Tacito, Annales: Libro 12, 40-69, pag 3

Tacito, Annales: Libro 12, 40-69

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 40-69
additum a Scipione Cornelio grates publice agendas, quod regibus Arcadiae ortus veterrimam nobilitatem usui publico postponeret seque inter ministros principis haberi sineret

adseveravit Claudius contentum honore Pallantem intra priorem paupertatem subsistere

et fixum est [aere] publico senatus consultum quo libertinus sestertii ter milies possessor antiquae parsimoniae laudibus cumulabatur

[54] At non frater eius, cognomento Felix, pari moderatione agebat, iam pridem Iudaeae impositus et cuncta malefacta sibi impune ratus tanta potentia subnixo

sane praebuerant Iudaei speciem motus orta seditione, postquam congnita caede eius haud obtemperatum esset, manebat metus ne quis principum eadem imperitaret
Cornelio Scipione si espresse, in aggiunta, per un pubblico ringraziamento, perché, discendente dai re d'Arcadia, posponeva l'antichissima nobiltà al bene pubblico e accettava di rimanere, tra i suoi collaboratori, al servizio del principe

Claudio assicurò che Pallante, pago dell'onore, voleva restare nella precedente povertà

Per cui venne fissato in tavole di bronzo il senatoconsulto in cui si ricopriva di lodi, per una parsimonia davvero degna degli antichi, un liberto che possedeva trecento milioni di sesterzi

54 Con altrettanta moderazione non si comportava suo fratello, di nome Felice, che già in precedenza era stato mandato a governare la Giudea e che, protetto dallo strapotere del fratello, pensava di aver garantita, per ogni suo misfatto, l'impunità

Certo i Giudei avevano dato segni di rivolta con una sommossa in seguito ‹all'ordine di Caligola di collocare una sua statua nel tempio, e benché›, appresa la sua uccisione, non avessero obbedito, restava il timore che un altro imperatore potesse dare loro il medesimo ordine
atque interim Felix intempestivis remediis delicta accendebat, aemulo ad deterrima Ventidio [Cumano>, cui pars provinciae habebatur, ita divisis ut huic Galilaeorum natio, Felici Samaritae parerent, discordes olim et tum contemptu regentium minus coercitis odiis

igitur raptare inter se, immittere latronum globos, componere insidias et aliquando proeliis congredi, spoliaque et praedas ad procuratores referre

hique primo laetari, mox gliscente pernicie cum arma militum interiecissent, caesi milites; arsissetque bello provincia, ni Quadratus Syriae rector subvenisset
Nel frattempo Felice, con provvedimenti intempestivi, dava esca a nuove trasgressioni, eguagliato nella pessima amministrazione da Ventidio Cumano, responsabile di una parte della provincia, divisa in modo che questi governasse la gente di Galilea, Felice quella di Samaria: popolazioni che, in conflitto fra loro già in passato, anche allora liberavano più accanita la loro rivalità, nel comune disprezzo di chi li governava

Perciò si depredavano a vicenda, lanciavano bande di predoni, si tendevano imboscate, fino ad affrontarsi in scontri armati, per poi portare spoglie e preda ai rispettivi governatori

Costoro dapprima ne furono felici, poi, col grave deteriorarsi della situazione, fecero intervenire i loro soldati, tra cui si ebbero dei morti;la guerra sarebbe scoppiata nell'intera provincia, se non fosse intervenuto il governatore della Siria Quadrato
nec diu adversus Iudaeos, qui in necem militum proruperant, dubitatum quin capite poenas luerent: Cumanus et Felix cunctationem adferebant, quia Claudius causis rebellionis auditis ius statuendi etiam de procuratoribus dederat

sed Quadratus Felicem inter iudices ostentavit, receptum in tribunal, quo studia accusantium deterrerentur; damnatusque flagitiorum quae duo deliquerant Cumanus, et quies provinciae reddita

[55] Nec multo post agrestium Cilicum nationes, quibus Clitarum cognomentum, saepe et alias commotae, tunc Troxobore duce montis asperos castris cepere atque inde decursu in litora aut urbes vim cultoribus et oppidanis ac plerumque in mercatores et navicularios audebant
Non ci furono molte esitazioni nel condannare a morte quei Giudei che avevano aggredito e ucciso i soldati; perplessità invece nascevano con Cumano e Felice, perché Claudio, dopo una relazione sulle cause della rivolta, aveva concesso il diritto di decidere le sorti dei procuratori

