Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 01, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 01
Pauci sunt qui consilio se suaque disponant: ceteri, eorum more quae fluminibus innatant, non eunt sed feruntur; ex quibus alia lenior unda detinuit ac mollius vexit, alia vehementior rapuit, alia proxima ripae cursu languescente deposuit, alia torrens impetus in mare eiecit

Ideo constituendum est quid velimus et in eo perseverandum

Hic est locus solvendi aeris alieni

Possum enim tibi vocem Epicuri tui reddere et hanc epistulam liberare: 'molestum est semper vitam inchoare'; aut si hoc modo magis sensus potest exprimi, 'male vivunt qui semper vivere incipiunt'

'Quare

' inquis; desiderat enim explanationem ista vox

Quia semper illis imperfecta vita est; non potest autem stare paratus ad mortem qui modo incipit vivere

Id agendum est ut satis vixerimus: nemo hoc praestat qui orditur cum maxime vitam
Sono pochi quelli che decidono di sé e delle proprie cose a ragion veduta: gli altri, come gli oggetti che galleggiano nei fiumi, non avanzano: vengono trasportati: alcuni sono trattenuti e spostati più lentamente da una corrente più debole, altri trascinati con maggiore violenza, altri deposti vicino alla riva da una corrente meno forte, altri gettati in mare dall'impeto delle acque

Dobbiamo, perciò stabilire che cosa vogliamo e perseverare nei nostri propositi

arrivato il momento di pagare il mio debito

Posso riferirti una frase del tuo Epicuro e adempiere al vincolo di questa lettera: penoso cominciare sempre la vita, oppure, se così il senso è più chiaro: Vivono male quelle persone che cominciano sempre a vivere

Perché

chiedi; difatti questa frase necessita di una spiegazione

Perché la loro vita è sempre incompleta; non può essere pronto alla morte chi proprio allora comincia a vivere

Dobbiamo fare in modo di aver vissuto abbastanza, Ma questo non lo fa chi è intento proprio allora a tessere la trama della sua esistenza
Non est quod existimes paucos

esse hos: propemodum omnes sunt

Quidam vero tunc incipiunt cum desinendum est Si hoc iudicas mirum, adiciam quod magis admireris: quidam ante vivere desierunt quam inciperent

Vale

Sollicitum esse te scribis de iudici eventu quod tibi furor inimici denuntiat; existimas me suasurum ut meliora tibi ipse proponas et acquiescas spei blandae

Quid enim necesse est mala accersere, satis cito patienda cum venerint praesumere, ac praesens tempus futuri metu perdere

Est sine dubio stultum, quia quandoque sis futurus miser, esse iam miserum
Non pensare che uomini del genere siano pochi: sono quasi tutti così

Certi, poi, cominciano quando è tempo di smettere

Se ti pare strano, aggiungerò una cosa che ti sembrerà ancora più strana: certi uomini finiscono di vivere ancora prima di cominciare

Stammi bene

Mi scrivi di essere preoccupato per l'esito della causa che ti è stata intentata dal furore di un tuo nemico; e pensi che io ti esorti ad augurarti il meglio e a trovare conforto in speranze lusinghiere

Che necessità c'è, infatti, di chiamare i guai, di anticiparseli se, quando arriveranno, dovrai sopportarli già abbastanza presto; perché rovinarsi il presente per timore del futuro

Senza dubbio è da pazzi essere infelice oggi, perché un giorno o l'altro potresti essere infelice
Sed ego alia te ad securitatem via ducam: si vis omnem sollicitudinem exuere, quidquid vereris ne eveniat eventurum utique propone, et quodcumque est illud malum, tecum ipse metire ac timorem tuum taxa: intelleges profecto aut non magnum aut non longum esse quod metuis

Nec diu exempla quibus confirmeris colligenda sunt: omnis illa aetas tulit

In quamcumque partem rerum vel civilium vel externarum memoriam miseris, occurrent tibi ingenia aut profectus aut impetus magni

Numquid accidere tibi, si damnaris, potest durius quam ut mittaris in exilium, ut ducaris in carcerem

Numquid ultra quicquam ulli timendum est quam ut uratur, quam ut pereat

Singula ista constitue et contemptores eorum cita, qui non quaerendi sed eligendi sunt

