Tacito, Annales: Libro 12, 01-39, pag 4

Tacito, Annales: Libro 12, 01-39

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 01-39
[28] At qui dextris et propioribus compendiis ierant, obvio hosti et aciem auso plus cladis faciunt, et praeda famaque onusti ad montem Taunum revertuntur, ubi Pomponius cum legionibus opperiebatur, si Chatti cupidine ulciscendi casum pugnae praeberent

illi metu ne hinc Romanus, inde Cherusci, cum quis aeternum discordant, circumgrederentur, legatos in urbem et obsides misere

decretusque Pomponio triumphalis honos, modica pars famae eius apud posteros in quis carminum gloria praecellit

[29] Per idem tempus Vannius Suebis a Druso Caesare impositus pellitur regno

prima imperii aetate clarus acceptusque popularibus, mox diuturnitate in superbiam mutans et odio accolarum, simul domesticis discordiis circumventus
28 La colonna che si era diretta sulla destra attraverso scorciatoie, s'imbatté nel nemico, che osò lo scontro, subendo perdite più pesanti, sicché i nostri poterono rientrare, carichi di preda e di gloria, al monte Tauno, dove Pomponio aspettava con le legioni, qualora i Catti, per smania di vendetta, avessero offerto il destro a una battaglia

Ma quelli, nel timore di vedersi circondati su un lato dai Romani e sull'altro dai Cherusci, con cui esisteva una conflittualità perenne, inviarono a Roma una delegazione con ostaggi

A Pomponio venne decretato l'onore del trionfo, il che costituisce piccola parte della sua fama tra i posteri, per i quali conta ben di più la sua gloria di poeta

29 Nel contempo Vannio, imposto come re agli Svevi da Druso Cesare, viene cacciato dal regno

Nella prima fase del suo dominio s'era acquistato fama e popolarità tra la sua gente, ma poi, fattosi, col passare del tempo, arrogante, si era attirato l'odio dei vicini e finì vittima di discordie interne
auctores fuere Vibilius Hermundurorum rex et Vangio ac Sido sorore Vannii geniti

nec Claudius, quamquam saepe oratus, arma certantibus barbaris interposuit, tutum Vannio perfugium promittens, si pelleretur

scripsitque Palpellio Histro, qui Pannoniam praesidebat, legionem ipsaque e provincia lecta auxilia pro ripa componere, subsidio victis et terrorem adversus victores, ne fortuna elati nostram quoque pacem turbarent

nam vis innumera, Lugii aliaeque gentes, adventabant, fama ditis regni, quod Vannius triginta per annos praedationibus et vectigalibus auxerat

ipsi manus propria pedites, eques a Sarmatis Iazugibus erat, impar multitudini hostium, eoque castellis sese defensare bellumque ducere statuerat
La sua caduta si dovette all'iniziativa di Vibilio, re degli Ermunduri, e a Vangione e Sidone, figli di una sorella dello stesso Vannio

Claudio, nonostante le ripetute sollecitazioni, non volle interferire, in armi, nei conflitti fra barbari, promettendo però un rifugio sicuro a Vannio, nel caso fosse cacciato

E diede disposizioni scritte a Palpellio Istro, governatore della Pannonia, ordinandogli di tener pronta lungo la riva del Danubio una legione e ausiliari scelti nella sua provincia, come aiuto ai vinti e deterrente per i vincitori, nel caso che questi ultimi, inebriati dalla vittoria, intendessero turbare anche la nostra pace

Stava infatti per giungere una massa sterminata di Lugii e di altri popoli, attratti dalla fama di un regno prospero, arricchito da Vannio in trent'anni di saccheggi e imposizione di tributi

Egli poteva contare su una propria fanteria e su cavalieri dei Sarmati Iazigi, forze però impari alla massa dei nemici: perciò aveva deciso di difendersi in luoghi fortificati e di trascinare in lungo la guerra
[30] Sed Iazuges obsidionis impatientes et proximos per campos vagi necessitudinem pugnae attulere, quia Lugius Hermundurusque illic ingruerant

igitur degressus castellis Vannius funditur proelio, quamquam rebus adversis laudatus quod et pugnam manu capessiit et corpore adverso vulnera excepit

ceterum ad classem in Danuvio opperientem perfugit; secuti mox clientes et acceptis agris in Pannonia locati sunt

regnum Vangio ac Sido inter se partivere, egregia adversus nos fide, subiectis, suone an servitii ingenio, dum adipiscerentur dominationes, multa caritate, et maiore odio, postquam adepti sunt
30 Ma poiché gli Iazigi, insofferenti agli assedi, si sbandavano nelle piane vicine, resero inevitabile lo scontro, essendo piombati loro addosso Lugii ed Ermunduri

