(XCI) Video Gitona cum linteis et strigilibus parieti applicitum tristem confusumque Scires non libenter servire Itaque ut experimentum oculorum caperem Convertit ille solutum gaudio vultum et: 'Miserere, inquit, frater Vbi arma non sunt, libere loquor Eripe me latroni cruento et qualibet saevitia paenitentiam iudicis tui puni; Satis magnum erit misero solacium tua voluntate cecidisse' Supprimere ego querelam iubeo, ne quis consilia deprehenderet, relictoque Eumolpo -- nam in balneo carmen recitabat -- per tenebrosum et sordidum egressum extraho Gitona raptimque in hospitium meum pervolo Praeclusis deinde foribus invado pectus amplexibus, et perfusum os lacrumis vultu meo contero Diu vocem neuter invenit; nam puer etiam singultibus crebris amabile pectus quassaverat |
91 Vedo Gitone appoggiato al muro, con in mano spazzole e asciugamani e l'aria triste e frastornata Era evidente che vivere in servitù non gli andava granché a genio E così, per verificare che la vista non mi stesse ingannando Quello si volge verso di me, col viso illuminato dalla gioia e mi dice: Pietà, fratello Ora che non ci sono armi in giro, posso parlare senza remore Puniscimi come preferisci, ma liberami da quel criminale sanguinario: nella mia miseria, sarà per me una bella consolazione morire per mano tua Io gli ordino di piantarla con quella lagna, per non render noti i fatti nostri alla gente e, dopo essermi sganciato da Eumolpo che, nel frattempo, si era messo a declamare carmi nel bagno, trascino via Gitone attraverso una viuzza sudicia e buia e filo dritto alla mia stamberga E lì, dopo aver sprangato la porta, lo soffoco a forza di abbracci e col volto cancello dal suo viso le lacrime Per un bel po' non fiatammo né l'uno né l'altro, anche perché il petto del ragazzino era squassato da gemiti senza tregua |
'O facinus, inquam, indignum, quod amo te quamvis relictus, et in hoc pectore, cum vulnus ingens fuerit, cicatrix non est Quid dicis, peregrini amoris concessio Dignus hac iniuria fui' Postquam se amari sensit, supercilium altius sustulit Nec amoris arbitrium ad alium iudicem tuli Sed nihil iam queror, nihil iam memini, si bona fide paenitentiam emendas' Haec cum inter gemitus lacrimasque fudissem, detersit ille pallio vultum et: 'Quaeso, inquit, Encolpi, fidem memoriae tuae appello: ego te reliqui, an tu me prodidisti Equidem fateor et prae me fero: cum duos armatos viderem, ad fortiorem confugi' |
un'indegna vergogna esclamai alla fine Che io ti ami anche dopo che mi hai piantato, che nel mio cuore non ci sia più traccia di cicatrici, là dove prima c'era una ferita tanto profonda Come puoi giustificare l'esserti dato a un altro Mi meritavo un trattamento simile Quando si rese conto che io ero ancora preso di lui, inarcò le sopracciglia ancora più sorpreso E pensare che avevo rimesso a te come unico giudice la decisione d'amore Ma non mi lamento più di niente, non mi ricordo più di niente, se adesso sei disposto a rimediare alla tua colpa con un affetto sincero E dopo aver pronunciato quelle parole in un profluvio di gemiti e lacrime, lui mi asciugò la faccia col mantello e disse: Encolpio, mi affido alla tua memoria: sono io che ti ho piantato, oppure sei stato tu a tradirmi Per quanto mi riguarda, ammetto in tutta sincerità che, quando ho visto due uomini armati, mi sono messo con quello più forte |
Exosculatus pectus sapientia plenum inieci cervicibus manus, et ut facile intellegeret redisse me in gratiam et optima fide reviviscentem amicitiam, toto pectore adstrinxi (XCII) Et iam plena nox erat mulierque cenae mandata curaverat, cum Eumolpus ostium pulsat Interrogo ego: 'Quot estis' obiterque per rimam foris speculari diligentissime coepi, num Ascyltos una venisset Deinde ut solum hospitem vidi, momento recepi Ille ut se in grabatum reiecit viditque Gitona in conspectu ministrantem, movit caput et: 'Laudo, inquit, Ganymedem Oportet hodie bene sit' Non delectavit me tam curiosum principium, timuique ne in contubernium recepissem Ascylti parem Instat Eumolpus, et cum puer illi potionem dedisset: 'Malo te, inquit, quam balneum totum ' siccatoque avide poculo negat sibi unquam acidius fuisse' |