Damnationem suam Rutilius sic tulit tamquam nihil illi molestum aliud esset quam quod male iudicaretur
Ma io voglio condurti alla serenità per un'altra strada: se vuoi liberarti da ogni preoccupazione, pensa che avverrà senz'altro quello che temi e, qualunque sia quel male, misuralo con te stesso e poi valuta attentamente la tua paura: sicuramente ti renderai conto che il male temuto o non è grave o non durerà a lungo

Non è difficile trovare esempi confortanti: ogni epoca ne ha

Richiama alla memoria un periodo qualsiasi della storia nazionale ed estera: ti si presenteranno uomini insigni o per i loro grandi progressi spirituali o per i nobili slanci

Se subirai una condanna, ti può capitare qualcosa di più penoso che l'esilio o il carcere

O qualcosa di più temibile che la tortura o la morte

Esamina questi mali uno per uno e rievoca gli uomini che li hanno disprezzati: non dovrai cercarli, ma solo operare una scelta

Rutilio sopportò la sua condanna come se per lui la cosa più gravosa fosse una cattiva reputazione

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 02 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 02 Parte 01

Exilium Metellus fortiter tulit, Rutilius etiam libenter; alter ut rediret rei publicae praestitit, alter reditum suum Sullae negavit, cui nihil tunc negabatur

In carcere Socrates disputavit et exire, cum essent qui promitterent fugam, noluit remansitque, ut duarum rerum gravissimarum hominibus metum demeret, mortis et carceris

Mucius ignibus manum imposuit

Acerbum est uri: quanto acerbius si id te faciente patiaris

Vides hominem non eruditum nec ullis praeceptis contra mortem aut dolorem subornatum, militari tantum robore instructum, poenas a se irriti conatus exigentem; spectator destillantis in hostili foculo dexterae stetit nec ante removit nudis ossibus fluentem manum quam ignis illi ab hoste subductus est

Facere aliquid in illis castris felicius potuit, nihil fortius
Metello sostenne con coraggio l'esilio, Rutilio addirittura volentieri; L'uno assicurò allo stato il suo ritorno, l'altro rifiutò il ritorno concessogli da Silla: un uomo cui allora non si rifiutava niente

In carcere Socrate continuò a discutere di filosofia e non volle fuggire, pur essendoci chi gli assicurava la fuga; rimase per liberare gli uomini dalla paura delle due disgrazie ritenute più dure: la morte e il carcere

Mucio mise la mano sul fuoco

doloroso essere bruciati: quanto più doloroso è infliggersi volontariamente questa pena

Hai di fronte un uomo incolto, che non ha ricevuto nessun insegnamento contro la morte o la sofferenza, forte solo del suo valore militare e che esige da sé una pena per un tentativo andato a vuoto; Stette immobile a guardare la sua mano consumarsi sul braciere dei nemici e non la tolse, la lasciò bruciare fino all'osso: fu il nemico a portargli via il fuoco

Avrebbe potuto compiere in quell'accampamento un'impresa più fortunata, ma non più coraggiosa
Vide quanto acrior sit ad occupanda pericula virtus quam crudelitas ad irroganda: facilius Porsina Mucio ignovit quod voluerat occidere quam sibi Mucius quod non occiderat

'Decantatae' inquis 'in omnibus scholis fabulae istae sunt; iam mihi, cum ad contemnendam mortem ventum fuerit, Catonem narrabis

' Quidni ego narrem ultima illa nocte Platonis librum legentem posito ad caput gladio

Duo haec in rebus extremis instrumenta prospexerat, alterum ut vellet mori, alterum ut posset

Compositis ergo rebus, utcumque componi fractae atque ultimae poterant, id agendum existimavit ne cui Catonem aut occidere liceret aut servare contingeret

et stricto gladio quem usque in illum diem ab omni caede purum servaverat, 'nihil' inquit 'egisti, fortuna, omnibus conatibus meis obstando
Vedi, quanto più pronto sia il valore ad affrontare i pericoli che la crudeltà ad imporli Porsenna perdonò più facilmente a Mucio di averlo voluto uccidere di quanto Mucio perdonò a se stesso di non averlo ucciso

Queste sono leggende, ribatti, dette e ripetute in tutte le scuole; e ora quando si arriverà a parlare del disprezzo della morte, mi racconterai di Catone