Vannio allora uscì dalle sue fortezze e fu sconfitto in combattimento, benché si sia fatto onore pur nella disfatta: si batté infatti personalmente, rimanendo ferito nel petto

Trovò rifugio presso la nostra flotta, in attesa sul Danubio; Lo seguirono più tardi i suoi clienti, ai quali fu distribuita della terra, perché avessero stanza in Pannonia

Vangione e Sidone si divisero il regno, mantenendosi assolutamente leali verso di noi; dai loro sudditi ebbero entusiastico appoggio, finché lottarono per il potere, ma odio tanto maggiore dopo che l'ebbero conseguito: ciò per demerito loro o perché così è il dispotismo

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

[31] At in Britannia P Ostorium pro praetore turbidae res excepere, effusis in agrum sociorum hostibus eo violentius quod novum ducem exercitu ignoto et coepta hieme iturum obviam non rebantur

ille gnarus primis eventibus metum aut fiduciam gigni, citas cohortis rapit et caesis qui restiterant, disiectos consectatus, ne rursus conglobarentur infensaque et infida pax non duci, non militi requiem permitteret, detrahere arma suspectis cunctaque castris Avonam [inter] et Sabrinam fluvios cohibere parat

quod primi Iceni abnuere, valida gens nec proeliis contusi, quia socie tatem nostram volentes accesserant
31 Intanto in Britannia il propretore Publio Ostorio ebbe un'accoglienza tutt'altro che tranquilla: tribù nemiche avevano invaso il territorio di nostri alleati, con aggressività tanto maggiore, in quanto non pensavano che un comandante nuovo, alle prese con un esercito non conosciuto e a inverno iniziato, li avrebbe affrontati

Ma quello, perfettamente consapevole che sono le prime mosse a provocare paura o fiducia, trae con sé le coorti leggere, massacra chi resiste, insegue i dispersi, impedendo loro di ricongiungersi, e, per evitare che una pace malsicura e infida togliesse tranquillità ai soldati e al loro comandante, disarma le tribù sospette e si appresta a contenere ogni attacco con una serie di campi trincerati tra i fiumi Trisantona e Sabrina

Reagirono per primi gli Iceni, popolazione forte e non indebolita da scontri precedenti, perché avevano stretta, senza subirla, alleanza con noi
hisque auctoribus circumiectae nationes locum pugnae delegere saeptum agresti aggere et aditu angusto, ne pervius equiti foret

ea munimenta dux Romanus, quamquam sine robore legionum socialis copias ducebat, perrumpere adgreditur et distributis cohortibus turmas quoque peditum ad munia accingit

tunc dato signo perfringunt aggerem suisque claustris impeditos turbant

atque illi conscientia rebellionis et obsaeptis effugiis multa et clara facinora fecere

qua pugna filius legati M Ostorius servati civis decus meruit

[32] Ceterum clade Icenorum compositi qui bellum inter et pacem dubitabant, et ductus in Decangos exercitus
Su loro iniziativa, le tribù vicine scelsero, per la battaglia, un luogo, che circondarono con un rozzo terrapieno, munito di uno stretto accesso, perché fosse impraticabile alla cavalleria

Il comandante romano, benché conducesse reparti alleati senza il peso delle legioni, avanza deciso a travolgere quelle difese e, disposte in ordine le coorti, impone anche ai reparti di cavalleria il ruolo di fanti

Al segnale, abbattono le difese del terrapieno, gettando lo scompiglio tra i nemici impacciati dalle loro stesse barriere

Ma questi ultimi, coscienti della loro ribellione e senza via d'uscita, compirono molti e fulgidi atti di coraggio

In quella battaglia il figlio del legato, Marco Ostorio, meritò la corona riservata a chi salva un cittadino

32 Con la strage degli Iceni si acquietarono le tribù ancora incerte tra la guerra e la pace, e l'esercito fu condotto contro i Decangi

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Tacito, Annales: Libro 16, 01-35
Tacito, Annales: Libro 16, 01-35

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 16, 01-35

vastati agri, praedae passim actae, non ausis aciem hostibus, vel si ex occulto carpere agmen temptarent, punito dolo

iamque ventum haud procul mari, quod Hiberniam insulam aspectat, cum ortae apud Brigantas discordiae retraxere ducem, destinationis certum, ne nova moliretur nisi prioribus firmatis

et Brigantes quidem, paucis qui arma coeptabant interfectis, in reliquos data venia, resedere

