postremo quia multitudinem hostium Pollio, iussa patris Radamistus obtendebant, pactus indutias abscedit, ut, nisi Pharasmanen bello absterruisset, Vmmidium Quadratum praesidem Syriae doceret quo in statu Armenia foret [46] Digressu centurionis velut custode exolutus praefectus hortari Mithridaten ad sanciendum foedus, coniunctionem fratrum ac priorem aetate Pharasmanen et cetera necessitudinum nomina referens, quod filiam eius in matrimonio haberet, quod ipse Radamisto socer esset: non abnuere pacem Hiberos, quamquam in tempore validiores; et satis cognitam Armeniorum perfidiam, nec aliud subsidii quam castellum commeatu egenum: ne dubia tentare armis quam incruentas condiciones mallet |
Alla fine, allegando Pollione la massa dei nemici e Radamisto gli ordini paterni, Casperio pattuì una tregua e si allontanò per informare della situazione in Armenia il governatore della Siria Ummidio Quadrato, qualora non fosse riuscito a distogliere Farasmane dalla guerra 46 Partito il centurione, il prefetto, quasi liberato di un custode, esorta Mitridate a venire a patti, rammentando il legame fraterno con Farasmane, maggiore di lui d'età, e gli altri vincoli di parentela, perché aveva sposato una figlia del fratello e perché era suocero di Radamisto: gli Iberi - affermava - non avrebbero rifiutato la pace, benché, al momento, più forti; e poi era ben nota la propensione degli Armeni al tradimento, e non gli restava altra risorsa che quell'unica fortezza priva di viveri; era assurdo dunque rischiare una guerra incerta e non preferire una resa senza spargimento di sangue |
cunctante ad ea Mithridate et suspectis praefecti consiliis, quod paelicem regiam polluerat inque omnem libidinem venalis habebatur, Casperius interim ad Pharasmanen pervadit, utque Hiberi obsidio decedant expostulat ille propalam incerta et saepius molliora respondens, secretis nuntiis monet Radamistum obpugnationem quoquo modo celerare augetur flagitii merces, et Pollio occulta corruptione impellit milites ut pacem flagitarent seque praesidium omissuros minitarentur qua necessitate Mithridates diem locumque foederi accepit castelloque egreditur |
Di fronte a queste proposte Mitridate esitava, non fidandosi dei consigli del prefetto, perché questi aveva sedotto una concubina del re ed era nota la sua disponibilità, per denaro, a ogni bassezza; Casperio intanto raggiunge Farasmane, sul quale preme perché gli Iberi recedano dall'assedio Il re, nella sua risposta ufficiale, si mostra generico e, spesso, conciliante, ma, con un messaggio segreto, avverte Radamisto di affrettare, a qualsiasi costo, l'assedio E Pollione, che s'era visto aumentare il prezzo del vergognoso tradimento, con sotterranea corruzione induce i soldati a chiedere la pace, dietro minaccia di abbandonare il presidio Costretto dalla situazione, Mitridate accetta il giorno e il luogo fissato per le trattative ed esce dalla fortezza |
[47] Ac primo Radamistus in amplexus eius effusus simulare obsequium, socerum ac parentem appellare; adicit ius iurandum, non ferro, non ferro, non veneno vim adlaturum; simul in lucum propinquum trahit, provisum illic sacrificii paratum dictitans, ut diis testibus pax firmaretur mos est regibus, quoties in societatem coeant, implicare dextras pollicesque inter se vincire nodoque praestringere: mox ubi sanguis in artus [se] extremos suffuderit, levi ictu cruorem eliciunt atque invicem lambunt id foedus arcanum habetur quasi mutuo cruore sacratum sed tunc qui ea vincla admovebat, decidisse simulans genua Mithridatis invadit ipsumque prosternit; simulque concursu plurium iniciuntur catenae |
