pictores itaque et scriptorum saecla priora sic animas intro duxerunt sensibus auctas at neque sorsum oculi neque nares nec manus ipsa esse potest animae neque sorsum lingua neque aures; haud igitur per se possunt sentire neque esse Et quoniam toto sentimus corpore inesse vitalem sensum et totum esse animale videmus, si subito medium celeri praeciderit ictu vis aliqua, ut sorsum partem secernat utramque, dispertita procul dubio quoque vis animai et discissa simul cum corpore dissicietur at quod scinditur et partis discedit in ullas, scilicet aeternam sibi naturam abnuit esse |
Pertanto i pittori e le precedenti generazioni di scrittori presentarono le anime così, dotate di sensi Ma né occhi, né nari e neppure mani può aver l'anima separata dal corpo, né può aver lingua, né orecchie separata dal corpo; dunque, non possono le anime per sé sole sentire, né esistere E, poiché sentiamo che il senso vitale è presente in tutto il corpo e vediamo che questo è tutto animato, se subitamente a mezzo lo recide con celere colpo qualche forza, sì da disgiungere del tutto l'una e l'altra parte, fuor di dubbio anche la forza dell'anima spartita e scissa insieme col corpo sarà disunita Ma ciò che viene scisso e si divide in parti, evidentemente nega di avere una natura eterna |
falciferos memorant currus abscidere membra saepe ita de subito permixta caede calentis, ut tremere in terra videatur ab artubus id quod decidit abscisum, cum mens tamen atque hominis vis mobilitate mali non quit sentire dolorem; et simul in pugnae studio quod dedita mens est, corpore relicuo pugnam caedesque petessit, nec tenet amissam laevam cum tegmine saepe inter equos abstraxe rotas falcesque rapaces, nec cecidisse alius dextram, cum scandit et instat inde alius conatur adempto surgere crure, cum digitos agitat propter moribundus humi pes et caput abscisum calido viventeque trunco servat humi voltum vitalem oculosque patentis, donec reliquias animai reddidit omnes |
Si narra che carri armati di falci, caldi di confusa strage, spesso recidano le membra così subitamente che tremare in terra si vede ciò che dagli arti è caduto reciso, mentre tuttavia la mente e la forza dell'uomo non possono sentire il dolore per la subitaneità del colpo e insieme perché la mente è presa dalla passione della battaglia: col resto del corpo egli tende alla battaglia e alle stragi, e spesso non s'accorge d'aver perduto la mano sinistra con lo scudo e che tra i cavalli l'han travolta le ruote e le falci rapaci; un altro non s'accorge che gli è caduta la destra, mentre s'arrampica e incalza D'altra parte un altro tenta di drizzarsi sulla gamba mozzata, mentre lì presso, sul suolo, il piede moribondo agita le dita E una testa recisa da un tronco caldo e vivente conserva sul suolo il volto della vita e gli occhi aperti, finché non ha esalato del tutto i resti dell'anima |
quin etiam tibi si, lingua vibrante, minanti serpentis cauda, procero corpore, utrumque sit libitum in multas partis discidere ferro, omnia iam sorsum cernes ancisa recenti volnere tortari et terram conspargere tabo, ipsam seque retro partem petere ore priorem, volneris ardenti ut morsu premat icta dolore omnibus esse igitur totas dicemus in illis particulis animas at ea ratione sequetur unam animantem animas habuisse in corpore multas ergo divisast ea quae fuit una simul cum corpore; quapropter mortale utrumque putandumst, in multas quoniam partis disciditur aeque Praeterea si inmortalis natura animai constat et in corpus nascentibus insinuatur, cur super ante actam aetatem meminisse nequimus [interisse et quae nunc est nunc esse creatam] nec vestigia gestarum rerum ulla tenemus |
Anzi, se d'un serpente che ha lingua vibrante, minacciosa coda, lungo corpo, ti piace fendere col ferro le due parti in molti pezzi, vedrai poi tutti i brani tagliati contorcersi per la fresca ferita ciascuno separatamente e cospargere di putredine la terra, e la parte anteriore voltarsi e avventarsi con la bocca su sé stessa per stringersi col morso, trafitta dall'ardente dolore della ferita Diremo dunque che in tutti quei pezzetti vi sono anime intere Ma, ragionando così, seguirà che un unico essere vivente aveva nel corpo molte anime Dunque, quell'anima, che fu una, è stata divisa insieme col corpo; perciò bisogna credere che entrambi sono mortali, poiché ugualmente si scindono in molte parti Inoltre, se la natura dell'anima è immortale e s'insinua nel corpo al momento della nascita, perché non possiamo ricordare anche la vita trascorsa prima, né serbiamo alcuna traccia delle azioni in essa compiute |
