Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 161-205, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 161-205

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 37, Paragrafi 161-205

Selenitis ex candido tralucet melleo fulgore imaginem lunae continens, redditque ea in dies singulos crescentis minuentisque sideris speciem, si verum est

nasci putatur in Arabia

[182] Sideritis ferro similis est; maleficio inlata aliquis discordiam facit

nascitur in Aethiopia

sideropoecilos ex ea fit variantibus guttis

Spongitis nomen suum repraesentat

Synodontitis e cerebro piscium est, qui synodontes vocantur

Syrtitides in litore Syrtium, iam quidem et Lucaniae, inveniuntur, e melleo colore croco refulgentes, intus autem stellas continent languidas

Syringitis stipulae internodio similis perpetua fistula cavatur

[183] Trichrus ex Africa venit, nigra, sed tres sucos reddit, ab radice nigrum, medio sanguineum, summo ochrum

Thelyrrhizos, cinerei coloris aut rufi, candidis radicibus spectatur
La selenite su fondo candido traluce con la luminosità del miele racchiudendo l'immagine della luna, e questa riproduce nei singoli giorni l'aspetto dell'astro crescente e decrescente, se è vero

Si ritiene nascere in Arabia

[182] La siderite è simile al ferro; produce discordia assegnata ad alcuni con un maleficio

Nasce in Etiopia

Il sideropoecilos deriva da essa con gocce varie

La spongite rappresenta il suo nome

La synodontitis deriva dal cervello dei pesci, che sono detti synodontes

Le syrtitides sono trovate sulla costa delle Sirti, ormai certo anche della Lucania, risplendenti di color zafferano su fondo miele, dentro poi contengono fioche stelle

La syringite simile all'internodo di uno stelo è forata da una canna continua

[183] La trichrus viene dall'Africa, nera, ma produce tre succhi, nero dalla radice, sanguigno dal centro, ocra dalla cima

La thelyrrhizos, di col cenere o rosso, è notata per le radici candide
Thelycardios colore cordis Persas, apud quos gignitur, magnopere delectat; mucul eam appellant

Thracia trium generum est, livida aut pallidior, in tertio guttis sanguineis

[184] Tephritis lunae novae speciem habet curvatae in cornua, quamvis in colore cineris

Tecolithos oleae nucleus videtur, neque est ei gemmae honos, sed lingentium calculos frangit pellitque

Veneris crines nigerrimi nitoris continent in se speciem rufi crinis

Veientana Italica gemma est, Veis reperta, nigram materiam distinguente limite albo

[185] Zathenen in Media nasci Democritus tradit electri colore et, si quis terat in vino palmeo et croco, cerae modo lentescere odore magnae suavitatis

Zamilampis in Euphrate nascitur, Proconnesio marmori similis, medio colore glauco

Zoraniscaeos in Indico flumine Magorum gemma narratur, neque aliud amplius de ea
La thelycardios col colore di un cuore piace grandemente ai Persiani, presso cui è prodotta; la chiamano mucul

La tracia è di tre tipi, livida o più pallida, nel terzo con gocce sanguigne

[184] La tephritis ha l'aspetto della luna nuova curva sulle corna, ma col colore della cenere

La tecolithos sembra un nocciolo d'oliva, e non c'è per essa il pregio della gemma, ma rompe ed espelle i calcoli di quelli che la leccano

I capelli di Venere di splendore nerissimo contengono in sé l'aspetto di un ciuffo rosso

La veientana è una gemma italica, trovata a Veio, con un bordo bianco che distingue una sostanza nera

[185] Democrito tramanda che la zhatene nasce nella Media col colore dell'elettro e, se qualcuno la pesta in vino di dattero e zafferano, ammorbidirsi al modo della cera con un odore di grande soavità

La zamilampis nasce nell'Eufrate, simile al marmo del Proconneso, con un colore centrale glauco