47 Inizialmente Radamisto si profonde in abbracci, fingendo devozione, lo chiama suocero e padre e, in aggiunta, giura che non gli avrebbe usato violenza né con ferro né con veleno; Intanto lo attira in un bosco vicino, assicurando che lì era predisposto il necessario per il sacrificio con cui sancire la pace, garantita dagli dèi consuetudine dei re, quando stringono un'alleanza, di intrecciare le destre, stringersi i pollici e legarli con un nodo; poi, quando il sangue è affluito alle estremità delle dita, ne fanno uscire, con una lieve puntura, alcune gocce, che succhiano a vicenda Un patto così concluso assume un profondo valore religioso, come consacrato dallo scambio di sangue In quella circostanza, la persona incaricata di stringere il nodo, fingendo di cadere, s'aggrappa alle ginocchia di Mitridate e lo trascina a terra; subito accorrono in molti, che lo legano; e veniva trascinato con la catena al piede, che è condizione disonorevole per i barbari |
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ac compede, quod dedecorum barbaris, trahebatur; mox quia vulgus duro imperio habitum, probra ac verbera intentabat et erant contra qui tantam fortunae commutationem miserarentur; secutaque cum parvis liberis coniunx cuncta lamentatione complebat diversis et contectis vehiculis abduntur, dum Pharasmanis iussa exquirerentur illi cupido regni fratre et filia potior animusque sceleribus paratus; visui tamen consuluit, ne coram interficeret et Radamistus, quasi iuris iurandi memor, non ferrum, non venenum in sororem et patruum expromit, sed proiectos in humum et veste multa gravique opertos necat filii quoque Mithridatis quod caedibus parentum inlacrimaverant trucidati sunt [48] At Quadratus cognoscens proditum Mithridaten et regnum ab interfectoribus obtineri, vocat consilium, docet acta et an ulcisceretur consultat |
E intanto il volgo, prima sottoposto a un potere dispotico, gli si scagliava contro con insulti e percosse Non mancava però chi commiserasse un simile rovesciamento di fortuna; Dietro a lui, coi figli ancora piccoli, la moglie riempiva l'aria con i suoi lamenti Vengono rinchiusi, separati, in carri coperti, in attesa di ordini di Farasmane Prevaleva in lui, sul pensiero del fratello e della figlia, la smania di regnare, ed era perciò pronto al delitto; Volle però risparmiarsi la scena: li uccidessero, ma non in sua presenza E Radamisto, come per rispettare il giuramento, non usò ferro o veleno contro la sorella e lo zio, ma li buttò a terra e li uccise soffocandoli sotto un mucchio di coperte Anche i figli di Mitridate, per aver pianto davanti all'assassinio dei genitori, furono trucidati 48 Quadrato, nell'apprendere il tradimento subìto da Mitridate e che il regno era in mano dei suoi assassini, convoca il consiglio di guerra, espone i fatti e lo interpella su un'eventuale reazione |
paucis decus publicum curae, plures tuta disserunt: omne scelus externum cum laetitia habendum; semina etiam odiorum iacienda, ut saepe principes Romani eandem Armeniam specie largitionis turbandis barbarorum animis praebuerint: poteretur Radamistus male partis, dum invisus infamis, quando id magis ex usu quam si cum gloria adeptus foret in hanc sententiam itum ne tamen adnuisse facinori viderentur et diversa Caesar iuberet, missi ad Pharasmanen nuntii ut abscederet a finibus Armeniis filiumque abstraheret [49] Erat Cappadociae procurator Iulius Paelignus, ignavia animi et deridiculo corporis iuxta despiciendus, sed Claudio perquam familiaris, cum privatus olim conversatione scurrarum iners otium oblectaret |
L'onore dello stato sta a cuore a pochi; i più argomentano pensando alla sicurezza: ogni delitto fra stranieri andava accolto con soddisfazione, anzi era bene gettare il seme della discordia, come spesso già fatto dai prìncipi romani che, fingendo di farne dono, avevano offerto quella stessa Armenia per fomentare torbidi tra i barbari; Radamisto poteva tenersi la sua infame conquista, purché malvisto e squalificato, perché ciò era più utile che se l'avesse conquistata con gloria Prevalse questa scelta Per non sembrare però consenzienti al delitto e temendo ordini opposti da Cesare, inviarono messi a Farasmane, intimandogli di lasciare l'Armenia e di richiamare il figlio da essa 49 Era procuratore della Cappadocia Giulio Peligno, spregevole per bassezza morale e insieme per il fisico goffo, ma assai intimo di Claudio, quand'egli, ancora privato cittadino, allietava la sua vita priva di impegni frequentando i buffoni |