Silurum gens non atrocitate, non clementia mutabatur, quin bellum exerceret castrisque legionum premenda foret

id quo promptius veniret, colonia Camulodunum valida veteranorum manu deducitur in agros captivos, subsidium adversus rebellis et imbuendis sociis ad officia legum
La devastazione dei campi e i saccheggi compiuti un po' dovunque furono subiti dai nemici senza che osassero lo scontro, e là dove tentarono azioni di disturbo o piccole imboscate, i loro colpi di mano vennero subito puniti

Ci si era spinti fin quasi al mare che fronteggia l'isola di Ibernia, quando discordie scoppiate fra i Briganti indussero al ripiegamento Ostorio, fermo nel suo proposito di non tentare nuove conquiste, se non dopo aver consolidato le precedenti

Furono annientati i Briganti che avevano ripreso le armi, venne concesso il perdono agli altri e la quiete tornò fra tutti loro

Ma né la dura repressione né la clemenza valsero a far desistere il popolo dei Siluri dal continuare la guerra, e si rese necessario tenerli sotto controllo con una guarnigione di legionari

Per raggiungere questi scopi in tempi più brevi, venne fondata, in quelle terre sottomesse, la colonia di Camuloduno con un consistente gruppo di veterani, come base di sostegno contro i ribelli e per abituare gli alleati al rispetto delle leggi
[33] Itum inde in Siluras, super propriam ferociam Carataci viribus confisos, quem multa ambigua, multa prospera extulerant ut certeros Britannorum imperatores praemineret

sed tum astu locorum fraude prior, vi militum inferior, transfert bellum in Ordovicas, additisque qui pacem nostram metuebant, novissimum casum experitur, sumpto ad proelium loco, ut aditus abscessus, cuncta nobis importuna et suis in melius essent, hinc montibus arduis, et si qua clementer accedi poterant, in modum valli saxa praestruit: et praefluebat amnis vado incerto, catervaeque armatorum pro munimentis constiterant

[34] Ad hoc gentium ductores circumire hortari, firmare animos minuendo metu, accendenda spe aliisque belli incitamentis
33 Ebbe quindi inizio la campagna contro i Siluri, che, oltre alla propria fiera indomabilità, contavano anche sull'appoggio di Carataco, il quale, attraverso molti scontri d'esito incerto e molti successi, si era fatto un nome, tanto da eccellere sugli altri capi dei Britanni

Superiore, in quel momento, per l'abilità nello sfruttare le insidie dei luoghi, ma inferiore sul piano militare, trasferisce la guerra tra gli Ordovici, dove, con l'appoggio di quanti temevano la nostra pace, compie un tentativo estremo, sceglie per lo scontro un luogo tale per cui le vie d'accesso e d'uscita e ogni altro elemento costituissero per noi un problema e per i suoi un vantaggio: da un lato si ergevano aspre montagne, con i punti di più facile accesso bloccati da massi disposti a formare una specie di vallo; davanti scorreva un fiume, dai guadi poco sicuri, mentre bande di armati erano in posizione dinnanzi ai ripari

34 Oltre a ciò, i capi delle tribù passavano tra i loro a spronare, a fare coraggio, allontanando paure, ravvivando speranze e facendo leva sugli altri stimoli cui si ricorre in guerra

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Tacito, Annales: libro 14, 40-65
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte libro 14, 40-65

enimvero Caratacus huc illuc volitans illum diem, illam aciem testabatur aut reciperandae libertatis aut servitutis aeternae initium fore; vocabatque nomina maiorum, qui dictatorem Caesarem pepulissent, quorum virtute vacui a securibus et tributis intemerata coniugum et liberorum corpora retinerent

haec atque talia dicenti adstrepere vulgus, gentili quisque religione obstringi, non telis, non vulneribus cessuros

[35] Obstupefecit ea alacritas ducem Romanum; simul obiectus amnis, additum vallum, imminentia iuga, nihil nisi atrox et propugnatoribus frequens terrebat

sed miles proelium poscere, cuncta vurtute expugnabilia clamitare; praefectique [et] tribuni paria disserentes ardorem exercitus intendebant
E Carataco, scorrendo tra quegli uomini, giurava che quel giorno e quella battaglia valevano come l'inizio o della riconquistata libertà o di una schiavitù eterna; e invocava il nome degli avi, che avevano ricacciato il dittatore Cesare e per il cui valore essi, liberi da scuri e tributi, conservavano inviolati i corpi delle spose e dei figli

