Aliqua vel casu vel exercitatione exibunt recta, sed non erit in manu regula ad quam exigantur, cui credat recta esse quae fecit Non promittet se talem in perpetuum qui bonus casu est Deinde praestabunt tibi fortasse praecepta ut quod oportet faciat, non praestabunt ut quemadmodum oportet; si hoc non praestant, ad virtutem non perducunt Faciet quod oportet monitus, concedo; sed id parum est, quoniam quidem non in facto laus est sed in eo quemadmodum fiat Quid est cena sumptuosa flagitiosius et equestrem censum consumente quid tam dignum censoria nota, si quis, ut isti ganeones loquuntur, sibi hoc et genio suo praestet et deciens tamen sestertio aditiales cenae frugalissimis viris constiterunt Mullum ingentis formae -- quare autem non pondus adicio et aliquorum gulam inrito |
O per caso, o a forza di provare, certe cose avranno buon esito, ma egli non stringerà in pugno lo strumento che gli consente una verifica, in base a cui possa ritenere giusto quello che ha fatto Uno buono per caso non garantisce di conservarsi così eternamente Inoltre i precetti potranno forse metterlo in grado di compiere il proprio dovere, ma non gli indicheranno il modo; e se non lo indicano, non conducono certo alla virtù Se ammonito, farà il suo dovere, te lo concedo; ma è poco, perché lodevole non è l'azione, ma il come si verifica Che cosa c'è di più scandaloso che mangiarsi un patrimonio da rango equestre in una cena sontuosa Che cosa merita maggiore censura se uno, come blaterano questi dissoluti, fa una tale concessione a sé e al suo estro E tuttavia, uomini frugalissimi, all'entrata in carica, hanno offerto pranzi da un milione di sesterzi Lo stesso fatto è riprovevole se è una concessione alla gola; ma non lo si può criticare se è per una carica; non è lusso, ma una spesa dovuta alle consuetudini |
quattuor pondo et selibram fuisse aiebant -- Tiberius Caesar missum sibi cum in macellum deferri et venire iussisset, 'amici,' inquit 'omnia me fallunt nisi istum mullum aut Apicius emerit aut P Octavius' Ultra spem illi coniectura processit: liciti sunt, vicit Octavius et ingentem consecutus est inter suos gloriam, cum quinque sestertiis emisset piscem quem Caesar vendiderat, ne Apicius quidem emerat Numerare tantum Octavio fuit turpe, non illi qui emerat ut Tiberio mitteret, quamquam illum quoque reprenderim: admiratus est rem qua putavit Caesarem dignum Amico aliquis aegro adsidet: probamus At hoc hereditatis causa facit: vultur est, cadaver expectat Eadem aut turpia sunt aut honesta: refert quare aut quemadmodum fiant |
A Tiberio fu inviata una triglia di dimensioni gigantesche - e perché non specificare il peso e solleticare la golosità di qualcuno - dicevano che pesasse quattro libbre e mezza Egli diede ordine che fosse portata al mercato e messa in vendita, dicendo: Amici, se non mi sbaglio, questa triglia la comprerà o Apicio o P Ottavio Ma si andò al di là delle sue previsioni: misero il pesce all'asta, vinse Ottavio e si ricoprì di grande gloria tra i suoi: aveva acquistato per cinquemila sesterzi la triglia venduta da Cesare, che neppure Apicio aveva comprato Pagare una somma simile fu una vergogna per Ottavio, non per chi aveva acquistato la triglia con l'intenzione di mandarla a Tiberio; per quanto, secondo me, anche costui va criticato: l'ha giudicata straordinaria e ne ha considerato degno l'imperatore Uno assiste l'amico ammalato: bravo Ma lo fa per ereditare: è un avvoltoio, aspetta il cadavere Le stesse azioni possono essere oneste o disoneste: quello che conta è il perché o il modo in cui sono fatte |
Omnia autem honeste fient si honesto nos addixerimus idque unum in rebus humanis bonum iudicarimus quaeque ex eo sunt; cetera in diem bona sunt Ergo infigi debet persuasio ad totam pertinens vitam: hoc est quod decretum voco Qualis haec persuasio fuerit, talia erunt quae agentur, quae cogitabuntur; qualia autem haec fuerint, talis vita erit In particulas suasisse totum ordinanti parum est Brutus in eo libro quem peri kathekontos inscripsit dat multa praecepta et parentibus et liberis et fratribus: haec nemo faciet quemadmodum debet nisi habuerit quo referat Proponamus oportet finem summi boni ad quem nitamur, ad quem omne factum nostrum dictumque respiciat; veluti navigantibus ad aliquod sidus derigendus est cursus Vita sine proposito vaga est; quod si utique proponendum est, incipiunt necessaria esse decreta |
