Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 01 - 12, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 01 - 12

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 01 - 12
Sp Furius consulum alter cui ea provincia evenerat profectus in Aeqvos, Hernicorum in agro populabundum hostem invenit, ignarusque multitudinis, Quia nusquam universa conspecta fuerat, imparem copiis exercitum temere pugnae commisit

Primo concursu pulsus se intra castra recepit

Neque is finis periculi fuit; namque et proxima nocte et postero die tanta vi castra sunt circumsessa atque oppugnata ut ne nuntius quidem inde mitti Romam posset

Hernici et male pugnatum et consulem exercitumque obsideri nuntiaverunt, tantumque terrorem incussere patribus ut, quae forma senatus consulti ultimae semper necessitatis habita est, Postumio, alteri consulum, negotium daretur videret ne quid res publica detrimenti caperet
Spurio Furio, uno dei consoli, al quale era toccato quest'incarico, partì per affrontare gli Equi; nel territorio degli Ernici trovò i nemici intenti a saccheggiare; ignorandone però il numero - non li si era infatti mai visti prima tutti insieme -, espose avventatamente alla battaglia l'esercito, inferiore per forze

Respinto al primo assalto, dovette riparare all'interno dell'accampamento

Ma questa mossa non pose fine allo stato d'allarme; infatti, sia qvella notte che il giorno successivo l'accampamento venne assediato e assalito con tanto accanimento che nemmeno un messaggero poté uscire per andare a Roma

Gli Ernici riferirono che lo scontro aveva avuto un cattivo esito e che il console e le sue truppe erano assediati; il racconto terrorizzò i senatori a tal punto che si diede all'altro console Postumio l'incarico di provvedere perché la Repubblica non patisse alcun danno; questa forma di deliberazione del senato veniva sempre adottata in situazioni di estrema necessità
Ipsum consulem Romae manere ad conscribendos omnes Qui arma ferre possent optimum visum est: pro consule T Quinctium subsidio castris cum sociali exercitu mitti; ad eum explendum Latini Hernicique et colonia Antium dare Quinctio subitarios milites-ita tum repentina auxilia appellabant-iussi

[5] Multi per eos dies motus multique impetus hinc atque illinc facti, Quia superante multitudine hostes carpere multifariam vires Romanas, ut non suffecturas ad omnia, adgressi sunt; simul castra oppugnabantur, simul pars exercitus ad populandum agrum Romanum missa urbemque ipsam, si qua fortuna daret, temptandam

L Valerius ad praesidium urbis relictus, consul Postumius ad arcendas populationes finium missus
La migliore delle risoluzioni sembrò che il console stesso rimanesse a Roma ad arruolare tutti coloro che fossero in grado di portare le armi; in soccorso all'accampamento assediato sarebbe stato invece inviato Tito Quinzio, dotato di poteri consolari, con una formazione di alleati; per completarne i ranghi, Latini, Ernici e la colonia di Anzio ebbero ordine di fornire a Quinzio dei contingenti d'emergenza (questo il nome dato allora agli ausiliari arruolati su due piedi)

5 Nei giorni che segvirono ci fu un gran numero di manovre e di assalti da una parte e dall'altra: i nemici infatti, forti della superiorità numerica, cominciarono a tormentare con continvi attacchi da ogni direzione le forze romane, nella speranza che queste non sarebbero bastate a tutto; e mentre cingevano d'assedio l'accampamento, nel contempo parte delle truppe venne inviata a saccheggiare le campagne romane e ad attaccare Roma stessa, qualora se ne fosse presentata l'opportunità

Lucio Valerio fu lasciato a difesa della città; il console Postumio venne invece inviato a proteggere i confini da eventuali incursioni
Nihil remissum ab ulla parte curae aut laboris; vigiliae in urbe, stationes ante portas praesidiaque in muris disposita, et, quod necesse erat in tanto tumultu, iustitium per aliquot dies servatum

Interim in castris Furius consul, cum primo Quietus obsidionem passus esset, in incautum hostem decumana porta erupit et, cum persEqui posset, metu substitit ne qua ex parte altera in castra vis fieret

Furium legatum-frater idem consulis erat-longius extulit cursus; nec suos ille redeuntes persequendi studio neque hostium ab tergo incursum vidit

