Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 03

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 14-15 Parte 03

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 14-15 Parte 03
Eam partem philosophiae quae dat propria cuique personae praecepta nec in universum componit hominem sed marito suadet quomodo se gerat adversus uxorem, patri quomodo educet liberos, domino quomodo servos regat, quidam solam receperunt, ceteras quasi extra utilitatem nostram vagantis reliquerunt, tamquam quis posset de parte suadere nisi qui summam prius totius vitae conplexus esset

Ariston Stoicus e contrario hanc partem levem existimat et quae non descendat in pectus usque, anilia habentem praecepta; plurimum ait proficere ipsa decreta philosophiae constitutionemque summi boni; 'quam qui bene intellexit ac didicit quid in quaque re faciendum sit sibi ipse praecipit
Certi filosofi hanno accolto unicamente quella parte della filosofia che dà insegnamenti particolari sul ruolo che ognuno ricopre nella vita, e non forma l'uomo in generale, ma consiglia al marito come comportarsi verso la moglie, al padre come educare i figli, al padrone come governare i servi, e hanno trascurato le altre parti come fossero per noi inutili, quasi si potessero dare consigli su un aspetto della vita senza averla prima abbracciata nella sua totalità

Secondo lo stoico Aristone, invece, questa parte è poco importante e non penetra nell'intimo, con i suoi insegnamenti da nonnetta; per lui giovano moltissimo i princìp stessi della filosofia e la definizione del sommo bene; chi l'ha compresa e imparata bene, può decidere lui stesso il da farsi in ogni singola circostanza
' Quemadmodum qui iaculari discit destinatum locum captat et manum format ad derigenda quae mittit, cum hanc vim ex disciplina et exercitatione percepit, quocumque vult illa utitur didicit enim non hoc aut illud ferire sed quodcumque voluerit, sic qui se ad totam vitam instruxit non desiderat particulatim admoneri, doctus in totum, non enim quomodo cum uxore aut cum filio viveret sed quomodo bene viveret: in hoc est et quomodo cum uxore ac liberis vivat

Cleanthes utilem quidem iudicat et hanc partem, sed inbecillam nisi ab universo fluit, nisi decreta ipsa philosophiae et capita cognovit

In duas ergo quaestiones locus iste dividitur: utrum utilis an inutilis sit, et an solus virum bonum possit efficere, id est utrum supervacuus sit an omnis faciat supervacuos
Quando uno impara a scagliare il giavellotto, cerca di colpire il bersaglio ed esercita la mano a dirigere il tiro; raggiunta questa capacità con la disciplina e l'esercizio, se ne serve a suo piacimento, perché non ha imparato a colpire questo o quel bersaglio, ma tutti quelli che vuole; così, se uno è preparato ad affrontare la vita in tutti i suoi aspetti, non ha bisogno di essere consigliato sui particolari, perché è istruito in generale, e non su come vivere con la moglie o con il figlio, ma su come vivere bene: e questo comprende anche come vivere con la moglie o coi figli

Per Cleante anche questa parte è utile, ma è inefficace se non ha origine da una conoscenza universale, se non conosce i precetti e i princìp stessi della filosofia

Questa sezione della filosofia, cioè la precettistica particolare, presenta due problemi: se sia utile o inutile e se da sola possa rendere l'uomo virtuoso, o meglio se sia superflua o renda superflue tutte le altre
Qui hanc partem videri volunt supervacuam hoc aiunt: si quid oculis oppositum moratur aciem, removendum est; illo quidem obiecto operam perdit qui praecipit 'sic ambulabis, illo manum porriges'

Eodem modo ubi aliqua res occaecat animum et ad officiorum dispiciendum ordinem inpedit, nihil agit qui praecipit 'sic vives cum patre, sic cum uxore'

Nihil enim proficient praecepta quamdiu menti error offusus est: si ille discutitur, apparebit quid cuique debeatur officio

Alioqui doces illum quid sano faciendum sit, non efficis sanum

Pauperi ut agat divitem monstras: hoc quomodo manente paupertate fieri potest

Ostendis esurienti quid tamquam satur faciat: fixam potius medullis famem detrahe

Idem tibi de omnibus vitiis dico: ipsa removenda sunt, non praecipiendum quod fieri illis manentibus non potest
Chi la ritiene superflua afferma: se un ostacolo impedisce la vista, va rimosso; finché rimane, è tempo perso impartire degli insegnamenti: camminerai così, stenderai la mano da quella parte

