Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 16 - 31

[16] Latrones, cum brevi circumitu maceriae decurrere ad conficiendum saucium possent, velut perfecta re in iugum Parnasi refugerunt eo cursu, ut, cum unus non facile sequendo per invia atque ardua moraretur fugam eorum, -ne- ex conprenso indicium emanaret, occiderint comitem

Ad corpus regis primo amici, deinde satellites ac servi concurrerunt; tollentes sopitum volnere ac nihil sentientem, vivere tamen ex calore et spiritu remanente in praecordiis senserunt: victurum exigua ac prope nulla spes erat

Quidam ex satellitibus secuti latronum vestigia, cum usque ad iugum Parnasi nequiquam fatigati pervenissent, re infecta redierunt

Adgressi facinus Macedones ut -non- inconsulte ita audacter, coeptum nec consulte et timide reliquerunt
[16] Quei briganti assoldati, pur potendo correre giù a dare il colpo di grazia al ferito - dato che breve era il tragitto per aggirare il muretto -, come se avessero condotto l'azione a brillante compimento, si misero a fuggire verso la cima del Parnaso di tal corsa, che uno di essi, attardando la fuga degli altri per la difficoltà di seguirli in luoghi privi di sentieri e scoscesi, ne fu ucciso -perché nulla- rivelasse, se preso

Intorno al corpo del re accorsero prima gli amici, poi le guardie e gli schiavi; sollevandolo da terra tramortito per la ferita e senza conoscenza, si accorsero però che era vivo dal persistere nel petto del calore e del respiro: che sarebbe sopravvissuto c'erano poche speranze o nessuna

Alcune guardie sulle tracce degli assassini arrivate fino in vetta al Parnaso con vana fatica, senza esito ne ridiscesero

Così i Macedoni, che avevano organizzato il delitto con meticolosità pari all'audacia, lasciarono a mezzo l'impresa con leggerezza pari alla paura
Conpotem iam sui regem amici postero die deferunt ad navem; inde Corinthum, ab Corintho per Isthmi iugum navibus traductis, Aeginam traiciunt

Ibi adeo secreta eius curatio fuit, admittentibus neminem, ut fama mortuum in Asiam perferret

Attalus quoque celerius, quam dignum concordia fraterna erat, credidit; nam et cum uxore fratris et praefecto arcis tamquam iam haud dubius regni heres est locutus

Quae postea non fefellere Eumenen; et quamquam dissimulare et tacite habere et pati statuerat, tamen in primo congressu non temperavit, quin uxoris petendae -im-maturam festinationem fratri obiceret

Romam quoque fama de morte Eumenis perlata est
Il giorno dopo, quando il re aveva ripreso i sensi, gli amici lo trasportarono sulla nave: di là lo trasferirono a Corinto e da Corinto, trainate le navi attraverso la catena dell'Istmo, ad Egina

Qui lo si curò tanto in segreto che, nessuno essendo ammesso a visitarlo, si diffuse in Asia la notizia della sua fine

Anche Attalo le prestò fede prima di quanto non si addicesse a fratello che vivesse con lui in piena armonia; e difatti ebbe un colloquio e con la cognata e con il comandante della fortezza, come se non avesse più dubbio d'essere il successore

Tutti particolari che in seguito non restarono ignorati dal re; e per quanto si fosse ripromesso di fingere di non sapere e di serbare il silenzio, rassegnato, pure al primo incontro non seppe astenersi dal rimproverare al fratello l'intempestiva rapidità con cui aveva richiesto in sposa sua moglie

Anche a Roma giunse la fama della sua morte
[17] Sub idem tempus C Valerius ex Graecia, quo legatus ad visendum statum regionis eius speculandaque consilia Persei regis ierat, rediit, congruentiaque omnia criminibus ab Eumene adlatis referebat

Simul et adduxerat secum Praxo a Delphis, cuius domus receptaculum latronum fuerat, et L Rammium Brundisinum, qui talis indicii delator erat

Princeps Brundisi Rammius fuit; hospitioque et duces Romanos omnes et legatos, exterarum quoque gentium insignis, praecipue regios, accipiebat

Ex eo notitia ei cum absente Perseo fuerat; litterisque spem amicitiae interioris magnaeque inde fortunae facientibus ad regem profectus brevi perfamiliaris haberi trahique magis, quam vellet, in arcanos sermones est coeptus
[17] Circa nel medesimo tempo C Valerio tornò dalla Grecia, dov'era stato inviato a constatare la situazione di quel paese e a spiar le intenzioni del re Perseo, e riferivadelle sue colpe in modo pienamente conforme alla denunzia fatta da Eumene