E perché non dovrei raccontarti che in quella famosa ultima notte leggeva un libro di Platone con la spada posata vicino alla testa

Si era procurato in quel momento supremo questi due strumenti: uno che rafforzasse la sua decisione di morire, l'altro che la rendesse possibile

Disposte le sue cose come meglio poteva in quelle circostanze terribili ed estreme, decise di agire in modo che nessuno potesse uccidere Catone, o gli toccasse di salvarlo

e afferrata la spada che fino a quel giorno non aveva mai macchiato di sangue, disse: Fortuna, non hai ottenuto nulla contrastando i miei tentativi

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Non pro mea adhuc sed pro patriae libertate pugnavi, nec agebam tanta pertinacia ut liber, sed ut inter liberos, viverem: nunc quoniam deploratae sunt res generis humani, Cato deducatur in tutum

' Impressit deinde mortiferum corpori vulnus; quo obligato a medicis cum minus sanguinis haberet, minus virium, animi idem, iam non tantum Caesari sed sibi iratus nudas in vulnus manus egit et generosum illum contemptoremque omnis potentiae spiritum non emisit sed eiecit
Fino ad oggi non ho lottato per la mia libertà, ma per quella della patria e non agivo con tanta determinazione per vivere libero, ma per vivere tra uomini liberi: ora, poiché la condizione del genere umano è disperata, possa Catone mettersi al sicuro

Poi si inferse la ferita mortale; quando i medici gliela suturarono, benché avesse perso sangue e forza, ma non coraggio, irato non tanto con Cesare quanto con se stesso, cacciò le mani nude nella ferita e non spirò ma scagliò via la sua anima generosa e sprezzante di ogni potenza
Non in hoc exempla nunc congero ut ingenium exerceam, sed ut te adversus id quod maxime terribile videtur exhorter; facilius autem exhortabor, si ostendero non fortes tantum viros hoc momentum efflandae animae contempsisse sed quosdam ad alia ignavos in hac re aequasse animum fortissimorum, sicut illum Cn Pompei socerum Scipionem, qui contrario in Africam vento relatus cum teneri navem suam vidisset ab hostibus, ferro se transverberavit et quaerentibus ubi imperator esset, 'imperator' inquit 'se bene habet'

Vox haec illum parem maioribus fecit et fatalem Scipionibus in Africa gloriam non est interrumpi passa

Multum fuit Carthaginem vincere, sed amplius mortem

'Imperator' inquit 'se bene habet': an aliter debebat imperator, et quidem Catonis, mori
Non è mia intenzione raccogliere questi esempi per esercitare la mente, ma per farti coraggio contro il male ritenuto il peggiore; e riuscirò più facilmente nel mio proposito mostrandoti che non solo uomini coraggiosi hanno affrontato con sprezzo il momento della morte, ma che alcuni, vili in altre circostanze, in questa occasione hanno emulato il coraggio dei più forti; per esempio il famoso Scipione, suocero di G Pompeo; egli, spinto sulle coste africane da venti contrari, vedendo che la sua nave era caduta in mano nemica, si trafisse con la spada, e a chi chiedeva dove fosse il generale: Il generale sta bene, rispose

Questa frase lo ha reso degno dei suoi antenati e ha perpetuato la fatale gloria degli Scipioni in Africa

Fu una grande impresa vincere Cartagine, ma ancora più grande fu vincere la morte

Il generale sta bene doveva forse morire diversamente un generale e per di più il generale di Catone

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Non revoco te ad historias nec ex omnibus saeculis contemptores mortis, qui sunt plurimi, colligo; respice ad haec nostra tempora, de quorum languore ac delicis querimur: omnis ordinis homines suggerent, omnis fortunae, omnis aetatis, qui mala sua morte praeciderint

Mihi crede, Lucili, adeo mors timenda non est ut beneficio eius nihil timendum sit

Securus itaque inimici minas audi; et quamvis conscientia tibi tua fiduciam faciat, tamen, quia multa extra causam valent, et quod aequissimum est spera et ad id te quod est iniquissimum compara