Baciando di nuovo quella testina che ragionava in maniera tanto assennata, gliela presi tra le mani, e per fargli capire ch'era rientrato nelle mie grazie e che la nostra amicizia era tornata quella di una volta, me lo strinsi forte al petto 92 Era già notte fonda e la padrona ci aveva preparato la cena come richiesto, quando Eumolpo bussò alla porta Quanti siete domandai io, correndo a sbirciare dal buco della serratura per accertarmi se c'era anche Ascilto Ma quando vidi che il mio ospite era da solo, lo feci subito entrare Quello si lasciò cadere sul mio letto; scorgendo però Gitone impegnato ad apparecchiare, esclamò: Gran bel pezzo di Ganimede Qui stasera si folleggia Questa curiosa uscita non mi andò giù per niente e cominciai a temere di essermi trascinato in casa uno simile ad Ascilto Ma Eumolpo insisteva e, mentre il ragazzo gli porgeva da bere, gli disse: Meglio te che tutti quelli del bagno messi insieme e dopo essersi scolato il bicchiere tutto d'un fiato, ci confessò che non gli era mai capitato di peggio |
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Nam et dum lavor, ait, paene vapulavi, quia conatus sum circa solium sedentibus carmen recitare; et postquam de balneo tanquam de theatro eiectus sum, circuire omnes angulos coepi et clara voce Encolpion clamitare Ex altera parte iuvenis nudus, qui vestimenta perdiderat, non minore clamoris indignatione Gitona flagitabat Et me quidem pueri tanquam insanum imitatione petulantissima deriserunt, illum autem frequentia ingens circumvenit cum plausu et admiratione timidissima Habebat enim inguinum pondus tam grande, ut ipsum hominem laciniam fascini crederes O iuvenem laboriosum puto illum pridie incipere, postero die finire |
Mentre mi stavo lavando disse lui, per poco non mi prendevano a sprangate perché mi ero messo a declamare una poesia a quelli seduti sul bordo della vasca; dopo esser stato scacciato dal bagno come se fossi stato a teatro, cominciai a girare in lungo e in largo e a chiamare a gran voce 'Encolpio' Ma dalla parte opposta vidi venire verso di me un giovane senza niente addosso (i vestiti li aveva persi), che gridava con lo stesso tono di voce arrabbiata 'Gitone' E mentre a me dei ragazzini facevano malamente il verso come se fossi stato fuori di testa, quello invece venne circondato da una enorme folla che gli batteva le mani con grande rispetto e ammirazione Il fatto è che il tizio aveva tra le gambe un arnese talmente grosso che lui, dico l'uomo, sembrava una semplice appendice del suo membro Che giovanotto in gamba Mi sa che quello attaccava la sera e finiva la mattina |
Itaque statim invenit auxilium; nescio quis enim, eques Romanus, ut aiebant, infamis, sua veste errantem circumdedit ac domum abduxit, credo, ut tam magna fortuna solus uteretur At ego ne mea quidem vestimenta ab officioso recepissem, nisi notorem dedissem Tanto magis expedit inguina quam ingenia fricare' Haec Eumolpo dicente mutabam ego frequentissime vultum, iniuriis scilicet inimici mei hilaris, commodis tristis Utcunque tamen, tanquam non agnoscerem fabulam, tacui et cenae ordinem explicui (XCIII) 'Vile est, quod licet, et animus errore lentus iniurias diligit Ales Phasiacis petita Colchis atque Afrae volucres placent palato, quod non sunt faciles: at albus anser et pictis anas renovata pennisplebeium sapit |
E infatti trovò subito chi gli diede una mano; infatti, un tale non meglio identificato, un cavaliere romano (a quanto pare non uno stinco di santo), gli buttò addossso il mantello e se lo portò a casa per godersi, credo, da solo tutto quel ben di dio Io, invece, non sarei riuscito nemmeno farmi ridare i vestiti dal guardaroba, se non avessi trovato un testimone Com'è vero che al mondo è meglio lavorare d'uccello che non di cervello Mentre Eumolpo raccontava questa storia, io continuavo a cambiare espressione, divertendomi un mondo per le disgrazie del mio avversario e rattristandomi di fronte ai suoi successi Ad ogni modo me ne stetti zitto, fingendo di non sapere nulla di quella faccenda e ordinai che ci portassero la cena 93 Ciò che è alla portata di tutti non vale granché, e l'animo, portato com'è all'errore, finisce col preferire le ingiustizie Il fagiano importato dalla Colchide e le galline d'Africa piacciono al nostro palato, perché li trovi di rado: L'oca bianca invece e l'anatra dalle penne screziate hanno sapore plebeo |