La gemma zoraniscaeos nel fiume Indo è detta dei maghi, e non altro più ampiamente su di essa
[186] Est etiamnum alia distinctio, quam equidem fecerim subinde variata expositione, siquidem a membris corporis habent nomina: hepatitis a iocinere, steatitis singulorum animalium adipe numerosa, Adadu nephros sive renes, eiusdem oculos, digitus; deus et hic colitur a Syris

triophthalmos in onyche nascitur tres hominis oculos simul exprimens

[187] Ab animalibus cognominantur: carcinias marini cancri colore, echitis viperae, scorpitis scorpionis aut colore aut effigie, scaritis scari piscis, triglitis mulli, aegophthalmos caprino oculo, item alia suillo, et a gruis collo geranitis, hieracitis ab accipitris, aëtitis a colore aquilae candicante cauda

myrmecitis innatam formicae repentis effigiem habet, scarabaeorum cantharias

lycophthalmos quattuor colorum est, rutila, sanguinea; media nigrum candido cingit, ut luporum oculi
[186] C'è ancora un'altra distinzione, che certo ho fatto con un'esposizione talora variata, poiché prendono i nomi dagli organi del corpo: hepatitis dal fegato, steatitis dal grasso vario dei singoli animali, rene o reni di Adad, occhi dello stesso, dito; anche questo è venerato un dio dai Siri

Il triophthalmos nasce dall'onice raffigurando tre occhi di uomo insieme

[187] Sono denominati dagli animali: il carcinias per il colore del granchio marino, l'echitis della vipera, la scolpiti o per il colore o per la figura dello scorpione, la scaritis del pesce scaro, la triglitis della triglia, l'aegophthalmos dall'occhio di capra, anche un'altra da quello suino, e la graniti dal collo della gru, la hieracitis da quello dello sparviero, l'aetitis da colore dell'aquila con la coda biancheggiante

La myrmecitis ha un'immagine innata della formica strisciante, la cantharias degli scarabei

Il lycophthalmos è di quattro colori, rosso, sanguigno; nel centro cinge il nero col bianco, come gli occhi dei lupi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 19-65

taos pavoni est similis, itemque aspidi quam vocari timictoniam invenio

[188] Rerum similitudo est in ammochryso velut auro harenis mixto, cenchrite sparsis milii granis, dryite truncis arborum; haec et ligni modo ardet

cissitis in candido perlucet hederae foliis, quae totam tenent narcissitim venis etiam cetera distinctam

cyamias nigra est, sed fracta ex se fabae similitudinem parit

pyren ab olivae nucleo dicta est; huic aliquando inesse piscium spinae videntur; phoenicitis ut balanus

[189] Chalazias grandinum et candorem et figuram habet, adamantinae duritiae, ut narrent in ignes etiam additae manere suum frigus

pyritis nigra quidem est, sed attritu digitos adurit

polyzonos [in nigro] multis distincta lineis candicat, astrapaea [in candido aut cyaneo] discurrentibus in medio fulminis radiis
Il taos è simile al pavone, ed inoltre all'aspide quella che trovo essere detta timictonia

[188] C'è la somiglianza delle realtà nell'ammochrysos come con l'oro misto a sabbie, nella cenchrite con i granelli sparsi di miglio, nella dryite con i tronchi di alberi; questa arde anche al modo del legno

La cissitis brilla nel bianco con foglie di edera, che ricoprono tutta la narcissitis contrassegnata anche nel resto con venature

La cyamias è nera, ma rotta produce da sé la somiglianza di una fava

Il pyren è denominato dal nocciolo dell'oliva; a questo talvolta sembrano esserci dentro spine di pesci; la phoenicitis come il dattero

[189] La chalazias ha il candore e la forma delle grandini, della durezza del diamante, cosicché raccontano che anche gettate sui fuochi la loro freddezza rimane

La pyrite è certo nera, ma con l'attrito brucia le dita

Il polyzonos [sul nero] biancheggia contraddistinto da molte linee, l'astrapaea [ sul bianco o sull'azzurro] con bagliori di fulmine che intercorrono nel mezzo
in phlogitide intus flamma videtur ardere, quae non exeat, in anthracitide scintillae discurrere

[190] Enhygros semper rotunditatis absolutae in candore leni est; ad motum fluctuatur intus in ea, ut in ovis, liquor

Polythris in viridi capillaturam ostendit, sed defluvia comarum facere dicitur

sunt et a leonis pelle et a pantherae nominae

[191] Colos appellavit drosolithum herbaceus, melichlorum melleus, cuius plura genera, melichlorum geminus, parte flavus, parte melleus, crocian croci, polian canitiei similitudinem quandam spargens e nigro, spartopolian rarior

rhoditis rosae est, melitis mali coloris, chalcitis aeris, sycitis fici, bostrychitis in nigro ramosa candidis vel sanguineis frondibus, chernitis velut in petra candidis manibus inter se complexis
Nella phlogitite sembra bruciare dentro una fiamma, che non esce, nell'antracite scorrere scintille

[190] L'enhygros è sempre di una perfetta rotondità su un colore bianco; un liquido fluttua verso il movimento dentro di essa, come nelle uova