Illud autem ante omnia memento, demere rebus tumultum ac videre quid in quaque re sit: scies nihil esse in istis terribile nisi ipsum timorem
Non ti richiamo alle vicende storiche, e nemmeno voglio raccogliere da tutte le epoche quegli uomini, e sono numerosissimi, che hanno disprezzato la morte; Guarda a questi nostri tempi, di cui lamentiamo la rilassatezza e l'amore dei piaceri: vedrai persone di ogni ceto sociale, di ogni condizione, di ogni età, i quali hanno troncato i loro mali con la morte

Credimi, Lucilio, la morte è così poco temibile che proprio per merito suo non dobbiamo temere nulla

Ascolta, perciò tranquillo le minacce del tuo nemico; la tua coscienza ti dà fiducia, ma, poiché hanno il loro peso anche fattori estranei al processo, spera, sì, in una sentenza veramente giusta, ma preparati anche a una totalmente ingiusta

E innanzi tutto ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c'è niente di terribile se non la nostra paura
Quod vides accidere pueris, hoc nobis quoque maiusculis pueris evenit: illi quos amant, quibus assueverunt, cum quibus ludunt, si personatos vident, expavescunt: non hominibus tantum sed rebus persona demenda est et reddenda facies sua

Quid mihi gladios et ignes ostendis et turbam carnificum circa te frementem

Tolle istam pompam sub qua lates et stultos territas: mors es, quam nuper servus meus, quam ancilla contempsit

Quid tu rursus mihi flagella et eculeos magno apparatu explicas

quid singulis articulis singula machinamenta quibus extorqueantur aptata et mille alia instrumenta excarnificandi particulatim hominis
Ciò che vedi succedere ai fanciulli, succede anche a noi che siamo solo dei fanciulli un po' più grandi: quando vedono mascherate le persone che amano e con le quali hanno una consuetudine di giochi e di vita, si spaventano: anche alle cose, come agli uomini, bisogna togliere la maschera e restituire loro il vero aspetto

Perché mi mostri spade, fuoco e una turba di carnefici fremente intorno a te

Togli di mezzo questo apparato sotto il quale ti nascondi e atterrisci gli sciocchi: tu sei la morte, per te or ora un mio servo, una mia ancella, hanno mostrato disprezzo

Perché tu di nuovo mi spieghi davanti con grande messa in scena flagelli e strumenti di tortura

Perché mi mostri arnesi diversi per tormentare le varie articolazioni e mille altri macchinari per straziare un uomo brano a brano

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Pone ista quae nos obstupefaciunt; iube conticiscere gemitus et exclamationes et vocum inter lacerationem elisarum acerbitatem: nempe dolor es, quem podagricus ille contemnit, quem stomachicus ille in ipsis delicis perfert, quem in puerperio puella perpetitur

Levis es si ferre possum; brevis es si ferre non possum

Haec in animo voluta, quae saepe audisti, saepe dixisti; sed an vere audieris, an vere dixeris, effectu proba; hoc enim turpissimum est quod nobis obici solet, verba nos philosophiae, non opera tractare

Quid

tu nunc primum tibi mortem imminere scisti, nunc exilium, nunc dolorem

in haec natus es; quidquid fieri potest quasi futurum cogitemus

Quod facere te moneo scio certe fecisse: nunc admoneo ut animum tuum non mergas in istam sollicitudinem; hebetabitur enim et minus habebit vigoris cum exsurgendum erit
Lascia da parte questi strumenti di terrore; fa' cessare i gemiti, le grida e gli urli lancinanti strappati con la tortura: tu sei il dolore che il podagroso disprezza, che l'ammalato di stomaco sopporta in mezzo ai piaceri del pranzo, che la giovane donna soffre con coraggio durante il parto

Se ti posso sopportare, sei leggero; se non posso, durerai poco

Rifletti su queste parole che hai spesso udito e spesso pronunciato; prova ora coi fatti che hai ascoltato, che hai parlato con sincerità; sovente ci rinfacciano un comportamento davvero vergognoso: discutiamo di filosofia, ma non la mettiamo in pratica

Come

Che ti minaccia la morte, l'esilio, il dolore l'hai capito ora per la prima volta

Sei nato con questo destino; qualunque cosa possa accadere pensiamola come se fosse certa

Hai sicuramente agito come ti suggerisco, lo so: ora, però ti esorto a non sommergere il tuo spirito in queste preoccupazioni; si indebolirà e avrà meno vigore al momento in cui dovrà levarsi a combattere

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