Tacito, Annales: Libro 12, 01-39

Tacito, Annales: Libro 12, 01-39

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 12, 01-39

[1] Caede Messalinae convulsa principis domus, orto apud libertos certamine, quis deligeret uxorem Claudio, caelibis vitae intoleranti et coniugum imperiis obnoxio

nec minore ambitu feminae exarserant: suam quaeque nobilitatem formam opes contendere ac digna tanto matrimonio ostentare

sed maxime ambigebatur inter Lolliam Paulinam M Lollii consularis et Iuliam Agrippinam Germanico genitam: huic Pallas, illi Callistus fautores aderant; at Aelia Paetina e familia Tuberonum Narcisso fovebatur

ipse huc modo, modo illuc, ut quemque suadentium audierat, promptus, discordantis in consilium vocat ac promere sententiam et adicere rationes iubet
1 Con l'uccisione di Messalina fu sconvolto il palazzo imperiale, per la gara, apertasi tra i liberti, su chi riuscisse a scegliere una moglie a Claudio, incapace di vivere senza una donna e incline a farsi comandare dalla moglie

Non meno violenta divampava la competizione tra le pretendenti: ciascuna vantava, a gara, la nobiltà, la bellezza, le ricchezze e si mostrava degna di un matrimonio così alto

La contesa più serrata si esprimeva tra Lollia Paolina, figlia del consolare Marco Lollio, e Giulia Agrippina, figlia di Germanico: questa godeva del favore di Pallante, quella di Callisto; Narcisso, invece, dava il suo appoggio ad Elia Petina, appartenente alla famiglia dei Tuberoni

L'influenzabile Claudio, propenso ora verso l'una, ora verso l'altra, a seconda di quale consigliere avesse ascoltato, convoca in consiglio i liberti in disaccordo e ordina che ciascuno esprima la propria opinione, motivandola
[2] Narcissus vetus matrimonium, filiam communem (nam Antonia ex Paetina erat), nihil in penatibus eius novum disserebat, si sueta coniunx rediret, haudquaquam novercalibus odiis visura Britannicum, Octaviam, proxima suis pignora

Callistus improbatam longo discidio, ac si rursum adsumeretur, eo ipso superbam; longeque rectius Lolliam induci, quando nullos liberos genuisset, vacuam aemulatione et privignis parentis loco futuram

at Pallas id maxime in Agrippina laudare quod Germanici nepotem secum traheret, dignum prorsus imperatoria fortuna: stirpem nobilem et familiae

[3] Praevaluere haec adiuta Agrippinae inlecebris: ad eum per speciem necessitudinis crebro ventitando pellicit patruum ut praelata ceteris et nondum uxor potentia uxoria iam uteretur
2 Narcisso sosteneva che l'antico matrimonio di Claudio con Petina e la figlia comune (ne era nata infatti Antonia) non avrebbe introdotto nessuna novità in famiglia, se fosse tornata una consorte già nota, che non avrebbe guardato con avversione di matrigna né Britannico né Ottavia, ma li poteva considerare come figli suoi

Callisto la giudicava invece inammissibile proprio per il lungo divorzio e, se ripresa, inevitabilmente proprio di ciò sarebbe andata superba: molto meglio far entrare in scena Lollia, che, non avendo generato figli, sarebbe stata priva di gelosia e capace di essere madre ai figliastri

Pallante, da parte sua, lodava sopra tutto in Agrippina il vantaggio di portare con sé il nipote di Germanico: era una scelta, essa sì degna della fortuna imperiale, riunire una nobile stirpe

3 Prevalsero questi argomenti, sorretti dal fascino di Agrippina: nelle sue frequenti visite, col pretesto della parentela, avvinse lo zio al punto da essere preferita alle altre e da esercitare, benché non ancora moglie, il potere di moglie
nam ubi sui matrimonii certa fuit, struere maiora nuptiasque Domitii, quem ex Cn Ahenobarbo genuerat, et Octaviae Caesaris filiae moliri; quod sine scelere perpetrari non poterat, quia L Silano desponderat Octaviam Caesar iuvenemque et alia clarum insigni triumphalium et gladiatorii muneris magnificentia protulerat ad studia vulgi

sed nihil arduum videbatur in animo principis, cui non iudicium, non odium erat nisi indita et iussa

