Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 04, pag 4

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 04

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 04

Atqui hoc ipsum quod dicunt decretum est tam mehercules quam si nunc ego dicerem recedendum a praeceptis velut supervacuis, utendum esse decretis, in haec sola studium conferendum; hoc ipso quo negarem curanda esse praecepta praeciperem

Quaedam admonitionem in philosophia desiderant, quaedam probationem et quidem multam, quia involuta sunt vixque summa diligentia ac summa subtilitate aperiuntur

Si probationes necessariae sunt, necessaria sunt et decreta quae veritatem argumentis colligunt

Quaedam aperta sunt, quaedam obscura: aperta quae sensu conprehenduntur, quae memoria; obscura quae extra haec sunt

Ratio autem non impletur manifestis: maior eius pars pulchriorque in occultis est

Occulta probationem exigunt, probatio non sine decretis est; necessaria ergo decreta sunt
Ma questa stessa loro affermazione, perbacco, è un principio, proprio come se ora io dicessi che bisogna abbandonare i precetti perché inutili e servirsi dei princìp e concentrarsi solo su questi; darei dei precetti proprio nel momento in cui sostenessi che i precetti vanno tralasciati

Certe parti della filosofia richiedono un ammonimento, certe altre una dimostrazione, e ampia, perché sono oscure e diventano più chiare solo procedendo con grande esattezza e penetrazione

Se le dimostrazioni sono necessarie, sono necessari anche i princìp che col ragionamento arrivano alla verità

Certi sono chiari, certi oscuri: chiari quelli che si comprendono col buon senso e rimangono nella memoria; oscuri quelli che sfuggono a queste due facoltà

Ma la ragione non si appaga di concetti evidenti: la sua funzione maggiore e più bella si esplica nelle questioni che ci sfuggono

Queste richiedono una dimostrazione, e per la dimostrazione bisogna ricorrere ai princìp; quindi i princìp sono necessari
Quae res communem sensum facit, eadem perfectum, certa rerum persuasio; sine qua si omnia in animo natant, necessaria sunt decreta quae dant animis inflexibile iudicium

Denique cum monemus aliquem ut amicum eodem habeat loco quo se, ut ex inimico cogitet fieri posse amicum, in illo amorem incitet, in hoc odium moderetur, adicimus 'iustum est, honestum'

Iustum autem honestumque decretorum nostrorum continet ratio; ergo haec necessaria est, sine qua nec illa sunt

Sed utrumque iungamus; namque et sine radice inutiles rami sunt et ipsae radices iis quae genuere adiuvantur

Quantum utilitatis manus habeant nescire nulli licet, aperte iuvant: cor illud, quo manus vivunt, ex quo impetum sumunt, quo moventur, latet

Idem dicere de praeceptis possum: aperta sunt, decreta vero sapientiae in abdito
Il senso comune e anche l'intelligenza perfetta sono il prodotto di un giudizio esatto sulle cose; se è vero che senza di esso tutto dentro di noi diventa incerto, i princìp, che ci forniscono un giudizio immutabile, sono necessari

Infine, quando esortiamo qualcuno ad avere per l'amico la stessa considerazione che per se stesso, a pensare che un nemico può diventare un amico, ad accrescere il suo amore per il primo, a moderare l'odio verso il secondo, noi aggiungiamo: giusto, onesto

Ma il giusto e l'onesto dei nostri princìp lo comprende la ragione; dunque, è necessaria, perché senza di essa non esistono neppure i princìp

Ma uniamo precetti e princìp: senza le radici i rami sono inservibili, e d'altra parte le radici si valgono dei rami che hanno generato

Nessuno può ignorare l'utilità delle mani, l'aiuto che dànno è evidente: ma il cuore, che alle mani dà vita, slancio, movimento, è nascosto

Dei precetti possiamo dire lo stesso: sono evidenti, mentre i princìp della saggezza sono reconditi
Sicut sanctiora sacrorum tantum initiati sciunt, ita in philosophia arcana illa admissis receptisque in sacra ostenduntur; at praecepta et alia eiusmodi profanis quoque nota sunt

Posidonius non tantum praeceptionem nihil enim nos hoc verbo uti prohibet sed etiam suasionem et consolationem et exhortationem necessariam iudicat; his adicit causarum inquisitionem, aetiologian quam quare nos dicere non audeamus, cum grammatici, custodes Latini sermonis, suo iure ita appellent, non video

