'Non est' inquit 'quod protinus inbecillam aciem committas inprobo lumini; a tenebris primum ad umbrosa procede, deinde plus aude et paulatim claram lucem pati adsuesce Non est quod post cibum studeas, non est quod plenis oculis ac tumentibus imperes; adflatum et vim frigoris in os occurrentis evita' alia eiusmodi, quae non minus quam medicamenta proficiunt Adicit remediis medicina consilium 'Error' inquit 'est causa peccandi: hunc nobis praecepta non detrahunt nec expugnant opiniones de bonis ac malis falsas ' Concedo per se efficacia praecepta non esse ad evertendam pravam animi persuasionem; sed non ideo non aliis quidem adiecta proficiunt Primum memoriam renovant; deinde quae in universo confusius videbantur in partes divisa diligentius considerantur |
Non esporre sùbito la vista ancora debole a una luce troppo violenta, dice; prima passa dall'oscurità alla penombra, poi osa di più e abìtuati gradualmente a sopportare la viva luce Non devi studiare dopo aver mangiato e nemmeno sforzare gli occhi gonfi e tumefatti: evita il vento e il freddo pungente che ti batte in faccia, e altri suggerimenti simili, utili quanto le medicine L'arte medica aggiunge consigli alle cure L'errore,continua Aristone, è la causa delle nostre mancanze: i precetti non lo eliminano e non dissipano le idee sbagliate sul bene e sul male Ammetto che i precetti non riescano di per sé a rimuovere le convinzioni errate; ma non per questo non servono, uniti anche ad altri sistemi Per prima cosa rinfrescano la memoria; poi, quei concetti che, tutti insieme, sembravano piuttosto confusi, divisi in sezioni, possono essere esaminati con più attenzione |
Aut in isto modo licet et consolationes dicas supervacuas et exhortationes: atqui non sunt supervacuae; ergo ne monitiones quidem 'Stultum est' inquit 'praecipere aegro quid facere tamquam sanus debeat, cum restituenda sanitas sit, sine qua inrita sunt praecepta ' Quid quod habent aegri quaedam sanique communia de quibus admonendi sunt tamquam ne avide cibos adpetant, ut lassitudinem vitent Habent quaedam praecepta communia pauper et dives 'Sana' inquit 'avaritiam, et nihil habebis quod admoneas aut pauperem aut divitem, si cupiditas utriusque consedit ' Quid quod aliud est non concupiscere pecuniam, aliud uti pecunia scire cuius avari modum ignorant, etiam non avari usum 'Tolle' inquit 'errores: supervacua praecepta sunt ' Falsum est |
Oppure, in questo modo, puoi definire inutili anche i discorsi consolatori e di esortazione: e invece non sono inutili; quindi, non lo sono neppure gli ammonimenti sciocco, dice, insegnare a un malato che cosa debba fare come se fosse sano; restituiscigli, invece, la salute: senza di essa i precetti sono vani E che dire del fatto che ad ammalati e sani su certe questioni vanno rivolti consigli uguali Come ad esempio, non mangiare con avidità ed evitare la spossatezza Anche per il povero e il ricco ci sono precetti in comune Guarisci l'avidità, afferma Aristone, e non dovrai dare consigli al povero o al ricco, se si è calmata la loro cupidigia Ma come Un conto è non desiderare il denaro, un altro è saperlo usare Gli avari ne ignorano la giusta misura, ma anche chi non è avaro può ignorarne il giusto uso Elimina gli errori, dice il filosofo, e i precetti sono inutili falso |
Puta enim avaritiam relaxatam, puta adstrictam esse luxuriam, temeritati frenos iniectos, ignaviae subditum calcar: etiam remotis vitiis, quid et quemadmodum debeamus facere discendum est 'Nihil' inquit 'efficient monitiones admotae gravibus vitiis ' Ne medicina quidem morbos insanabiles vincit, tamen adhibetur aliis in remedium, aliis in levamentum Ne ipsa quidem universae philosophiae vis, licet totas in hoc vires suas advocet, duram iam et veterem animis extrahet pestem; sed non ideo nihil sanat quia non omnia 'Quid prodest' inquit 'aperta monstrare ' Plurimum; interdum enim scimus nec adtendimus Non docet admonitio sed advertit, sed excitat, sed memoriam continet nec patitur elabi Pleraque ante oculos posita transimus: admonere genus adhortandi est |
