Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 91-110
Ceterum Lichas ut Tryphaenae somnium expiavit: 'Quis, inquit, prohibet navigium scrutari, ne videamur divinae mentis opera damnare' Is qui nocte miserorum furtum deprehenderat, Hesus nomine, subito proclamat: 'Ergo illi qui sunt, qui nocte ad lunam radebantur pessimo medius fidius exemplo Audio enim non licere cuiquam mortalium in nave neque ungues neque capillos deponere, nisi cum pelago ventus irascitur' (CV) Excanduit Lichas hoc sermone turbatus et: 'Itane, inquit, capillos aliquis in nave praecidit, et hoc nocte intempesta Attrahite ocius nocentes in medium, ut sciam quorum capitibus debeat navigium lustrari -- Ego, inquit Eumolpus, hoc iussi |
Ma dopo aver fatto i debiti scongiuri a seguito del sogno di Trifena, Lica osservò: E chi ci vieta di dare un'occhiata in giro per la nave, così, giusto per far vedere che non ce ne infischiamo dei segni del cielo Quel tipo che nel cuore della notte ci aveva disgraziatamente sorpresi nel pieno dei nostri maneggi, un certo Eso, saltò subito su e disse: Ma allora chi sono quei due che stanotte davano un pessimo esempio, facendosi radere al chiaro di luna Perché ho sentito dire che nessun mortale dovrebbe, nel corso di una traversata, tagliarsi unghie e capelli, a meno che non infuri la tempesta 105 Cosa saltò su a dire Lica, sconvolto da queste parole , Qualcuno si è fatto tagliare i capelli su questa nave, e per di più nel cuore della notte Portatemi qui subito quelle canaglie, perché voglio proprio sapere a chi devo tagliare la testa per allontanare il malocchio da questa nave Sono io che l'ho ordinato intervenne Eumolpo |
Nec in eodem futurus navigio auspicium mihi feci, sed quia nocentes horridos longosque habebant capillos, ne viderer de nave carcerem facere, iussi squalorem damnatis auferri; simul ut notae quoque litterarum non adumbratae comarum praesidio totae ad oculos legentium acciderent Inter cetera apud communem amicam consumpserunt pecuniam meam, a qua illos proxima nocte extraxi mero unguentisque perfusos Ad summam, adhuc patrimonii mei reliquias olent' Itaque ut Tutela navis expiaretur, placuit quadragenas utrique plagas imponi Nulla ergo fit mora: aggrediuntur nos furentes nautae cum funibus, temptantque vilissimo sanguine Tutelam placare Et ego quidem tres plagas Spartana nobilitate concuxi |
e non certo per attirare il malocchio su questa nave (visto che ci viaggio anch'io), ma perché quelle due fecce avevano i capelli così lunghi e scarmigliati che, per non dare l'impressione che la nave si fosse trasformata in una galera, gli ho ordinato di togliersi di dosso tutto quello schifo, ma nel contempo anche perché senza più quella massa di capelli sulla fronte, tutti potessero leggere chiaramente il marchio dell'infamia che si portano dietro Pensate che oltretutto si stavano mangiando i miei soldi spassandosela con una ganza che avevano in comune ed è proprio a casa di quella lì che ieri notte li ho portati via inondati di vino e di profumo Per farla breve, hanno ancora addosso l'odore di quei pochi quattrini che mi restano Così, per placare il nume protettore della nave, fu deciso di rifilarci quaranta nerbate a testa E non ci stettero mica a pensare su: alcuni marinai con funi alla mano ci saltano addosso come furie e cercano di placare il dio tutelare col nostro sangue miserabile Le prime tre nerbate io le ressi con la fermezza di uno spartano |
Ceterum Giton semel ictus tam valde exclamavit, ut Tryphaenae aures notissima voce repleret Non solum era turbata est, sed ancillae etiam omnes familiari sono inductae ad vapulantem decurrurrit Iam Giton mirabili forma exarmaverat nautas coeperatque etiam sine voce saevientes rogare, cum ancillae pariter proclamant: 'Giton est, Giton; inhibete crudelissimas manus; Giton est, domina, succurre' Deflectit aures Tryphaena iam sua sponte credentes raptimque ad puerum devolat Lichas, qui me optime noverat, tanquam et ipse vocem audisset, accurrit et nec manus nec faciem meam consideravit, sed continuo ad inguina mea luminibus deflexis movit officiosam manum, et: 'Salve, inquit Encolpi' |