Ait utilem futuram et descriptionem cuiusque virtutis; hanc Posidonius 'ethologian' vocat, quidam 'characterismon' appellant, signa cuiusque virtutis ac vitii et notas reddentem, quibus inter se similia discriminentur
Solo gli iniziati conoscono i più sacri misteri del culto, così i misteri della filosofia sono svelati agli individui ammessi e accolti nei suoi penetrali; ma i precetti e gli altri insegnamenti dello stesso tipo sono noti anche ai profani

Secondo Posidonio sono necessarie non solo la precettistica niente ci proibisce di servirci di questa parola, ma anche il consiglio, il conforto e l'esortazione; aggiunge, inoltre, la ricerca delle cause, o eziologia, e non vedo perché noi non dovremmo osarne l'adozione e l'uso, quando i grammatici, custodi della lingua latina, a buon diritto, se ne servono

Posidonio sostiene anche l'utilità della descrizione di ciascuna virtù, che egli chiama etologia, mentre altri la definiscono charatterismos; essa ci dà le note caratteristiche di ogni virtù e di ogni vizio, grazie alle quali si distinguono cose simili tra loro

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Haec res eandem vim habet quam praecipere; nam qui praecipit dicit 'illa facies si voles temperans esse', qui describit ait 'temperans est qui illa facit, qui illis abstinet'

Quaeris quid intersit

alter praecepta virtutis dat, alter exemplar

Descriptiones has et, ut publicanorum utar verbo, iconismos ex usu esse confiteor: proponamus laudanda, invenietur imitator

Putas utile dari tibi argumenta per quae intellegas nobilem equum, ne fallaris empturus, ne operam perdas in ignavo

Quanto hoc utilius est excellentis animi notas nosse, quas ex alio in se transferre permittitur

Continuo pecoris generosi pullus in arvis altius ingreditur et mollia crura reponit; primus et ire viam et fluvios temptare minantis audet et ignoto sese committere ponti, nec vanos horret strepitus
L'etologia ha la stessa forza dei precetti; difatti, chi insegna dice: Fai questo se vuoi essere temperante; chi descrive dice: temperante chi fa questo, chi non fa quest'altro

Vuoi sapere la differenza

Il primo dà precetti di virtù, il secondo ne dà un modello

Confesso che queste descrizioni o rappresentazioni fedeli, per usare una parola da esattori, sono utili: proponiamo esempi lodevoli, troveremo un imitatore

Ritieni utile che ti vengano date delle prove grazie alle quali puoi riconoscere un cavallo di razza, per non concludere un affare sbagliato, per non perder tempo con un animale fiacco

Quanto è più utile conoscere le caratteristiche di un animo straordinario, che da un altro si possono trasferire a sé

Un puledro di buona razza avanza eretto nei campi, posando con agilità le zampe; per primo osa muoversi, guadare fiumi minacciosi, attraversare un ponte mai passato e non lo spaventano vani fragori
Illi ardua cervix argutumque caput, brevis alvus obesaque terga, luxuriatque toris animosum pectus

Tum, si qua sonum procul arma dederunt, stare loco nescit, micat auribus et tremit artus, conlectumque premens volvit sub naribus ignem

Dum aliud agit, Vergilius noster descripsit virum fortem: ego certe non aliam imaginem magno viro dederim

Si mihi M Cato exprimendus sit inter fragores bellorum civilium inpavidus et primus incessens admotos iam exercitus Alpibus civilique se bello ferens obvium, non alium illi adsignaverim vultum, non alium habitum

Altius certe nemo ingredi potuit quam qui simul contra Caesarem Pompeiumque se sustulit et aliis Caesareanas opes, aliis Pompeianas tibi foventibus utrumque provocavit ostenditque aliquas esse et rei publicae partes

Nam parum est in Catone dicere 'nec vanos horret strepitus'

Quidni
Ha il collo erto, la testa ben delineata, il ventre piccolo, il dorso pingue e il superbo petto è un rigoglio di muscoli

Se sente da lontano risuonare le armi, non sa stare fermo, drizza le orecchie, gli fremono gli arti e soffia dalle narici, cacciando fuori l'ardore accumulato

