Tacito, Annales: Libro 12, 40-69

Tacito, Annales: Libro 12, 40-69

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 40-69

[40] At Caesar cognita morte legati, ne provincia sine rectore foret, A Didium suffecit

is propere vectus non tamen integras res invenit, adversa interim legionis pugna, cui Manlius Valens praeerat; auctaque et apud hostis eius rei fama, quo venientem ducem exterrerrent, atque illo augente audita, ut maior laus compositis et, si duravissent, venia iustior tribueretur

Silures id quoque damnum intulerant lateque persultabant, donec adcursu Didii pellerentur
40 Claudio, appresa la morte del legato, per non lasciare una provincia senza governo, indicò il sostituto in Aulo Didio

Nonostante il suo arrivo sollecito, trovò una situazione compromessa, perché nel frattempo la legione aveva perduto una battaglia agli ordini di Manlio Valente; l'episodio venne ingigantito anche dai nemici, per impressionare il comandante in arrivo; anch'egli diede esagerata risonanza alle voci, per farsene, qualora la situazione venisse ristabilita, una gloria maggiore e, a cose immutate, una giustificazione più credibile

Anche di questa sconfitta erano responsabili i Siluri, che dilagavano in scorribande finché non venne Didio a cacciarli
sed post captum Caratacum praecipuus scientia rei militaris Venutius, e Brigantum civitate, ut supra memoravi, fidusque diu et Romanis armis defensus, cum Cartimanduam reginam matrimonio teneret; mox orto discidio et statim bello etiam adversus nos hostilia induerat, sed primo tantum inter ipsos certabatur, callidisque Cartimandua artibus fratrem ac propinquos Venutii intercepit

inde accensi hostes, stimulante ignominia, ne feminae imperio subderentur, valida et lecta armis iuventus regnum eius invadunt

quod nobis praevisum, et missae auxilio cohortes acre proelium fecere, cuius initio ambiguo finis laetior fuit

neque dispari eventu pugnatum a legione, cui Caesius Nasica praeerat; nam Didius senectute gravis et multa copia honorum per ministros agere et arcere hostem satis habebat
Dopo la cattura di Carataco, il maggiore stratega era Venuzio, della tribù dei Briganti, il quale, come sopra ho ricordato, ci fu a lungo fedele e venne protetto dalle armi romane, finché tenne unita a sé in matrimonio la regina Cartimandua: più tardi, ottenuto il divorzio e intervenuta subito la guerra, aveva assunto atteggiamenti ostili anche verso di noi; Da principio si trattò di una lotta tra loro, e Cartimandua catturò con l'astuzia il fratello e i parenti di Venuzio

Ma questo fece divampare la furia dei nemici, sotto l'assillo della vergogna di dover obbedire a una donna, perciò il fiore della gioventù atta alle armi invade il suo regno

Cosa da noi prevista: le coorti inviate in suo aiuto furono impegnate in un'aspra battaglia, conclusasi, dopo un inizio incerto, in un successo pieno

Con fortuna non diversa si batté la legione al comando di Cesio Nasica; Didio infatti, gravato dalla vecchiaia e pago di onori, si contentava di agire attraverso i suoi subalterni e di contenere il nemico
haec, quamquam a duobus pro praetoribus pluris per annos gesta, coniunxi ne divisa haud perinde ad memoriam sui valerent: ad temporum ordinem redeo

[41] Ti Claudio quintum Servio Cornelio Orfito consulibus virilis toga Neroni maturata quo capessendae rei publicae habilis videretur

et Caesar adulationibus senatus libens cessit ut vicesimo aetatis anno consulatum Nero iniret atque interim designatus proconsulare imperium extra urbem haberet ac princeps iuventutis appellaretur

additum nomine eius donativum militi, congiarium plebei
Si tratta di operazioni militari compiute dai due propretori nel corso di più anni, che nel racconto ho riunito, perché, separate, non lascerebbero nella memoria una traccia pari alla loro importanza; E ora riprendo il racconto in ordine cronologico