La polythris mostra sul verde una capigliatura, ma si dice provocare le cadute dei capelli

Ci sono anche quelle denominate dalla pelle del leone e della pantera

[191] Il colore erbaceo denominò la drosolite, quello mielato il melichlorum, di cui più tipi, duplice il melichlorum, in parte chiaro, in parte mielato, il crocias color di zafferano, la polian che diffonde una certa somiglianza con la canizie da fondo nero, la spartopolian più rara

La roditi appartiene alla rosa, la melitite del colore della mela, la chalcite del rame, la sycite del fico, la bostrychitis ramosa sul nero con ramificazioni candide o sanguigne, la chernite come con mani candide intrecciate fra loro sulla pietra

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 105-153
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 105-153

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 35, Paragrafi 105-153

[192] Anancitide in hydromantia dicunt evocari imagines deorum, synochitide teneri umbras inferum evocatas, dendritide alba defossa sub arbore, quae caedatur, securium aciem non hebetari

Sunt et multo plures magisque monstrificae, quibus barbara dedere nomina confessi lapides esse, non gemmas

nobis satis erit in his coarguisse dira mendacia Magorum

[193] Gemmae nascuntur et repente novae ac sine nominibus, sicut olim in metallis aurariis Lampsaci unam inventam, quae propter pulchritudinem Alexandro regi missa sit, auctor est Theophrastus
[192] Dicono che con l'anancitis siano evocate immagini di dei nell'idromanzia, che con la synochitide siano trattenute le ombre degli inferi evocate, con la dendrite bianca piantata sotto un albero, che si taglia, il filo delle scuri non si smussa

Ci sono anche di molto più numerose e maggiormente prodigiose, a cui dettero nomi stranieri dopo aver detto essere pietre, non gemme

Per noi sarà sufficiente aver rivelato con queste cose le crudeli menzogne del maghi

[193] Le gemme nascono anche improvvisamente nuove e senza nomi, come un tempo nelle miniere d'oro di Lampsaco trovata una, che per bellezza fu mandata al re Alessandro, testimonia Teofrasto
[194] cochlides, quae nunc volgatissimae, fiunt verius quam nascuntur, in Arabia repertis ingentibus glaebis, quas melle excoqui tradunt septenis diebus noctibusque sine intermissione: ita omni terreno vitiosoque decusso purgatam puramque glaebam artificum ingenio varie distingui venas ductusque macularum quam maxime vendibili ratione spectantium, quondamque tantae magnitudinis factas, ut equis regum in oriente frontalia ac pro phaleris pensilia facerent

[195] et alias omnes gemmae mellis decoctu nitescunt, praecipue Corsici in omni alio usu acrimonia abhorrentis

quae variae sunt, et ad unitatem excidere calliditati ingeniorum contingit, utque eaedem nomen usitatum non habeant, physis appellant velut ipsius naturae admirationem in iis venditantes
[194] Le cochlides, le quali ora diffusissime, si ricavano più realmente che nascono, trovate grandi zolle in Arabia, che tramandano essere cotte col miele per sette giorni e sette notti senza interruzione: che tolto così ogni terreno e difetto la zolla purificata e pulita è disegnata variamente con ingegno degli artisti e le venature e i percorsi delle chiazze quanto più secondo il motivo commerciale di quelli che le ammirano, un tempo fatte di tanta grandezza, che in oriente facevano frontali per i cavalli dei re e pendagli al posto delle falere

[195] Del resto tutte le gemme brillano con un decotto di miele, specie della Corsica che è rifiutato in ogni altro uso per l'acidità

Ci sono quelle variegate, e si deve all'abilità degli incisori riportarle all'uniformità, cosicché non abbiano lo stesso nome usuale, le chiamano physis come offrendo in esse l'ammirazione della natura stessa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 42-74
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 42-74

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 42-74

Cum finis nominum non sit, quae persequi non equidem cogito, innumera et Graeca vanitate, indicatis nobilibus gemmis, immo vero etiam plebeis, rariorum genera digna dictu distinxisse satis erit

illud modo meminisse conveniet, increscentibus varie maculis atque verrucis linearumque interveniente multiplici ductu et colore saepius mutari nomina in eadem plerumque materia

[196] Nunc communiter ad omnium gemmarum observationem pertinentia dicemus opiniones secuti auctorum

