Poche settimane prima di suicidarsi, Vincent Van Gogh dipinge il ritratto del proprio medico: Paul-Ferdinand Gachet. Il ritratto è quello di un vecchio seduto a un tavolo rosso.
Un pugno scheletrico sostiene la testa, l'altra mano giace appoggiata sul tavolo con le dita leggermente allargate. Indossa un cappello color panna e una giacca blu scuro. La posa è quella classica della melanconia. O meglio, come scrive Van Gogh all'artista e amico Paul Gauguin, «nel mio ritratto il dottore ha l'espressione affranta del nostro tempo».
Il dipinto viene iniziato il 3 giugno 1890 e terminato pochi giorni dopo. Il 29 luglio dello stesso anno Van Gogh muore. Questo libro è la storia del quadro e delle incredibili vicende di cui fu il vero protagonista. Un'avventura che dura cento anni.
Inizia nel 1890 e continua fino al 1990, quando in una tiepida serata di primavera il Ritratto del dottor Gachet approda
a Manhattan e durante una spettacolare asta di Christie's, lotto 21, viene aggiudicato per 82,5 milioni di dollari: il prezzo d'asta più alto mai pagato fino ad allora per un'opera d'arte. La somma fu raggiunta nel corso di cinque minuti di offerte e il quadro partì subito dopo alla volta del Giappone. Nel mezzo, un vero e proprio giro intorno al mondo. Il quadro viaggia ininterrottamente da Parigi ad Amsterdam, a Copenhagen, Berlino, Weimar, poi è di nuovo a Parigi, Francoforte, Berlino, Amsterdam, e infine a New York e Tokyo.
Da una città all'altra, da un continente all'altro. Passa di mano in mano di molti proprietari: ricchi artisti d'avanguardia, galleristi famosi e senza scrupoli, collezionisti appassionati, direttori di museo che cercano di salvarlo dalla furia della propaganda di regime, ricchi banchieri e anche un membro dell'élite nazista. Furono proprietari del quadro Theo Van Gogh e la moglie Johanna, il famoso gallerista Ambroise Vollard, e poi Alice Ruben, Paul Cassirer
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