Allora Quadrato fece comparire Felice, in bella evidenza, seduto fra i giudici, allo scopo di bloccare gli sfoghi degli accusatori; per le colpe che i due avevano commesso, venne condannato il solo Cumano, e l'ordine tornò nella provincia

55 Non molto tempo dopo, rozze tribù della Cilicia, dette dei Cieti, già sollevatesi più di una volta in passato, occuparono, allora, sotto la guida di Trossobore, con insediamenti militari, alcuni monti impervii e, scendendo giù, osavano assalire, sulla costa o nelle città, contadini e abitanti e spesso commercianti e armatori

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

obsessaque civitas Anemuriensis, et missi e Syria in subsidium equites cum praefecto Curtio Severo turbantur, quod duri circum loci peditibusque ad pugnam idonei equestre proelium haud patiebantur

dein rex eius orae Antiochus blandimentis adversum plebem, fraude in ducem cum barbarorum copias dissociasset, Troxobore paucisque primoribus interfectis ceteros clementia composuit

[56] Sub idem tempus inter lacum Fucinum amnemque Lirim perrupto monte, quo magnificentia operis a pluribus viseretur, lacu in ipso navale proelium adornatur, ut quondam Augustus structo trans Tiberim stagno, sed levibus navigiis et minore copia ediderat
Subisce l'assedio la città di Anemuria e vengono messi in rotta i cavalieri spediti in suo aiuto dalla Siria col prefetto Curzio Severo, perché la regione accidentata, adatta all'impiego della fanteria, non si prestava all'intervento della cavalleria

In seguito, il re di quella regione, Antioco, introdusse elementi di disgregazione tra quei barbari, impiegando la frode contro il capo e le lusinghe per i suoi seguaci: riuscì a uccidere Trossobore e alcuni capi minori, riportando all'ordine gli altri con la clemenza

56 In quello stesso tempo si concluse la costruzione della galleria sotterranea tra il lago Fucino e il fiume Liri; e perché la grandiosità dei lavori fosse ammirata da molti, viene allestita sul lago una battaglia navale, spettacolo già offerto in passato da Augusto, ma con imbarcazioni più piccole e meno numerose, dopo la costruzione di un bacino in vicinanza del Tevere
Claudius triremis quadriremisque et undeviginti hominum milia armavit, cincto ratibus ambitu, ne vaga effugia forent, ac tamen spatium amplexus ad vim remigii, gubernantium artes, impetus navium et proelio solita

in ratibus praetoriarum cohortium manipuli turmaeque adstiterant, antepositis propugnaculis ex quis catapultae ballistaeque tenderentur

reliqua lacus classiarii tectis navibus obtinebant

ripas et collis montiumque edita in modum theatri multitudo innumera complevit, proximis e municipiis et alii urbe ex ipsa, visendi cupidine aut officio in principem

ipse insigni paludamento neque procul Agrippina chlamyde aurata praesedere

pugnatum quamquam inter sontis fortium virorum animo, ac post multum vulnerum occidioni exempti sunt

[57] Sed perfecto spectaculo apertum aquarum iter
Claudio armò triremi e quadriremi e diciannovemila uomini, con una completa recinzione di zattere, per evitare fughe non autorizzate, ma lasciando spazio sufficiente per la velocità necessaria alle navi, alle manovre dei piloti, all'urto delle chiglie e a quanto normalmente avviene in una battaglia

Sulla zattera stavano reparti di fanteria e cavalleria delle coorti pretorie, mentre davanti si ergevano baluardi da cui azionare catapulte e balestre

Marinai su navi fornite di ponte occupavano il resto del lago

Riempiva le rive e le pendici dei colli e le cime delle alture, come a teatro, una sterminata moltitudine venuta dai municipi vicini e perfino da Roma, per curiosità di vedere e anche in ossequio al principe

Presiedevano allo spettacolo Claudio stesso, in un vistoso mantello militare, e, accanto, Agrippina, in una clamide dorata

Benché la battaglia si svolgesse tra malfattori, diedero prova di vero coraggio e, dopo molte ferite, furono sottratti a un massacro

57 Concluso lo spettacolo, si aprì la via delle acque

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Tacito, Annales: Libro 15, 36-75
Tacito, Annales: Libro 15, 36-75

