eodem anno Q Publilius Philo praetor primum de plebe aduersante Sulpicio consule, qui negabat rationem eius se habiturum, est factus senatu, cum in summis imperiis id non obtinuisset, minus in praetura tendente Insequens annus, L Papirio Crasso K Duillio consulibus, Ausonum magis nouo quam magno bello fuit insignis ea gens Cales urbem incolebat; Sidicinis finitimis arma coniunxerat; unoque proelio haud sane memorabili duorum populorum exercitus fusus, propinquitate urbium et ad fugam pronior et in fuga ipsa tutior fuit nec tamen omissa eius belli cura patribus, quia totiens iam Sidicini aut ipsi moverant bellum aut moventibus auxilium tulerant aut causa armorum fuerant |
In quello stesso anno Quinto Publilio Filone fu il primo plebeo a essere eletto pretore, non ostante il console Sulpicio si fosse opposto alla nomina dichiarando di non essere disposto a considerare valida quell'elezioneMa il senato, non essendo riuscito a ostacolare l'accesso dei candidati plebei alle più alte cariche, si mostrò meno ostinato nel caso della pretura L'anno successivo, durante il consolato di Lucio Papirio Crasso e Cesone Duilio, si segnala per una guerra non tanto importante quanto priva di precedenti, combattuta con gli Ausoni, un popolo che abitava la città di Cales Essi avevano unito le proprie forze con quelle dei vicini Sidicini: ma siccome l'esercito delle due genti era stato sconfitto in un'unica battaglia tutt'altro che memorabile, a causa della vicinanza delle rispettive città fu tanto pronto alla fuga quanto sicuro risultò il rifugio trovato nella fuga stessa Ciò non ostante i senatori non smisero di curarsi di quella guerra, tante erano state le volte nelle quali i Sidicini avevano scatenato autonomamente la guerra o erano scesi al fianco di quanti l'avevano iniziata o ancora erano stati motivo di intervento armato |
itaque omni ope adnisi sunt, ut maximum ea tempestate imperatorem M Valerium Coruum consulem quartum facerent; collega additus Coruo M Atilius Regulus; et ne forte casu erraretur, petitum ab consulibus ut extra sortem Corui ea prouincia esset exercitu victore a superioribus consulibus accepto ad Cales, unde bellum ortum erat, profectus, cum hostes ab superioris etiam certaminis memoria pavidos clamore atque impetu primo fudisset, moenia ipsa oppugnare est adgressus et militum qvidem is erat ardor ut iam inde cum scalis succedere ad muros uellent euasurosque contenderent; Coruus, quia id arduum factu erat, labore militum potius quam periculo peragere inceptum uoluit itaque aggerem et uineas egit turresque muro admouit, quarum usum forte oblata opportunitas praevertit |
Perciò fecero quanto era in loro potere perché Marco Valerio Corvo, il più grande comandante del tempo, raggiungesse per la quarta volta il consolatoA Corvo venne affiancato come collega Marco Atilio E per evitare di incorrere in qualche errore della sorte, chiesero ai consoli di affidare la campagna a Corvo senza ricorrere al sorteggio Dopo aver assunto il comando dell'esercito vittorioso lasciato dai consoli precedenti, partì alla volta di Cales dov'era scoppiata la guerra e, messi in fuga al primo assalto i nemici che non si erano ancora ripresi dallo scontro recente, si accinse ad attaccare le mura stesse della città E per parte loro i soldati erano così animosi da desiderare di scalare immediatamente le mura: ripetevano di potercela fareMa Corvo, vedendo che si trattava di un'impresa ardua, preferì portare a compimento il suo piano facendo lavorare gli uomini piuttosto che mettendone in pericolo le vite Perciò fece costruire un terrapieno e tettoie mobili e ordinò di avvicinare le torri al muro, anche se una circostanza fortunata ne rese inutile l'impiego |
namque M Fabius, captivus Romanus, cum per neglegentiam custodum festo die uinculis ruptis per murum inter opera Romanorum, religata ad pinnam muri reste suspensus, manibus se demisisset, perpulit imperatorem ut uino epulisque sopitos hostes adgrederetur; nec maiore certamine capti cum urbe Ausones sunt quam acie fusi erant praeda capta ingens est praesidioque imposito Calibus reductae Romam legiones consul ex senatus consulto triumphauit et, ne Atilius expers gloriae esset, iussi ambo consules adversus Sidicinos ducere exercitum dictatorem ante ex senatus consulto comitiorum habendorum causa dixerunt L Aemilium Mamercinum; is magistrum equitum Q Publilium Philonem dixit dictatore comitia habente consules creati sunt T Veturius Sp Postumius |
