Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 03, pag 3

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 03

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 03
Omnia ista monitionum genera sunt; per ista ad perfectum animi statum pervenitur

Nulla res magis animis honesta induit dubiosque et in pravum inclinabiles revocat ad rectum quam bonorum virorum conversatio; paulatim enim descendit in pectora et vim praeceptorum obtinet frequenter aspici, frequenter audiri

Occursus mehercules ipse sapientium iuvat, et est aliquid quod ex magno viro vel tacente proficias

Nec tibi facile dixerim quemadmodum prosit, sicut illud intellegam profuisse

'Minuta quaedam' ut ait Phaedon 'animalia cum mordent non sentiuntur, adeo tenuis illis et fallens in periculum vis est; tumor indicat morsum et in ipso tumore nullum vulnus apparet

' Idem tibi in conversatione virorum sapientium eveniet: non deprehendes quemadmodum aut quando tibi prosit, profuisse deprendes

'Quorsus' inquis 'hoc pertinet
Sono tutte forme di ammonimento; per mezzo loro raggiungiamo la perfezione spirituale

Niente rende più virtuosi gli animi e li riconduce sulla retta via, se sono incerti e inclini al male, quanto la compagnia di uomini onesti; a poco a poco essa penetra nell'intimo e la loro vista e il loro ascolto abituale ha la stessa forza dei precetti

Anche il solo incontrarsi coi saggi è utile, per dio, e da un grand'uomo puoi trarre dei vantaggi perfino se tace

Capire che mi è stato utile è per me più facile che dirti in che modo mi è utile

Certi animaletti quando pungono non li sentiamo, dice Fedone, tanto debole è la loro forza e ci inganna sul pericolo; il gonfiore rivela la puntura, eppure nel gonfiore stesso non si vede nessuna ferita

Ti accadrà lo stesso nei rapporti coi saggi; non ti accorgerai come o quando ti giovano, ma ti accorgerai che ti hanno giovato

Dove va a parare questo discorso
' Aeque praecepta bona, si saepe tecum sint, profutura quam bona exempla

Pythagoras ait alium animum fieri intrantibus templum deorumque simulacra ex vicino cernentibus et alicuius oraculi opperientibus vocem

Quis autem negabit feriri quibusdam praeceptis efficaciter etiam inperitissimos

velut his brevissimis vocibus, sed multum habentibus ponderis: Nil nimis

Avarus animus nullo satiatur lucro

Ab alio expectes alteri quod feceris

Haec cum ictu quodam audimus, nec ulli licet dubitare aut interrogare 'quare

'; adeo etiam sine ratione ipsa veritas lucet

Si reverentia frenat animos ac vitia conpescit, cur non et admonitio idem possit

Si inponit pudorem castigatio, cur admonitio non faciat, etiam si nudis praeceptis utitur
chiedi I buoni precetti, se li terrai sempre presenti, ti saranno utili quanto i buoni esempi

Pitagora afferma che cambia interiormente una persona che entra in un tempio e vede da vicino le immagini degli dèi e attende il responso di un oracolo

E chi può negare che certi precetti colpiscano nel segno anche gli uomini più ignoranti

Come queste frasi molto concise, ma pregnanti:Niente di troppo

Non c'è guadagno che sazi l'animo dell'avaro

Aspettati da altri ciò che hai fatto al tuo prossimo

A queste parole rimaniamo come colpiti e nessuno può dubitare o chiedere: Perché

, tanto la verità è palese anche senza spiegazioni

Se il rispetto frena gli animi e reprime i vizi, perché non dovrebbero avere la stessa efficacia anche gli ammonimenti

Se la punizione è causa di vergogna, perché non dovrebbe essere lo stesso per gli ammonimenti, anche se si avvalgono di semplici precetti
Illa vero efficacior est et altius penetrat quae adiuvat ratione quod praecipit, quae adicit quare quidque faciendum sit et quis facientem oboedientemque praeceptis fructus expectet

Si imperio proficitur, et admonitione; atqui proficitur imperio; ergo et admonitione

In duas partes virtus dividitur, in contemplationem veri et actionem: contemplationem institutio tradit, actionem admonitio

Virtutem et exercet et ostendit recta actio

Acturo autem si prodest qui suadet, et qui monet proderit

Ergo si recta actio virtuti necessaria est, rectas autem actiones admonitio demonstrat, et admonitio necessaria est
In realtà sono più efficaci e penetrano più a fondo i consigli che sostengono con prove i loro insegnamenti, che aggiungono quali siano le azioni da compiere e le loro motivazioni e quale utile attenda chi agisce in obbedienza ai precetti