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 15, 36-75

incuria operis manifesta fuit, haud satis depressi ad lacus ima vel media

eoque tempore interiecto altius effossi specus, et contrahendae rursum multitudini gladiatorum spectaculum editur, inditis pontibus pedestrem ad pugnam

quin et convivium effluvio lacus adpositum magna formidine cunctos adfecit, quia vis aquarum prorumpens proxima trahebat, convulsis ulterioribus aut fragore et sonitu exterritis

simul Agrippina trepidatione principis usa ministrum operis Narcissum incusat cupidinis ac praedarum

nec ille reticet, impotentiam muliebrem nimiasque spes eius arguens

[58] D Iunio Q Haterio consulibus sedecim annos natus Nero Octaviam Caesaris filiam in matrimonium accepit
Apparve allora chiara l'imperfezione dell'opera: la galleria non era scesa abbastanza rispetto alle parti basse, o almeno medie, del lago

Scavarono poi, a una certa distanza di tempo, una galleria più profonda e, per richiamare ancora una gran folla, le fu offerto uno spettacolo di gladiatori, dopo aver gettato dei ponti, per uno scontro di fanteria

Se non che, nel banchetto imbandito allo sbocco del lago, tutti furono preda di un enorme spavento, perché l'acqua, irrompendo violenta, trascinava via quanto le stava vicino, mettendo a soqquadro cose e creando panico tra le persone più distanti, atterrite dall'assordante fragore

Allora Agrippina, approfittando dell'agitazione di Claudio, accusa Narcisso, l'appaltatore dell'opera, di avidità e di furto

Le replicò il liberto, accusandola di incapacità di controllo, tipicamente femminile, e di sfrenata ambizione

58 Nell'anno del consolato di Decimo Giunio e di Quinto Aterio, Nerone, all'età di sedici anni, sposò Ottavia, figlia di Claudio
utque studiis honestis [et] eloquentiae gloria enitesceret, causa Iliensium suscepta Romanum Troia demissum et Iuliae stirpis auctorem Aeneam aliaque haud procul fabulis vetera facunde executus perpetrat, ut Ilienses omni publico munere solverentur

eodem oratore Bononiensi coloniae igni haustae subventum centies sestertii largitione

reddita Rhodiis libertas, adempta saepe aut firmata, prout bellis externis meruerant aut domi seditione deliquerant; tributumque Apamensibus terrae motu convulsis in quinquennium remissum

[59] At Claudius saevissima quaeque promere adigebatur eiusdem Agrippinae artibus, quae Statilium Taurum opibus inlustrem hortis eius inhians pervertit accusante Tarquitio Prisco
E onde farlo brillare per nobili studi e gloria di eloquenza, gli venne affidata la difesa degli abitanti di Ilio; sviluppando con facondia il tema dei Romani discesi da Troia e di Enea capostipite della stirpe Giulia, ed altri temi pressoché leggendari, riuscì a far esonerare gli abitanti di Ilio da ogni tributo

Grazie al patrocinio del medesimo oratore, la colonia di Bologna, distrutta da un incendio, beneficiò di un sussidio di dieci milioni di sesterzi

Agli abitanti di Rodi fu restituita la libertà amministrativa, più volte tolta o riconfermata, a seconda dei meriti acquisiti in guerre esterne o delle responsabilità accumulate per le ribellioni interne e vennero esonerati dai tributi, per cinque anni, perché vittime di un terremoto, i cittadini di Apamea

59 Claudio intanto era spinto a compiere le azioni più crudeli dalle manovre di Agrippina, la quale, per aver messo gli occhi sui giardini di Statilio Tauro, celebre per le sue ricchezze, ne volle la rovina attraverso l'accusa di Tarquizio Prisco

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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 04, 25-50

legatus is Tauri Africam imperio proconsulari regentis, postquam revenerant, pauca repetundarum crimina, ceterum magicas superstitiones obiectabat

nec ille diutius falsum accusatorem, indignas sordis perpessus vim vitae suae attulit ante sententiam senatus

Tarquitius tamen curia exactus est; quod patres odio delatoris contra ambitum Agrippinae pervicere

[60] Eodem anno saepius audita vox principis, parem vim rerum habendam a procuratoribus suis iudicatarum ac si ipse statuisset

ac ne fortuito prolapsus videretur, senatus quoque consulto cautum plenius quam antea et uberius
Costui, legato di Tauro quando quest'ultimo era governatore in Africa come proconsole, al suo ritorno lo aveva messo sotto accusa per qualche caso di concussione, ma soprattutto per pratiche magiche