Immagina che si sia mitigata l'avidità, domata la dissolutezza, frenata l'imprudenza, spronata l'ignavia: anche se i vizi sono stati eliminati, bisogna imparare che cosa fare e come Contro i vizi gravi, egli sostiene, non riusciranno a niente gli ammonimenti Nemmeno la medicina vince le malattie inguaribili, eppure viene usata come rimedio per alcune, per altre come sollievo Nemmeno la potenza stessa dell'intera filosofia, anche se chiama a raccolta tutte le sue forze, potrà sradicare dall'animo un male ormai incallito e di vecchia data; ma perché non guarisce tutto, non si può dire che non guarisca niente A che serve, dice Aristone, insegnare l'evidenza Serve moltissimo, Certe volte, infatti, le cose le sappiamo, ma non siamo attenti Le esortazioni non servono da insegnamento, risvegliano, però l'attenzione, stimolano, mantengono viva la memoria e non la lasciano smarrire Noi tralasciamo molte cose che pure abbiamo davanti agli occhi: un ammonimento è una forma di esortazione |
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Saepe animus etiam aperta dissimulat; ingerenda est itaque illi notitia rerum notissimarum Illa hoc loco in Vatinium Calvi repetenda sententia est: 'factum esse ambitum scitis, et hoc vos scire omnes sciunt' Scis amicitias sancte colendas esse, sed non facis Scis inprobum esse qui ab uxore pudicitiam exigit, ipse alienarum corruptor uxorum; scis ut illi nil cum adultero, sic tibi nil esse debere cum paelice, et non facis Itaque subinde ad memoriam reducendus es; non enim reposita illa esse oportet sed in promptu Quaecumque salutaria sunt saepe agitari debent, saepe versari, ut non tantum nota sint nobis sed etiam parata Adice nunc quod aperta quoque apertiora fieri solent 'Si dubia sunt' inquit 'quae praecipis, probationes adicere debebis; ergo illae, non praecepta proficient |
Spesso l'animo finge di non vedere neppure l'evidenza; e allora bisogna ricordargli anche le cose più note A questo punto è bene ricordare la frase pronunciata da Calvo contro Vatinio: Voi lo sapete che c'è stato un broglio e tutti sanno che voi lo sapete Sai che le amicizie vanno venerate come sacre, ma non lo fai Sai che è un infame chi pretende dalla moglie il pudore, ma seduce le donne altrui; sai che come lei non deve avere rapporti con un altro, così tu non ne devi avere con un'amante, e non lo fai Perciò bisogna rinfrescarti sovente la memoria; quei princìp non devono stare in un canto, ma essere a portata di mano Tutte le norme salutari vanno esaminate di frequente e meditate; non devono esserci solo note: devono essere sùbito disponibili Inoltre anche i concetti chiari diventano di solito ancò ra più chiari Se i tuoi ammaestramenti sono incerti, continua, dovrai aggiungere delle prove; perciò utili saranno quelle e non gli ammaestramenti |
' Quid quod etiam sine probationibus ipsa monentis auctoritas prodest sic quomodo iurisconsultorum valent responsa, etiam si ratio non redditur Praeterea ipsa quae praecipiuntur per se multum habent ponderis, utique si aut carmini intexta sunt aut prosa oratione in sententiam coartata, sicut illa Catoniana: 'emas non quod opus est, sed quod necesse est; quod non opus est asse carum est', qualia sunt illa aut reddita oraculo aut similia 'tempori parce', 'te nosce' Numquid rationem exiges cum tibi aliquis hos dixerit versus Iniuriarum remedium est oblivio Audentis fortuna iuvat, piger ipse sibi opstat Advocatum ista non quaerunt: adfectus ipsos tangunt et natura vim suam exercente proficiunt Omnium honestarum rerum semina animi gerunt, quae admonitione excitantur non aliter quam scintilla flatu levi adiuta ignem suum explicat; erigitur virtus cum tacta est et inpulsa |
Ma se a giovare è proprio l'autorità di chi consiglia, anche senza prove Così come i pareri dei giureconsulti sono validi anche se non se ne dà una spiegazione E poi gli stessi ammaestramenti hanno molto peso di per sé, soprattutto se messi in versi oppure racchiusi in massime in prosa come quelli di Catone: compra non l'occorrente, ma l'indispensabile; il superfluo è caro anche a pagarlo un soldo e così i responsi dell'oracolo o simili: risparmia il tempo conosci te stesso Chiederai spiegazioni quando uno ti reciterà questi versi L'oblio è il rimedio delle offese La fortuna aiuta gli audaci, il pigro è di ostacolo a se stesso Sono parole che non richiedono un esperto; toccano i sentimenti e sono utili perché la natura fa sentire la sua forza L'animo porta in sé i semi di tutte le virtù, questi vengono fatti germogliare dalle esortazioni, come la scintilla, attizzata da un soffio leggero, sviluppa la sua fiamma; la virtù cresce, se è spronata e incitata |