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nam si tanto operest animi mutata potestas, omnis ut actarum exciderit retinentia rerum, non, ut opinor, id ab leto iam longius errat qua propter fateare necessest quae fuit ante interiisse, et quae nunc est nunc esse creatam Praeterea si iam perfecto corpore nobis inferri solitast animi vivata potestas tum cum gignimur et vitae cum limen inimus, haud ita conveniebat uti cum corpore et una cum membris videatur in ipso sanguine cresse, sed vel ut in cavea per se sibi vivere solam convenit, ut sensu corpus tamen affluat omne quare etiam atque etiam neque originis esse putandumst expertis animas nec leti lege solutas |
Giacché, se la facoltà dell'animo è mutata a tal punto che ogni ricordo delle cose passate è svanito, tale stato, io credo, non si scosta ormai molto dalla morte Perciò bisogna che tu ammetta che l'anima di prima è perita e quella che c'è in quest'età, in quest'età è stata creata Inoltre, se la facoltà vitale dell'animo suole introdursi in noi dopo che il nostro corpo è già formato, nello stesso punto in cui nasciamo e passiamo la soglia della vita, non dovremmo, in tal caso, vederla crescere insieme col corpo e unitamente con le membra nello stesso sangue, ma dovrebbe vivere come in una gabbia, per sé, da sé sola, lasciando tuttavia abbondare di sensibilità tutto il corpo Quindi, ancora e ancora, non bisogna credere che le anime siano esenti dal nascere, né sciolte dalla legge di morte |
nam neque tanto opere adnecti potuisse putandumst corporibus nostris extrinsecus insinuatas, quod fieri totum contra manifesta docet res namque ita conexa est per venas viscera nervos ossaque, uti dentes quoque sensu participentur morbus ut indicat et gelidai stringor aquai et lapis oppressus subitis e frugibus asper nec, tam contextae cum sint, exire videntur incolumes posse et salvas exsolvere sese omnibus e nervis atque ossibus articulisque, quod si forte putas extrinsecus insinuatam permanare animam nobis per membra solere, tanto quique magis cum corpore fusa peribit quod permanat enim, dissolvitur, interit ergo dispertitur enim per caulas corporis omnis |
Infatti non si può credere che abbiano potuto a tal punto connettersi coi nostri corpi insinuandovisi dall'esterno La realtà manifesta insegna che avviene tutto il contrario; giacché l'anima è così connessa per vene, carni, nervi ed ossa che anche i denti son partecipi del senso come dimostrano il mal di denti e la loro fitta per acqua gelata e l'urto d'un aspro sassolino che si nasconda in un pezzo di pane D'altronde, essendo le anime così intrecciate, non si vede come possano uscire incolumi e disciogliersi sane e salve da tutti i nervi e le ossa e le articolazioni Ma, se per caso credi che, insinuatasi dall'esterno, l'anima soglia spandersi per le nostre membra, tanto più essa perirà, essendo sparsa attraverso il corpo Giacché ciò che si spande, si dissolve: dunque muore Infatti, come il cibo, ripartito per tutti i meati del corpo |
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ut cibus, in membra atque artus cum diditur omnis, disperit atque aliam naturam sufficit ex se, sic anima atque animus quamvis [est] integra recens [in] corpus eunt, tamen in manando dissoluuntur, dum quasi per caulas omnis diduntur in artus particulae quibus haec animi natura creatur, quae nunc in nostro dominatur corpore nata ex illa quae tunc periit partita per artus quapropter neque natali privata videtur esse die natura animae nec funeris expers Semina praeterea linquontur necne animai corpore in exanimo quod si lincuntur et insunt, haut erit ut merito inmortalis possit haberi, partibus amissis quoniam libata recessit sin ita sinceris membris ablata profugit, ut nullas partis in corpore liquerit ex se, unde cadavera rancenti iam viscere vermes expirant atque unde animantum copia tanta exos et exanguis tumidos perfluctuat artus |