Se gli ordini servono, servono anche i consigli; ebbene, gli ordini servono, dunque servono anche i consigli

La virtù si divide in due parti: contemplazione della verità e azione: la prima ce la dànno gli insegnamenti, alla seconda ci spingono i consigli

Le azioni oneste esercitano e mostrano la virtù

Se i consigli giovano a chi intende operare, gli saranno utili anche gli ammonimenti

Quindi, se l'agire onestamente è necessario alla virtù e gli ammonimenti indicano le azioni oneste, anche gli ammonimenti sono necessari

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 16

Duae res plurimum roboris animo dant, fides veri et fiducia: utramque admonitio facit Nam et creditur illi et, cum creditum est, magnos animus spiritus concipit ac fiducia impletur; ergo admonitio non est supervacua

M Agrippa, vir ingentis animi, qui solus ex iis quos civilia bella claros potentesque fecerunt felix in publicum fuit, dicere solebat multum se huic debere sententiae: 'nam concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur'

Hac se aiebat et fratrem et amicum optimum factum Si eiusmodi sententiae familiariter in animum receptae formant eum, cur non haec pars philosophiae quae talibus sententiis constat idem possit

Pars virtutis disciplina constat, pars exercitatione; et discas oportet et quod didicisti agendo confirmes
Due cose dànno una grandissima forza all'anima, la fede nella verità e la fiducia in se stessi; entrambe ci vengono dagli ammonimenti, poiché in essi si crede e, quando si è giunti a credere, l'anima concepisce sentimenti elevati e si riempie di fiducia; quindi, gli ammonimenti non sono inutili

M Agrippa, uomo di straordinario temperamento, l'unico ad aver fortuna nella vita pubblica fra le persone rese famose e potenti dalle guerre civili, spesso diceva di dover molto a questa massima: Con la concordia i piccoli stati crescono, con la discordia vanno in rovina i più grandi Affermava che essa lo aveva reso un eccellente amico e fratello

Se massime di questo tipo recepite nell'intimo formano l'animo, perché non potrebbe fare lo stesso anche quella sezione della filosofia che da tali massime è formata

Parte della virtù si basa sull'insegnamento, parte sull'esercizio; devi imparare e poi confermare con le azioni quanto hai appreso
Quod si est, non tantum scita sapientiae prosunt sed etiam praecepta, quae adfectus nostros velut edicto coercent et ablegant

'Philosophia' inquit 'dividitur in haec, scientiam et habitum animi; nam qui didicit et facienda ac vitanda percepit nondum sapiens est nisi in ea quae didicit animus eius transfiguratus est

Tertia ista pars praecipiendi ex utroque est, et ex decretis et ex habitu; itaque supervacua est ad implendam virtutem, cui duo illa sufficiunt

' [49] Isto ergo modo et consolatio supervacua est (nam haec quoque ex utroque est) et adhortatio et suasio et ipsa argumentatio; nam et haec ab habitu animi compositi validique proficiscitur

Sed quamvis ista ex optimo habitu animi veniant, optimus animi habitus ex his est; et facit illa et ex illis ipse fit

Deinde istud quod dicis iam perfecti viri est ac summam consecuti felicitatis humanae
Se ciò si verifica, non servono solo i princìpi della saggezza, ma anche i precetti, che frenano le nostre passioni e le reprimono come in forza di un editto

La filosofia, dice Aristone, si divide in conoscenza e stato morale; chi ha imparato e capìto le azioni da compiere e quelle da evitare, non è ancora saggio se il suo animo non si è modellato su quanto ha appreso

Questa terza parte, cioè l'insegnamento, deriva sia dalla dottrina che dallo stato morale, perciò è superflua per conseguire la virtù: bastano le prime due

A questo modo, dunque, sono inutili le parole di conforto (anch'esse derivano da quelle due parti), l'incitamento, il consiglio e la stessa argomentazione, poiché anche questa nasce da uno stato d'animo sereno e forte

Ma sebbene queste cose provengano da un'ottima condizione morale, tale condizione dipende da esse; le origina e ne trae origine

Le tue affermazioni, inoltre, riguardano l'uomo che ha raggiunto la perfezione e il culmine della felicità umana