Seco aveva anche portato Prasso da Delfi, la cui abitazione era servita di rifugio agli assassini, L Rammio di Brindisi, autore di questa rivelazione

Rammio era il cittadino più ragguardevole di Brindisi e nella ospitalità della sua casa accoglieva sia tutti i generali romani che gli ambasciatori, nonché i notabili di genti straniere, soprattutto inviati dai re

Da ciò gli era avvenuto di far conoscenza col re Perseo, pur a distanza; e dandogli una lettera la speranza di più intima amicizia e perciò di grande fortuna, recatosi alla corte del re in poco tempo cominciò a entrare nella sua piena confidenza e ad esser trascinato, più di quanto volesse, a partecipare alle sue segrete conversazioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04
Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 01 - 04

Promissis enim ingentibus praemiis petere institit ab eo rex, quoniam duces omnes legatique Romani hospitio eius uti adsuessent, quibus eorum ipse scripsisset, ut venenum dandum curaret

cuius scire se conparationem plurimum difficultatis et periculi habere; pluribus consciis conparari; eventu praeterea incerto esse, ut aut satis efficacia ad rem peragendam aut tuta ad rem celandam dentur

Se daturum, quod nec in dando nec datum ullo signo deprendi posset

Rammius veritus, ne, si abnuisset, primus ipse veneni experimentum esset, facturum pollicitus proficiscitur; nec Brundisium ante redire, quam convento C Valerio legato, qui circa Chalcidem esse dicebatur, volvit

Ad eum primum indicio delato, iussu eius Romam simul venit

Introductus in curiam, quae acta erant, exposuit
Dietro promessa di straordinarie ricompense il re cominciò a chiedergli, dal momento che tutti i generali ed ambasciatori romani erano abituati a valersi della sua ospitalità, di fare avvelenare quelli che gli avesse designati per iscritto

Sapeva bene che procurarsi il veleno era cosa che comportava difficoltà e pericoli; si poteva procurare soltanto con la complicità di più persone; e poi era di esito dubbio che si somministrassero mezzi abbastanza efficaci per mandare ad effetto il proposito o abbastanza sicuri per mantenerlo segreto

Egli era pronto a fornire un veleno, che non si sarebbe potuto scoprire per alcun indizio né al momento di darlo né dopo somministrato

Rammio temendo, nel caso che avesse opposto un rifiuto, d'essere per primo lui vittima del veleno, se ne riparte con la promessa di eseguire il suo piano; né volle far ritorno a Brindisi prima di aver avuto un incontro con il legato G Valerio, che si diceva trovarsi nei dintorni di Calcide

Fatta a lui per primo questa rivelazione, per suo ordine andò a Roma con lui

Introdotto nella curia espose i fatti a sua conoscenza
[18] Haec ad ea, quae ab Eumene delata erant, accessere, quo maturius hostis Perseus iudicaretur, quippe quem non iustum modo apparare bellum regio animo, sed per omnia clandestina grassari scelera latrociniorum ac veneficiorum cernebant

Belli administratio ad novos consules reiecta est; in praesentia tamen Cn Sicinium praetorem, cuius inter cives et peregrinos iurisdictio erat, scribere milites placuit, qui Brundisium ducti primo quoque tempore Apolloniam in Epirum traicerentur ad occupandas maritimas urbes, ubi consul, cui provincia Macedonia obvenisset, classem appellere tuto et copias per commodum exponere posset
[18] E la denunzia di questi in aggiunta a quelli rivelati da Eumene anticipò la decisione di considerare nemico Perseo, in quanto ci si avvedeva che egli stava apprestando la guerra non già con mezzi leciti ed animo degno di re, ma procedeva ricorrendo ad ogni sorta di clandestini delitti, assassinii e venefici

La conduzione della guerra fu rimessa ai nuovi consoli; ma per il momento fu deciso che il pretore Gn Sicinio, che aveva la giurisdizione fra i cittadini e gli stranieri, arruolasse truppe da condurre a Brindisi per esser al più presto trasportate ad Apollonia in Epiro, con il compito di occupare le città della costa, dove il console, cui fosse toccata la provincia della Macedonia, potesse approdare senza pericolo e a tutto suo agio sbarcare le truppe