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is Paelignus auxiliis provincialium contractis tamquam reciperaturus Armeniam, dum socios magis quam hostis praedatur, abscessu suorum et incursantibus barbaris praesidii egens ad Radamistum venit; donisque eius evictus ultro regium insigne sumere cohortatur sumentique adest auctor et satelles quod ubi turpi fama divulgatum, ne ceteri quoque ex Paeligno coniectarentur, Helvidius Priscus legatus cum legione mittitur rebus turbidis pro tempore ut consuleret igitur propere montem Taurum transgressus moderatione plura quam vi composuerat, cum rediret in Syriam iubetur ne initium belli adversus Parthos existeret |
Questo Peligno, raccolte truppe ausiliarie locali, quasi volesse riconquistare l'Armenia, si dava a depredare gli alleati più che i nemici, finché, abbandonato dai suoi e assalito dai barbari, si rifugiò, bisognoso di protezione, presso Radamisto; conquistato dai suoi doni, lo induce ad assumere la dignità regia, prestandosi come garante e satellite insieme dell'incoronazione Quando si riseppe di quella vergogna, per evitare la facile deduzione che tutti fossero come Peligno, viene inviato con una legione il legato Elvidio Prisco, col compito di rimediare nella circostanza a quel disordine Passò dunque rapido la catena del Tauro e aveva già ristabilito l'ordine in molti casi, più con la misurata calma che con la forza, quando ebbe l'ordine di rientrare in Siria, per non dare motivo di una guerra coi Parti |
[50] Nam Vologeses casum invadendae Armeniae obvenisse ratus, quam a maioribus suis possessam externus rex flagitio obtineret, contrahit copias fratremque Tiridaten deducere in regnum parat, ne qua pars domus sine imperio ageret incessu Parthorum sine acie pulsi Hiberi, urbesque Armeniorum Artaxata et Tigranocerta iugum accepere deinde atrox hiems et parum provisi commeatus et orta ex utroque tabes perpellunt Vologesen omittere praesentia vacuamque rursus Armeniam Radamistus invasit, truculentior quam antea, tamquam adversus defectores et in tempore rebellaturos atque illi quamvis servitio sueti patientiam abrumpunt armisque regiam circumveniunt [51] Nec aliud Radamisto subsidium fuit quam pernicitas equorum, quis seque et coniugem abstulit |
50 Vologese infatti credette che fosse giunto il momento di invadere l'Armenia, già posseduta dai suoi avi e ora in mano a uno straniero, che se l'era procurata con un gesto infame: raccoglie un esercito e si prepara a mettere sul trono il fratello Tiridate, perché nessuno della sua casa rimanesse senza potere Gli Iberi, al sopraggiungere dei Parti, si dispersero senza combattere e furono sottomesse le città armene di Artassata e di Tigranocerta Ma poi la durezza dell'inverno e la scarsità dei viveri e un'epidemia scoppiata per queste due ragioni costrinsero Vologese ad abbandonare temporaneamente l'impresa Radamisto invase l'Armenia, di nuovo senza sovrano, più violento di prima, accusandoli di essere dei traditori, pronti a ribellarsi alla prima occasione Gli Armeni allora, pur abituati a servire, spezzano le loro catene e circondano in armi la reggia 51 Unica risorsa di Radamisto fu la velocità dei cavalli, con cui mise in salvo sé e la moglie |
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sed coniunx gravida primam utcumque fugam ob metum hostilem et mariti caritatem toleravit; post festinatione continua, ubi quati uterus et viscera vibrantur, orare ut morte honesta contumeliis captivitatis eximeretur ille primo amplecti adlevare adhortari, modo virtutem admirans, modo timore aeger ne quis relicta poteretur postremo violentia amoris et facinorum non rudis destringit acinacen vulneratamque ripam ad Araxis trahit, flumini tradit ut corpus etiam auferretur: ipse praeceps Hiberos ad patrium regnum pervadit |