Allo stesso modo quando qualcosa ottenebra l'anima e le impedisce di comprendere la scala dei doveri, chi insegna Così vivrai col padre, così con la moglie non conclude niente

Gli ammaestramenti non serviranno a nulla finché l'errore offusca la mente: se viene eliminato apparirà chiaro come dobbiamo adempiere a ciascun dovere

Altrimenti tu insegni a uno che cosa debba fare un uomo sano, ma non lo rendi sano

Mostri al povero come comportarsi da ricco: ma se rimane povero, come può farlo

All'affamato spieghi che cosa dovrebbe fare se fosse sazio: togligli piuttosto la fame che ha nelle ossa

Lo stesso vale per tutti i vizi: bisogna eliminarli, non insegnare cose impossibili a realizzarsi finché essi rimangono

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 16

Nisi opiniones falsas quibus laboramus expuleris, nec avarus quomodo pecunia utendum sit exaudiet nec timidus quomodo periculosa contemnat

Efficias oportet ut sciat pecuniam nec bonum nec malum esse; ostendas illi miserrimos divites; efficias ut quidquid publice expavimus sciat non esse tam timendum quam fama circumfert, nec diu dolere quemquam nec mori saepe: in morte, quam pati lex est, magnum esse solacium quod ad neminem redit; in dolore pro remedio futuram obstinationem animi, qui levius sibi facit quidquid contumaciter passus est; optimam doloris esse naturam, quod non potest nec qui extenditur magnus esse nec qui est magnus extendi

omnia fortiter excipienda quae nobis mundi necessitas imperat
Se non rimuoverai i pregiudizi che ci affliggono, l'avaro non comprenderà come va usato il denaro, né il vile come disprezzare i pericoli

Devi fargli comprendere che il denaro non è né un bene, né un male e mostrargli persone ricche molto infelici Devi fargli comprendere che quello che generalmente temiamo non è temibile come si dice, che nessuno soffre a lungo e non muore più di una volta: nella morte, che è inevitabile, c'è un grande motivo di consolazione: non ritorna per nessuno; nel dolore sarà un rimedio la fermezza d'animo, che rende meno penosi i mali se sopportati con coraggio; la natura del dolore è eccellente, perché, se si protrae, non può essere grande, e se è grande, non può protrarsi

Dobbiamo accettare da forti quanto ci comanda la legge dell'universo
His decretis cum illum in conspectum suae condicionis adduxeris et cognoverit beatam esse vitam non quae secundum voluptatem est sed secundum naturam, cum virtutem unicum bonum hominis adamaverit, turpitudinem solum malum fugerit, reliqua omnia divitias, honores, bonam valetudinem, vires, imperia scierit esse mediam partem nec bonis adnumerandam nec malis, monitorem non desiderabit ad singula qui dicat 'sic incede, sic cena; hoc viro, hoc feminae, hoc marito, hoc caelibi convenit'

Ista enim qui diligentissime monent ipsi facere non possunt; haec paedagogus puero, haec avia nepoti praecipit, et irascendum non esse magister iracundissimus disputat

Si ludum litterarium intraveris, scies ista quae ingenti supercilio philosophi iactant in puerili esse praescripto

Utrum deinde manifesta an dubia praecipies
Quando, stabiliti questi princìp, metterai uno davanti alla sua condizione e capirà che si è felici vivendo non secondo piacere, ma secondo natura, quando amerà veramente la virtù come unico bene dell'uomo e fuggirà la disonestà come unico male, quando comprenderà che tutto il resto - ricchezza, onori, salute, forze, poteri - sono cose indifferenti da non annoverarsi né tra i beni, né tra i mali, allora non sentirà il bisogno di uno che lo consigli in ogni situazione e dica: Cammina così, pranza così; questo comportamento è adatto all'uomo, questo alla donna, questo a chi è sposato, questo al celibe

Chi dà questi consigli così minuziosi non è in grado di metterli in pratica nemmeno lui; il pedagogo impartisce questi insegnamenti all'allievo, la nonna al nipote e il maestro, così proclive all'ira, disputa sulla necessità di non adirarsi

Se entrerai in una scuola, ti renderai conto che i precetti elargiti dai filosofi con estrema alterigia si trovano già nei libri di testo per l'infanzia