Cavae aut extuberantes viliores videntur aequalibus

figura oblonga maxime probatur, deinde quae vocatur lenticula, postea epipedos et rotunda, angulosis autem minima gratia
Non essendoci un limite dei nomi, che non intendo certo elencare-, con smisurata vanità anche greca, indicate le gemme nobili, anzi anche umili, sarà sufficiente aver distinto i tipi degni di menzione delle più rare

Questo solo converrà ricordare, aumentando variamente le chiazze e le sporgenze e con un molteplice tratto e colore delle linee che subentra che troppo spesso si cambiano i nomi in quella materia per lo più uguale

[196] Ora diremo in generale cose pertinenti l'osservazione di tutte le gemme come le opinioni degli autori

Quelle cave o sporgenti sembrano più modeste di quelle regolari

E' apprezzata soprattutto la forma oblunga, poi quella che è detta lenticchia, quindi la piatta e rotonda, minimo poi il pregio per quelle con angoli
[197] Veras a falsis discernere magna difficultas, quippe cum inventum sit ex veris generis alterius in aliud falsas traducere, ut sardonyches e ternis glutinentur gemmis ita, ut deprehendi ars non possit, aliunde nigro, aliunde candido, aliunde minio sumptis, omnibus in suo genere probatissimis

quin immo etiam exstant commentarii, quos non equidem demonstrabo, quibus modis ex crystallo smaragdum tinguant aliasque tralucentes, sardonychem e sarda, item ceteras ex aliis; neque enim est ulla fraus vitae lucrosior

[198] nos contra rationem deprendendi falsas demonstrabimus, quando etiam luxuriam adversus fraudes muniri deceat

igitur praeter illa, quae in principatu cuiusque generis privatim diximus, tralucentes matutino probari censent aut, si necesse est, in quartam horam; postea vetant
[197] Grande difficoltà distinguere le vere dalle false, proprio essendo stato inventato di trasformare dalle vere di un certo genere le false in un altro, come le sardoniche sono unite con tre gemme così, che l'artificio non possa essere notato, presi da una parte il nero, da un'altra il bianco, da un'altra il minio, tutti molto pregiati nel proprio genere

Anzi ci sono anche relazioni, che certo non citerò, in che modi dal cristallo tingono lo smeraldo e altre traslucide, la sardonica dalla corniola, anche le restanti da altre; infatti non c'è nessuna frode più lucrativa per la vita

[198] Dimostreremo invece il sistema di riconoscere le false, poiché conviene che la prodigalità sia difesa anche contro le frodi

Dunque tranne quelle cose, che all'inizio abbiamo detto in particolare di ciascun genere, pensano che le traslucide siano provate al mattino o, se è necessario, nella quarta ora; poi lo sconsigliano

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 91-100

[199] experimenta pluribus modis constant: primum pondere, graviores enim sunt verae; dein frigore, eaedem namque in ore gelidiores sentiuntur; post haec corpore

ficticiis pusula e profundo apparet, scabritia in cute et capillamenta, fulgoris inconstantia, priusquam ad oculos perveniat, desinens nitor

[200] decussi fragmenti, quod in lamina ferrea uratur, efficacissimum experimentum excusate mangones gemmarum recusant, similiter et limae probationem

obsianae fragmenta veras gemmas non scariphant, in ficticiis scariphatio omnis candicat

iam tanta differentia est, ut aliae ferro scalpi non possint, aliae non nisi retuso, omnes autem adamante

plurimum vero in iis terebrarum proficit fervor

Gemmiferi amnes sunt Acesinus et Ganges, terrarum autem omnium maxime India
[199] Le prove consistono in molti modi: dapprima nel peso, infatti le vere sono più pesanti; poi nel freddo, infatti le stesse in bocca si avvertono più fredde; dopo queste cose nel corpo

Nelle fittizie appare dal profondo un rigonfiamento, la ruvidezza sulla superficie e screziature, instabili di lucentezza, prima che giunga agli occhi, uno splendore che si spegne

[200] I mercanti di gemme rifiutano logicamente l'efficacissimo esperimento di un frammento staccato, che brucia su una lamina di ferro, ugualmente anche la prova della lima

I frammenti di ossidiana non scalfiscono le gemme vere, nelle fittizie ogni graffiatura luccica

Anzi è tanta la differenza, che altre non possono essere scalfite col ferro, altre se non con quello smussato, tutte poi col diamante

Moltissimo però serve su esse il calore dei trapani

I fiumi Acesino e Gange sono produttori di gemme, di tutte le terre poi soprattutto l'India

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 48 - 56
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