Gitone, invece, alla prima tirò un urlo tanto forte, che Trifena ne riconobbe subito la ben nota voce non solo la padrona rimase turbata, ma anche le sue ancelle, colpite dal suono familiare di quell'urlo, si buttarono in massa sul malcapitato Ma Gitone, bello com'era, aveva già disarmato i marinai per conto suo e, anche senza aprir bocca, stava cercando di impietosire i suoi carnefici, quando tutte le ancelle si misero a gridare in coro: Gitone, è Gitone; Fermi con quelle manacce; Gitone, signora, presto Trifena, che aveva capito d'istinto, drizza le orecchie e si precipita dal ragazzo Quanto a Lica, che mi conosceva benissimo, come se avesse anche lui sentito la mia voce, accorse in coperta e, senza nemmeno guardarmi la faccia e le mani, mi inquadrò subito l'arnese e palpeggiandolo con tocchi premurosi disse: Salute a te, Encolpio |
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Miretur nunc aliquis Vlixis nutricem post vicesimum annum cicatricem invenisse originis indicem, cum homo prudentissimus, confusis omnibus corporis orisque lineamentis, ad unicum fugitivi argumentum tam docte pervenerit Tryphaena lacrimas effudit decepta supplicio -- vera enim stigmata credebat captivorum frontibus impressa -- sciscitarique summissius coepit quod ergastulum intercepisset errantes, aut cuius iam crudeles manus in hoc supplicium durassent Meruisse quidem contumeliam aliquam fugitivos, quibus in odium bona sua venissent (CVI) Concitatus iracundia prosiliit Lichas, et: 'O te, inquit, feminam simplicem, tanquam vulnera ferro praeparata litteras biberint tinam quidem hac se inscriptione frontis maculassent: haberemus nos extremum solacium |
Non c'è quindi da meravigliarsi che la balia avesse riconosciuto Ulisse a vent'anni di distanza solo per una cicatrice, se a quel furbone, nonostante la mia faccia e il resto del corpo fossero resi irriconoscibili dal travestimento, bastò un unico segno di riconoscimento per identificare con tanta precisione l'uomo che lo aveva abbandonato Trifena, invece, ingannata dal nostro trucco - credeva infatti fosse vera la lettera che avevamo incisa sulla fronte -, scoppiò a piangere e con un filo di voce si mise a chiederci in quale galera fossimo finiti nelle nostre avventure di sbandati, e di chi fossero state le mani che avevano infierito su di noi in quel modo Però ammetteva che un po' ce lo meritavamo tutto quel penare, noi che ce l'eravamo svignata infischiandocene delle sue attenzioni 106 Ma Lica, infiammato dalla rabbia, salta su e dice: Stupida d'una donna, cosa ti credi, che gliel'abbiano incise col ferro rovente quelle lettere Magari avessero davvero la fronte deturpata da quel marchio; se così fosse, noi adesso avremmo almeno una piccola consolazione |
Nunc mimicis artibus petiti sumus et adumbrata inscriptione derisi' Volebat Tryphaena misereri, quia non totam voluptatem perdiderat, sed Lichas memor adhuc uxoris corruptae contumeliarumque, quas in Herculis porticu acceperat, turbato vehementius vultu proclamat: 'Deos immortales rerum humanarum agere curam, puto, intellexisti, o Tryphaena Nam imprudentes noxios in nostrum induxere navigium, et quid fecissent, admonuerunt pari somniorum consensu Ita vide ut possit illis ignosci, quos ad poenam ipse deus deduxit Quod ad me attinet, non sum crudelis, sed vereor ne, quod remisero, patiar' Tam superstitiosa oratione Tryphaena mutata negat se interpellare supplicium, immo accedere etiam iustissimae ultioni |
Invece ci hanno preso in giro con tiri da farsa, infinocchiandoci con una finta scritta Trifena era disposta alla pietà, perché non aveva ancora perso del tutto la speranza di spassarsela, ma Lica, che si ricordava benissimo della moglie sedotta e dell'affronto patito sotto il portico di Ercole, con la faccia stravolta dalla rabbia disse: Che gli dèi immortali si occupano delle cose umane, mi sa che ormai l'hai capito benissimo, Trifena Infatti ci hanno portato qui sulla nave queste canaglie senza che loro se ne rendessero conto, e ce ne hanno segnalato la presenza con due sogni identici Vedi un po' se li possiamo perdonare, quando son stati gli dèi in persona a mandarceli qui perché fossero castigati Personalmente non ho intenzione di infierire, ma temo che risparmiandoli debba poi essere io a pagarla cara Trasformata nella sua opinione da un discorso tanto pieno di scrupoli religiosi, dice di non volersi opporre alla pena, approvando anzi in pieno la vendetta proposta |