Ita exclusus multis saepe frustra conatibus captis ut viam sibi ad castra faceret, acriter dimicans cecidit
Vigilanza e sforzi rivolti alla difesa non furono trascurati in nessun punto: sentinelle furono disposte in città, corpi di guardia di fronte alle porte, presidi armati lungo le mura e - cosa necessaria in mezzo a una confusione di qvel genere - per alcuni giorni fu sospesa l'attività giudiziaria

Nel frattempo il console Furio, dopo aver sulle prime subito in maniera passiva l'assedio all'interno dell'accampamento, fece una sortita improvvisa dalla porta decumana, piombando sul nemico che non si aspettava una simile manovra; ma poi, pur potendo buttarsi all'insegvimento, si fermò per paura che il campo rimanesse esposto a un possibile attacco dalla parte opposta

La corsa trascinò troppo in là il luogotenente Furio, fratello del console: nello slancio dell'insegvimento non si accorse che i suoi si stavano ritirando e che i nemici rivenivano su di lui da tergo

Tagliato così fuori dalla ritirata, dopo svariati ma vani tentativi di aprirsi una breccia in direzione del campo, cadde combattendo con accanimento

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 41-51

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 41-51

Et consul nuntio circumuenti fratris conversus ad pugnam, dum se temere magis quam satis caute in mediam dimicationem infert, volnere accepto aegre ab circumstantibus ereptus et suorum animos turbavit et ferociores hostes fecit; Qui caede legati et consulis volnere accensi nulla deinde vi sustineri potuere, ut compulsi in castra Romani rursus obsiderentur nec spe nec viribus pares; venissetque in periculum summa rerum, ni T Quinctius peregrinis copiis, ~cum Latino Hernicoque exercitu, subuenisset

Is intentos in castra Romana Aeqvos legatique caput ferociter ostentantes ab tergo adortus simul ad signum ab se procul editum ex castris eruptione facta, magnam vim hostium circumuenit
Quando il console venne informato che il fratello era stato accerchiato, si buttò nella mischia con maggior temerarietà che accortezza; la vista di lui ferito, sollevato da terra e portato in salvo a fatica da qvelli che gli stavano vicino, gettò nello sconforto i suoi uomini e rese più accaniti i nemici; infiammati dalla morte del luogotenente e dalla ferita inflitta al console, essi da qvel momento in poi divennero così incontenibili da schiacciare di nuovo i Romani nell'accampamento, con prospettive e risorse non certo Equilibrate tra i due schieramenti; addirittura l'esito finale dell'intera guerra avrebbe rischiato di essere compromesso, se non fosse sopraggiunto Tito Quinzio con dei contingenti stranieri - composti cioè di Ernici e Latini

Avendo trovato gli Equi intenti ad assediare il campo romano e a mostrare con arroganza la testa del luogotenente, li assalì alle spalle proprio mentre qvelli dell'accampamento si producevano in una sortita a un segnale da lui dato quando si trovava ancora lontano, riuscendo così a circondarne una grande quantità
Minor caedis, fuga effusior Aequorum in agro fuit Romano, in qvos palatos praedam agentes Postumius aliquot locis, Quibus opportuna imposuerat praesidia, impetum dedit

Hi vagi dissipato agmine fugientes in Quinctium victorem cum saucio consule revertentem incidere; tum consularis exercitus egregia pugna consulis volnus, legati et cohortium ultus est caedem

Magnae clades ultro citroque illis diebus et inlatae et acceptae
Gli Equi che si trovavano in territorio romano subirono una disfatta di minori proporzioni ma dovettero impegnarsi in una fuga più prolungata: mentre stavano saccheggiando la zona sparpagliati in gruppi, vennero attaccati da Postumio in alcuni punti dove aveva opportunamente collocato delle guarnigioni armate

Lanciatisi Quindi in una fuga disordinata e priva di meta, i saccheggiatori si imbatterono in Quinzio che tornava vincitore insieme al console ferito; fu allora che con una gloriosa battaglia le truppe consolari vendicarono la ferita del loro comandante insieme al massacro del luogotenente e delle sue coorti

In quei giorni entrambe le parti inflissero e subirono gravi perdite

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 11-20

Difficile ad fidem est in tam antiqua re quot pugnauerint ceciderintue exacto adfirmare numero; audet tamen Antias Valerius concipere summas: Romanos cecidisse in Hernico agro Quinque milia octingentos: ex praedatoribus Aequorum Qui populabundi in finibus Romanis vagabantur ab A Postumio consule duo milia et quadringentos caesos: ceteram multitudinem praedam agentem quae inciderit in Quinctium nequaquam pari defunctam esse caede: interfecta inde quattuor milia et, exsequendo subtiliter numerum, ducentos ait et triginta