[4] Igitur Vitellius, nomine censoris servilis fallacias obtegens ingruentiumque dominationum provisor, quo gratiam Agrippinae pararet, consiliis eius implicari, ferre crimina in Silanum, cuius sane decora et procax soror, Iunia Calvina, haud multum ante Vitellii nurus fuerat
Quando infatti si vide sicura del suo matrimonio, concepì subito progetti più ambiziosi, progettando le nozze di Domizio, che aveva avuto da Gneo Enobarbo, con Ottavia, figlia di Claudio: progetto non realizzabile se non passando sopra altri, perché Cesare aveva promesso Ottavia a Lucio Silano e aveva costruito la popolarità del giovane, per altro già noto, assegnandogli le insegne trionfali e allestendo un fastoso spettacolo di gladiatori

Ma nessuna operazione sembrava irrealizzabile, operando nell'animo di un principe, le cui scelte e i cui rifiuti erano solo quelli suggeriti o imposti

4 Di conseguenza Vitellio, che, sotto il nome di censore, occultava la mentalità intrigante di un servo ed era dotato di un fiuto particolare per i nuovi potenti all'orizzonte, al fine di ingraziarsi Agrippina, si adattava ai suoi piani e lanciava accuse contro Silano, la cui bella e procace sorella, Giunia Calvina, era divenuta, non molto prima, nuora di Vitellio

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

hinc initium accusationis; fratrumque non incestum, sed incustoditum amorem ad infamiam traxit

et praebebat Caesar auris, accipiendis adversus generum suspicionibus caritate filiae promptior

at Silanus insidiarum nescius ac forte eo anno praetor, repente per edictum Vitellii ordine senatorio movetur, quamquam lecto pridem senatu lustroque condito

simul adfinitatem Claudius diremit, adactusque Silanus eiurare magistratum, et reliquus praeturae dies in Eprium Marcellum conlatus est
Da qui mosse l'accusa: Vitellio interpretò come un'infamia quell'amore tra fratelli, non incestuoso, ma esageratamente esibito

E Claudio porgeva orecchi, propenso, per amore della figlia, a dar peso ai sospetti contro il genero

Silano, ignaro dell'insidia e, per combinazione, pretore proprio in quell'anno, si vide improvvisamente rimosso dall'ordine senatorio da un editto di Vitellio, benché fosse già avvenuta la convalida dei senatori e scaduto il periodo della censura di Vitellio

Contemporaneamente Claudio sciolse il legame di parentela e a Silano fu imposto di deporre la carica; la pretura venne conferita, per quell'unico giorno restante, a Eprio Marcello
[5] C Pompeio Q Veranio consulibus pactum inter Claudium et Agrippinam matrimonium iam fama, iam amore inlicito firmabatur; necdum celebrare sollemnia nuptiarum audebant, nullo exemplo deductae in domum patrui fratris filiae: quin et incestum ac, si sperneretur, ne in malum publicum erumperet metuebatur

nec ante omissa cunctatio quam Vitellius suis artibus id perpetrandum sumpsit

percontatusque Caesarem an iussis populi, an auctoritati senatus cederet, ubi ille unum se civium et consensui imparem respondit, opperiri intra palatium iubet
5 Nell'anno dei consoli Gneo Pompeo e Quinto Veranio, le nozze pattuite tra Claudio e Agrippina avevano già trovato conferma nelle chiacchiere della gente e nell'amore illecito; non osavano però darvi solennità col rito nuziale, perché non vi era ancora stato il precedente di una figlia del fratello condotta sposa nella casa dello zio; si configurava anzi quel rapporto come un incesto; e c'era timore che, se sottovalutato, si traducesse in un esempio dannoso per lo stato

L'esitazione durò finché Vitellio non si fece carico di comporre, coi suoi maneggi, la questione

Chiese dunque a Cesare se era disposto a cedere al volere del popolo e all'autorità del senato; alla sua risposta che lui era solo un cittadino come gli altri, non superiore alla volontà generale, lo invita ad aspettare a palazzo