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Nec se minus grandi vexatam iniuria quam Licham, cuius pudoris dignitas in contione proscripta sit (CVII) EVMOLPVS: 'Me, ut puto, hominem non ignotum elegerunt ad hoc officium legatum, petieruntque ut se reconciliarem aliquando amicissimis Nisi forte putatis iuvenes casu in has plagas incidisse, cum omnis vector nihil prius quaerat, quam cuius se diligentiae credat Flectite ergo mentes satisfactione lenitas, et patimini liberos homines ire sine iniuria quo destinant Saevi quoque implacabilesque domini crudelitatem suam impediunt, si quando paenitentia fugitivos reduxit, et dediticiis hostibus parcimus Quid ultra petitis aut quid vultis In conspectu vestro supplices iacent iuvenes ingenui, honesti, et quod utroque potentius est, familiaritate vobis aliquando coniuncti |
Infatti anche lei, non meno di Lica, era stata offesa nella dignità individuale e svergognata di fronte a tutti 107 EUMOLPO: Questo incarico lo hanno affidato a me, in qualità di persona a voi non sconosciuta, e mi hanno pregato di riconciliarli con quelli che un tempo erano loro grandissimi amici A meno che non pensiate che questi due ragazzi siano qui per una pura coincidenza, quando la prima cosa che ogni passeggero chiede prima di imbarcarsi è proprio l'identità delle persone cui si affida Siate quindi comprensivi, ora che avete avuto la vostra soddisfazione, e lasciate che proseguano liberi e senza danni il loro viaggio fino a destinazione Anche i padroni più duri e inflessibili moderano il loro risentimento quando gli schiavi fuggiti tornano pentiti, e noi risparmiamo la vita ai nemici che si arrendono Che cosa altro volete o pretendete di più Sono qui supplici al vostro cospetto dei giovani di buona famiglia, onesti, e - cosa questa che conta ancora di più - legati a voi in passato da rapporti di grande intimità |
Si mehercules intervertissent pecuniam vestram, si fidem proditione laesissent, satiari tamen potuissetis hac poena, quam videtis Servitia ecce in frontibus cernitis et vultus ingenuos voluntaria poenarum lege proscriptos' Interpellavit deprecationem supplicis Lichas et: 'Noli, inquit, causam confundere, sed impone singulis modum Ac primum omnium, si ultro venerunt, cur nudavere crinibus capita Vultum enim qui permutat, fraudem parat, non satisfactionem Deinde, si gratiam a legato moliebantur, quid ita omnia fecisti, ut quos tuebaris absconderes Ex quo apparet casu incidisse noxios in plagas, et te artem quaesisse qua nostrae animadversionis impetum eluderes Nam quod invidiam facis nobis ingenuos honestosque clamando, vide ne deteriorem facias confidentia causam |
Anche se vi avessero portato via del denaro, o avessero tradito la vostra fiducia, potreste per dio farvi bastare la pena di cui siete al presente testimoni Eccoveli qua, col marchio dell'infamia sulla fronte, e i nobili volti sfregiati dai simboli di una punizione che si son voluti infliggere da soli Ma Lica troncò di netto l'arringa del nostro difensore dicendo: Non confondere le carte in tavola, ma limitati ad esaminare le cose una per volta Tanto per cominciare, se sono venuti di loro spontanea volontà, per quale ragione si sono rasati la testa Chi cambia i suoi lineamenti, prepara un inganno con una scusa, mica per venirsi a scusare E poi, se pensavano di ottenere il perdono per tramite tuo, tu perché hai fatto di tutto per nasconderli Ne consegue che questi due avanzi di galera nella rete ci sono finiti per caso, e tu hai cercato di sottrarli alla rabbia della nostra punizione Quanto poi al tuo tentativo di metterci in cattiva luce starnazzando che questi due sono onesti e di buona famiglia, sta' attento a non peggiorare la situazione con questo tuo tono tronfio |
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Quid debent laesi facere, ubi rei ad poenam confugiunt At enim amici fuerunt nostri: eo maiora meruerunt supplicia; nam qui ignotos laedit, latro appellatur, qui amicos, paulo minus quam parricida' Resolvit Eumolpos tam iniquam declamationem et: 'Intellego, inquit, nihil magis obesse iuvenibus miseris, quam quod nocte deposuerunt capillos: hoc argumento incidisse videntur in navem, non venisse Quod velim tam candide ad aures vestras perveniat, quam simpliciter gestum est Voluerunt enim, antequam conscenderent, exonerare capita molesto et supervacuo pondere, sed celerior ventus distulit curationis propositum Nec tamen putaverunt ad rem pertinere, ubi inciperent quod placuerat ut fieret, quia nec omen nec legem navigantium noverant' |
