Necessarium itaque admoneri est, habere aliquem advocatum bonae mentis et in tanto fremitu tumultuque falsorum unam denique audire vocem Quae erit illa vox ea scilicet quae tibi tantis clamoribus ambitionis exsurdato salubria insusurret verba, quae dicat non est quod invideas istis quos magnos felicesque populus vocat, non est quod tibi compositae mentis habitum et sanitatem plausus excutiat, non est quod tibi tranquillitatis tuae fastidium faciat ille sub illis fascibus purpura cultus, non est quod feliciorem eum iudices cui summovetur quam te quem lictor semita deicit Si vis exercere tibi utile, nulli autem grave imperium, summove vitia |
necessario, dunque, essere consigliati, aver vicino una persona onesta che ci difenda, e fra tanto strepito e confusione di menzogne dar ascolto finalmente a una voce sola Quale sarà questa voce Naturalmente quella che ti sussurri parole salutari, assordato come sei dal gran chiasso dell'ambizione, una voce che dica non c'è ragione di invidiare gli uomini che il popolo definisce importanti e fortunati; non c'è ragione che il plauso distrugga la tua serenità e la tua salute spirituale, che quel porporato pieno di cariche ti faccia venire a nausea la tua pace, che tu ritenga quell'uomo, al cui passaggio tutti fanno largo, più felice di te che il littore scaccia dalla via Se vuoi esercitare un potere che ti torni utile e non opprima nessuno, elimina i vizi |
Multi inveniuntur qui ignem inferant urbibus, qui inexpugnabilia saeculis et per aliquot aetates tuta prosternant, qui aequum arcibus aggerem attollant et muros in miram altitudinem eductos arietibus ac machinis quassent Multi sunt qui ante se agant agmina et tergis hostium et graves instent et ad mare magnum perfusi caede gentium veniant, sed hi quoque, ut vincerent hostem, cupiditate victi sunt Nemo illis venientibus restitit, sed nec ipsi ambitioni crudelitatique restiterant; tunc cum agere alios visi sunt, agebantur Agebat infelicem Alexandrum furor aliena vastandi et ad ignota mittebat An tu putas sanum qui a Graeciae primum cladibus, in qua eruditus est, incipit qui quod cuique optimum est eripit, Lacedaemona servire iubet, Athenas tacere |
Ci sono molti che danno fuoco alle città, e distruggono costruzioni che avevano resistito attraverso i secoli ed erano state al sicuro per lungo tempo, molti che erigono terrapieni alti quanto fortezze, e con arieti e macchine da guerra abbattono mura straordinariamente elevate Ci sono molti che mettono in fuga eserciti e incalzano minacciosamente i nemici e giungono all'oceano bagnati dal sangue delle stragi: anche loro, però per vincere un nemico sono stati vinti dalle passioni Nessuno ha resistito alla loro avanzata, ma neanche essi avevano resistito all'ambizione e alla crudeltà; e quando sembrava che inseguissero gli altri, erano loro ad essere inseguiti Una folle smania di devastare paesi stranieri spingeva l'infelice Alessandro e lo faceva andare verso l'ignoto Oppure, secondo te, è sano di mente uno che incomincia a far strage proprio in Grecia, dove è stato educato Che toglie a ognuno quanto ha di meglio e impone a Sparta la schiavitù e ad Atene il silenzio |
Non contentus tot civitatium strage, quas aut vicerat Philippus aut emerat, alias alio loco proicit et toto orbe arma circumfert; nec subsistit usquam lassa crudelitas inmanium ferarum modo quae plus quam exigit fames mordent Iam in unum regnum multa regna coniecit, iam Graeci Persaeque eundem timent, iam etiam a Dareo liberae nationes iugum accipiunt; it tamen ultra oceanum solemque, indignatur ab Herculis Liberique vestigiis victoriam flectere, ipsi naturae vim parat Non ille ire vult, sed non potest stare, non aliter quam in praeceps deiecta pondera, quibus eundi finis est iacuisse Ne Gnaeo quidem Pompeio externa bella ac domestica virtus aut ratio suadebat, sed insanus amor magnitudinis falsae Modo in Hispaniam et Sertoriana arma, modo ad colligandos piratas ac maria pacanda vadebat: hae praetexebantur causae ad continuandam potentiam |