Il nostro Virgilio, senza volerlo, ci ha descritto l'uomo forte: io, almeno, di un grand'uomo farei lo stesso ritratto

Se dovessi rappresentare M Catone impavido fra i clamori delle guerre civili, nell'atto di attaccare per primo gli eserciti arrivati ormai alle Alpi e di affrontare la guerra civile, non gli darei un aspetto diverso o un diverso atteggiamento

Nessuno poté certamente avanzare con maggiore dignità dell'uomo che si levò contemporaneamente contro Cesare e Pompeo e che mentre si parteggiava per l'una o per l'altra fazione, li sfidò entrambi e mostrò che si potevano anche tenere le parti dello stato

poco dire di Catone non lo spaventano vani fragori

E perché no

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cum veros vicinosque non horreat, cum contra decem legiones et Gallica auxilia et mixta barbarica arma civilibus vocem liberam mittat et rem publicam hortetur ne pro libertate decidat, sed omnia experiatur, honestius in servitutem casura quam itura

Quantum in illo vigoris ac spiritus, quantum in publica trepidatione fiduciaest

Scit se unum esse de cuius statu non agatur; non enim quaeri an liber Cato, sed an inter liberos sit: inde periculorum gladiorumque contemptus

Libet admirantem invictam constantiam viri inter publicas ruinas non labantis dicere 'luxuriatque toris animosum pectus'
Visto che non lo spaventano quelli veri e vicini, che alza la sua voce libera contro dieci legioni, le milizie ausiliarie galliche, le forze barbariche miste a quelle civili ed esorta lo stato a non capitolare di fronte alla lotta per la libertà, ma a tentare di tutto, perché cadere in schiavitù è più onorevole che andarle incontro

Che vigore, che audacia c'è in lui, che coraggio in mezzo al panico generale

Sa che è il solo la cui condizione non è in gioco: il problema non è se Catone è libero, ma se vive tra uomini liberi: da qui il suo disprezzo dei pericoli e delle spade

Piace ammirare l'invincibile fermezza di un uomo incrollabile nella rovina generale e dire e il superbo petto è un rigoglio di muscoli
Proderit non tantum quales esse soleant boni viri dicere formamque eorum et liniamenta deducere sed quales fuerint narrare et exponere, Catonis illud ultimum ac fortissimum vulnus per quod libertas emisit animam, Laeli sapientiam et cum suo Scipione concordiam, alterius Catonis domi forisque egregia facta, Tuberonis ligneos lectos, cum in publicum sterneret, haedinasque pro stragulis pelles et ante ipsius Iovis cellam adposita conviviis vasa fictilia

Quid aliud paupertatem in Capitolio consecrare

Ut nullum aliud factum eius habeam quo illum Catonibus inseram, hoc parum credimus

censura fuit illa, non cena

O quam ignorant homines cupidi gloriae quid illa sit aut quemadmodum petenda

Illo die populus Romanus multorum supellectilem spectavit, unius miratus est
Sarà utile non solo descrivere le qualità usuali degli uomini virtuosi e ritrarre la loro immagine e i loro tratti caratteristici, ma raccontare e mostrare quali furono; l'estrema e coraggiosissima ferita di Catone attraverso la quale la libertà esalò l'ultimo respiro; la saggezza di Lelio e l'armonia con il suo Scipione; le azioni straordinarie dell'altro Catone, nella sfera privata e in quella pubblica; i letti conviviali di legno di Tuberone, allestiti per un pranzo ufficiale, con pelli di capra anziché coperte, e i vasi di argilla per i banchetti posti proprio davanti alla cella di Giove

che altro significava se non consacrare la povertà sul Campidoglio

Anche se non conoscessi altri suoi gesti per metterlo tra i Catoni, questo ti sembrerebbe poco

Non fu un pranzo, ma una censura

Come ignorano quegli uomini avidi di gloria che cosa essa sia veramente e come la si debba cercare

Quel giorno il popolo romano vide le suppellettili di molte persone, ma ammirò quelle di uno solo

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Omnium illorum aurum argentumque fractum est et [in] milliens conflatum, at omnibus saeculis Tuberonis fictilia durabunt

Vale

L'oro e l'argento di tutti gli altri è stato spezzato e fuso molte volte: i vasi d'argilla di Tuberone dureranno attraverso le generazioni

Stammi bene

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