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Ultimis ab oris attractus scarus atque arata Syrtis si quid naufragio dedit, probatur: mulus iam gravis est Amica vincit uxorem Rosa cinnamum veretur Quicquid quaeritur, optimum videtur' -- Hoc est, inquam, quod promiseras, ne quem hodie versum faceres Per fidem, saltem nobis parce, qui te nunquam lapidavimus Nam si aliquis ex is, qui in eodem synoecio potant, nomen poetae olfecerit, totam concitabit viciniam et nos omnes sub eadem causa obruet Miserere et aut pinacothecam aut balneum cogita' |
Uno scaro giunto da spiagge lontane e i pesci che ci offre la Sirte, se in più c'è di mezzo un naufragio, ci sono graditi; Stufa invece la triglia Vale più della moglie l'amante cede la rosa alla cannella Sempre pare migliore ciò che tocca cercare così salto su io che mantieni la promessa di non metterti a comporre versi per tutta la giornata di oggi Che diamine, noi potresti anche risparmiarci, visto che non ti abbiamo ancora preso a sassate Perché mi sa che, se qualcuno di quelli che stanno sbevazzando in questa taverna sente puzza di poeta in giro, tira giù dai letti tutto il vicinato e finisce che ci accoppa dal primo all'ultimo Abbi quindi un po' di compassione e ricordati di quello che ti è successo alla pinacoteca e al bagno |
Sic me loquentem obiurgavit Giton, mitissimus puer, et negavit recte facere, quod seniori conviciarer simulque oblitus officii mensam, quam humanitate posuissem, contumelia tollerem, multaque alia moderationis verecundiaeque verba, quae formam eius egregie decebant (XCIV) EVMOLPVS AD GITONEM 'O felicem, inquit, matrem tuam, quae te talem peperit: macte virtute esto Raram fecit mixturam cum sapientia forma Itaque ne putes te tot verba perdidisse, amatorem invenisti Ego laudes tuas carminibus implebo Ego paedagogus et custos, etiam quo non iusseris, sequar Nec iniuriam Encolpius accipit: alium amat' Profuit etiam Eumolpo miles ille, qui mihi abstulit gladium; alioquin quem animum adversus Ascylton sumpseram, eum in Eumolpi sanguinem exercuissem Nec fefellit hoc Gitona |
Ma Gitone, buono dentro com'era, mi rimproverò per quelle parole e mi disse che non era affatto bello agire così, cioè mancare di rispetto a una persona più anziana e nel contempo di dimenticarsi dei doveri di ospitalità, offendendo Eumolpo dopo esser stato tanto gentile da invitarlo a cena; a questi rilievi ne aggiunse poi anche parecchi altri, ma detti con quella garbata moderazione che tanto si addicevano alla sua grazia 94 EUMOLPO A GITONE Beata la mamma tua che ti ha fatto così: onore al merito Non succede spesso che la saggezza sia unita alla bellezza Perché tu non debba pensare di aver sprecato il fiato, sappi che in me hai trovato uno che ti vuole bene Io riempirò le mie poesie con le tue lodi sarò tuo maestro e tua guardia del corpo, anche se non lo vorrai E poi a Encolpio non gli faccio mica un torto: è innamorato di un altro, lui Encolpio poteva ringraziare quel soldato che mi aveva portato via la spada, perché altrimenti tutta la mia rabbia contro Ascilto l'avrei scaricata sul suo sangue Il che non sfuggì a Gitone |
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Itaque extra cellam processit, tanquam aquam peteret, iramque meam prudenti absentia extinxit Paululum ergo intepescente saevitia: 'Eumolpe, inquam, iam malo vel carminibus loquaris, quam eiusmodi tibi vota proponas Et ego iracundus sum, et tu libidinosus: vide, quam non conveniat his moribus Puta igitur me furiosum esse, cede insaniae, id est, ocius foras exi' Confusus hac denuntiatione Eumolpus non quaesiit iracundiae causam, sed continuo limen egressus adduxit repente ostium cellae, meque nihil tale expectantem inclusit, exemitque raptim clavem et ad Gitona investigandum cucurrit Inclusus ego suspendio vitam finire constitui |