Ut Romam reditum est et iustitium remissum, caelum visum est ardere plurimo igni, portentaque alia aut obversata oculis aut vanas exterritis ostentauere species

His avertendis terroribus in triduum feriae indictae, per quas omnia delubra pacem deum exposcentium virorum mulierumque turba implebantur
Risulta difficile, trattandosi di un episodio così remoto, stabilire in maniera esatta il numero preciso dei combattenti e dei caduti; ciononostante Valerio Anziate si avventura a fornire cifre precise: dice che nel territorio degli Ernici i Romani lasciarono 5800 uomini e che degli Equi che vagavano saccheggiando all'interno dei confini romani 2400 vennero uccisi dal console Aulo Postumio; quanto invece al resto della spedizione andata a cozzare nelle truppe di Quinzio, Valerio sostiene che essa subì un massacro senza precedenti: dei suoi componenti - e Qui si arriva a spaccare il capello - ne vennero abbattuti 4230

Quando l'esercito rientrò a Roma e venne ripristinato il normale corso della giustizia, si videro ovunque fuochi nel cielo, mentre altri prodigi o vennero realmente individuati da occhi umani o furono la vana illusione di osservatori suggestionati dalla paura

Per stornare il panico collettivo vennero indetti tre giorni di festa durante i quali tutti i templi furono invasi da folle di uomini e donne che imploravano la benevolenza degli dèi
Cohortes inde Latinae Hernicaeque ab senatu gratiis ob impigram militiam actis remissae domos

Antiates mille milites, Quia serum auxilium post proelium venerant, prope cum ignominia dimissi

[6] Comitia inde habita; creati consules L Aebutius P Servilius

Kalendis Sextilibus, ut tunc principium anni agebatur, consulatum ineunt

Grave tempus et forte annus pestilens erat urbi agrisque, nec hominibus magis quam pecori, et auxere vim morbi terrore populationis pecoribus agrestibusque in urbem acceptis

Ea conluvio mixtorum omnis generis animantium et odore insolito urbanos et agrestem confertum in arta tecta aestu ac vigiliis angebat, ministeriaque in vicem ac contagio ipsa uolgabant morbos
In séguito le coorti di Latini e di Ernici vennero rinviate in patria, dopo aver ricevuto il ringraziamento del senato per l'abnegazione dimostrata durante la campagna

Mille soldati di Anzio, rei di essere corsi in aiuto quando ormai la battaglia era finita, furono invece rispediti a casa quasi con il bollo dell'infamia

6 Dalle successive elezioni uscirono consoli Lucio Ebuzio e Publio Servilio

Il primo agosto - data che allora rappresentava l'inizio dell'anno - entrano in carica

Si era nella stagione malsana e il caso volle che qvello fosse un anno di pestilenza tanto a Roma quanto nelle campagne, e sia per gli uomini che per il bestiame; ad accrescere la virulenza dell'epidemia contribuì poi la gente che, terrorizzata da possibili saccheggi, cominciò a ricoverare in città mandrie e relativi pastori

Questo miscuglio eterogeneo di animali tormentava col suo insolito odore i cittadini, mentre la gente di campagna, stipata in dimore anguste, soffriva per il caldo e la mancanza di sonno; e poi lo scambio di servizi e il contatto stesso contribvivano a diffondere l'infezione

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 41 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 41 - 45

Vix instantes sustinentibus clades repente legati Hernici nuntiant in agro suo Aeqvos Volscosque coniunctis copiis castra posuisse, inde exercitu ingenti fines suos depopulari

Praeterquam quod infrequens senatus indicio erat sociis adflictam civitatem pestilentia esse, maestum etiam responsum tulere, ut per se ipsi Hernici cum Latinis res suas tutarentur; urbem Romanam subita deum ira morbo populari; si qua eius mali Quies ueniat, ut anno ante, ut semper alias, sociis opem laturos

Discessere socii, pro tristi nuntio tristiorem domum referentes, Quippe Quibus per se sustinendum bellum erat quod vix Romanis fulti viribus sustinvissent
Proprio in qvel momento - e cioè con i Romani appena in grado di sopportare il peso di queste calamità - arrivarono dagli Ernici degli ambasciatori ad annunciare che gli eserciti congiunti di Volsci ed Equi si erano accampati nel loro territorio e che da qvella base saccheggiavano le campagne con un impressionante spiegamento di forze