Ma saranno sempre oneste se ci consacreremo all'onestà e vedremo in essa e in quello che ne trae origine l'unico bene dell'uomo; gli altri sono beni temporanei Dobbiamo, perciò metterci bene in testa questa convinzione - io la chiamo principio - che riguarda tutta la vita A tale convinzione le nostre azioni, i nostri pensieri si uniformeranno e la nostra vita a sua volta si uniformerà ad essi I consigli particolari sono poca cosa per chi vuole dare un ordine all'intera esistenza Bruto nel libro intitolato dà una ricca precettistica per i genitori, i figli, i fratelli: ma nessuno la seguirà come deve, se non avrà un punto di riferimento Dobbiamo proporci come fine il sommo bene, tendervi con ogni sforzo e guardare ad esso per tutte le nostre azioni e le nostre parole, così come i marinai devono dirigere la rotta secondo una stella Se manca un traguardo, la vita è un girovagare; E se questo traguardo bisogna senz'altro proporselo, cominciano a essere necessari i princìp |
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Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 02
Illud, ut puto, concedes, nihil esse turpius dubio et incerto ac timide pedem referente Hoc in omnibus rebus accidet nobis nisi eximuntur quae reprendunt animos et detinent et ire conarique totos vetant Quomodo sint dii colendi solet praecipi Accendere aliquem lucernas sabbatis prohibeamus, quoniam nec lumine dii egent et ne homines quidem delectantur fuligine Vetemus salutationibus matutinis fungi et foribus adsidere templorum: humana ambitio istis officiis capitur, deum colit qui novit Vetemus lintea et strigiles Iovi ferre et speculum tenere Iunoni: non quaerit ministros deus Quidni ipse humano generi ministrat, ubique et omnibus praesto est |
Sarai d'accordo, penso, che niente è più riprovevole di un uomo che, pieno di dubbi, di incertezze, di paure, ritorna sui suoi passi E questo ci capiterà in ogni circostanza se non togliamo di mezzo tutto ciò che trattiene e lega il nostro animo e gli impedisce di avanzare e di lottare con tutto se stesso Tra le norme più diffuse ci sono quelle che riguardano il culto degli dèi Ebbene: si proibisca di accendere lumi il sabato: gli dèi non hanno bisogno di luce e per gli uomini il fumo delle lucerne non è piacevole Si vieti l'adempimento dei saluti mattutini e lo stare seduti alle porte dei templi: solo l'ambizione umana è conquistata da omaggi come questi; onorare dio è conoscerlo Si vieti che vengano portati a Giove drappi di tela e strìgili e che si regga lo specchio a Giunone: dio non cerca servitori Perché no lui stesso a servire gli uomini, è a disposizione dovunque e di tutti |
Audiat licet quem modum servare in sacrificiis debeat, quam procul resilire a molestis superstitionibus, numquam satis profectum erit nisi qualem debet deum mente conceperit, omnia habentem, omnia tribuentem, beneficum gratis Quae causa est dis bene faciendi natura Errat si quis illos putat nocere nolle: non possunt Nec accipere iniuriam queunt nec facere; laedere etenim laedique coniunctum est Summa illa ac pulcherrima omnium natura quos periculo exemit ne periculosos quidem fecit Primus est deorum cultus deos credere; deinde reddere illis maiestatem suam, reddere bonitatem sine qua nulla maiestas est; scire illos esse qui praesident mundo, qui universa vi sua temperant, qui humani generis tutelam gerunt interdum incuriosi singulorum |
Anche se uno apprende quali norme deve rispettare nei sacrifici, come debba abbandonare le superstizioni dannose, non avrà mai fatto progressi sufficienti se non ha una giusta concezione di dio, che tutto possiede, tutto offre, ed è benefico senza pretendere una contropartita Che cosa spinge gli dèi a fare il bene La loro natura un errore credere che non vogliono fare del male; non possono farlo E non possono né subire, né arrecare offese; offendere ed essere offesi sono cose strettamente unite La loro natura superiore e più bella di ogni altra li ha sottratti ai pericoli e li ha resi anche non pericolosi per gli altri Primo atto di venerazione verso gli dèi è credere in loro; poi riconoscerne la maestà e riconoscerne la bontà senza la quale non c'è maestà; sapere che sono loro a governare il mondo, a regolare tutto con la loro forza, a esercitare la tutela dell'umanità, trascurando a volte i singoli individui |