Non contento dello scempio di tante città, che Filippo aveva vinto e comprato, ne abbatte altre qua e là e porta le armi in tutto il mondo; la sua crudeltà mai esausta non ha tregua, come quella delle belve feroci che sbranano anche se non hanno fame Ormai ha fuso numerosi regni in uno solo, ormai i Greci e i Persiani temono lo stesso tiranno, ormai anche le popolazioni libere dal giogo di Dario sono sottomesse; e tuttavia egli supera i confini dell'oceano e del sole, non si dà pace che le sue vittorie non calchino le orme di Ercole e di Bacco, e si prepara a lottare anche contro la natura Non è lui che vuole andare avanti: non può star fermo, come un peso, gettato nel vuoto, il cui moto tende come ultima meta a finalmente giacere Non era il valore o il raziocinio, ma un insano desiderio di falsa grandezza che spingeva anche Gneo Pompeo alle guerre e alle lotte civili Ora andava contro la Spagna e gli eserciti di Sertorio, ora a tenere a freno i pirati e a pacificare i mari: solo pretesti per non perdere il potere |
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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 16
Quid illum in Africam, quid in septentrionem, quid in Mithridaten et Armeniam et omnis Asiae angulos traxit infinita scilicet cupido crescendi, cum sibi uni parum magnus videretur Quid C Caesarem in sua fata pariter ac publica inmisit gloria et ambitio et nullus supra ceteros eminendi modus Unum ante se ferre non potuit, cum res publica supra se duos ferret Quid, tu C Marium semel consulem unum enim consulatum accepit, ceteros rapuit, cum Teutonos Cimbrosque concideret, cum Iugurtham per Africae deserta sequeretur, tot pericula putas adpetisse virtutis instinctu Marius exercitus, Marium ambitio ducebat |
Che motivo lo trascinò in Africa, nel nord, contro Mitridate, in Armenia e nelle terre più lontane dell'Asia Certo una brama insaziabile di diventare sempre più grande, perché solo a lui sembrava di non esserlo abbastanza Che cosa spinse Cesare alla rovina sua e dello stato La gloria, l'ambizione e il desiderio sfrenato di eccellere sugli altri Non riuscì a tollerare neanche uno sopra di sé, quando la repubblica ne tollerava due su di sé Perché, credi davvero che C Mario, quella volta che era stato console (unico consolato regolare, gli altri li aveva ottenuti con la violenza) abbia massacrato i Cimbri e i Teutoni, inseguito Giugurta per i deserti d'Africa, affrontando tanti pericoli spinto dalla virtù Mario guidava l'esercito, l'ambizione guidava Mario |
Isti cum omnia concuterent, concutiebantur turbinum more, qui rapta convolvunt sed ipsi ante volvuntur et ob hoc maiore impetu incurrunt quia nullum illis sui regimen est, ideoque, cum multis fuerunt malo, pestiferam illam vim qua plerisque nocuerunt ipsi quoque sentiunt Non est quod credas quemquam fieri aliena infelicitate felicem Omnia ista exempla quae oculis atque auribus nostris ingeruntur retexenda sunt, et plenum malis sermonibus pectus exhauriendum; inducenda in occupatum locum virtus, quae mendacia et contra verum placentia exstirpet, quae nos a populo cui nimis credimus separet ac sinceris opinionibus reddat Hoc est enim sapientia, in naturam converti et eo restitui unde publicus error expulerit Magna pars sanitatis est hortatores insaniae reliquisse et ex isto coitu invicem noxio procul abisse |
Loro sconvolgevano tutto e come turbini venivano sconvolti: i turbini si trascinano dietro ciò che ghermiscono, ma prima vorticano e per questo si avventano con maggior furia: non hanno controllo di sé; perciò sono una calamità per molti, ma subiscono anch'essi quella pestilenziale violenza con la quale danneggiano i più Non puoi credere che uno diventi felice se rende infelici gli altri Bisogna eliminare questo campionario di esempi che ci trapassano gli occhi e le orecchie, e liberare l'animo ingombro di discorsi nocivi In chi ne è preda bisogna far penetrare la virtù, perché estirpi le menzogne e le convinzioni in contrasto con la verità, perché ci separi dal volgo cui diamo troppa fiducia e ci riconduca a pensieri incorrotti La saggezza consiste in questo: rifarsi alla natura, ritornare là dove un abbaglio comune ci aveva cacciato Buon senso significa soprattutto abbandonare chi ci istiga alla follia e tenersi lontani da un connubio dannoso alle due parti |