Infatti Marco Fabio, un prigioniero romano, sfruttando la negligenza delle guardie in un giorno di festa, si liberò dei ceppi e, con una fune che aveva legato a un bastione del muro, si lasciò calare lungo il muro stesso fino ai dispositivi d'assedio dei Romani e convinse il generale ad attaccare i nemici storditi dal vino e dai festeggiamentiGli Ausoni e la loro città vennero catturati con uno sforzo non certo superiore a quello impiegato per sconfiggerli in battaglia Il bottino realizzato fu di notevoli proporzioni; lasciata a Cales una guarnigione armata, le legioni furono ricondotte a Roma Il console per decreto del senato celebrò il trionfo, e, per far sì che anche Atilio avesse parte di gloria, a entrambi i consoli venne data disposizione di condurre l'esercito contro i Sidicini Prima però - ricevuta disposizione in tal senso dal senato -, nominarono un dittatore incaricato di presiedere le elezioni: la loro scelta cadde su Lucio Emilio Mamercino, che nominò maestro di cavalleria Quinto Publilio Filone Dalle votazioni presiedute dal dittatore risultarono eletti consoli Tito Veturio e Spurio Postumio |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 31 - 35
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 31 - 35
etsi belli pars cum Sidicinis restabat, tamen, ut beneficio praevenirent desiderium plebis, de colonia deducenda Cales rettulerunt; factoque senatus consulto ut duo milia quingenti homines eo scriberentur, tres uiros coloniae deducendae agroque diuidundo creauerunt K Duillium T Quinctium M Fabium Noui deinde consules a ueteribus exercitu accepto ingressi hostium fines populando usque ad moenia atque urbem pervenerunt ibi quia ingenti exercitu comparato Sidicini et ipsi pro extrema spe dimicaturi enixe videbantur et Samnium fama erat conciri ad bellum, dictator ab consulibus ex auctoritate senatus dictus P Cornelius Rufinus, magister equitum M Antonius |
I due magistrati, pur rimanendo ancora da affrontare parte della guerra con i Sidicini, ciò non ostante, sperando di anticipare i desideri del popolo e di rendere un servizio ai plebei, presentarono la proposta di insediare una colonia a CalesIl senato decise che per quell'iniziativa dovessero essere iscritti cinquemila uomini, ed elesse Cesone Duilio, Tito Quinzio e Marco Fabio triumviri col cómpito di fondare la colonia e di assegnare la terra I nuovi consoli poi, preso in consegna l'esercito dai predecessori, invasero il territorio nemico e lo devastarono, arrivando fino alle mura della città Lì, siccome i Sidicini avevano da soli raccolto un grande esercito ed era probabile che avrebbero combattuto fino all'ultimo sangue per difendere le loro ultime speranze, e siccome circolava la voce che i Sanniti stessero per prendere le armi, i consoli, su incarico del senato, nominarono dittatore Publio Cornelio Rufino e maestro di cavalleria Marco Antonio |
religio deinde incessit uitio eos creatos magistratuque se abdicauerunt; et quia pestilentia insecuta est, velut omnibus eo uitio contactis auspiciis res ad interregnum rediit ab interregno inito per quintum demum interregem, M Valerium Coruum, creati consules A Cornelius iterum et Domitius tranquillis rebus fama Gallici belli pro tumultu ualuit ut dictatorem dici placeret; dictus M Papirius Crassus et magister equitum P Valerius Publicola a quibus cum dilectus intentius quam adversus finitima bella haberetur, exploratores missi attulerunt quieta omnia apud Gallos esse Samnium quoque iam alterum annum turbari nouis consiliis suspectum erat; eo ex agro Sidicino exercitus Romanus non deductus |
Emerse però uno scrupolo religioso circa la regolarità della loro nomina e i due magistrati rinunciarono alla carica; e poiché seguì una pestilenza, come se tutti gli auspici fossero stati contagiati da quel vizio di forma, si passò a un interregno Alla fine Marco Valerio Corvo, quinto interré dall'inizio dell'interregno, nominò consoli Aulo Cornelio (al secondo mandato) e Gneo Domizio Mentre regnava dovunque la pace, la notizia di una guerra scatenata dai Galli portò lo scompiglio e indusse all'elezione di un dittatoreLa scelta cadde su Marco Papirio Crasso; maestro di cavalleria fu nominato Publio Valerio Publicola Mentre essi stavano realizzando la leva militare con maggiore fermezza di quanta non ne avrebbero impiegata per una guerra con un popolo confinante, i ricognitori inviati in zona tornarono riferendo che tra i Galli tutto era tranquillo Anche il Sannio, già da due anni, si sospettava fosse percorso da nuove ondate di rivoltaPer questo l'esercito romano non venne richiamato dal territorio dei Sidicini |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 25 - 40