quando si propaga nelle membra e in tutti gli arti, perisce e da sé fornisce una nuova sostanza, così l'anima e l'animo, seppure entrano intatti nel corpo appena nato, tuttavia nello spandervisi si dissolvono, mentre per tutti i meati, per così dire, si spargono negli arti le particelle da cui si crea questa natura dell'animo, che ora domina nel nostro corpo, nata da quella che allora perì ripartita tra gli arti Quindi si vede che la natura dell'anima non è priva del giorno natale, né è esente dalla morte Inoltre, restano semi dell'anima nel corpo esanime, o no Che se restano e stanno lì dentro, non si potrà a ragione crederla immortale, poiché sminuita dalla perdita di parti s'è dipartita Ma se con integre membra s'è staccata ed è fuggita via, sì da non lasciare alcuna parte di sé nel corpo, donde mai i cadaveri, quando la carne è già putrida, danno vita a vermi, e come mai una sì grande folla di esseri viventi, senza ossa e senza sangue, brulica su per gli arti tumefatti |
quod si forte animas extrinsecus insinuari vermibus et privas in corpora posse venire credis nec reputas cur milia multa animarum conveniant unde una recesserit, hoc tamen est ut quaerendum videatur et in discrimen agendum, utrum tandem animae venentur semina quaeque vermiculorum ipsaeque sibi fabricentur ubi sint, an quasi corporibus perfectis insinuentur at neque cur faciant ipsae quareve laborent dicere suppeditat neque enim, sine corpore cum sunt, sollicitae volitant morbis alguque fameque corpus enim magis his vitiis adfine laborat, et mala multa animus contage fungitur eius sed tamen his esto quamvis facere utile corpus, cum subeant; at qua possint via nulla videtur haut igitur faciunt animae sibi corpora et artus |
Che se per caso credi che dall'esterno le anime s'insinuino nei vermi e ad una ad una possano introdursi nei corpi, e non consideri perché mai molte migliaia di anime s'adunino là donde è partita una sola, tuttavia c'è questo che sembra debba essere investigato e messo in discussione: se finalmente le anime vadano in caccia di ogni seme di vermiciattolo, e da sé si fabbrichino sedi per starvi dentro, oppure s'insinuino, per così dire, in corpi già formati Ma perché esse lo facciano o perché s'affatichino, non è possibile dire E infatti, quando sono senza corpo, non svolazzano assillate da malattie e da gelo e da fame Giacché il corpo, più soggetto a tali afflizioni, più ne soffre, e molti mali l'animo subisce per il contatto con esso Ma tuttavia ammettiamo che per queste sia quanto si voglia utile farsi un corpo in cui entrare; non si vede però alcuna via per cui lo possano Dunque le anime non fanno per sé corpi e arti |
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nec tamen est ut qui [cum] perfectis insinuentur corporibus; neque enim poterunt suptiliter esse conexae neque consensu contagia fient Denique cur acris violentia triste leonum seminium sequitur, volpes dolus, et fuga cervos a patribus datur et [a] patrius pavor incitat artus, et iam cetera de genere hoc cur omnia membris ex ineunte aevo generascunt ingenioque, si non, certa suo quia semine seminioque vis animi pariter crescit cum corpore quoque quod si inmortalis foret et mutare soleret corpora, permixtis animantes moribus essent, effugeret canis Hyrcano de semine saepe cornigeri incursum cervi tremeretque per auras aëris accipiter fugiens veniente columba, desiperent homines, saperent fera saecla ferarum |
Né tuttavia può essere che s'insinuino in corpi già formati; giacché non potranno essere intimamente connesse con quelli, né si produrrà l'armonia per corrispondenza di sensi E ancora, perché la feroce violenza s'accompagna alla funesta stirpe dei leoni, l'astuzia alle volpi, e l'inclinazione alla fuga viene ai cervi trasmessa dai padri e la paterna paura ne stimola le membra E in breve, perché tutte le altre qualità di questo genere si generano nelle membra e nell'indole dal principio della vita, se non perché insieme con ogni corpo cresce un potere dell'animo determinato secondo il suo seme e la stirpe Ma, se l'anima fosse immortale e solesse passare da un corpo in un altro, gli esseri viventi avrebbero caratteri confusi, spesso il cane di razza ircana fuggirebbe l'assalto d'un cornuto cervo, e tra i venti dell'aria lo sparviero, fuggendo all'arrivo della colomba, tremerebbe, sarebbero privi di ragione gli uomini, ragionerebbero le selvagge stirpi delle fiere |
