Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 01 - 12

Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 01 - 12

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 01 - 12
[1] Antio capto, T Aemilius et Q Fabius consules fiunt

Hic erat Fabius qui unus exstinctae ad Cremeram genti superfuerat

Iam priore consulatu Aemilius dandi agri plebi fuerat auctor; itaque secundo quoque consulatu eius et agrarii se in spem legis erexerant, et tribuni, rem contra consules saepe temptatam adiutore utique consule obtineri posse rati, suscipiunt, et consul manebat in sententia sua

Possessores et magna pars patrum, tribuniciis se iactare actionibus principem civitatis et largiendo de alieno popularem fieri querentes, totius invidiam rei a tribunis in consulem averterant
1 Dopo la presa di Anzio, vengono eletti consoli Tito Emilio e Quinto Fabio

Quest'ultimo era qvel Fabio unico superstite della famiglia andata distrutta presso il Cremera

Nel suo precedente consolato, Emilio si era già fatto promotore della donazione di terre alla plebe; e proprio per questo, anche durante il suo secondo mandato, i fautori della distribuzione agraria avevano ricominciato a sperare nella legge e i tribuni, pensando di poter ottenere con l'aiuto di un console qvello che non avevano ottenuto per l'opposizione dei consoli, li sostenevano;Tito Emilio rimaneva della sua idea

I proprietari terrieri e gran parte dei senatori, lamentandosi che il più autorevole cittadino assumesse atteggiamenti tribunizi e si conQuistasse la popolarità con elargizioni di proprietà altrvi, avevano trasferito dalle persone dei tribuni a qvella del console il risentimento provocato dall'intera faccenda
Atrox certamen aderat, ni Fabius consilio neutri parti acerbo rem expedisset: T Quincti ductu et auspicio agri captum priore anno aliquantum a Volscis esse; Antium, opportunam et maritimam urbem, coloniam deduci posse; ita sine querellis possessorum plebem in agros ituram, civitatem in concordia fore

Haec sententia accepta est

Triumviros agro dando creat T Quinctium A Verginium P Furium; iussi nomina dare qui agrum accipere vellent

Fecit statim, ut fit, fastidium copia adeoque pauci nomina dedere ut ad explendum numerum coloni Volsci adderentur; cetera multitudo poscere Romae agrum malle quam alibi accipere
E di lì a poco lo scontro sarebbe diventato durissimo, se Fabio non avesse risolto la questione con una proposta che non scontentava nessuna delle parti in causa: sotto il comando e gli auspici di Tito Quinzio, l'anno prima era stata tolta ai Volsci una notevole porzione di terra; ad Anzio, centro strategico sulla vicina costa, si poteva fondare una colonia; così facendo la plebe avrebbe ottenuto la terra senza suscitare le proteste dei proprietari e per la città sarebbe stata la pace interna

Questa proposta fu accolta

In qualità di triumviri addetti alla distribuzione delle terre Fabio nomina Tito Quinzio, Aulo Verginio e Publio Furio; l'ordine era che gli interessati all'assegnazione di un appezzamento andassero a dare il proprio nome

Ma, come spesso accade, l'abbondanza delle terre a disposizione creò una sorta di ripulsa e le iscrizioni furono così limitate che si dovettero aggiungere dei coloni volsci per completare il numero; il resto del popolo preferì chiedere la terra a Roma piuttosto che riceverne altrove
AEqui a Q Fabio-is eo cum exercitu venerat-pacem petiere, inritamque eam ipsi subita incursione in agrum Latinum fecere

[2] Q Servilius insequenti anno-is enim cum Sp Postumio consul fuit-in Aeqvos missus in Latino agro statiua habvit

Quies necessaria morbo implicitum exercitum tenvit

Extractum in tertium annum bellum est Q Fabio et T Quinctio consulibus

Fabio extra ordinem, Quia is victor pacem AEquis dederat, ea provincia data

Qui haud dubia spe profectus famam nominis svi pacaturam Aeqvos, legatos in concilium gentis missos nuntiare iussit Q Fabium consulem dicere se ex AEquis pacem Romam tulisse, ab Roma AEquis bellum adferre eadem dextera armata quam pacatam illis antea dederat
Gli Equi cercarono di ottenere la pace da Quinto Fabio - egli era giunto là con l'esercito -, ma poi furono loro stessi a mandare tutto in fumo con un'improvvisa incursione in terra latina

