Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 36-40, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 36-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 36-40
primo aduentu, quia accesserant ad urbem, mansuros enim ad Alliam fuisse nisi hoc consilii foret

deinde sub occasum solis, quia haud multum diei supererat, ante noctem [enim] [rati se] inuasuros; tum in noctem dilatum consilium esse, quo plus pauoris inferrent

Postremo lux appropinquans exanimare, timorique perpetuo ipsum malum continens fuit cum signa infesta portis sunt inlata

Nequaquam tamen ea nocte neque insequenti die similis illi quae ad Alliam tam pauide fugerat ciuitas fuit
Prima, quando i Galli apparvero all'orizzonte (visto che erano arrivati a pochi passi dalla città): se infatti non avessero avuto intenzione di buttarsi all'assalto, sarebbero certo rimasti sull'Allia

Poi, verso il tramonto, siccome restava ormai ben poca luce, si pensò che avrebbero attaccato prima del calar della notte; in séguito, si affacciò l'idea che l'azione fosse stata spostata nel corso della notte per incutere maggior terrore

Infine, le prime luci dell'alba gettarono tutti nella costernazione; quando le truppe nemiche varcarono le porte, alle paure continue tenne dietro la cruda realtà dei fatti

Tuttavia, né nel corso della notte né tantomeno durante la giornata che seguì, i cittadini si comportarono come i protagonisti della tanto vergognosa fuga nei pressi dell'Allia
Nam cum defendi urbem posse tam parua relicta manu spes nulla esset, placuit cum coniugibus ac liberis iuuentutem militarem senatusque robur in arcem Capitoliumque concedere, armisque et frumento conlato, ex loco inde munito deos hominesque et Romanum nomen defendere

flaminem sacerdotesque Vestales sacra publica a caede, ab incendiis procul auferre, nec ante deseri cultum eorum quam non superessent qui colerent

si arx Capitoliumque, sedes deorum, si senatus, caput publici consilii, si militaris iuuentus superfuerit imminenti ruinae urbis, facilem iacturam esse seniorum relictae in urbe utique periturae turbae
Infatti, visto che non avevano la benché minima speranza di difendere la città con l'esiguo contingente rimasto, si decise che i giovani in età militare e i senatori ancora in forze si rifugiassero sulla cittadella e sul Campidoglio insieme a mogli e figli, trasportandovi armi e vettovaglie per poi difendere da quel punto fortificato gli dèi, gli uomini e il nome di Roma

Si stabilì anche che il flamine e che le sacerdotesse di Vesta portassero lontano dai luoghi presto teatro di massacri e incendi gli oggetti sacri relativi ai riti pubblici, e che non se ne abbandonasse il culto finché rimaneva in vista chi potesse celebrarlo

Se la cittadella e il Campidoglio, sedi demandate degli dèi, se il senato, vertice sommo della direzione del paese, se la gioventù in età militare fossero sopravvissuti al disastro che ormai incombeva su Roma, la morte dei moltissimi anziani rimasti in città - i quali erano comunque destinati a morire - sarebbe stata una perdita di minimo conto
Et quo id aequiore animo de plebe multitudo ferret, senes triumphales consularesque simul se cum illis palam dicere obituros, nec his corporibus, quibus non arma ferre, non tueri patriam possent, oneraturos inopiam armatorum

Haec inter seniores morti destinatos iactata solacia

Versae inde adhortationes ad agmen iuuenum quos in Capitolium atque in arcem prosequebantur, commendantes uirtuti eorum iuuentaeque urbis per trecentos sexaginta annos omnibus bellis uictricis quaecumque reliqua esset fortuna
E per ottenere che la gran massa dei plebei in età avanzata sopportasse con maggior rassegnazione la decisione presa, i vecchi che avevano avuto l'onore del trionfo e che erano stati consoli in passato affermarono di essere pronti a morire al loro fianco e di non voler ridurre ulteriormente i viveri già scarsi per quelli che combattevano consumandone le scorte con quei loro corpi ormai incapaci di reggere il peso delle armi e di difendere la patria

Così gli anziani destinati a morire cercavano di consolarsi gli uni con gli altri

Ma poi, rivolgendo le loro esortazioni alla schiera di giovani che accompagnavano al Campidoglio e nella rocca, affidarono al valore e alla vigoria giovanile di quei ragazzi qualsiasi residuo di buona sorte riservato ancora a una città che nell'arco di trecento sessant'anni era uscita vincitrice da ogni guerra combattuta

