"Ecco Martino, il soldato non battezzato che mi ha vestito"

"Ecco Martino, il soldato non battezzato che mi ha vestito"

Faceva davvero freddo, ad Amiens, nell'Inverno del 335. Martino era un soldato della guardia imperiale (regnava ancora Costantino), e aveva il compito di ispezionare i posti di guardia

Un giorno, durante una ronda a cavallo gli venne incontro un mendicante: povero e seminudo, tremava sotto la nevicata. Martino non ebbe esitazione: estrasse la spada, tagliò in due il suo grande mantello di cavaliere, con una metà avvolse chi era nudo. 

Quella notte mentre dormiva, gli apparve Gesù, che spiegò ai suoi angeli: "Ecco Martino, il soldato non battezzato che mi ha vestito". Nato in Ungheria, cresciuto a Pavia, fermatosi in Gallia dove divenne vescovo di Tours, Martino è stato uno dei santi più amati e venerati nella chiesa universale: dall'Africa alla Svezia. Uno dei più rappresentati, in ogni epoca, non solo dall'iconografia Cattolica, ma anche da quella ortodossa e da quella copta.

Lo vediamo ritratto da Pere e Jaume Serra, due grandissimi pittori del gotico catalano. Il mantello enorme, lunghissimo. Una specie di coperta, tutta foderata di caldissimo vaio (il pelo argentato di uno scoiattolo pregiatissimo): è soffice, calda, confortevole. 

Un'immagine in fortissimo contrasto con il ritratto del pellegrino: letteralmente in mutande, tremante dal freddo. Brutto, trasandato, irsuto almeno quanto Martino è curato, sbarbato, elegante. 

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