Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 70-72

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 70-72

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 29, Paragrafi 70-72
[70] fiunt ex vipera pastilli, qui theriaci vocantur a Graecis, ternis digitis mensura utrimque amputatis exemptisque interaneis et livore spinae adhaerente, reliquo corpore in patina ex aqua et aneto discocto spinisque exemptis et addita similagine atque ita in umbra siccatis pastillis, quibus ad multa medicamenta utuntur [70] Si ottengono pastiglie dalla vipera, che sono dette dai Greci theriaci, tagliate da entrambe le parti con la misura di tre dita e tolte le interiora e la parte livida che aderisce alla spina dorsale, cotto il rimanente corpo nel tegame con acqua e aneto e tolte le lische ed aggiunto fior di farina e con pastiglie seccate così all'ombra, che usano per molti medicamenti
significandum videtur e vipera tantum hoc fieri Si ritiene dover precisare che questo si ottiene solo dalla vipera
quidam purgata ut supra dictum est adipem cum olei sextario decocunt ad dimidias; ex eo, cum opus sit, ternis stillis additis in oleum perunguntur, ut omnes bestiae fugiant eos Alcuni cuociono fino alla metà il grasso pulito con un sestario d'olio come si è detto sopra; con questo, quando sia necessario, aggiunte tre gocce nell'olio vengono unti, affinché tutti gli animali li sfuggano

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 10-15
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 10-15

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 29, Paragrafi 10-15

[71] Praeterea constat contra omnium ictus quamvis insanabiles ipsarum serpentium exta inposita auxiliari, eosque, qui aliquando viperae iecur coctum hauserint, numquam postea feriri a serpente [71] Inoltre risulta che contro i morsi di tutti i serpenti stessi sebbene incurabili servono le viscere messe sopra, e che, quelli che hanno mangiato talvolta il fegato della vipera cotto, dopo non sono mai feriti da un serpente
neque anguis venenatus est nisi per mensem luna instigatus, et prodest vivus conprehensus et in aqua contusus, si foveantur ita morsus La serpe non è velenosa se non influenzata dalla luna attraverso il mese, e giova quella presa viva e schiacciata nell'acqua, se sono curati così i morsi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 134-149
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 30, Paragrafi 134-149

[72] quin et inesse ei remedio multa creduntur, ut digeremus, et ideo Aesculapio dicatur [72] Anzi anche molte cose sono credute esserci a rimedio per essa, come spiegheremo, e perciò è dedicata ad Esculapio
Democritus quidem monstra quaedam ex his confingit, ut possint avium sermones intellegi Democrito poi ricava da queste certe stranezze, affinchè possano essere capiti i linguaggi degli uccelli

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 01 - 28
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 01 - 28

anguis Aesculapius Epidauro Romam advectus est vulgoque pascitur et in domibus, ac nisi incendiis semina exurerentur, non esset fecunditati eorum resistere in orbe terrarum La serpe di Esculapio fu portata a Roma da Epidauro ed è allevata comunemente anche nelle case, e se le uova non fossero distrutte dagli incendi, non si potrebbe resistere alla loro fecondità in tutto il mondo
pulcherrimum anguium genus est quod et in aqua vivit; hydri vocantur, nullo serpentium inferiores veneno La specie più bella delle serpi è quella che vive anche nell'acqua; sono dette idre, inferiori a nessun veleno dei serpenti

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 82-96

horum iecur servatum (adversus) percusso ab iis auxilium est Il loro fegato conservato è un aiuto per chi è ferito da esse
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 72-91