illud enim falsa fertur ratione, quod aiunt inmortalem animam mutato corpore flecti quod mutatur enim, dissolvitur, interit ergo traiciuntur enim partes atque ordine migrant; quare dissolui quoque debent posse per artus, denique ut intereant una cum corpore cunctae sin animas hominum dicent in corpora semper ire humana, tamen quaeram cur e sapienti stulta queat fieri, nec prudens sit puer ullus, [si non, certa suo quia semine seminioque] nec tam doctus equae pullus quam fortis equi vis scilicet in tenero tenerascere corpore mentem confugient quod si iam fit, fateare necessest mortalem esse animam, quoniam mutata per artus tanto opere amittit vitam sensumque priorem quove modo poterit pariter cum corpore quoque confirmata cupitum aetatis tangere florem vis animi, nisi erit consors in origine prima |
Giacché con falso ragionare si procede, quando s'afferma che l'anima immortale mutando corpo si modifica Ciò che si muta, infatti, si dissolve: dunque muore Si traspongono infatti le parti ed escono dal loro ordine; perciò devono anche potersi dissolvere nelle membra, per morire alfine tutte insieme col corpo Se poi diranno che le anime degli uomini trasmigrano sempre in corpi umani, domanderò tuttavia perché di sapiente l'anima possa diventare stolta, e nessun bimbo sia avveduto, né il puledro sia addestrato come il cavallo nel pieno del vigore Certo ricorreranno a questo espediente: che in tenero corpo si fa tenera la mente Ma, se ciò davvero avviene, bisogna che tu ammetta che l'anima è mortale, poiché, mutata per le membra a tal punto, perde la vita e il senso di prima E in qual modo il vigore dell'animo potrà, rinsaldandosi insieme con ogni corpo, attingere il desiderato fiore della vita, se non sarà partecipe della stessa sorte nell'origine prima |
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quidve foras sibi vult membris exire senectis an metuit conclusa manere in corpore putri et domus aetatis spatio ne fessa vetusto obruat at non sunt immortali ulla pericla Denique conubia ad Veneris partusque ferarum esse animas praesto deridiculum esse videtur, expectare immortalis mortalia membra innumero numero certareque praeproperanter inter se quae prima potissimaque insinuetur si non forte ita sunt animarum foedera pacta, ut quae prima volans advenerit insinuetur prima neque inter se contendant viribus hilum Denique in aethere non arbor, non aequore in alto nubes esse queunt nec pisces vivere in arvis nec cruor in lignis neque saxis sucus inesse certum ac dispositumst ubi quicquid crescat et insit sic animi natura nequit sine corpore oriri sola neque a nervis et sanguine longius esse |
E perché se ne vuole uscire fuori dalle membra invecchiate Forse teme di rimanere rinchiuso in un corpo putrido e che la casa, rovinata dal lungo tratto di tempo, gli crolli addosso Ma per ciò che è immortale non esistono pericoli Ancora, sembra cosa ridicola immaginare che le anime facciano la posta ai connubi di Venere e ai parti delle fiere; che anime immortali aspettino mortali membra in numero innumerevole e gareggino con straordinaria fretta tra loro a chi prima e prevalendo sulle altre s'insinui salvo che, per caso, siano stabiliti tra le anime patti per cui quella che prima sia a volo arrivata per prima s'insinui e quindi non contendano affatto tra loro con la violenza Ancora, non può esistere nel cielo un albero, né nel mare profondo nuvole, non possono i pesci vivere nei campi, né esserci sangue nel legno, né succo nei sassi determinato e disposto dove ogni cosa cresca e abbia sede Così la natura dell'animo non può nascere sola, senza il corpo, né esistere lontano dai nervi e dal sangue |