E poi, darai ammaestramenti lampanti o dubbi

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01

Non desiderant manifesta monitorem, praecipienti dubia non creditur; supervacuum est ergo praecipere

Id adeo sic disce: si id mones quod obscurum est et ambiguum, probationibus adiuvandum erit; si probaturus es, illa per quae probas plus valent satisque per se sunt

'Sic amico utere, sic cive, sic socio

' 'Quare

' 'Quia iustum est

' Omnia ista mihi de iustitia locus tradit: illic invenio aequitatem per se expetendam, nec metu nos ad illam cogi nec mercede conduci, non esse iustum cui quidquam in hac virtute placet praeter ipsam

Hoc cum persuasi mihi et perbibi, quid ista praecepta proficiunt quae eruditum docent

praecepta dare scienti supervacuum est, nescienti parum; audire enim debet non tantum quid sibi praecipiatur sed etiam quare
Quelli lampanti non hanno bisogno di consiglieri; quanto a quelli dubbi non si presta fede a chi li dà: dunque, ammaestrare è inutile

Soprattutto impara questo: se dài consigli oscuri e ambigui, dovrai provarli; se li proverai, le prove addotte hanno più valore e bastano di per sé

Tratta così con l'amico, così con il concittadino, così con il compagno

Perché

Perché è giusto

Tutti questi insegnamenti mi vengono dalla sezione della filosofia che riguarda la giustizia: lì apprendo che bisogna desiderare la giustizia di per sé, che ad essa non ci costringe la paura o ci induce il guadagno, che non è un uomo giusto chi in questa virtù si compiace di qualcosa al di fuori di essa

Quando mi sono persuaso e sono profondamente convinto di ciò a che servono questi precetti che insegnano a uno già istruito

A chi sa, è inutile dare dei precetti, a chi non sa, è poco, poiché deve apprendere non solo quello che gli viene insegnato, ma anche perché
Utrum, inquam, veras opiniones habenti de bonis malisque sunt necessaria an non habenti

Qui non habet nihil a te adiuvabitur, aures eius contraria monitionibus tuis fama possedit; qui habet exactum iudicium de fugiendis petendisque scit quid sibi faciendum sit etiam te tacente

Tota ergo pars ista philosophiae summoveri potest

Duo sunt propter quae delinquimus: aut inest animo pravis opinionibus malitia contracta aut, etiam si non est falsis occupatus, ad falsa proclivis est et cito specie quo non oportet trahente corrumpitur

Itaque debemus aut percurare mentem aegram et vitiis liberare aut vacantem quidem sed ad peiora pronam praeoccupare

Utrumque decreta philosophiae faciunt; ergo tale praecipiendi genus nil agit
I precetti, dico io, sono necessari, per chi ha le idee chiare sul bene e sul male, o per chi non le ha A costui tu non sarai affatto d'aiuto: dicerie contrarie ai tuoi consigli gli otturano le orecchie

Se uno sa esattamente che cosa evitare o che cosa ricercare, sa come deve comportarsi anche senza che tu parli

In conclusione, tutta questa parte della filosofia si può eliminare

Per due motivi noi erriamo: o c'è nell'animo una perversità prodotta da convinzioni malvagie, oppure, anche se esso non è in preda all'errore, vi è incline e, fuorviato dalle apparenze, fa presto a rovinarsi

Perciò dobbiamo o curare bene lo spirito ammalato e liberarlo dai vizi, oppure, se ne è libero, ma è propenso al male, prenderne possesso in tempo

I princip della filosofia hanno sia l'uno che l'altro effetto; pertanto questo genere di insegnamenti non serve a niente

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Praeterea si praecepta singulis damus, inconprehensibile opus est; alia enim dare debemus feneranti, alia colenti agrum, alia negotianti, alia regum amicitias sequenti, alia pares, alia inferiores amaturo

In matrimonio praecipies quomodo vivat cum uxore aliquis quam virginem duxit, quomodo cum ea quae alicuius ante matrimonium experta est, quemadmodum cum locuplete, quemadmodum cum indotata

An non putas aliquid esse discriminis inter sterilem et fecundam, inter provectiorem et puellam, inter matrem et novercam

Omnis species conplecti non possumus: atqui singulae propria exigunt, leges autem philosophiae breves sunt et omnia alligant