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Praeterea quaedam sunt quidem in animo, sed parum prompta, quae incipiunt in expedito esse cum dicta sunt; quaedam diversis locis iacent sparsa, quae contrahere inexercitata mens non potest Itaque in unum conferenda sunt et iungenda, ut plus valeant animumque magis adlevent Aut si praecepta nihil adiuvant, omnis institutio tollenda est; ipsa natura contenti esse debemus Hoc qui dicunt non vident alium esse ingenii mobilis et erecti, alium tardi et hebetis, utique alium alio ingeniosiorem Ingenii vis praeceptis alitur et crescit novasque persuasiones adicit innatis et depravata corrigit 'Si quis' inquit 'non habet recta decreta, quid illum admonitiones iuvabunt vitiosis obligatum ' Hoc scilicet, ut illis liberetur; non enim extincta in illo indoles naturalis est sed obscurata et oppressa |
Inoltre ci sono nell'animo dei princìp, non molto evidenti però che cominciano a essere pronti solo quando vengono espressi; altri si trovano sparsi qua e là e la mente poco esercitata non riesce a metterli insieme Bisogna perciò radunarli e congiungerli perché siano più efficaci e risollevino meglio l'animo Oppure se i precetti non servono a niente, ogni insegnamento va eliminato e dobbiamo accontentarci della sola natura Coloro che sostengono questa tesi non si rendono conto che uno è di ingegno vivace e sveglio, lento e ottuso un altro, e che in ogni caso non tutti sono intelligenti allo stesso modo La forza dell'intelligenza è alimentata dai precetti, cresce, aggiunge nuove convinzioni a quelle innate e corregge le idee distorte Se uno non ha dei retti princìp, continua Aristone, legato com'è al malcostume, a che cosa gli serviranno gli ammonimenti Naturalmente a liberarsene, perché in lui le qualità naturali non sono scomparse, ma soltanto nascoste e oppresse |
Sic quoque temptat resurgere et contra prava nititur, nacta vero praesidium et adiuta praeceptis evalescit, si tamen illam diutina pestis non infecit nec enecuit; hanc enim ne disciplina quidem philosophiae toto impetu suo conisa restituet Quid enim interest inter decreta philosophiae et praecepta nisi quod illa generalia praecepta sunt, haec specialia Utraque res praecipit, sed altera in totum, particulatim altera 'Si quis' inquit 'recta habet et honesta decreta, hic ex supervacuo monetur ' Minime; nam hic quoque doctus quidem est facere quae debet, sed haec non satis perspicit Non enim tantum adfectibus inpedimur quominus probanda faciamus sed inperitia inveniendi quid quaeque res exigat Habemus interdum compositum animum, sed residem et inexercitatum ad inveniendam officiorum viam, quam admonitio demonstrat |
Anche così esse cercano di risollevarsi e di resistere alla depravazione e, trovato un sostegno e un aiuto nei precetti, riprendono forza, purché non le abbia infettate a morte un male di vecchia data: in questo caso non potrà sanarle neppure la dottrina filosofica impiegando tutte le sue forze Che differenza c'è, infatti, fra i princìp filosofici e i precetti se non che i primi sono norme universali, i secondi particolari Entrambi istruiscono, ma gli uni in generale, gli altri in particolare Se uno, egli dice, ha dei princìp retti e onesti è inutile dargli dei consigli Niente affatto; anche costui conosce il suo dovere, ma non ne ha una chiara percezione Non sono solo le passioni a impedirci di agire virtuosamente, ma l'incapacità di capire che cosa esigano le singole circostanze Il nostro animo a volte è ben regolato, ma inerte e poco pratico a trovare la via dei doveri, che un buon consiglio ci può invece indicare |
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'Expelle' inquit 'falsas opiniones de bonis et malis, in locum autem earum veras repone, et nihil habebit admonitio quod agat ' Ordinatur sine dubio ista ratione animus, sed non ista tantum; nam quamvis argumentis collectum sit quae bona malaque sint, nihilominus habent praecepta partes suas Et prudentia et iustitia officiis constat: officia praeceptis disponuntur Praeterea ipsum de malis bonisque iudicium confirmatur officiorum exsecutione, ad quam praecepta perducunt Utraque enim inter se consentiunt: nec illa possunt praecedere ut non haec sequantur, et haec ordinem sequuntur suum; unde apparet illa praecedere 'Infinita' inquit 'praecepta sunt ' Falsum est; nam de maximis ac necessariis rebus non sunt infinita; tenues autem differentias habent quas exigunt tempora, loca, personae, sed his quoque dantur praecepta generalia |