uscì dalla camera col pretesto di andarsi a prendere un bicchier d'acqua, e così, durante questa sua assenza strategica, la rabbia mi sbollì a poco a poco E quando i nervi mi si distesero un pochino, gli dissi: Ascolta, Eumolpo, preferisco che tu ti metta a snocciolare versi, piuttosto che farti venire certe idee E poi, se tu sei uno che si infoia, io sono un collerico: lo vedi benissimo, caratteri del genere non possono legare Fa' quindi conto che io sia pazzo, cedi alla mia follia, cioè togliti immediatamente dai piedi Sconcertato da questa dichiarazione, Eumolpo, senza indagare sui motivi della mia scenata, con un balzo raggiunse l'ingresso, si tirò dietro la porta e, senza che io me ne rendessi conto, me la chiuse in faccia, portandosi via la chiave per correre a cercare Gitone Intrappolato lì dentro, decisi di farla finita impiccandomi al soffitto |
Et iam semicinctium stanti ad parietem spondae iunxeram cervicesque nodo condebam, cum reseratis foribus intrat Eumolpus cum Gitone meque a fatali iam meta revocat ad lucem Giton praecipue ex dolore in rabiem efferatus tollit clamorem, me utraque manu impulsum praecipitat super lectum: 'Erras, inquit, Encolpi, si putas contingere posse, ut ante moriaris Prior coepi; in Ascylti hospitio gladium quaesivi; ego si te non invenissem, periturus per praecipitia fui Et ut scias non longe esse quaerentibus mortem, specta invicem quod me spectare voluisti' Haec locutus mercennario Eumolpi novaculam rapit, et semel iterumque cervice percussa ante pedes collabitur nostros Exclamo ego attonitus, secutusque labentem codem ferramento ad mortem viam quaero |
Avevo già legato la cintura alla sponda del letto appoggiato alla parete e stavo già per infilare la testa dentro il cappio, quando la porta si spalancò ed entrarono Eumolpo e Gitone che mi riportarono alla luce della vita impedendomi di compiere quel passo fatale Soprattutto Gitone che, passando dal dolore alla rabbia in un crescendo isterico, mi afferò con entrambe le mani scaraventandomi sul letto: Ti sbagli di grosso esclamò, se credi di potertene morire prima di me: ci ho pensato prima io Quand'ero in camera di Ascilto, ho cercato di procurarmi una spada, e se non ti avessi trovato mi sarei ucciso buttandomi in qualche burrone E perché tu possa renderti conto che la morte non gira alla larga di quelli che la cercano, sta' a vedere quel che tu volevi far vedere a me Detto fatto, strappa un rasoio dalle mani del servo di Eumolpo e, dopo essersi assestato un paio di colpi alla gola, crolla a terra ai nostri piedi Io caccio un urlo di terrore e, buttandomi su di lui, cerco di togliermi anch'io la vita con quello stesso arnese |
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Sed neque Giton ulla erat suspicione vulneris laesus, neque ego ullum sentiebam dolorem Rudis enim novacula et in hoc retusa, ut pueris discentibus audaciam tonsoris daret, instruxerat thecam Ideoque nec mercennarius ad raptum ferramentum expaverat, nec Eumolpus interpellaverat mimicam mortem (XCV) Dum haec fabula inter amantes luditur, deversitor cum parte cenulae intervenit, contemplatusque foedissimam volutationem iacentium: 'Rogo, inquit, ebrii estis, an fugitivi, an utrumque Quis autem grabatum illum erexit, aut quid sibi vult tam furtiva molitio Vos mehercules ne mercedem cellae daretis, fugere nocte in publicum voluistis Sed non impune Iam enim faxo sciatis non viduae hanc insulam esse sed Marci Mannicii' Exclamat Eumolpus: 'Etiam minaris' simulque os hominis palma excussissima pulsat |
Ma se Gitone non si era fatto manco un graffio, io non avevo male in nessun punto E infatti, nell'astuccio c'era un rasoio spuntato e privo di filo, come quelli che usano i garzoni dei barbieri per farsi la mano Ecco perché il servo se l'era lasciato prendere senza fare una piega, ed Eumolpo non aveva interrotto quel suicidio farsa 95 Mentre era in corso questa sceneggiata da innamorati, entrò l'albergatore con una portata della cena e, vedendoci nel pieno di quell'avvitamento sfrontato di corpi sul pavimento, disse: Ma vi prego: siete ubriachi, evasi, o tutte e due le cose insieme Chi è che ha tirato su quel letto e che cosa significano tutti questi armeggi furtivi Ci scommetterei che volevate svignarvela nel cuore della notte senza pagarmi la stanza Ma non la passerete liscia perché vi farò vedere io che questa pensione è di Marco Mannicio, e non di una vedova Anche le minacce, adesso' saltò su Eumolpo, assestandogli un sonoro ceffone sulla faccia |