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 25 - 40
ceterum Samnites bellum Alexandri Epirensis in Lucanos traxit; qui duo populi adversus regem escensionem a Paesto facientem signis conlatis pugnaverunt eo certamine superior Alexander incertum qua fide culturus, si perinde cetera processissent pacem cum Romanis fecit eodem anno census actus nouique ciues censi tribus propter eos additae Maecia et Scaptia; censores addiderunt Q Publilius Philo Sp Postumius Romani facti Acerrani lege ab L Papirio praetore lata, qua ciuitas sine suffragio data haec eo anno domi militiaeque gesta Foedus insequens annus seu intemperie caeli seu humana fraude fuit, M Claudio Marcello C Valerio consulibus Flaccum Potitumque uarie in annalibus cognomen consulis invenio; ceterum in eo parui refert quid ueri sit |
Ma un'altra guerra, scatenata dal re dell'Epiro Alessandro, deviò i Sanniti nel territorio dei LucaniI due popoli si scontrarono in campo aperto con il re mentre questi stava risalendo da Paestum La vittoria andò ad Alessandro, il quale stipulò un trattato con i Romani dubbio che l'avrebbe rispettato se il resto della sua campagna avesse avuto la stessa fortuna Nel corso dello stesso anno si tenne il censimento, in cui figurarono anche i nuovi cittadini il loro numero portò all'aggiunta di due nuove tribù, la Mecia e la ScapziaI censori che le aggiunsero furono Quinto Publilio Filone e Spurio Postumio Gli abitanti di Acerra divennero Romani a séguito di una proposta presentata dal pretore Lucio Papirio e volta a garantire loro la cittadinanza senza diritto di voto Furono questi i fatti accaduti quell'anno a Roma e all'esterno L'anno seguente fu terribile sia per l'inclemenza del tempo sia per le colpe commesse dagli uominiConsoli erano M Claudio Marcello e C Valerio Negli annali ho variamente trovato Flacco e Potito come soprannomi attribuiti a Valerio: quale sia la verità non è però molto importante |
illud peruelim nec omnes auctores sunt proditum falso esse venenis absumptos quorum mors infamem annum pestilentia fecerit; sicut proditur tamen res, ne cui auctorum fidem abrogaverim, exponenda est cum primores civitatis similibus morbis eodemque ferme omnes eventu morerentur, ancilla quaedam ad Q Fabium Maximum aedilem curulem indicaturam se causam publicae pestis professa est, si ab eo fides sibi data esset haud futurum noxae indicium Fabius confestim rem ad consules, consules ad senatum referunt consensusque ordinis fides indici data tum patefactum muliebri fraude civitatem premi matronasque ea venena coquere et, si sequi extemplo velint, manifesto deprehendi posse |
La notizia che vorrei sinceramente fosse falsa (e non tutti gli autori la riportano) è questa: che gli uomini la cui morte rese memorabile l'anno morirono non per la pestilenza, ma avvelenatiCiò non ostante, siccome la notizia ci è stata tramandata, merita di essere riportata onde non togliere credibilità a qualche storico Mentre i personaggi più in vista della città contraevano la medesima malattia e morivano quasi tutti nella stessa maniera, un'ancella si presentò all'edile curule Quinto Fabio Massimo dicendo che gli avrebbe rivelato la causa del contagio che affliggeva i cittadini se egli le avesse garantito che quella denuncia non le avrebbe arrecato danno Fabio riferì immediatamente la cosa ai consoli i quali la riportarono al senato, e alla donna venne data la garanzia richiesta, con l'approvazione generale dei senatori Allora l'ancella rivelò che la città era in preda all'epidemia per colpa di criminose pratiche femminili, e che i veleni erano opera di alcune matrone: se l'avessero seguita, sùbito, le avrebbero potute cogliere in flagrante |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 32 - 49
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 32 - 49