Che cosa deve fare la parte lesa, quando il colpevole si va a costituire Ma sono stati nostri amici: a maggior ragione meritano un castigo più duro, perché chi fa del male a uno sconosciuto lo chiamiamo furfante, mentre chi lo fa agli amici è poco meno di un parricida Eumolpo, cercando di confutare una requisitoria tanto spietata, disse: Mi rendo perfettamente conto che questi due giovani non potevano commettere nulla di peggio che tagliarsi i capelli nel cuore della notte, e questo spiegherebbe il fatto che sulla nave costoro ci sono arrivati per caso e non per loro spontanea volontà Ma in tutta franchezza vorrei vi fosse chiaro in che modo si siano semplicemente svolte le cose Prima di imbarcarsi, volevano liberarsi la testa di tutto quel peso superfluo e fastidioso, ma l'improvviso rinforzo del vento li distolse dal mettere in pratica quell'igienico proposito Ritennero tuttavia che per portare a termine quanto avevano deciso di fare il dove non avesse alcuna importanza, dato che non erano al corrente né delle credenze né delle superstizioni tipiche di chi naviga |
Quid, inquit Lichas, attinuit supplices radere Nisi forte miserabiliores calvi solent esse Quamquam quid attinet veritatem per interpretem quaerere Quid dicis tu, latro Quae salamandra supercilia tua excussit Cui deo crinem vovisti Pharmace, responde' (CVIII) Obstupueram ego supplicii metu pavidus, nec qui in re manifestissima dicerem inveniebam, turbatus et deformis praeter spoliati capitis dedecus superciliorum etiam aequalis cum fronte calvities, ut nihil nec facere deceret nec dicere Ut vero spongia uda facies plorantis detersa est, et liquefactum per totum os atramentum omnia scilicet lineamenta fuliginea nube confudit, in odium se ira convertit |
Ma per ottenere il nostro perdono interruppe Lica c'era forse bisogno di farsi radere i capelli Non sarà mica che i calvi, di solito, destano più pena Ma che senso ha arrivare alla verità attraverso un intermediario Tu, piuttosto, che cosa ne dici, razza di cialtrone Quale salamandra ti ha fatto cadere le sopracciglia A quale divinità hai votato le chiome Rispondi, canaglia 108 Terrorizzato all'idea della punizione, io me ne stavo lì imbambolato e, confuso com'ero di fronte all'evidenza dei fatti, non sapevo cosa ribattere; e oltretutto la vergogna di avere la testa rapata e la fronte liscia per la mancanza di sopracciglia mi impediva di dire e di fare qualunque cosa Ma quando poi presero a strofinarmi con una spugna bagnata la faccia rigata dalle lacrime, e l'inchiostro, colando da ogni parte, mi trasformò il viso in un mascherone nero, allora la rabbia si convertì in odio |
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Negat Eumolpus passurum se ut quisquam ingenuos contra fas legemque contaminet, interpellatque saevientium minas non solum voce sed etiam manibus Aderat interpellanti mercennarius comes et unus alterque infirmissimus vector, solacia magis litis quam virium auxilia Nec quicquam pro me deprecabar, sed intentans in oculos Tryphaenae manus usurum me viribus meis clara liberaque voce clamavi, ni abstineret a Gitone iniuriam mulier damnata et in toto navigio sola verberanda Accenditur audacia mea iratior Lichas, indignaturque quod ego relicta mea causa tantum pro alio clamo Nec minus Tryphaena contumelia saevit accensa, totiusque navigii turbam diducit in partes |
Eumolpo protestava che non avrebbe permesso a nessuno di infierire in quella maniera, andando contro le leggi della morale, dei giovani di buona famiglia, e cercava di opporsi alle minacce di quelle belve inferocite non solo con le parole ma anche ricorrendo all'uso delle mani In questa sua fiera opposizione lo spalleggiavano il servo e un paio di passeggeri che però, malmessi com'erano, costituivano un conforto verbale più che un aiuto fisico Io invece non sto a implorare nulla per me stesso ma, mostrando i pugni a Trifena, mi metto a gridare a squarciagola che sarei ricorso alla violenza se lei, quella stramaledetta femmina che lì sulla nave era l'unica a dover essere presa a nerbate, non avesse smesso di tormentare Gitone Ma Lica, indispettito da quella mia impudente uscita, perde la tramontana, vedendo che, invece di pensare alla mia situazione, son lì che sbraito tanto per un altro Anche Trifena, toccata nel vivo dalle mie frecciate, si scatena di brutto, e tutta la ciurma comincia a dividersi in due schiere |