Costei, incinta, sopportò dapprima, in qualche modo, la fuga, per paura dei nemici e amore del marito; ma poi, quando l'incessante galoppo le squassava l'utero e le scuoteva le viscere, lo pregò di sottrarla, con una morte onorevole, all'oltraggio della schiavitù Il marito dapprima l'abbraccia, la sorregge, la conforta, alternando l'ammirazione per il suo coraggio alla pena e alla paura che, lasciandola, qualcuno si impossessasse di lei Infine, travolto dall'amore e non nuovo alla ferocia, snuda la scimitarra, la trascina ferita sulla sponda dell'Arasse e la lascia alle correnti del fiume, perché anche il corpo sparisca; Poi si lanciò al galoppo verso gli Iberi, al regno paterno |
interim Zenobiam (id mulieri nomen) placida in eluvie spirantem ac vitae manifestam advertere pastores, et dignitate formae haud degenerem reputantes obligant vulnus, agrestia medicamina adhibent cognitoque nomine et casu in urbem Artaxata ferunt; unde publica cura deducta ad Tiridaten comiterque excepta cultu regio habita est [52] Fausto Sulla Salvio Othone consulibus Furius Scribonianus in exilium agitur, quasi finem principis per Chaldaeos scrutaretur adnectebatur crimini Vibia mater eius, ut casus prioris (nam relegata erat) impatiens pater Scriboniani Camillus arma per Dalmatiam moverat; idque ad clementiam trahebat Caesar, quod stirpem hostilem iterum conservaret |
Intanto alcuni pastori scorsero Zenobia (questo il nome della donna) in una placida insenatura; respirava ancora e dava segni di vita; la credono, dalla signorilità dell'aspetto, donna d'alto lignaggio, le fasciano la ferita, la curano con erbe medicamentose e, conosciuto il suo nome e le sue vicende, la conducono nella città di Artassata; Da lì, rispettata da tutti, fu condotta a Tiridate e qui accolta con la più grande cortesia e trattata con gli onori dovuti a una regina 52 Sotto i consoli Fausto Silla e Salvio Otone viene cacciato in esilio Furio Scriboniano, con l'accusa di aver tentato di prevedere, con l'aiuto di astrologi, la fine del principe Era coinvolta nell'accusa sua madre Vibia, considerata incapace di rassegnarsi alla precedente condanna: aveva infatti subìto la relegazione Il padre di Scriboniano, Camillo, aveva dato vita a una rivolta armata in Dalmazia; e Claudio indicava come segno della sua clemenza l'aver risparmiato due volte la vita a uomini di un casato ostile |
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neque tamen exuli longa posthac vita fuit: morte fortuita an per venenum extinctus esset, ut quisque credidit, vulgavere de mathematicis Italia pellendis factum senatus consultum atrox et inritum laudati dehinc oratione principis qui ob angustias familiaris ordine senatorio sponte cederent, motique qui remanendo impudentiam paupertati adicerent [53] Inter quae refert ad patres de poena feminarum quae servis coniungerentur; statuiturque ut ignaro domino ad id prolapsae in servitute, sin consensisset, pro libertis haberentur Pallanti, quem repertorem eius relationis ediderat Caesar, praetoria insignia et centies quinquagies sestertium censuit consul designatus Barea Soranus |
Peraltro l'esistenza dell'esule non fu lunga: lo si riseppe morto, per un incidente o per veleno, secondo l'opinione che ciascuno si fece Sull'espulsione degli astrologi dall'Italia, venne emanato un senatoconsulto severissimo, ma disatteso Il principe ebbe poi, in un suo intervento, parole di lode per quanti, in ristrettezze economiche, si dimettevano spontaneamente dall'ordine senatorio, mentre invece furono destituiti quelli che, cercando di rimanervi, abbinavano l'impudenza alla povertà 53 Claudio, fra l'altro, relaziona in senato sulla pena da comminare alle donne che avessero rapporti sessuali con schiavi: si stabilisce che quelle cadute in tale colpa all'insaputa del padrone, fossero rese anch'esse schiave, e se invece col suo consenso, si considerassero liberte E a Pallante, indicato da Cesare come autore di questa proposta, vengono conferite le insegne pretorie e quindici milioni di sesterzi, su proposta del console designato Barea Sorano |