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Hoc ut esse verum scias, aspice quanto aliter unusquisque populo vivat, aliter sibi Non est per se magistra innocentiae solitudo nec frugalitatem docent rura, sed ubi testis ac spectator abscessit, vitia subsidunt, quorum monstrari et conspici fructus est Quis eam quam nulli ostenderet induit purpuram quis posuit secretam in auro dapem quis sub alicuius arboris rusticae proiectus umbra luxuriae suae pompam solus explicuit Nemo oculis suis lautus est, ne paucorum quidem aut familiarium, sed apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit Ita est: inritamentum est omnium in quae insanimus admirator et conscius Ne concupiscamus efficies si ne ostendamus effeceris Ambitio et luxuria et inpotentia scaenam desiderant: sanabis ista si absconderis |
Vuoi rendertene conto Guarda come in pubblico uno vive diversamente che in privato La solitudine non è di per sé maestra di onestà o la campagna di frugalità; però, quando se ne sono andati testimoni e spettatori, cessano i vizi, che si beano di essere ostentati e osservati Chi indossa vesti di porpora per non esibirle Chi mette le vivande in stoviglie d'oro solo per se stesso Davvero uno dispiega lo sfarzo del suo lusso, sdraiato in solitudine, all'ombra di un albero nei campi Nessuno sfoggia per il piacere dei suoi occhi o di poca gente o degli amici, ma sciorina l'apparato dei suoi vizi secondo la folla che lo guarda proprio così: la spinta verso tutto quello per cui diamo segni di follia è la presenza di un ammiratore e di un testimone Spegni il desiderio, se togli la possibilità di ostentazione L'ambizione, lo sfarzo, la sfrenatezza, hanno bisogno della ribalta: se li tieni nascosti, ne guarirai |
Itaque si in medio urbium fremitu conlocati sumus, stet ad latus monitor et contra laudatores ingentium patrimoniorum laudet parvo divitem et usu opes metientem Contra illos qui gratiam ac potentiam attollunt otium ipse suspiciat traditum litteris et animum ab externis ad sua reversum Ostendat ex constitutione vulgi beatos in illo invidioso fastigio suo trementis et attonitos longeque aliam de se opinionem habentis quam ab aliis habetur; nam quae aliis excelsa videntur ipsis praerupta sunt Itaque exanimantur et trepidant quotiens despexerunt in illud magnitudinis suae praeceps; cogitant enim varios casus et in sublimi maxime lubricos Tunc adpetita formidant et quae illos graves aliis reddit gravior ipsis felicitas incubat |
E così, se ci troviamo in mezzo allo strepito delle città, ci stia a fianco uno che ci consigli, e alla lode di ingenti patrimoni opponga la lode di chi è ricco con poco e misura le ricchezze dall'uso che se ne fa Contro coloro che esaltano il favore della massa e il potere, lui sottolinei con ammirazione l'esistenza ritirata dedita agli studi e l'anima che si ripiega su se stessa Dimostri che quegli uomini giudicati dalla massa felici stanno, invece, tremanti e sbigottiti in quella loro posizione invidiata e di sé hanno un'opinione ben diversa da quella degli altri; quelle che per gli altri sono cime elevate, per loro sono precipizi E così si scoraggiano e tremano ogni volta che spingono lo sguardo nell'abisso della loro grandezza: pensano alla possibilità di cadute tanto più pericolose quanto più uno sta in alto Allora hanno paura di quello che desideravano e la prosperità che li rende insopportabili agli altri, pesa su loro ancora più insopportabile |
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Tunc laudant otium lene et sui iuris, odio est fulgor et fuga a rebus adhuc stantibus quaeritur Tunc demum videas philosophantis metu et aegrae fortunae sana consilia Nam quasi ista inter se contraria sint, bona fortuna et mens bona, ita melius in malis sapimus: secunda rectum auferunt Vale |
Allora elogiano la vita calma e indipendente, detestano il loro splendore e cercano di fuggire quando la situazione è ancora stabile Allora li vedi darsi alla filosofia per paura, ragionare saggiamente spinti dal timore della mala sorte Come se la buona fortuna e il ben ragionare fossero agli antipodi, noi abbiamo più buon senso quando le cose vanno male: quando vanno a gonfie vele, ci tolgono la capacità d'intendere Stammi bene |