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 51 - 56

Eumenes, aliquamdiu Aeginae retentus periculosa et difficili curatione, cum primum tuto potuit, profectus Pergamum, praeter pristinum odium recenti etiam scelere Persei stimulante -summa- vi parabat bellum

Legati eo ab Roma gratulantes, quod e tanto periculo evasisset, venerunt

Cum Macedonicum bellum in annum dilatum esset, ceteris praetoribus iam in provincias profectis, M Iunius et Sp Lucretius, quibus Hispaniae provinciae obvenerant, fatigantes saepe idem petendo senatum, tandem pervicerunt, ut supplementum sibi ad exercitum daretur: tria milia peditum, centum et quinquaginta equites in Romanas legiones -scribere-, in socialem exercitum quinque milia peditum et trecentos equites imperare sociis iussi

Hoc copiarum in Hispanias cum praetoribus novis portatum est
Quanto ad Eumene, alquanto tempo trattenuto ad Egina dalle esigenze di una cura pericolosa e difficile, partito alla volta di Pergamo appena poté farlo senza pregiudizio della salute, preparava col -massimo- impegno la guerra ora che agli stimoli dell'antico odio si aggiungevano quelli del recente attentato di Perseo

Per esser scampato a sì grande pericolo, da Roma vennero ambasciatori a congratularsi con lui

Rinviata la guerra contro i Macedoni all'anno nuovo, e già partiti i pretori per le rispettive province, M Giunio e Sp Lucrezio, cui eran toccate le due province di Spagna, a furia di non dar tregua al senato con la richiesta della medesima cosa, alla fine ottennero complementi per il loro esercito: ed ebbero l'ordine di -arruolare- per le legioni romane tremila fanti e centocinquanta cavalieri e per le truppe degli alleati di imporre ai socii cinquemila fanti e trecento cavalieri

Tale contingente fu trasportato nelle due Spagne insieme con i nuovi pretori
[19] Eodem anno, quia per recognitionem Postumi consulis magna pars agri Campani, quem privati sine discrimine passim possederant, recuperata in publicum erat, M Lucretius tribunus plebis promulgavit, ut agrum Campanum censores fruendum locarent, quod factum tot annis post captam Capuam non fuerat, ut in vacuo vageretur cupiditas privatorum

Cum -in- expectatione senatus esset bello etsi non indicto, tamen iam decreto, qui regum suam, qui Persei secuturi amicitiam essent, legati Ariarathis puerum filium regis secum adducentes Romam venerunt; quorum oratio fuit, regem educendum filium Romam misisse, ut iam inde a puero adsuesceret moribus Romanis hominibusque
[19] Nello stesso anno, poiché gran parte dell'agro campano, per merito dell'ispezione effettuata dal console Postumio, era stata recuperata alla proprietà dello stato, mentre sinora ne avevan goduto in più tratti il possesso cittadini privati senza badare a chi appartenesse, il tribuno della plebe M Lucrezio fece la proposta che i censori dessero a godere in affitto l'agro campano - cosa che non si faceva più da tanti anni dopo la conquista di Capua - perché l'avidità dei privati fosse libera di esercitarsi unicamente sul suolo che non avesse padrone

Mentre il senato viveva -nell'-attesa di sapere quali monarchie avrebbero seguito la sua causa, quali quella di Perseo, pur non avendo ancora dichiarata, ma solo già decisa la guerra, giunsero a Roma i legati di Ariarate, recando seco il figlio ancora fanciullo del re

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 41 - 45

Petere, ut eum non sub hospitum modo privatorum custodia, sed publicae etiam curae ac velut tutelae vellent esse

Ea legatio grata senatui fuit; decreverunt, ut Cn Sicinius praetor aedis instruendas locaret, ubi filius regis comitesque eius habitare possent

Et Threcum legatis, Maedis Cepnatisque et Astis societatem amicitiamque petentibus et, quod petebant, datum est, et munera -binum- milium aeris [summae] in singulos missa

Hos utique populos, quod ab tergo Macedoniae Threcia esset, adsumptos in societatem gaudebant

Sed ut in Asia quoque et insulis explorata omnia essent, Ti Claudium Neronem M Decimium legatos miserunt
Le loro parole furono che il re aveva inviato a Roma il proprio figlio perché vi fosse educato e già fin da ragazzo si abituasse ai costumi e agli uomini della città; e rivolgeva preghiera che volessero tenerlo non sotto la sorveglianza dei soli privati che l'ospitavano, ma considerarlo affidato anche alle cure e quasi alla tutela di tutti