Statilio non riuscì a tollerare a lungo né il falso accusatore né le spregevoli infamie rivolte contro di lui e si tolse la vita prima della sentenza del senato

Tarquizio però venne espulso dalla curia, perché prevalse, sugli intrighi di Agrippina, l'odio contro il delatore

60 Sempre nello stesso anno, si sentì Claudio dichiarare ripetutamente che le sentenze emesse dai suoi procuratori dovevano avere la stessa efficacia di quelle pronunciate da lui

E, onde evitare che sembrasse un'affermazione casuale, seguì una delibera del senato, a conferire poteri più pieni e ampi che in passato
nam divus Augustus apud equestris qui Aegypto praesiderent lege agi decretaque eorum proinde haberi iusserat ac si magistratus Romani constituissent; mox alias per provincias et in urbe pleraque concessa sunt quae olim a praetoribus noscebantur: Claudius omne ius tradidit, de quo toties seditione aut armis certatum, cum Semproniis rogationibus equester ordo in possessione iudiciorum locaretur, aut rursum Serviliae leges senatui iudicia redderent, Mariusque et Sulla olim de eo vel praecipue bellarent

sed tunc ordinum diversa studia, et quae vicerant publice valebant

C Oppius et Cornelius Balbus primi Caesaris opibus potuere condiciones pacis et arbitria belli tractare
Il divo Augusto infatti aveva, in un primo tempo, deciso che la giustizia fosse amministrata davanti ai cavalieri che governavano l'Egitto e che le loro sentenze avessero lo stesso valore di quelle emanate dai magistrati romani; in un secondo momento ai cavalieri, nelle altre province e nella stessa Roma, furono delegate competenze giudiziarie prima riservate ai pretori; Claudio trasferì ai cavalieri tutte le competenze giudiziarie, cosa per cui tante volte si era lottato con rivolte e scontri armati, prima quando, con la legge Sempronia, l'ordine equestre si vide affidato tutto il settore della giustizia, e poi quando di nuovo, con la legge Servilia, venne restituita quella funzione al senato e questo era il nodo su cui in particolare si erano scontrati, in passato, Mario e Silla

Ma allora la conflittualità divideva i gruppi sociali, e la parte che aveva avuto il sopravvento prevaleva sull'altra ufficialmente

Grazie all'appoggio di Giulio Cesare, Gaio Oppio e Cornelio Balbo furono i primi ad avere la facoltà di trattare le condizioni di pace e le deliberazioni di guerra

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Matios posthac et Vedios et cetera equitum Romanorum praevalida nomina referre nihil attinuerit, cum Claudius libertos quos rei familiari praefecerat sibique et legibus adaequaverit

[61] Rettulit dein de immunitate Cois tribuenda multaque super antiquitate eorum memoravit: Argivos vel Coeum Latonae parentem vetustissimos insulae cultores; mox adventu Aesculapii artem medendi inlatam maximeque inter posteros eius celebrem fuisse, nomina singulorum referens et quibus quisque aetatibus viguissent

quin etiam dixit Xenophontem, cuius scientia ipse uteretur, eadem familia ortum, precibusque eius dandum ut omni tributo vacui in posterum Coi sacram et tantum dei ministram insulam colerent
Dopo di che, servirebbe ben poco ricordare i Mazii e i Vedii e gli altri nomi illustri dell'ordine equestre, perché Claudio eguagliò a sé e alle leggi quei liberti, cui aveva affidato l'amministrazione del suo patrimonio

61 Riferì poi Claudio sull'opportunità di concedere l'esenzione fiscale agli abitanti di Coo, sull'antica origine dei quali dissertò a lungo; gli Argivi e Ceo, padre di Latona, erano stati - ricordava - i primi abitanti dell'isola; poi, con l'arrivo di Esculapio, venne introdotta l'arte della medicina, resa famosa soprattutto dai suoi discendenti, dei quali Claudio riferì i nomi e l'epoca in cui ciascuno era fiorito

Disse anche che Senofonte, medico del cui sapere egli personalmente si avvaleva, era un discendente della stessa famiglia e proponeva di accogliere la sua richiesta, secondo cui i Coi, esenti per il futuro da ogni tributo, dovevano vivere in quell'isola sacra, dedicandosi unicamente al culto del dio

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