41 Era l'anno dei consoli Tiberio Claudio, per la quinta volta, e Servio Cornelio Orfito, quando fu anticipata la toga virile a Nerone, perché apparisse maturo ad assumere responsabilità politiche

E Claudio fu ben contento di cedere alle adulazioni del senato che chiedeva, per Nerone, l'inizio del consolato a vent'anni, mentre nel frattempo, quale console designato, poteva esercitare un comando proconsolare fuori Roma ed essere chiamato principe della gioventù

A suo nome vennero distribuiti un donativo ai soldati e viveri alla plebe

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

et ludicro dircensium, quod adquirendis vulgi studiis edebatur, Britannicus in praetexta, Nero triumphali veste travecti sunt: spectaret populus hunc decore imperatorio, illum puerili habitu, ac perinde fortunam utriusque praesumeret

simul qui centurionum tribunorumque sortem Britannici miserabantur, remoti fictis causis et alii per speciem honoris; etiam libertorum si quis incorrupta fide, depellitur tali occasione

obvii inter se Nero Britannicum nomine, ille Domitium salutavere

quod ut discordiae initium Agrippina multo questu ad maritum defert: sperni quippe adoptionem, quaeque censuerint patres, iusserit populus, intra penatis abrogari; ac nisi pravitas tam infensa docentium arceatur, eruptura in publicam perniciem
E nei giochi del circo, organizzati per alimentare le simpatie del popolo, si presentarono sul cocchio, alla folla, Britannico in toga pretesta, Nerone in veste trionfale: il popolo poteva così vedere quest'ultimo nella suggestiva solennità del comando; quell'altro in abito infantile, con ovvie conclusioni sul destino di entrambi

Intanto i centurioni e i tribuni che esprimevano pietà per la sorte di Britannico furono allontanati, alcuni con motivi fittizi, altri dietro il pretesto di una promozione; Anche i pochi liberti rimasti fedeli a Britannico furono scacciati, dopo il seguente episodio

In un casuale incontro, Nerone salutò Britannico per nome e questi chiamò l'altro Domizio

Agrippina segnalò al marito, tra vive proteste, questo fatto come un inizio di discordia: così - lamentava - cadeva in dispregio l'adozione e veniva abrogato entro casa quanto deciso dal senato e voluto dal popolo; e se non si reprimeva l'aggressiva malvagità dei precettori di Britannico, sarebbe sfociata in una pubblica catastrofe
commotus his quasi criminibus optimum quemque educatorem filii exilio aut morte adficit datosque a noverca custodiae eius imponit

[42] Nondum tamen summa moliri Agrippina audebat, ni praetoriarum cohortium cura exolverentur Lusius Geta et Rufrius Crispinus, quos Messalinae memores et liberis eius devinctos credebat

igitur distrahi cohortis ambitu duorum et, si ab uno regerentur, intentiorem fore disciplinam adseverante uxore, transfertur regimen cohortium ad Burrum Afranium, egregiae militaris famae, gnarum tamen cuius sponte praeficeretur
Scosso da queste parole, ch'eran piuttosto accuse, Claudio colpì con l'esilio o con la morte i migliori maestri del figlio, ponendolo sotto la custodia di altri scelti dalla matrigna

42 Non si arrischiava però ancora Agrippina al colpo finale prima dell'esonero dal comando delle coorti pretorie di Lusio Geta e Rufrio Crispino, che riteneva devoti alla memoria di Messalina e legati al figlio di lei

Perciò, di fronte alle categoriche asserzioni della moglie, la quale sosteneva che dalla rivalità dei due comandanti nascevano divisioni interne alle coorti, mentre sotto un unico comando la disciplina sarebbe stata più ferrea, trasferisce il controllo delle coorti ad Afranio Burro, uomo di alto prestigio militare, ma anche perfettamente consapevole per volontà di chi assumeva tale carica