Risultò gradita quell'ambasceria al senato: e decise che il pretore Gn Sicinio affittasse un alloggio da allestire convenientemente, dove il figlio del re col suo seguito potesse abitare secondo il suo rango

Anche all'ambasceria tracia dei Medi, Odomanti e Sapei, che facevano richiesta di alleanza e amicizia, come fu concesso quanto chiedevano, così fu recapitato i1 dono di -due-mila assi a testa

Soprattutto il senato si rallegrava che queste genti si fossero associate a loro in amicizia, in quanto la Tracia si trova alle spalle della Macedonia

Ma per aver cognizione sicura anche della situazione dell'Asia e delle isole vi inviarono come legati Ti Claudio Nerone e M Decimio
Adire eos Cretam et Rhodum iusserunt, simul renovare amicitiam, simul speculari, num sollicitati animi sociorum ab rege Perseo essent

[20] In suspensa civitate ad expectationem novi belli, nocturna tempestate columna rostrata in Capitolio bello Punico -priore posita ob victoriam M Aemili- consulis, cui collega Ser Fulvius fuit, tota ad imum fulmine discussa est

Ea res prodigii loco habita ad senatum relata est; patres et -ad- haruspices referri et decemviros adire libros iusserunt

Decemviri lustrandum oppidum, supplicationem obsecrationemque habendam, victimis maioribus sacrificandum et in Capitolio Romae et in Campania ad Minervae promunturium renuntiarunt; ludos per decem dies Iovi optimo maximo primo quoque die faciendos

Ea omnia cum cura facta
E ad essi ordinarono di recarsi a Creta e a Rodi, e insieme di rinnovar l'amicizia e spiare se gli animi degli alleati fossero stati sobillati dal re Perseo

[20] Nella città ansiosa per l'attesa della nuova guerra, durante una tempesta notturna la colonna rostrata -collocata- sul Campidoglio durante la -prima- guerra punica -a ricordo della vittoria- del console -M Emilio-, collega di Ser Fulvio, fu completamente abbattuta dal fulmine sino alla base

Il fatto, considerato singolare prodigio, fu esposto al senato; i padri ordinarono agli aruspici di far conoscere il loro parere e ai decemviri di consultare i libri sacri

I decemviri riferirono che bisognava purificare la città, celebrare una supplicazione con pubbliche preghiere e offrire: sacrifici di vittime maggiori sia a Roma nel Campidoglio sia in Campania presso il promontorio di Minerva; e inoltre allestire giuochi per dieci giorni in onore di Giove ottimo massimo, al più presto

Tutte queste prescrizioni furono eseguite con cura

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Haruspices in bonum versurum id prodigium, prolationemque finium et interitum perduellium portendi responderunt, quod ex hostibus spolia fuissent ea rostra, quae tempestas disiecisset

Accesserunt, quae cumularent religiones animis: Saturniae nuntiatum erat sanguine per triduum in oppido pluvisse; Calatiae asinum tripedem natum, et taurum cum quinque vaccis uno ictu fulminis exanimatos; Auximi terra pluvisse

Horum quoque prodigiorum causa res divinae factae et supplicatio unum diem feriaeque habitae

[21] Consules ad id tempus in provinciam non exierant, quia neque, uti de M Popilio referrent, senatvi obsequebantur, et nihil aliud decernere prius statutum patribus erat
Gli aruspici risposero che quel prodigio si sarebbe risolto in loro favore preannunciando ampliamento dei confini e sterminio dei nemici, in quanto i rostri distrutti dalla tempesta erano spoglie sottratte al nemico

Si aggiunsero tali notizie da accrescere negli animi il timor degli dei: fu riferito che a Saturnia per tre giorni di seguito era piovuto sangue nella città; a Calatia era nato un asino con tre piedi ed un toro con cinque vacche era stato fulminato da un solo colpo di folgore; ad Osimo era piovuta terra

Anche in conseguenza di questi prodigi si fecero sacrifici, una supplicazione di un giorno e furono indette giornate di festa

[21] Sino a quel momento i consoli non si erano recati nella provincia, perché né volevano obbedire all'ordine del senato di richiedere la discussione sul comportamento di M Popilio, e i padri avevano stabilito di non prendere, prima, alcuna deliberazione

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