae preces: 'Scio te, inquam, Ascylte, ad occidendum me venisse

Quo enim secures attulisti

Itaque satia iracundiam tuam: praebeo ecce cervicem, funde sanguinem, quem sub praetextu quaestionis petisti'

Amolitur Ascyltos invidiam et se vero nihil aliud quam fugitivum suum dicit quaerere, mortem nec hominis concupisse nec supplicis, utique eius quem post fatalem rixam habuit carissimum

(XCVIII) At non servus publicus tam languide agit, sed raptam cauponi harundinem subter lectum mittit, omniaque etiam foramina parietum scrutatur

Subducebat Giton ab ictu corpus, et reducto timidissime spiritu ipsos sciniphes ore tangebat
Anzi, per rendere le mie false suppliche ancora più efficaci, gli dissi: Lo so benissimo, Ascilto, che sei venuto qui per uccidermi

Se no perché mai avresti portato le scuri

Sfoga dunque la tua rabbia: eccoti la mia testa, spargi pure il mio sangue, visto che è questo che volevi con la scusa della perquisizione

Ascilto questa accusa la respinge e assicura di essere solo sulle tracce del ragazzino sfuggitogli e di non avere alcuna intenzione di ammazzare un uomo, e tanto più uno che lo stava supplicando e a cui era ancora attaccatissimo nonostante quella tremenda litigata

98 Ma il messo non fa troppo i complimenti e, prendendo un bastone dalle mani dell'albergatore, lo infila sotto il letto, passando in rassegna anche i buchi nella parete

Gitone cercava nel frattempo di schivare i colpi e tratteneva il respiro, tutto intimorito, e con ormai la faccia tra gli insetti del materasso

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Petronio, Satyricon: 76-90

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 76-90

Eumolpus autem, quia effractum ostium cellae neminem poterat excludere, irrumpit perturbatus et: 'Mille, inquit, nummos inveni; iam enim persequar abeuntem praeconem, et in potestate tua esse Gitonem meritissima proditione monstrabo'

Genua ego perseverantis amplector, ne morientes vellet occidere, et: 'Merito, inquam, excandesceres si posses proditum ostendere

Nunc inter turbam puer fugit, nec quo abierit suspicari possum

Per fidem, Eumolpe, reduc puerum et vel Ascylto redde'

Dum haec ego iam credenti persuadeo, Giton collectione spiritus plenus ter continuo ita sternutavit, ut grabatum concuteret

Ad quem motum Eumolpus conversus salvere Gitona iubet

Remota etiam culcita videt Ulixem, cui vel esuriens Cyclops potuisset parcere
Ma siccome la porta scardinata della stanza non era più un ostacolo per nessuno, ecco Eumolpo catapultarsi dentro eccitato come non mai; I mille sesterzi me li becco io dice trillante; adesso raggiungo il messo che sta già allontanandosi e gli spiffero che Gitone è qui con te, così mi prendo la più meritata delle rivincite

Io mi butto ai suoi piedi e, nonostante continuasse a insistere con quell'idea, lo imploro di non uccidere un uomo morto; Se solo Gitone fosse qui spiego io, avresti ragione a dare in escandescenze

ma il tipetto se l'è squagliata in mezzo a tutto questo can can, e non riesco nemmeno a immaginare dove sia andato a nascondersi

Te ne prego, Eumolpo, riportalo qua, e poi riconsegnalo pure ad Ascilto

E quando ero ormai quasi riuscito a convincerlo, Gitone, non riuscendo più a trattenere il fiato da tanto era pieno, starnutì tre volte di seguito in maniera così violenta da far tremare il letto

A quel mezzo finimondo Eumolpo si volta e dice a Gitone Salute

Poi, dopo aver tirato via anche il materasso, ci scopre sotto un Ulisse contro il quale non avrebbe infierito nemmeno un Ciclope affamato
Mox conversus ad me: 'Quid est, inquit, latro

Ne deprehensus quidem ausus es mihi verum dicere

Immo ni deus quidam humanarum rerum arbiter pendenti puero excussisset indicium, elusus circa popinas errarem'

Giton longe blandior quam ego, primum araneis oleo madentibus vulnus, quod in supercilio factum erat, coartavit

Mox palliolo suo laceratam mutavit vestem, amplexusque iam mitigatum, osculis tanquam fomentis aggressus est et: 'In tua, inquit, pater carissime, in tua sumus custodia

Si Gitona tuum amas, incipe velle servare

Utinam me solum inimicus ignis hauriret aut hibernum invaderet mare

Ego enim omnium scelerum materia, ego causa sum

Si perirem, conveniret inimicis'
E, voltandosi di scatto verso di me, mi fa: E questo cos'è, pezzo di canaglia

Non hai il coraggio di ammettere la verità nemmeno quando ti si coglie in flagrante

Se una qualche divinità, arbitra delle cose umane, non avesse costretto questo ragazzo a indicare la propria presenza con un segno, adesso io sarei in giro per bettole a dargli la caccia come un cretino

Gitone, che era molto più disponibile di me, gli tamponò la ferita al sopracciglio con delle ragnatele intinte nell'olio

Poi, dopo avergli dato il proprio mantello in cambio dei suoi stracci laceri, quando lo vide un po' più tranquillo, gli buttò le braccia al collo e coprendolo di baci gli disse: Caro paparino, siamo nelle tue mani - ti rendi conto -, nelle tue mani

Se vuoi bene al tuo Gitone, comincia a pensare a come salvarlo

Vorrei che a bruciare nel fuoco impietoso fossi io solo, io solo a essere travolto dalla furia del mare in inverno