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Tacito, Annales: Libro 13, 01-24
Tacito, Annales: Libro 13, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 01-24

suum quoque fastigium Agrippina extollere altius: carpento Capitolium ingredi, qui honos sacerdotibus et sacris antiquitus concessus veneratio nem augebat feminae, quam imperatore genitam, sororem eius qui rerum potitus sit et coniugem et matrem fuisse, unicum ad hunc diem exemplum est

inter quae praecipuus propugnator eius Vitellius, validissima gratia, aetate extrema (adeo incertae sunt potentium res) accusatione corripitur, deferente Iunio Lupo senatore

is crimina maiestatis et cupidinem imperii obiectabat; praebuissetque auris Caesar, nisi Agrippinae minis magis quam precibus mutatus esset, ut accusatori aqua atque igni interdiceret

hactenus Vitellius voluerat

[43] Multa eo anno prodigia evenere
Agrippina volle rendere più vistoso anche lo splendore del suo altissimo ruolo: faceva il suo ingresso in Campidoglio su un cocchio, e questo onore, riservato nei tempi antichi ai sacerdoti e alle immagini degli dèi, aumentava il prestigio di quella donna che, figlia di un comandante supremo, sorella di chi si era impadronito del potere, era, unico esempio fino a quel giorno, moglie e madre di imperatori

Ma è a questo punto che il suo principale sostenitore, Vitellio, il quale godeva di favore enorme, viene colpito, quand'era ormai in tarda età - a tal punto è incerto il destino dei potenti - da una denuncia presentata dal senatore Giunio Lupo

Lo accusava di lesa maestà e di sete di potere; Cesare l'avrebbe ascoltato, se non gli avesse fatto cambiare opinione Agrippina, più con le minacce che con le preghiere; l'accusatore venne mandato in esilio

di questo si era accontentato Vitellio

43 Si verificarono, in quell'anno, numerosi prodigi
insessum diris avibus Capitolium, crebris terrae motibus prorutae domus, ac dum latius metuitur, trepidatione vulgi invalidus quisque obtriti; frugum quoque egestas et orta ex eo fames in prodigium accipiebatur

nec occulti tantum questus, sed iura reddentem Claudium circumvasere clamoribus turbidis, pulsumque in extremam fori partem vi urgebant, donec militum globo infensos perrupit

quindecim dierum alimenta urbi, non amplius superfuisse constitit, magnaque deum benignitate et modestia hiemis rebus extremis subventum

at hercule olim Italia legionibus longinquas in provincias commeatus portabat, nec nunc infecunditate laboratur, sed Africam potius et Aegyptum exercemus, navisbusque et casibus vita populi Romani permissa est
Uccelli sinistri si annidarono sul Campidoglio; per una serie di terremoti crollarono abitazioni e, nel panico dilagante, i più deboli furono calpestati da una folla impazzita; passò per un segno prodigioso anche la scarsità del raccolto e la conseguente carestia

Le proteste non rimasero sotterranee, ma una folla assediò, con grida minacciose, Claudio, mentre amministrava la giustizia: lo spinsero in un angolo del foro sotto la loro pressione, finché un reparto militare disperse gli scalmanati

Si accertò che a Roma erano rimasti viveri per quindici giorni, non più: nell'emergenza l'aiuto venne dalla grande benevolenza degli dèi e dalla mitezza dell'inverno

Eppure, un tempo, era l'Italia a portare, nelle province più lontane, i viveri alle legioni, e neppure oggi la terra soffre di sterilità, ma preferiamo coltivare l'Africa e l'Egitto, da cui dipende la vita del popolo romano, affidata alle navi e alle condizioni del mare

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Tacito, Annales: Libro 04, 25-50

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 04, 25-50

[44] Eodem anno bellum inter Armenios Hiberosque exortum Parthis quoque ac Romanis gravissimorum inter se motuum causa fuit

genti Parthorum Vologeses imperitabat, materna origine ex paelice Graeca, concessu fratrum regnum adeptus; Hiberos Pharasmanes vetusta possesione, Armenios frater eius Mithridates obtinebat opibus nostris

erat Pharasmanis filius nomine Radamistus, decora proceritate, vi corporis insignis et patrias artis edoctus, claraque inter accolas fama

is modicum Hiberiae regnum senecta patris detineri ferocius crebriusque iactabat quam ut cupidinem occultaret
44 Sempre in quell'anno, una guerra scatenatasi tra Armeni e Iberi determinò gravi ripercussioni anche tra Parti e Romani