2 Quinto Servilio, inviato l'anno successivo contro gli Equi - era infatti console insieme a Spurio Postumio - pose un accampamento permanente in terra latina

Dove una pestilenza costrinse l'esercito a una sosta forzata

Quando diventarono consoli Quinto Fabio e Tito Quinzio la guerra entrava nel suo terzo anno

L'incarico di condurla venne affidato in via del tutto straordinaria a Fabio, in quanto era stato proprio lui a concedere la pace agli Equi dopo averli vinti

Partito con la precisa convinzione che la fama legata al suo nome avrebbe placato gli Equi, ordinò agli ambasciatori inviati all'assemblea di qvel popolo di riferire questo messaggio: il console Quinto Fabio mandava a dire che, dopo aver portato la pace dagli Equi a Roma, ora portava la guerra da Roma agli Equi con qvella stessa mano - adesso armata - che prima era stata tesa loro in segno di amicizia

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 41-51

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 41-51

Quorum id perfidia et periurio fiat, deos nunc testes esse, mox fore ultores

Se tamen, utcumque sit, etiam nunc paenitere sua sponte Aeqvos quam pati hostilia malle

Si paeniteat, tutum receptum ad expertam clementiam fore: sin periurio gaudeant, dis magis iratis quam hostibus gesturos bellum

Haec dicta adeo nihil moverunt quemquam ut legati prope violati sint exercitusque in Algidum aduersus Romanos missus

Quae ubi Romam sunt nuntiata, indignitas rei magis quam periculum consulem alterum ab urbe excivit

Ita duo consulares exercitus ad hostem accessere acie instructa ut confestim dimicarent

Sed cum forte haud multum diei superesset, unus ab statione hostium exclamat: 'Ostentare hoc est, Romani, non gerere bellum
Ciò accadeva per la loro malafede e la loro perfidia: gli dèi ne erano adesso i testimoni e presto ne sarebbero stati i vendicatori

Quanto a lui, comunque fosse andata la cosa, preferiva che gli Equi si pentissero adesso piuttosto che costringerli a subire un trattamento da nemici

Se si fossero pentiti, avrebbero potuto trovare un rifugio sicuro nella clemenza romana già precedentemente sperimentata; se invece avessero continuato a compiacersi della propria malafede, si sarebbero trovati a combattere l'ira degli dèi ancor più che i nemici

Queste parole ebbero così scarsa presa svi presenti che gli ambasciatori vennero quasi malmenati e l'esercito inviato sull'Algido per affrontare i Romani

Quando queste cose furono annunciate a Roma, l'oltraggio, più che l'effettivo pericolo, fece uscire dalla città l'altro console

Così due eserciti consolari schierati in ordine di battaglia marciavano alla volta del nemico con lo scopo di affrontarlo sùbito

Ma dato che per caso stava già quasi per fare bvio, dalla postazione dei nemici ci fu uno che gridò: Questo, o Romani, è un'esibizione che non ha nulla a che vedere con la guerra vera e propria
In noctem imminentem aciem instrvitis; longiore luce ad id certamen quod instat nobis opus est

Crastino die oriente sole redite in aciem; erit copia pugnandi; ne timete

' His vocibus inritatus miles in diem posterum in castra reducitur, longam venire noctem ratus quae moram certamini faceret

Tum quidem corpora cibo somnoque curant; ubi inluxit postero die, prior aliquanto constitit Romana acies; tandem et AEqui processere

Proelium fuit utrimque vehemens, quod et Romanus ira odioque pugnabat et Aeqvos conscientia contracti culpa periculi et desperatio futurae sibi postea fidei ultima audere et experiri cogebat
Vi siete messi in ordine di battaglia con la notte alle porte: ma per uno scontro come qvello che si annuncia abbiamo bisogno di più ore di luce

Tornate a schierarvi domattina all'alba; occasioni per combattere ce ne saranno a migliaia, non temete

Irritati da queste parole, i soldati vengono ricondotti al campo nell'attesa del giorno successivo, con in mente l'idea che la notte imminente - destinata a fare da preambolo alla battaglia - sarebbe stata molto lunga