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Ad haec autem tarde pervenitur; interim etiam inperfecto sed proficienti demonstranda est in rebus agendis via

Hanc forsitan etiam sine admonitione dabit sibi ipsa sapientia, quae iam eo perduxit animum ut moveri nequeat nisi in rectum

Inbecillioribus quidem ingeniis necessarium est aliquem praeire: 'hoc vitabis, hoc facies'

Praeterea si expectat tempus quo per se sciat quid optimum factu sit, interim errabit et errando inpedietur quominus ad illud perveniat quo possit se esse contentus; regi ergo debet dum incipit posse se regere

Pueri ad praescriptum discunt; digiti illorum tenentur et aliena manu per litterarum simulacra ducuntur, deinde imitari iubentur proposita et ad illa reformare chirographum: sic animus noster, dum eruditur ad praescriptum, iuvatur

Haec sunt per quae probatur hanc philosophiae partem supervacuam non esse
Ma è una meta a cui si arriva lentamente; intanto all'uomo ancòra imperfetto, ma in via di progresso, bisogna indicare una linea d'azione

Forse il saggio se la darà da solo, anche senza che nessuno lo ammonisca, poiché ha portato l'animo al punto di non potersi muovere se non verso il bene

Ma ai caratteri più deboli è necessario che uno suggerisca: Evita questo, fa' quello

Inoltre se uno aspetta il momento di sapere da sé che cosa sia meglio fare, nel frattempo si allontanerà dalla retta via e allontanandosene non riuscirà a giungere là dove può essere contento di sé; deve, dunque, essere guidato finché non incomincia a potersi guidare da solo

I ragazzi apprendono in base a un modello: il maestro tiene loro con la mano le dita guidandole lungo i segni delle lettere; quindi li esorta a imitare gli esempi proposti e a uniformare a essi la grafia: allo stesso modo trae giovamento il nostro animo, istruito secondo un modello

Tali prove dimostrano come questa parte della filosofia non sia superflua
Quaeritur deinde an ad faciendum sapientem sola sufficiat

Huic quaestioni suum diem dabimus: interim omissis argumentis nonne apparet opus esse nobis aliquo advocato qui contra populi praecepta praecipiat

Nulla ad aures nostras vox inpune perfertur: nocent qui optant, nocent qui execrantur

Nam et horum inprecatio falsos nobis metus inserit et illorum amor male docet bene optando; mittit enim nos ad longinqua bona et incerta et errantia, cum possimus felicitatem domo promere

Non licet, inquam, ire recta via; trahunt in pravum parentes, trahunt servi

Nemo errat uni sibi, sed dementiam spargit in proximos accipitque invicem

Et ideo in singulis vitia populorum sunt quia illa populus dedit
Ci si chiede, poi, se da sola basti a formare il saggio

Questo problema lo affronteremo a suo tempo; intanto, messe da parte le prove, non è forse chiaro che abbiamo bisogno di un esperto che ci dia ammaestramenti contrari a quelli della massa

Tutte le parole che ascoltiamo ci danneggiano: ci nuoce chi ci augura il bene come chi ci augura il male

Le maledizioni degli uni ci incutono false paure, e l'amore degli altri, con i suoi buoni augùr, ci dà dei cattivi insegnamenti, perché ci indirizza verso beni lontani, incerti e dubbi, mentre la nostra felicità la possiamo trovare dentro di noi

Non si può secondo me, procedere per la retta via; ci fanno deviare i genitori, i servi

Nessuno coinvolge negli errori solo se stesso, ma diffonde la sua follia sul prossimo e a sua volta la riceve dagli altri

Per questo i vizi della massa li ritroviamo nei singoli: è stata la massa a trasmetterli

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Dum facit quisque peiorem, factus est; didicit deteriora, dein docuit, effectaque est ingens illa nequitia congesto in unum quod cuique pessimum scitur

Sit ergo aliquis custos et aurem subinde pervellat abigatque rumores et reclamet populis laudantibus

Erras enim si existimas nobiscum vitia nasci: supervenerunt, ingesta sunt

Itaque monitionibus crebris opiniones quae nos circumsonant repellantur

Nulli nos vitio natura conciliat: illa integros ac liberos genuit

Nihil quo avaritiam nostram inritaret posuit in aperto: pedibus aurum argentumque subiecit calcandumque ac premendum dedit quidquid est propter quod calcamur ac premimur
Nel momento in cui uno corrompe, è corrotto; ha imparato il male e lo ha poi insegnato e ne è nata quell'enorme malvagità, poiché si accumulano in un solo individuo i vizi peggiori di ciascuno