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 11 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 11 - 15

Digredientibus qui spem omnem atque opem secum ferebant ab iis qui captae urbis non superesse statuerant exitio, cum ipsa res speciesque miserabilis erat, tum muliebris fletus et concursatio incerta nunc hos, nunc illos sequentium rogitantiumque uiros natosque cui se fato darent, nihil quod humani superesset mali relinquebant

Magna pars tamen earum in arcem suos persecutae sunt, nec prohibente ullo nec uocante, quia quod utile obsessis ad minuendam imbellem multitudinem, id parum humanum erat

Alia maxime plebis turba, quam nec capere tam exiguus collis nec alere in tanta inopia frumenti poterat, ex urbe effusa uelut agmine iam uno petiit Ianiculum
Il distacco tra chi portava con sé ogni speranza di aiuto e chi invece aveva spontaneamente deciso di non sopravvivere al crollo della città, era già di per sé uno spettacolo miserando: il pianto delle donne, poi, e il loro correre disordinato dietro ora a questi ora a quelli domandando a figli e a mariti a quale destino le stessero abbandonando aggiunse l'ultimo tocco a quel quadro completo di umana sventura

Ciò nonostante, molte di esse seguirono i propri congiunti fin nella cittadella, senza che nessuno le incoraggiasse o impedisse loro di farlo perché ciò che avrebbe aiutato gli assediati a ridurre il numero dei non combattenti sarebbe stato nello stesso tempo un gesto inumano

Un'altra massa di persone - composta per lo più da plebei -, non potendo trovare posto nell'area tanto ridotta del colle e non potendo essere sfamata in quel regime di così grave penuria alimentare, sciamò disordinatamente fuori dalla città e, dopo aver formato una sorta di linea continua, si incamminò verso il Gianicolo
Inde pars per agros dilapsi, pars urbes petunt finitimas, sine ullo duce aut consensu, suam quisque spem, sua consilia communibus deploratis exsequentes

Flamen interim Quirinalis uirginesque Vestales omissa rerum suarum cura, quae sacrorum secum ferenda, quae quia uires ad omnia ferenda deerant relinquenda essent consultantes, quisue ea locus fideli adseruaturus custodia esset, optimum ducunt condita in doliolis sacello proximo aedibus flaminis Quirinalis, ubi nunc despui religio est, defodere

cetera inter se onere partito ferunt uia quae sublicio ponte ducit ad Ianiculum

In eo cliuo eas cum L Albinius de plebe Romana homo conspexisset plaustro coniugem ad liberos uehens inter ceteram turbam quae inutilis bello urbe excedebat
Di lì parte si disperse per le campagne, mentre parte riparò nelle città dei dintorni, senza un capo o un piano concertato: ognuno seguiva le proprie speranze e i propri progetti disperando della sorte comune

Nel frattempo il flamine di Quirino e le vergini Vestali, dimentichi delle proprie cose, si consultarono su quali oggetti sacri fossero da portar via, quali fossero invece da abbandonare (non avendo essi materialmente le energie necessarie per prendere ogni cosa), e in che luogo quegli oggetti sarebbero stati più al sicuro; alla fine decisero che la soluzione migliore fosse quella di metterli dentro a piccole botti da sotterrare poi nel santuario accanto all'abitazione del flamine di Quirino, là dove oggi è considerato sacrilegio sputare

Il resto degli oggetti, dividendosene il carico, li portarono via per la strada che conduce dal ponte Sublicio al Gianicolo

Le vide mentre salivano il colle un plebeo di nome Lucio Albinio il quale stava portando via da Roma su un carro la moglie e i figli in mezzo alla massa che lasciava la città perché inutile alla causa della guerra

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saluo etiam tum discrimine diuinarum humanarumque rerum religiosum ratus sacerdotes publicas sacraque populi Romani pedibus ire ferrique, se ac suos in uehiculo conspici, descendere uxorem ac pueros iussit, uirgines sacraque in plaustrum imposuit et Caere quo iter sacerdotibus erat peruexit

E siccome quell'individuo - osservando la distinzione tra le cose divine e umane anche nel pieno della tragica situazione -, riteneva fosse un sacrilegio che le sacerdotesse di Stato andassero a piedi portando i sacri arredi del popolo romano mentre lui e i suoi se ne stavano sul carro sotto gli occhi di tutti, ordinò a moglie e figli di scendere e dopo aver fatto salire le vergini con gli oggetti sacri le accompagnò fino a Cere, dove le sacerdotesse erano dirette

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