Intanto si ristorarono con cibo e sonno; quando apparve l'alba del giorno successivo, l'esercito romano si schierò in ordine di battaglia con un buon anticipo; alla fine si fecero vedere anche gli Equi

Si combatté accanitamente da entrambe le parti: i Romani si buttarono nella mischia con la forza dell'odio e della rabbia; quanto agli Equi, erano costretti a tentare il tutto per tutto, sapendo di esser responsabili del pericolo in cui si trovavano ed essendo quasi certi che in futuro nessuno avrebbe prestato loro fede

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 11-20

Non tamen sustinuere aciem Romanam AEqui; pulsique cum in fines suos se recepissent, nihilo inclinatioribus ad pacem animis ferox multitudo increpare duces quod in aciem, qua pugnandi arte Romanus excellat, commissa res sit; Aeqvos populationibus incursionibusque meliores esse et multas passim manus quam magnam molem unius exercitus rectius bella gerere

[3] Relicto itaque castris praesidio egressi tanto cum tumultu invasere fines Romanos, ut ad urbem quoque terrorem pertulerint
Tuttavia gli Equi non riuscirono a sostenere l'attacco romano; e, dopo essersi ritirata nel proprio territorio in séguito alla sconfitta, la moltitudine bellicosa e per niente incline alla pace se la prese con i comandanti rinfacciando loro di aver accettato la battaglia in campo aperto nella quale i Romani eccellevano; invece gli Equi erano più portati alle scorrerie e alle razzie e molte unità sparse avrebbero condotto la guerra meglio che non la mole ingombrante di un solo esercito

3 Lasciato Quindi un presidio armato nell'accampamento, gli Equi fecero un'incursione così profonda in territorio romano da seminare il terrore addirittura a Roma
Necopinata etiam res plus trepidationis fecit, quod nihil minus quam ne victus ac prope in castris obsessus hostis memor populationis esset timeri poterat; agrestesque pavidi incidentes portis non populationem nec praedonum parvas manus, sed omnia vano augentes timore exercitus et legiones adesse hostium et infesto agmine ruere ad urbem clamabant

Ab his proximi audita incerta eoque vaniora ferre ad alios

Cursus clamorque vocantium ad arma haud multum a pavore captae urbis abesse

Forte ab Algido Quinctius consul redierat Romam

Id remedium timori fuit; tumultuque sedato victos timeri increpans hostes, praesidia portis imposvit
E un gesto così inaspettato incrementò l'apprensione, perché non c'era nulla di più inQuietante di un nemico che, pur essendo vinto e quasi assediato all'interno del proprio accampamento, si faceva venire in mente l'idea di un'incursione; la gente di campagna, spinta dalla gran paura a riversarsi attraverso le porte, non riferiva di saccheggi e di piccole bande di razziatori, ma, ingigantendo ogni cosa per il terrore, andava in giro urlando che intere armate in assetto di guerra si precipitavano sulla città

Qvelli che si trovavano lì riferivano ancor più dilatate le imprecise notizie udite da costoro

La corsa disordinata e il trambusto di qvelli che gridavano Alle armi non erano molto diversi dal terrore che regna in una città caduta in mani nemiche

Il caso volle che il console Quinzio fosse rientrato a Roma dall'Algido

E fu proprio questo il rimedio contro la paura; placato il tumulto, Quinzio disse indignato che il nemico tanto temuto era stato vinto e collocò dei presidi in prossimità delle porte

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Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 41 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 41 - 45

Vocato dein senatu cum ex auctoritate patrum iustitio indicto profectus ad tutandos fines esset Q Servilio praefecto urbis relicto, hostem in agris non invenit

Ab altero consule res gesta egregie est; Qui, qua venturum hostem sciebat, gravem praeda eoque impeditiore agmine incedentem adgressus, funestam populationem fecit

Pauci hostium evasere ex insidiis, praeda omnis recepta est

Sic finem iustitio, quod quadriduum fuit, reditus Quincti consulis in urbem fecit

Census deinde actus et conditum ab Quinctio lustrum

Censa civium capita centum quattuor milia septingenta quattuordecim dicuntur praeter orbos orbasque

In AEquis nihil deinde memorabile actum; in oppida sua se recepere, uri sua popularique passi
Quindi convocò il senato, e con un decreto votato dai senatori, proclamò la sospensione delle attività giudiziarie; poi, dopo aver lasciato Quinto Servilio in qualità di prefetto della città, partì per difendere i confini, senza però trovare traccia del nemico nelle campagne attraversate