Deve, dunque, esserci qualcuno che ci sorvegli, che di volta in volta ci tiri le orecchie, e tenga lontano le chiacchiere della gente e protesti contro le lodi della folla

Sbagli se pensi che i vizi nascano con noi: sono venuti dopo, si sono accumulati in noi

Respingiamo, perciò con moniti frequenti, i pregiudizi che ci rintronano

La natura non ci mette sulla strada del vizio: ci ha generati puri e liberi

Non ha messo in evidenza niente che eccitasse la nostra avidità: ci ha posto sotto i piedi l'oro e l'argento e ci ha dato da calpestare e da schiacciare quello per cui siamo calpestati e schiacciati
Illa vultus nostros erexit ad caelum et quidquid magnificum mirumque fecerat videri a suspicientibus voluit: ortus occasusque et properantis mundi volubilem cursum, interdiu terrena aperientem, nocte caelestia, tardos siderum incessus si compares toti, citatissimos autem si cogites quanta spatia numquam intermissa velocitate circumeant, defectus solis ac lunae invicem obstantium, alia deinceps digna miratu, sive per ordinem subeunt sive subitis causis mota prosiliunt, ut nocturnos ignium tractus et sine ullo ictu sonituque fulgores caeli patescentis columnasque ac trabes et varia simulacra flammarum

Haec supra nos natura disposuit, aurum quidem et argentum et propter ista numquam pacem agens ferrum, quasi male nobis committerentur, abscondit
Ci ha fatto volgere lo sguardo al cielo e ha voluto che quanto di grandioso e stupendo essa ha creato noi lo vedessimo alzando gli occhi: il sorgere e il tramontare degli astri, il vertiginoso moto su se stesso del mondo che mostra di giorno le bellezze terrene, di notte quelle celesti, il procedere delle stelle, lento se lo paragoni a quello dell'universo, ma velocissimo se pensi che enormi spazi percorrano a velocità costante, le eclissi del sole e della luna che si oscurano a vicenda, e altri fenomeni ancora, degni di ammirazione sia che si manifestino con ordine o che compaiano d'un tratto determinati da cause improvvise, come strisce di fuoco nella notte e lampi nel cielo che si apre senza colpi o tuoni, colonne di fuoco, meteore e varie figure fiammeggianti

Tutto questo la natura lo ha posto sopra di noi, ma l'oro, l'argento e il ferro, che per questi metalli è sempre in guerra, li ha nascosti, come se fosse male affidarceli

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Nos in lucem propter quae pugnaremus extulimus, nos et causas periculorum nostrorum et instrumenta disiecto terrarum pondere eruimus, nos fortunae mala nostra tradidimus nec erubescimus summa apud nos haberi quae fuerant ima terrarum

Vis scire quam falsus oculos tuos deceperit fulgor

nihil est istis quamdiu mersa et involuta caeno suo iacent foedius, nihil obscurius, quidni

quae per longissimorum cuniculorum tenebras extrahuntur; nihil est illis dum fiunt et a faece sua separantur informius

Denique ipsos opifices intuere per quorum manus sterile terrae genus et infernum perpurgatur: videbis quanta fuligine oblinantur

Atqui ista magis inquinant animos quam corpora, et in possessore eorum quam in artifice plus sordium est
Li abbiamo portati noi alla luce e per essi combattiamo, abbiamo tirato fuori noi le cause e gli strumenti dei nostri pericoli fendendo il grembo della terra, noi abbiamo affidato alla fortuna le nostre disgrazie e non ci vergogniamo di tenere nella massima considerazione materiali che stavano sottoterra in profondità

Vuoi sapere che falso splendore ha ingannato i tuoi occhi

Finché essi giacciono coperti e immersi nel fango, non c'è niente di più brutto, di più ignobile E perché no

Vengono estratti attraverso lunghissimi e oscuri cunicoli, Non c'è niente di più orribile, mentre vengono alla luce e sono liberati dalle impurità

Guarda, infine, gli stessi operai che con le mani ripuliscono questa sorta di terra sterile e sotterranea: vedrai come sono sporchi di fuliggine

Eppure questi metalli insudiciano più l'animo che il corpo e ci si sporca più a possederli che a lavorarli

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