A queste e simili parole quegli uomini rispondevano con grida d'entusiasmo; ciascuno, secondo il rito della propria gente, giurava di non cedere ai colpi e alle ferite

35 Quell'entusiasmo sconcertò il comandante romano; e lo preoccupava l'ostacolo del fiume, l'ulteriore difesa del vallo, i monti così a ridosso: ovunque luoghi densi di minacce e assiepati da difensori

Ma i soldati volevano la battaglia, gridando che il valore poteva superare ogni ostacolo; i prefetti e i tribuni, con parole non diverse, accrescevano la bellicosità dei soldati
tum Ostorius, circumspectis quae impenetrabilia quaeque pervia, ducit infensos amnemque haud difficulter evadit

ubi ventum ad aggerem, dum missilibus certabatur, plus vulnerum in nos et pleraeque caedes oriebantur: postquam facta testudine rudes et informes saxorum compages distractae parque comminus acies, decedere barbari in iuga montium

sed eo quoque inrupere ferentarius gravisque miles, illi telis adsultantes, hi conferto gradu, turbatis contra Britannorum ordinibus, apud quos nulla loricarum galearumve tegmina; et si auxiliaribus resisterent, gladiis ac pilis legionariorum, si huc verterent, spathis et hastis auxiliarium sternebantur

clara ea victoria fuit, captaque uxor et filia Carataci fratresque in deditionem accepti
Allora Ostorio, valutati i punti intransitabili e quelli di facile accesso, alla testa di uomini decisi superò senza difficoltà il fiume

Giunti alle difese del terrapieno, finché si scambiarono colpi da lontano, subirono più ferite e contarono parecchi morti; ma quando, disposti a testuggine, riuscirono a sfondare quella improvvisata compagine di massi e lottarono corpo a corpo in condizione di parità, i barbari si ritirarono sulle cime dei monti

Ma anche là mossero all'assalto i soldati con armamento leggero e pesante, i primi con ondate di lanci e gli altri con la loro massa d'urto, mentre le file dei Britanni si scompigliavano, perché privi della difesa di elmi e corazze; e se tentavano di resistere agli ausiliari, erano falciati dai gladi e dai pili dei legionari; se affrontavano questi ultimi, cadevano sotto le lunghe spade e le aste degli ausiliari

Quella vittoria fu splendida e caddero prigioniere la moglie e la figlia di Carataco, mentre i suoi fratelli si arresero

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[36] Ipse, ut ferme intuta sunt adversa, cum fidem Cartimanduae reginae Brigantum petivisset, vinctus ac victoribus traditus est, nono post anno quam bellum in Britannia coeptum

unde fama eius evecta insulas et proximas provincias pervagata per Italiam quoque celebrabatur, avebantque visere, quis ille tot per annos opes nostras sprevisset

ne Romae quidem ignobile Carataci nomen erat; et Caesar dum suum decus extollit, addidit gloriam victo

vocatus quippe ut ad insigne spectaclum populus: stetere in armis praetoriae cohortes campo qui castra praeiacet

tunc incedentibus regiis clientulis phalerae torques quaeque bellis externis quaesiverat traducta, mox fratres et coniunx et filia, postremo ipse ostentatus
36 Quanto a lui - perché quasi mai nella sfortuna trovi chi ti difenda - fidatosi della parola di Cartimandua, regina dei Briganti, fu consegnato in catene ai vincitori, nove anni dopo l'inizio della guerra in Britannia

Per questo appunto la sua fama, uscita dai confini dell'isola e sparsasi nelle province vicine, ebbe vasta eco anche in Italia, dove tutti erano ansiosi di conoscere chi fosse colui che, per tanti anni, si era preso gioco della nostra potenza

Neppure a Roma il nome di Carataco era sconosciuto; e Cesare, proprio col voler dare un saggio della propria grandezza, finì per aggiungere gloria al vinto

Il popolo venne chiamato come se dovesse assistere a uno spettacolo d'eccezione: Stavano in armi le coorti pretorie nella spianata antistante la caserma

Iniziarono a sfilare i vassalli del re, con l'esibizione delle falere, delle collane e delle spoglie che Carataco s'era conquistato nelle guerre con i popoli stranieri; seguivano i fratelli, la moglie e la figlia e, da ultimo, venne messo in mostra Carataco in persona

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