Sui Parti regnava Vologese, figlio di una concubina greca, salito al potere per la rinuncia dei fratelli; Degli Iberi era re Farasmane, per diritto ereditario, mentre suo fratello Mitridate governava gli Armeni, col nostro appoggio

Farasmane aveva un figlio, di nome Radamisto, prestante, noto per la forza fisica, educato secondo i valori della sua gente, rinomato presso i popoli vicini

Costui, con troppa fierezza e frequenza per poter nascondere le sue mire ambiziose, andava dicendo che, se il regno d'Iberia restava modesto, era per la vecchiaia del padre
igitur Pharasmanes iuvenem potentiae promptum et studio popularium accinctum, vergentibus iam annis suis metuens, aliam ad spem trahere et Armeniam ostentare, pulsis Parthis datam Mithridati a semet memorando: sed vim differendam et potiorem dolum quo incautum opprimerent

ita Radamistus simulata adversus patrem discordia tamquam novercae odiis impar pergit ad patruum, multaque ab eo comitate in speciem liberum cultus primores Armeniorum ad res novas inlicit, ignaro et ornante insuper Mithridate

[45] Reconciliationis specie adsumpta regressusque ad patrem, quae fraude confici potuerint, prompta nuntiat, cetera armis exequenda
Perciò Farasmane, temendo, in anni per lui declinanti, il giovane figlio, che, assecondato dalle simpatie popolari, puntava deciso al potere, lo dirotta verso altri obiettivi e gli fa balenare l'Armenia, ricordando che egli stesso, dopo averne cacciati i Parti, l'aveva data a Mitridate: ma - concludeva - non era il momento della forza; migliore invece l'inganno, per abbatterlo con la sorpresa

Così Radamisto, fingendosi in discordia col padre, come se non riuscisse a fronteggiare l'odio della matrigna, si reca presso lo zio, dove, accolto con grande benevolenza, come un figlio, trascina i capi armeni a progetti eversivi, all'insaputa di Mitridate che lo colma anzi di favori

45 Tornato poi dal padre con una finta riconciliazione, riferisce che quanto ci si poteva attendere dalla frode era pronto e che, per il resto, la parola doveva passare alle armi

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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 11, 01-38

interim Pharasmanes belli causas confingit: proelianti sibi adversus regem Albanorum et Romanos auxilio vocanti fratrem adversatum, eamque iniuriam excidio ipsius ultum iturum; simul magnas copias filio tradidit

ille inruptione subita territum exutumque campis Mithridaten compulit in castellum Gorneas, tutum loco ac praesidio militum, quis Caelius Pollio praefectus, centurio Casperius praeerat

nihil tam ignarum barbaris quam machinamenta et astus oppugnationum: at nobis ea pars militiae maxime gnara est

ita Radamistus frustra vel cum damno temptatis munitionibus obssidium incipit; et cum vis neglegeretur, avaritiam praefecti emercatur, obtestante Casperio, ne socius rex, ne Armenia donum populi Romani scelere et pecunia verterentur
Intanto Farasmane costruisce un pretesto per la guerra: dice che, quando combatteva contro il re degli Albani e voleva chiedere l'appoggio dei Romani, il fratello lo aveva osteggiato, e ora intendeva vendicare quell'offesa anche con la sua morte; affida subito ingenti truppe al figlio

Questi, con attacco improvviso, costringe Mitridate, sgomento e privato delle pianure, a rifugiarsi nella fortezza di Gornea, difesa dalla posizione e da un presidio militare agli ordini del prefetto Celio Pollione e del centurione Casperio

Nulla è ignoto ai barbari quanto l'attrezzatura e le tecniche di assedio, che è invece una parte dell'arte militare di cui siamo competenti

Così, dopo aver attaccato invano o con proprio danno quella fortezza, Radamisto si risolve a iniziare l'assedio e, poiché l'impiego della forza non dava risultato, sfrutta l'avidità del prefetto, nonostante le resistenze di Casperio, volte a impedire uno scellerato baratto, per denaro, di un re alleato e dell'Armenia, dono del popolo romano

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