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Hi nec dant malum nec habent; ceterum castigant quosdam et coercent et inrogant poenas et aliquando specie boni puniunt Vis deos propitiare bonus esto Satis illos coluit quisquis imitatus est Ecce altera quaestio, quomodo hominibus sit utendum Quid agimus quae damus praecepta Ut parcamus sanguini humano quantulum est ei non nocere cui debeas prodesse Magna scilicet laus est si homo mansuetus homini est Praecipiemus ut naufrago manum porrigat, erranti viam monstret, cum esuriente panem suum dividat Quare omnia quae praestanda ac vitanda sunt dicam cum possim breviter hanc illi formulam humani offici tradere omne hoc quod vides, quo divina atque humana conclusa sunt, unum est; membra sumus corporis magni |
Gli dèi non fanno e non subiscono il male; ma riprendono certi uomini, li tengono a freno, li castigano e talora infliggono una punizione sotto l'apparenza di un bene Vuoi propiziarti gli dèi Sii buono Imitarli è un atto di venerazione sufficiente Ecco un altro problema: come ci si deve comportare con gli uomini Che facciamo Che insegnamenti diamo Di non versare sangue umano davvero poco non fare del male al prossimo cui si dovrebbe fare del bene proprio un grande merito per un uomo essere mite con un altro uomo Insegneremo a porgere la mano al naufrago, a mostrare la strada a chi l'ha perduta, a dividere il pane con chi ha fame Perché elencare tutte le azioni da compiere e da evitare quando posso insegnare questa breve formula che comprende tutti i doveri dell'uomo tutto ciò che vedi e che racchiude l'umano e il divino, è un tutt'unico; noi siamo le membra di un grande corpo |
Natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi; ex illius imperio paratae sint iuvandis manus Ille versus et in pectore et in ore sit: homo sum, humani nihil a me alienum puto Habeamus in commune: in commune nati sumus Societas nostra lapidum fornicationi simillima est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur Post deos hominesque dispiciamus quomodo rebus sit utendum In supervacuum praecepta iactabimus nisi illud praecesserit, qualem de quacumque re habere debeamus opinionem, de paupertate, de divitiis, de gloria, de ignominia, de patria, de exilio Aestimemus singula fama remota et quaeramus quid sint, non quid vocentur Ad virtutes transeamus |
La natura ci ha generato fratelli, poiché ci ha creato dalla stessa materia e indirizzati alla stessa meta; ci ha infuso un amore reciproco e ci ha fatti socievoli Ha stabilito l'equità e la giustizia; in base alle sue norme, chi fa del male è più sventurato di chi il male lo riceve; per suo comando le mani siano sempre pronte ad aiutare Medita e ripeti spesso questo verso: Sono un uomo, e niente di ciò che è umano lo giudico a me estraneo Mettiamo tutto in comune: siamo nati per una vita in comune La nostra società è molto simile a una vòlta di pietre: cadrebbe se esse non si sostenessero a vicenda, ed è proprio questo che la sorregge Dopo gli dèi e gli uomini vediamo come dobbiamo valerci delle cose Le norme che predichiamo sono inutili, se prima non avremo l'esatta opinione su tutto, sulla povertà, la ricchezza, la gloria, il disonore, la patria, l'esilio Valutiamo queste cose una per una, tralasciando l'opinione generale, e cerchiamo la loro essenza, non il loro nome Passiamo ora alle virtù |
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Praecipiet aliquis ut prudentiam magni aestimemus, ut fortitudinem conplectamur, iustitiam, si fieri potest, propius etiam quam ceteras nobis adplicemus; sed nil aget si ignoramus quid sit virtus, una sit an plures, separatae an innexae, an qui unam habet et ceteras habeat, quo inter se differant Non est necesse fabro de fabrica quaerere quod eius initium, quis usus sit, non magis quam pantomimo de arte saltandi: omnes istae artes se sciunt, nihil deest; non enim ad totam pertinent vitam Virtus et aliorum scientia est et sui; discendum de ipsa est ut ipsa discatur Actio recta non erit nisi recta fuerit voluntas; ab hac enim est actio Rursus voluntas non erit recta nisi habitus animi rectus fuerit; ab hoc enim est voluntas |