Perché io solo sono la causa e l'origine prima di tante sventure

Se almeno morissi, tra i nemici tornerebbe la pace

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Petronio, Satyricon: 46-60

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 46-60

(XCIX) EVMOLPVS: 'Ego sic semper et ubique vixi, ut ultimam quamque lucem tanquam non redituram consumerem'

Profusis ego lacrimis rogo quaesoque, ut mecum quoque redeat in gratiam: neque enim in amantium esse potestate furiosam aemulationem

Daturum tamen operam ne aut dicam aut faciam amplius, quo possit offendi

Tantum omnem scabitudinem animo tanquam bonarum artium magister deleret sine cicatrice'

Incultis asperisque regionibus diutius nives haerent, ast ubi aratro domefacta tellus nitet, dum loqueris, levis pruina dilabitur

Similiter in pectoribus ira considit: feras quidem mentes obsidet, eruditas praelabitur

-- Ut scias, inquit Eumolpus, verum esse quod dicis, ecce etiam osculo iram finio

Itaque, quod bene eveniat, expedite sarcinulas et vel sequimini me vel, si mavultis, ducite'
99 EUMOLPO: Sempre e dovunque io ho vissuto godendomi ogni giorno presente come se fosse l'ultimo e destinato a non tornare mai più

In un mare di lacrime, lo prego e lo scongiuro di fare la pace anche con me, perché quando si ama alla gelosia non c'è freno

Per altro gli prometto di non dire e non fare più nulla che potesse dargli fastidio

A patto però che lui, da maestro di nobili discipline qual era, cancellasse dall'animo suo ogni traccia di rancore

Nei luoghi incolti e selvaggi la neve dura più a lungo, ma dove invece la terra risplende domata dall'aratro, la brina leggera si scioglie mentre parli

Stessa cosa fa l'ira che alberga nei nostri cuori: dura tenace nelle menti rozze, non si sofferma su quelle raffinate

Perché tu sappia com'è vero quel che dici replicò Eumolpo, eccoti qua un bacio col quale metto fine alla collera

E ora, che il cielo ce la mandi buona, fate su le valigie e seguitemi o, se preferite, andate avanti voi
Adhuc loquebatur, cum crepuit ostium impulsum, stetitque in limine barbis horrentibus nauta et: 'Moraris, inquit, Eumolpe, tanquam properandum ignores'

Haud mora, omnes consurgimus, et Eumolpus quidem mercennarium suum iam olim dormientem exire cum sarcinis iubet

Ego cum Gitone quicquid erat in alutam compono, et adoratis sideribus intro navigium

(C) 'Molestum est quod puer hospiti placet

Non commune est, quod natura optimum fecit

Sol omnibus lucet

Luna innumerabilibus comitata sideribus etiam feras ducit ad pabulum

Quid aquis dici formosius potest

In publico tamen manant

Solus ergo amor furtum potius quam praemium erit

Immo vero nolo habere bona, nisi quibus populus inviderit
Non aveva ancora finito di parlare, che la porta venne spalancata con una spallata e comparve sulla soglia un marinaio con un barbone ispido sulla faccia; Guarda, Eumolpo, che sei in ritardo gli disse, come se non sapessi la fretta che abbiamo

Allora ci alzammo tutti senza perdere un minuto di più, ed Eumolpo diede ordine al suo servo, che nel mentre si era appisolato, di incamminarsi con il bagaglio

Quanto a me, dopo aver sistemato insieme a Gitone i nostri straccetti in una sacca di pelle, raccomando l'anima alle stelle e salgo a bordo

100 Certo che è una bella seccatura che il ragazzino piaccia a un estraneo

Ma non appartiene a tutti ciò che di più bello ha fatto la natura

Il sole risplende per tutti

la luna, insieme a tutte le altre stelle infinite, guida anche le bestie al pascolo

Cosa c'è di più prezioso dell'acqua

Eppure scorre per tutti

Possibile che unicamente l'amore sia un furto invece che una ricompensa

Niente affatto: io un bene che la gente non mi invidia non ce lo voglio mica avere

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unus, et senex, non erit gravis; etiam cum voluerit aliquid sumere, opus anhelilu prodet'

Haec ut intra fiduciam posui fraudavique animum dissidentem, coepi somnum obruto tunicula capite mentiri

Sed repente quasi destruente fortuna constantiam meam eiusmodi vox supra constratum puppis congemuit: 'Ergo me derisit'

Et haec quidem virilis et paene auribus meis familiaris animum palpitantem percussit

Ceterum eadem indignatione mulier lacerata ulterius excanduit et: 'Si quis deus manibus meis, inquit, Gitona imponeret, quam bene exulem exciperem'

Uterque nostrum tam inexpectato ictus sono amiserat sanguinem
Un solo individuo, e per di più avanti negli anni, non mi preoccupa più di tanto; e se poi anche volesse prendere delle iniziative, gli verrebbero a mancare le energie

Dopo aver stabilito questi principi fondamentali ed essermi preso un po' in giro pur non credendoci granché, cominciai a far finta di dormire tutto imbacuccato nel cappuccio

Ma all'improvviso, come se la Fortuna avesse voluto sbriciolare tutta la mia sicurezza, mi arrivò da poppa lì in coperta il lamento di una voce che diceva: Allora mi ha preso per i fondelli

La voce che mi fece sobbalzare era quella di un uomo, e per le mie orecchie aveva qualcosa di familiare

Come se ciò non bastasse, anche una voce di donna, pure lei imbestialita, echeggiò ancora più infervorata: Se solo un dio mi mettesse tra le mani Gitone, glielo darei io un bel benvenuto a quel cialtrone

Di fronte a quel suono a sorpresa, sia io che Gitone rimanemmo senza fiato col sangue che ci si gelava nelle vene

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