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Tacito, Annales: Libro 14, 20-39
Tacito, Annales: Libro 14, 20-39

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 20-39

ipse curiam ingreditur, summamque rem publicam agi obtestans veniam dicendi ante alios exposcit orditurque: gravissimos principis labores, quis orbem terrae capessat, egere adminiculis ut domestica cura vacuus in commune consulat

quod porro honestius censoriae mentis levamentum quam adsumere coniugem, prosperis dubiisque sociam, cui cogitationes intimas, cui parvos liberos tradat, non luxui aut voluptatibus adsuefactus, sed qui prima ab iuventa legibus obtemperavisset

[6] Postquam haec favorabili oratione praemisit multaque patrum adsentatio sequebatur, capto rursus initio, quando maritandum principem cuncti suaderent, deligi oportere feminam nobilitate puerperiis sanctimonia insignem
Si reca nella curia e, asserendo che si trattava di un importantissimo affare di stato, chiede il permesso di parlare prima degli altri, con questo esordio: le gravissime responsabilità del principe, sulle cui spalle poggiava il mondo intero, necessitavano di un sostegno, perché, libero da pensieri domestici, provvedesse al bene comune

Ora quale conforto più dignitoso esisteva, per quell'uomo dall'animo veramente censorio, che prendere moglie, una compagna nella buona e nella cattiva sorte cui confidare i pensieri segreti, cui affidare i figli ancor piccoli, tanto più ch'era uomo non assuefatto al fasto e ai piaceri, ma rispettoso, fin dalla prima giovinezza, delle leggi

6 Dopo questa accattivante premessa, seguita da servile consenso dei senatori, riprese il discorso: se tutti consigliavano il matrimonio al principe, s'imponeva la scelta di una donna eccezionale per nobiltà, fecondità e moralità
nec diu anquirendum quin Agrippina claritudine generis anteiret: datum ab ea fecunditatis experimentum et congruere artes honestas

id vero egregium, quod provisu deum vidua iungeretur principi sua tantum matrimonia experto

audivisse a parentibus, vidisse ipsos abripi coniuges ad libita Caesarum: procul id a praesenti modestia

statueretur immo documentum, quo uxorem imperator acciperet

at enim nova nobis in fratrum filias coniugia: sed aliis gentibus sollemnia, neque lege ulla prohibita; et sobrinarum diu ignorata tempore addito percrebuisse

morem accommodari prout conducat, et fore hoc quoque in iis quae mox usurpentur
Che Agrippina superasse tutti per nobiltà dei natali, era cosa palmare; aveva dato prova di fecondità e assommava alte doti morali

Era poi fatto singolare che, per provvidenziale volere degli dèi, una vedova si congiungesse a un principe che non aveva interferito nei matrimoni altrui

I senatori avevano certo sentito dai loro padri e constatato coi loro occhi che i Casari si portavano via, a loro piacimento, le mogli altrui: ben diverso invece il senso della misura dell'attuale principe

Bisognava dare un esempio su come un imperatore doveva prendere una moglie

Certo il matrimonio con la figlia del fratello era anch'esso inedito a Roma; ma ciò rientrava nella norma presso altri popoli, né aveva il divieto di legge alcuna; anche il connubio tra cugini, tanto a lungo ignorato, era diventato pratica frequente col passare del tempo

i comportamenti si regolavano sulla opportunità, e anche la soluzione presente si sarebbe trasformata in una pratica normalmente accolta

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Tacito, Annales: Libro 16, 01-35
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 16, 01-35

[7] Haud defuere qui certatim, si cunctaretur Caesar, vi acturos testificantes erumperent curia

conglobatur promisca multitudo populumque Romanum eadem orare clamitat

nec Claudius ultra expectato obvius apud forum praebet se gratantibus, senatumque ingressus decretum postulat quo iustae inter patruos fratrumque filias nuptiae etiam in posterum statuerentur

nec tamen repertus est nisi unus talis matrimonii cupitor, Alledius Severus eques Romanus, quem plerique Agrippinae gratia impulsum ferebant

versa ex eo civitas et cuncta feminae oboediebant, non per lasciviam, ut Messalina, rebus Romanis inludenti

adductum et quasi virile servitium: palam severitas ac saepius superbia; nihil domi impudicum, nisi dominationi expediret
7 Non mancarono senatori che, a gara, si slanciassero fuori dalla curia, per attestare che se Cesare avesse ancora esitato, l'avrebbero costretto con la forza