Elimina, egli dice, le false idee sul bene e sul male, metti al loro posto idee giuste e i consigli saranno inutili Questo sistema senza dubbio regola l'animo, ma non basta; anche se con argomentazioni logiche si ricava qual è il bene e qual è il male, tuttavia i precetti hanno un loro ruolo Sia la prudenza che la giustizia sono formate da vari doveri: e i doveri li determinano i precetti Inoltre, anche il giudizio sul male e sul bene trova conferma nel compimento dei doveri, e a questo ci conducono i precetti Sono due cose in armonia tra loro: gli uni non possono precedere senza che gli altri seguano e questi seguono un ordine proprio; è quindi evidente che sono i doveri a precedere I precetti, dice Aristone, sono infiniti Non è vero; sulle questioni più importanti e fondamentali non sono infiniti; ci sono differenze minime determinate dal momento, dal luogo, dalle persone, ma anche in questi casi si dànno precetti generali |
'Nemo', inquit, 'praeceptis curat insaniam; ergo ne malitiam quidem ' Dissimile est; nam si insaniam sustuleris, sanitas reddita est; si falsas opiniones exclusimus, non statim sequitur dispectus rerum agendarum; ut sequatur, tamen admonitio conroborabit rectam de bonis malisque sententiam Illud quoque falsum est, nihil apud insanos proficere praecepta Nam quemadmodum sola non prosunt, sic curationem adiuvant; et denuntiatio et castigatio insanos coercuit de illis nunc insanis loquor quibus mens mota est, non erepta 'Leges' inquit 'ut faciamus quod oportet non efficiunt, et quid aliud sunt quam minis mixta praecepta ' Primum omnium ob hoc illae non persuadent quia minantur, at haec non cogunt sed exorant; deinde leges a scelere deterrent, praecepta in officium adhortantur |
Non si può curare, sostiene, la pazzia con i precetti; quindi, nemmeno la malvagità diverso: se elimini la pazzia restituisci la salute mentale; togliendo di mezzo le idee false, invece, non ce ne deriva immediatamente la capacità di distinguere le azioni da compiere; ma, posto che sia così, un consiglio avvalorerà il nostro giusto giudizio sul bene e sul male Ed è ugualmente falso che ai pazzi i precetti non servano a nulla Da soli non giovano, ma sono di aiuto alla cura; i pazzi li frenano sia le minacce che le punizioni - certo, mi riferisco a quelli la cui mente vacilla, ma non è stravolta completamente Le leggi, dice, non riescono a farci comportare come dovremmo, e che altro sono se non precetti misti a minacce Prima di tutto le leggi non persuadono proprio perché minacciano, mentre i precetti non costringono, ma cercano di persuadere; le leggi, inoltre, distolgono dal delitto, i precetti esortano al dovere |
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His adice quod leges quoque proficiunt ad bonos mores, utique si non tantum imperant sed docent In hac re dissentio a Posidonio, qui 'improbo' inquit 'quod Platonis legibus adiecta principia sunt Legem enim brevem esse oportet, quo facilius ab inperitis teneatur Velut emissa divinitus vox sit: iubeat, non disputet Nihil videtur mihi frigidius, nihil ineptius quam lex cum prologo Mone, dic quid me velis fecisse: non disco sed pareo ' Proficiunt vero; itaque malis moribus uti videbis civitates usas malis legibus 'At non apud omnis proficiunt ' Ne philosophia quidem; nec ideo inutilis et formandis animis inefficax est Quid autem philosophia non vitae lex est Sed putemus non proficere leges: non ideo sequitur ut ne monitiones quidem proficiant Aut sic et consolationes nega proficere dissuasionesque et adhortationes et obiurgationes et laudationes |
E poi anche le leggi giovano alla moralità, specialmente se, oltre a comandare, insegnano In questo non sono d'accordo con l'affermazione di Posidonio: Disapprovo che alle leggi di Platone siano stati aggiunti dei princìp La legge deve essere breve, perché i profani la comprendano meglio Sia come una voce che viene dal cielo: comandi senza discutere Per me non c'è niente di più insulso, niente di più inopportuno di una legge preceduta da un preambolo Consigliami, dimmi che cosa vuoi che faccia: non imparo, ma obbedisco In realtà le leggi servono; e infatti vedrai che sono corrotte le città governate da cattive leggi Ma non servono a tutti Neppure la filosofia; non per questo, però è inutile e incapace di formare l'animo E come La filosofia non è la legge della vita Ma supponiamo che le leggi non servano: non ne consegue che non siano utili neppure gli ammonimenti Oppure allo stesso modo dirai che non servono le parole di conforto, di dissuasione, gli incitamenti, i rimproveri, le lodi |