Adice nunc quod sapientiae praecepta finita debent esse et certa; si qua finiri non possunt, extra sapientiam sunt; sapientia rerum terminos novit
E poi, impartire norme a ognuno è un'impresa immane: sono di un certo tipo per l'usuraio, di un altro per il contadino, per il commerciante, per il cortigiano, per chi cerca l'amicizia dei suoi pari e per chi quella degli inferiori

Nel matrimonio insegnerai come vivere con una donna sposata vergine, o con una che ha avuto un marito in precedenza, come vivere con una donna ricca o con una senza dote

Oppure secondo te non c'è differenza tra una donna sterile e una feconda, fra una matura e una ragazzina, fra una madre e una matrigna

Non possiamo abbracciare tutti i vari casi: eppure ciascuno richiede regole particolari, mentre le norme della filosofia sono brevi e comprendono tutto

I precetti della saggezza, inoltre, devono essere definiti e precisi; se non si possono definire, non fanno parte della saggezza, che conosce i limiti delle cose
Ergo ista praeceptiva pars summovenda est, quia quod paucis promittit praestare omnibus non potest; sapientia autem omnis tenet

Inter insaniam publicam et hanc quae medicis traditur nihil interest nisi quod haec morbo laborat, illa opinionibus falsis; altera causas furoris traxit ex valetudine, altera animi mala valetudo est

Si quis furioso praecepta det quomodo loqui debeat, quomodo procedere, quomodo in publico se gerere, quomodo in privato, erit ipso quem monebit insanior: si bilis nigra curanda est et ipsa furoris causa removenda

Idem in hoc alio animi furore faciendum est: ipse discuti debet; alioqui abibunt in vanum monentium verba

Haec ab Aristone dicuntur; cui respondebimus ad singula
Bisogna pertanto eliminare questa parte precettistica, perché non è in grado di garantire a tutti le promesse fatte a pochi; la saggezza, invece, riguarda tutti

Fra la pazzia collettiva e quella curata dai medici non c'è differenza, se non che questa nasce da malattia, quell'altra da false opinioni; l'una affonda le radici della sua frenesia nello stato di salute, l'altra è una malattia dell'anima

Se a un pazzo qualcuno volesse insegnare come parlare, camminare, comportarsi in pubblico e in privato, sarebbe più folle di lui: bisogna curare la bile nera e rimuovere la causa stessa della pazzia

Lo stesso va fatto per la pazzia dello spirito: la si deve scacciare, altrimenti i consigli andranno sprecati

Queste sono le affermazioni di Aristone e noi le controbatteremo una per una

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Primum adversus illud quod ait, si quid obstat oculo et inpedit visum, debere removeri, fateor huic non opus esse praeceptis ad videndum, sed remedio quo purgetur acies et officientem sibi moram effugiat; natura enim videmus, cui usum sui reddit qui removit obstantia; quid autem cuique debeatur officio natura non docet

Deinde cuius curata suffusio est, is non protinus cum visum recepit aliis quoque potest reddere: malitia liberatus et liberat

Non opus est exhortatione, ne consilio quidem, ut colorum proprietates oculus intellegat; a nigro album etiam nullo monente distinguet

Multis contra praeceptis eget animus ut videat quid agendum sit in vita

Quamquam oculis quoque aegros medicus non tantum curat sed etiam monet
Veniamo alla prima; egli sostiene che, se c'è un ostacolo davanti agli occhi e ne impedisce la vista, deve essere rimosso; anch'io ammetto che per vedere non c'è bisogno di precetti, ma di un rimedio che liberi la vista ed elimini l'ostacolo che la impedisce: la vista è un fatto naturale e rimuovendo ciò che è d'impedimento le restituiamo la sua funzione Ma la natura non insegna come si debba adempiere a ciascun dovere

In secondo luogo, chi è stato curato di cataratta non può appena riacquistata la vista, restituirla anche ad altri; invece, uno liberato dalla malvagità, può liberare a sua volta gli altri

Non sono necessarie esortazioni e neppure consigli perché l'occhio colga le proprietà dei colori: distinguerà il bianco dal nero anche senza che nessuno glielo insegni

L'anima, invece, ha bisogno di numerosi consigli per comprendere come debba comportarsi nella vita

In realtà, il medico i malati agli occhi non solo li cura, ma dà loro anche dei consigli

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