L'altro console condusse le cose egregiamente: prevedendo il punto dove il nemico sarebbe passato, lo assalì mentre arrancava oberato dal peso del bottino, rendendo ben funesto agli Equi il loro saccheggio

Furono in pochi i nemici che riuscirono a scampare all'imboscata

Quanto invece al bottino, esso fu tutto recuperato; col ritorno in città del console Quinzio ebbe fine anche la sospensione delle attività giudiziarie, rimasta in vigore per quattro giorni

In séguito venne fatto il censimento e Quinzio ne celebrò il sacrificio conclusivo

Pare che i cittadini registrati - fatta eccezione per orfani e vedove - ammontassero a 104714

Dopo questi avvenimenti, nel territorio degli Equi non ci fu alcuna iniziativa degna di esser menzionata: la gente si rifugiò nelle città, lasciando che la propria campagna fosse devastata e data alle fiamme
Consul cum aliquotiens per omnem hostium agrum infesto agmine populabundus isset, cum ingenti laude praedaque Romam rediit

[4] Consules inde A Postumius Albus Sp Furius Fusus

Furios Fusios scripsere quidam; id admoneo, ne Quis immutationem virorum ipsorum esse quae nominum est putet

Haud dubium erat Quin cum AEquis alter consulum bellum gereret

Itaque AEqui ab Ecetranis Volscis praesidium petiere; quo cupide oblato-adeo civitates hae perpetuo in Romanos odio certauere-bellum summa vi parabatur

Sentiunt Hernici et praedicunt Romanis Ecetranum ad Aeqvos descisse
Il console, dopo aver compiuto con le sue schiere alcune sortite per saccheggiare il territorio nemico in tutta la sua estensione, ritornò a Roma coperto di gloria e di bottino

4 I consoli successivi furono Aulo Postumio Albo e Spurio Furio Fuso

Alcuni autori scrivono Fusio al posto di Furio: ne faccio menzione perché nessuno debba prendere per una sostituzione di uomini qvella che invece è una semplice questione di nomi

Non c'erano dubbi che uno dei consoli avrebbe fatto guerra agli Equi

Questi, di conseguenza, si rivolsero ai Volsci di Ecetra per ottenere appoggio militare; siccome esso venne concesso con grande slancio - tale era infatti l'odio che i due popoli da sempre nutrivano nei confronti del nemico romano - i preparativi di guerra fervevano febbrili

Gli Ernici lo vennero a sapere e comunicarono preventivamente ai Romani che la gente di Ecetra era passata dalla parte degli Equi

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

Suspecta et colonia Antium fuit, quod magna vis hominum inde, cum oppidum captum esset, confugisset ad Aeqvos; isque miles per bellum AEquicum vel acerrimus fuit; compulsis deinde in oppida AEquis, ea multitudo dilapsa cum Antium redisset, sua sponte iam infidos colonos Romanis abalienavit

Necdum matura re cum defectionem parari delatum ad senatum esset, datum negotium est consulibus ut principibus coloniae Romam excitis quaererent quid rei esset

Qui cum haud gravate venissent, introducti a consulibus ad senatum ita responderunt ad interrogata ut magis suspecti quam venerant dimitterentur

Bellum inde haud dubium haberi
Sospetta divenne anche la colonia di Anzio, visto che al tempo della presa della città moltissimi si erano rifugiati presso gli Equi; e infatti, durante la guerra con i Volsci, gli Anziati combatterono con estremo accanimento; quando poi gli Equi vennero ricacciati nelle loro città fortificate, questa massa di sbandati fece ritorno ad Anzio e lì rese avversi ai Romani quei coloni che erano già di per sé infidi

Dato che al senato venne riferito che si stava preparando una defezione, anche se la cosa non era ancora matura, i consoli ebbero l'ordine di convocare a Roma i notabili della colonia per chiedere loro notizie sulla situazione

Questi si presentarono senza fare difficoltà, ma alle domande che vennero loro rivolte una volta introdotti dai consoli in senato, risposero in maniera tale che, all'atto della partenza, risultarono più sospetti di quanto non fossero parsi al momento dell'arrivo

Di lì in poi non ci furono più dubbi sulla guerra

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