Qualcuno ci raccomanderà di stimare molto la prudenza, di abbracciare la fortezza, di stringerci, se possibile, alla giustizia più che alle altre virtù' ma non arriverà a nessun risultato se noi ignoriamo cos'è la virtù, se è una o più di una, se sono separate o collegate, se chi ne ha una, possiede anche le altre, in che cosa differiscano tra loro L'artigiano non ha bisogno di chiedere notizie sul suo mestiere, quando è cominciato, quale ne sia l'uso, come non ne ha bisogno il pantomimo sull'arte della danza: tutte queste arti conoscono se stesse, non manca nulla, perché non riguardano la totalità della vita La virtù è conoscenza delle altre cose e di sé; per apprenderla bisogna studiarla a fondo Un'azione non sarà onesta, se onesta non sarà la volontà, da cui l'azione deriva E d'altra parte, la volontà non sarà onesta, se non sarà onesta la disposizione di spirito da cui la volontà deriva |
Habitus porro animi non erit in optimo nisi totius vitae leges perceperit et quid de quoque iudicandum sit exegerit, nisi res ad verum redegerit Non contingit tranquillitas nisi inmutabile certumque iudicium adeptis: ceteri decidunt subinde et reponuntur et inter missa adpetitaque alternis fluctuantur Causa his quae iactationis est quod nihil liquet incertissimo regimine utentibus, fama Si vis eadem semper velle, vera oportet velis Ad verum sine decretis non pervenitur: continent vitam Bona et mala, honesta et turpia, iusta et iniusta, pia et impia, virtutes ususque virtutum, rerum commodarum possessio, existimatio ac dignitas, valetudo, vires, forma, sagacitas sensuum haec omnia aestimatorem desiderant Scire liceat quanti quidque in censum deferendum sit |
A sua volta, la disposizione di spirito non sarà la migliore se non avrà appreso le leggi dell'intera esistenza e non avrà ricercato che giudizio si debba esprimere su ogni fatto, se non avrà ricondotto le cose alla verità La serenità la può avere solo chi si è formato un giudizio sicuro e incrollabile: Tutti gli altri cadono più volte, si rimettono in piedi e ondeggiano alternativamente tra rinunce e desideri Qual è il motivo di questa loro instabilità Che niente è chiaro per chi si basa sul criterio più incerto: l'opinione pubblica Se vuoi avere una volontà costante, devi volere sempre la verità Ma alla verità non si arriva senza princìp filosofici: essi comprendono tutta la vita Il bene e il male, l'onestà e la disonestà, la giustizia e l'ingiustizia, la pietà e l'empietà, la virtù e l'esercizio delle virtù, il possesso di comodità materiali, la stima e la dignità, la salute, le forze, la bellezza, l'acutezza dei sensi - tutte queste cose hanno bisogno di uno che ne faccia una stima esatta Dobbiamo sapere quanto ciascuna vada valutata |
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Falleris enim et pluris quaedam quam sunt putas, adeoque falleris ut quae maxima inter nos habentur divitiae, gratia, potentia sestertio nummo aestimanda sint Hoc nescies nisi constitutionem ipsam qua ista inter se aestimantur inspexeris Quemadmodum folia per se virere non possunt, ramum desiderant cui inhaereant, ex quo trahant sucum, sic ista praecepta, si sola sunt, marcent; infigi volunt sectae Praeterea non intellegunt hi qui decreta tollunt eo ipso confirmari illa quo tolluntur Quid enim dicunt praeceptis vitam satis explicari, supervacua esse decreta sapientiae [id est dogmata] |
Difatti ci inganniamo e certe cose le stimiamo più del loro valore; anzi ci inganniamo al punto da apprezzare moltissimo cose che non valgono un soldo: la ricchezza, il favore della massa, la potenza Ma il giusto valore non lo potrai conoscere se non esaminerai la base fondamentale per cui queste cose vengono stimate in rapporto tra loro Le foglie non possono germogliare da sé, hanno bisogno di stare attaccate a un ramo da cui trarre la linfa; analogamente questi precetti, da soli, marciscono; richiedono di essere strettamente legati a una dottrina filosofica Inoltre, quei filosofi che eliminano i princìp, non capiscono che questi trovano conferma proprio nel motivo per cui vengono eliminati Che cosa sostengono costoro Che per vivere, i precetti sono sufficienti e che i princìp della saggezza sono superflui |