Si raccoglieva intanto una folla di varia natura a gridare che il popolo romano gli rivolgeva la stessa preghiera

Claudio non attende oltre: si presenta nel foro alla folla festante e poi, fatto il suo ingresso in senato, chiede un decreto che legittimi, anche per il futuro, le nozze tra lo zio e la figlia del fratello

Peraltro non si trovò che un solo aspirante a tal genere di nozze: il cavaliere romano Alledio Severo, indotto a tale scelta, secondo i più, dal desiderio di ingraziarsi Agrippina

Da quel momento lo stato risultò completamente cambiato: tutto si muoveva al cenno di una donna, e non una donna che, come Messalina, giocherellava con la politica di Roma

era una servitù dura e imposta con energia virile: Severa e più spesso superba nel suo volto ufficiale; assolutamente pudica nella sfera privata, a meno che ciò non intralciasse le sue mire di potenza
cupido auri immensa obtentum habebat, quasi subsidium regno pararetur

[8] Die nuptiarum Silanus mortem sibi conscivit, sive eo usque spem vitae produxerat, seu delecto die augendam ad invidiam

Calvina soror eius Italia pulsa est

addidit Claudius sacra ex legibus Tulli regis piaculaque apud lucum Dianae per pontifices danda, inridentibus cunctis quod poenae procurationesque incesti id temporis exquirerentur
Alla sua sete d'oro dava questa giustificazione: di destinarlo a strumento per l'esercizio del potere

8 Il giorno delle nozze Silano si uccise, o che avesse fino allora continuato a sperare di vivere o che avesse scelto quel giorno per accentuare l'odiosità della sua morte

Sua sorella Calvina venne espulsa dall'Italia

Claudio volle che, nel rispetto delle leggi del re Tullo, si compissero sacrifici espiatori, presso il bosco di Diana, da parte dei pontefici, in mezzo all'irrisione generale, perché, in quel momento, si comminavano pene per un incesto e, insieme, cerimonie di purificazione per un altro

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at Agrippina ne malis tantum facinoribus notesceret veniam exilii pro Annaeo Seneca, simul praeturam impetrat, laetum in publicum rata ob claritudinem studiorum eius, utque Domitii pueritia tali magistro adolesceret et consiliis eiusdem ad spem dominationis uterentur, quia Seneca fidus in Agrippinam memoria beneficii et infensus Claudio dolore iniuriae credebatur

[9] Placitum dehinc non ultra cunctari, sed designatum consulem Mammium Pollionem ingentibus promissis inducunt sententiam expromere, qua oraretur Claudius despondere Octaviam Domitio, quod aetati utriusque non absurdum et maiora patefacturum erat

Pollio haud disparibus verbis ac nuper Vitellius censet
Agrippina, per non farsi conoscere solo nel male, ottiene, per Anneo Seneca, il richiamo dall'esilio e insieme l'assegnazione della pretura, persuasa che quest'atto avrebbe riscosso favore in tutti, e ciò per la notorietà degli scritti di lui; inoltre, si proponeva di far crescere, sotto la guida di tale maestro, Domizio, ancora ragazzo, e di servirsi dei consigli di Seneca nel suo progetto di conquistare il potere: si presumeva infatti che Seneca sarebbe stato fedele ad Agrippina per il ricordo del beneficio e ostile a Claudio per il dolore dell'offesa

9 Fu presa, a questo punto, la decisione di rompere ogni indugio e inducono, con promesse allettanti, il console designato Memmio Pollione a presentare la proposta di una supplica a Claudio per la promessa formale di Ottavia a Domizio, atto non in contrasto con l'età di entrambi e destinato ad aprire prospettive ancora più grandi

Pollione ricorre a parole sostanzialmente simili a quelle usate poco prima da Vitellio

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