secuti indicem et coquentes quasdam medicamenta et recondita alia invenerunt; quibus in forum delatis et ad viginti matronis, apud quas deprehensa erant, per uiatorem accitis duae ex eis, Cornelia ac Sergia, patriciae utraque gentis, cum ea medicamenta salubria esse contenderent, ab confutante indice bibere iussae ut se falsum commentam arguerent, spatio ad conloquendum sumpto, cum submoto populo in conspectu omniumrem ad ceteras rettulissent, haud abnuentibus et illis bibere, epoto in conspectu omniummedicamento suamet ipsae fraude omnes interierunt comprehensae extemplo earum comites magnum numerum matronarum indicaverunt; ex quibus ad centum septuaginta damnatae; neque de veneficiis ante eam diem Romae quaesitum est |
I senatori seguirono la delatrice e trovarono delle donne impegnate a cuocere filtri, e altre pozioni nascostePortato il materiale nel foro e convocate una ventina di matrone nelle cui case le pozioni erano state rinvenute, due di esse, Cornelia e Sergia - entrambe di nobile famiglia - sostennero che si trattava di farmaci salutariMa poiché la delatrice confutava le loro affermazioni, vennero costrette a bere i preparati in modo da dimostrare al cospetto di tutti che le accuse dell'ancella erano falsePresero tempo per consultarsi e, in disparte, riferirono la cosa alle altre donne; poiché anche queste non erano contrarie a ingerire le pozioni, bevvero tutte d'un fiato, al cospetto del popolo, e morirono per le loro stesse pratiche delittuose Le loro ancelle, immediatamente arrestate, fecero i nomi di un gran numero di matrone, centosettanta delle quali vennero giudicate colpevoliPrima di quel giorno non si erano mai tenuti a Roma processi per avvelenamento |
prodigii ea res loco habita captisque magis mentibus quam consceleratis similis visa; itaque memoria ex annalibus repetita in secessionibus quondam plebis clauum ab dictatore fixum alienatasquediscordia mentes hominum eo piaculo compotes sui fecisse, dictatorem claui figendi causa creari placuit creatus Cn Quinctilius magistrum equitum L Valerium dixit, qui fixo clauo magistratu se abdicauerunt Creati consules L Papirius Crassus iterum L Plautius Venox; cuius principio anni legati ex Volscis Fabraterni et Lucani Romam venerunt, orantes ut in fidem reciperentur: si a Samnitium armis defensi essent, se sub imperio populi Romani fideliter atque oboedienter futuros |
La cosa fu ritenuta un prodigio e venne considerata il prodotto di menti folli più che criminaliE così, siccome negli annali veniva riportato che in passato, in occasione di secessioni della plebe, il dittatore aveva piantato un chiodo e che le menti degli uomini uscite di senno per la discordia erano tornate in sé grazie a quel rito di espiazione, si decise di nominare un dittatore per piantare il chiodo La scelta cadde su Gneo Quintilio, il quale nominò maestro di cavalleria Lucio ValerioDopo aver piantato il chiodo, i due magistrati rinunciarono alla carica Vennero eletti consoli Lucio Papirio Crasso (al suo secondo consolato) e Lucio Plauzio VenoceAll'inizio del-l'anno arrivarono a Roma degli ambasciatori dei Volsci di Fabrateria e dei Lucani per implorare la protezione di RomaPromisero che, nel caso in cui fossero stati difesi dai Sanniti, sarebbero diventati leali e obbedienti sudditi del popolo romano |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40
missi tum ab senatu legati denuntiatumque Samnitibus, ut eorum populorum finibus uim abstinerent; ualuitque ea legatio, non tam quia pacem uolebant Samnites quam quia nondum parati erant ad bellum Eodem anno Priuernas bellum initum, cuius socii Fundani, dux etiam fuit Fundanus, Vitruuius Vaccus, uir non domi solum sed etiam Romae clarus; aedes fuere in Palatio eius, quae Vacci prata diruto aedificio publicatoque solo appellata adversus hunc vastantem effuse Setinum Norbanumque et Coranum agrum L Papirius profectus haud procul castris eius consedit |
Il senato inviò allora una delegazione ai Sanniti per ammonirli di astenersi da incursioni nei territori di quei popoliL'ambasceria raggiunse lo scopo, non tanto perché i Sanniti desiderassero la pace, quanto piuttosto perché non erano ancora pronti alla guerra Quello stesso anno vide l'inizio della guerra con i Privernati, i cui alleati erano gli abitanti di Fonda e il cui comandante era, anch'egli, di FondaSi trattava di Vitruvio Vacco, uomo noto non solo in patria, ma anche a Roma, dove possedeva una casa sul Palatino, nel punto che, quando l'edificio venne abbattuto e il terreno confiscato, prese il nome di prati di Vacco A contrastarlo nella sua devastazione dei territori di Sezia, Norba e Cora venne inviato Lucio Papirio, che si accampò non lontano dell'avversario |