I tre cieli stellati dipinti da Vincent van Gogh

I tre cieli stellati dipinti da Vincent van Gogh

furono tre i cieli stellati dipinti da Van Gogh nel giro di pochi mesi, a cavallo tra il 1888 e il 1889. Il primo, nella tarda estate ad Arles, in "esterno di caffè, di notte"

Si vede sullo sfondo, il vicolo buio sovrastato dal cielo e in primo piano, la piazza del Forum con la terrazza illuminata del caffè dove Vincent passava le serate a bere assenzio e a discutere animatamente di arte con l'amico Gauguin

Dipinse Il secondo Cielo, La Notte Stellata, Nel giugno del 1889, dopo essersi presentato all'ingresso del manicomio di Saint Remy, in Provenza, chiedendo di essere ricoverato. Era accaduto il famoso episodio dell'orecchio tagliato. A Saint Remy, nel periodo in cui la malattia glielo consentiva, Vincent lavorò furiosamente 

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Nel settembre successivo replicò il tema nel quadro che fu per lui una sfida alla pittura, l'illustrazione di un sogno: notte stellata sul Rodano, con le luci delle stelle e dei fanali sul lungo fiume che si riflettono nell'acqua. Anche questo quadro lo raccontò a Teo: sto lavorando a uno studio del Rodano, della città illuminata dai lampioni a gas riflessi nel fiume blu. In alto, il cielo stellato con il gran Carro, un luccichio di rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo stellato, là dove le luci della città e i suoi crudeli riflessi sono oro rosso e verde bronzeo.

fra i tre dipinti fu il secondo, quello della notte stellata, il più sconvolgente. La tela è segnata da pennellate violente, rabbiose. I cipressi guizzano come fiamme nere screziate di fuoco. Le stelle non emanano più il bagliore incantato delle altre due notti, ma vorticano tumultuosamente nel blu-violetto come meteore impazzite, tracciando fiumi di arancio, giallo e bianco nella massa densa dell'universo.

Per simulare il tremolio delle stelle, Van Gogh stese un colore molto diluito, a brevi tratti concentrici lasciando tra una pennellata e l'altra piccoli spazi vuoti in cui affiora il bianco della tela. Diceva che guardare le stelle lo faceva sognare