Non solo lo scarso numero di senatori rimasti rendeva manifesto agli alleati che la città era prostrata dalla pestilenza, ma mesta fu anche la risposta che ebbero: gli Ernici, insieme con i Latini, difendessero da soli i loro possedimenti perché Roma, per l'improvvisa ira degli dèi, era devastata dall'epidemia; se qvel male si fosse placato, allora sarebbero intervenuti in aiuto degli alleati, come nell'anno precedente e in tutte le altre occasioni

Gli alleati partirono riportando in patria in cambio di un triste annuncio uno ancora più triste: il loro popolo doveva infatti affrontare da solo una guerra che avrebbe sostenuto a fatica anche col potente sostegno dei Romani
Non diutius se in Hernico hostis continvit; pergit inde infestus in agros Romanos, etiam sine belli iniuria vastatos

Ubi cum obvius nemo ne inermis quidem fieret, perque omnia non praesidiis modo deserta sed etiam cultu agresti transirent, peruenere ad tertium lapidem Gabina via

Mortuus Aebutius erat Romanus consul; collega eius Servilius exigua in spe trahebat animam; adfecti plerique principum, patrum maior pars, militaris fere aetas omnis, ut non modo ad expeditiones quas in tanto tumultu res poscebat, sed vix ad Quietas stationes viribus sufficerent

Munus vigiliarum senatores, qui per aetatem ac valetudinem poterant, per se ipsi obibant; circumitio ac cura aedilium plebi erat; ad eos summa rerum ac maiestas consularis imperii venerat
I nemici non si trattennero più a lungo nel territorio degli Ernici; di lì avanzarono infatti con intenti bellicosi nella campagna romana che subì danni e devastazioni anche senza le violenze della guerra

Nessuno si fece loro incontro - nemmeno un uomo disarmato - e poterono così penetrare in un territorio privo ormai non solo di guarnigioni armate, ma anche di campi coltivati; Volsci ed Equi arrivarono fino al terzo miglio della Via Gabinia

Il console Ebuzio era morto; per il suo collega Servilio c'erano ben poche speranze; il contagio aveva colpito quasi tutti i maggiorenti, buona parte dei senatori e pressappoco la totalità di quanti erano in età militare; così il loro numero non solo non bastava per le spedizioni rese necessarie dalla situazione allarmante, ma arrivava appena a coprire l'organico dei posti di guardia

Il servizio di vigilanza toccò allora a quei senatori che per età e condizioni di salute erano in grado di prestarlo; le ronde armate toccarono invece agli edili della plebe, ai quali erano passati anche il potere supremo e l'autorità consolare

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

[7] Deserta omnia, sine capite, sine viribus, di praesides ac fortuna urbis tutata est, quae Volscis AEquisque praedonum potius mentem quam hostium dedit

Adeo enim nullam spem non potiundi modo sed ne adeundi quidem Romana moenia animus eorum cepit tectaque procul visa atque imminentes tumuli auertere mentes eorum, ut totis passim castris fremitu orto quid in uasto ac deserto agro inter tabem pecorum hominumque desides sine praeda tempus tererent, cum integra loca, Tusculanum agrum opimum copiis, petere possent, signa repente convellerent transuersisque itineribus per Labicanos agros in Tusculanos colles transirent

Eo vis omnis tempestasque belli conversa est
7 Senza un capo e senza forze, la città spopolata fu protetta dai suoi numi tutelari e dalla sua buona stella, che ispirò a Volsci ed Equi un comportamento da predoni più che da nemici

Infatti il loro animo era così lontano dal nutrire una qualche speranza non solo di conquistare ma addirittura di avvicinarsi alle mura di Roma e la vista da lontano dei tetti e dei colli sovrastanti aveva fuorviato le loro menti tanto, che l'intero esercito cominciò a esser percorso da mormorii di disapprovazione: si domandavano perché dovessero sprecare il tempo inoperosi in un'area desolata e abbandonata, dove non c'erano opportunità di bottino, ma solo cadaveri di uomini e di bestie, mentre avrebbero potuto invadere una terra ricca di ogni ben di Dio e inviolata quale la zona di Tuscolo; per questo si misero rapidamente in marcia e per vie traverse che passavano in mezzo alla campagna labicana si spostarono sulle colline di Muscolo

Per concentrarvi tutto l'impeto e la furia della guerra

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 56 - 59

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 56 - 59

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 21-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 26-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 26-30