Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 16 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 16 - 31
Ariarathes, Cappadocum rex, praeterquam quod Romanis suo nomine auxilia pollicitus erat, ex quo est iunctus Eumeni adfinitate, in omnia belli pacisque se consociaverat consilia

Antiochus inminebat quidem Aegypti regno, et pueritiam regis et inertiam tutorum spernens; et ambigendo de Coele Syria causam belli se habiturum existumabat gesturumque id nullo impedimento occupatis Romanis in Macedonico bello; quod -ad- bellum tamen omnia et per suos legatos senatui et ipse legatis eorum enixe pollicitus erat

Ptolemaeus propter aetatem alieni etiam tum arbitrii erat; tutores et bellum adversus Antiochum parabant, quo vindicarent Coelen Syriam, et Romanis omnia pollicebantur ad Macedonicum bellum
Ariarate, re di Cappadocia, oltre al fatto di aver promesso aiuti ai Romani a suo titolo personale, da quando si era legato per vincoli di sangue ad Eumene, ne aveva condiviso interamente la politica di pace e di guerra

Antioco aspirava, è vero, al regno di Egitto spregiando la tenera età del re e l'inettitudine dei suoi tutori e sollevando il problema della Celesiria pensava di aver buon motivo per intervenire e di poter condurre la campagna senza provocare complicazioni, una volta che i Romani fossero tutti occupati nella guerra contro i Macedoni; ma pure, per quanto si riferiva -a questa- guerra, e per mezzo di sue ambascerie al senato e lui in persona alle ambascerie dei Romani aveva promesso tutto il suo appoggio

Ptolemeo a cagione dell'età era anche allora in potere altrui; i suoi tutori e preparavano la guerra contro Antioco per rivendicare il possesso della Celesiria, e promettevano ai Romani ogni cosa per aiutarli nella guerra contro i Macedoni
Masinissa et frumento iuvabat Romanos et auxilia cum elephantis Misagenenque filium mittere ad bellum parabat

Consilia autem in omnem fortunam ita disposita habebat: si penes Romanos victoria esset, sua quoque in eodem statu mansura esse, neque ultra quidquam movendum; non enim passuros Romanos vim Carthaginiensibus adferri; si fractae essent opes Romanorum, quae tum protegerent Carthaginienses, suam omnem Africam fore

Gentius, rex Illyriorum, fecerat potius, cur suspectus esset Romanis, quam satis statuerat, utram foveret partem, impetuque magis quam consilio his aut illis se adiuncturus videbatur

Cotys Thrax, Odrysarum rex, clam Macedonum partis erat
Massinissa appoggiava i Romani con l'invio di frumento, e si accingeva a far partecipare alla guerra le sue milizie con gli elefanti e il proprio figlio Misagene

Ma aveva così predisposto i suoi piani in rapporto ad ogni evenienza: se la vittoria fosse appannaggio dei Romani, anche la sua situazione si sarebbe mantenuta stabile e non c'era da intraprendere alcun altro tentativo: i Romani non gli avrebbero consentito di usare violenza ai Cartaginesi; se invece la potenza romana fosse crollata, che allora proteggeva i Cartaginesi, l'Africa sarebbe stata tutta in sua mano

Genzio, re dell'Illiria, aveva dato motivo di esser sospetto ai Romani, piuttosto che aver deciso quale delle due parti sostenere e più per avventatezza che per meditato proposito sembrava che si sarebbe messo sulla scia degli uni o degli altri

Il trace Coti, re degli Odrisi, era già da un pezzo dalla parte dei Macedoni
[30] Haec sententia regibus cum esset de bello, in liberis gentibus populisque plebs ubique omnis ferme, ut solet, deterioris erat, ad regem Macedonasque inclinata; principum diversa cerneres studia

Pars ita in Romanos effusi erant, ut auctoritatem inmodico favore corrumperent, pauci ex iis iustitia imperii Romani capti, plures ita, si praecipuam operam navassent, potentes sese in civitatibus suis futuros rati

Pars altera regiae adulationis erat; quos-dam- aes alienum et desperatio rerum suarum eodem manente statu praecipites ad novanda omnia agebat; quosdam ventosum ingenium, quia -ad- Persea magis aura popularis ierat
[30] Mentre eran questi i sentimenti dei re intorno alla guerra, nelle popolazioni e città di liberi ordinamenti, la plebe, quasi tutta dovunque, com'è suo costume, indulgendo al partito peggiore, propendeva per il re ed i Macedoni; ma dei capi si sarebbero potuti cogliere atteggiamenti diversi

Una parte erano così esageratamente proni ai Romani, da compromettersi il prestigio con l'eccessiva simpatia per loro, pochi di essi suggestionati dal senso di giustizia del popolo romano, mentre i più ritenevano di poter diventare così, impegnandosi attivamente in loro favore, potenti nelle rispettive città

Un'altra parte non faceva che adulare il re, taluni sospinti precipitosamente ad ogni mutamento dai debiti e da una situazione che non lasciava speranze se fosse rimasta stazionaria, altri dalla leggerezza di carattere che si orientava secondo il vento, spirante tra le masse -in favore di- Perseo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04
Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 01 - 04

Tertia pars, optuma eadem et prudentissima, si utique optio domini potioris daretur, sub Romanis quam sub rege malebat esse; si liberum in ea re arbitrium fortunae esset, neutram partem volebant potentiorem altera oppressa fieri, sed inlibatis potius viribus utriusque partis pacem ex aequo manere; ita inter utrasque optimam condicionem civitatium fore

Protegente altera semper inopem ab alterius iniuria

Haec sentientes certamina fautorum utriusque partis taciti ex tuto spectabant

Consules, quo die magistratum inierunt, ex senatus consulto cum circa omnia fana, in quibus lectisternium maiorem partem anni esse solet, maioribus hostiis immolassent, inde preces suas acceptas ab diis immortalibus ominati, senatui rite sacrificatum precationemque de bello factam renuntiarunt
Una terza parte, la migliore ed al tempo stesso la più saggia, se si fosse trattato di scegliere unicamente il migliore padrone, preferiva stare sotto i Romani che sotto il re; ma se avesse avuto libera elezione della sua condizione, voleva che nessuna fra le due parti si facesse più potente con la distruzione dell'altra, ma piuttosto con le forze intatte di tutte e due si mantenesse un pacifico equilibrio; così equidistante fra le due parti giudicava che ottimo sarebbe lo stato delle città

Essendo l'una sempre a difesa del debole contro i soprusi dell'altra

Con tali sentimenti stavano a guardare, appartati e al sicuro, le lotte dei favoreggiatori dell'uno e dell'altro partito

Il giorno che assunsero la carica i consoli, dopo aver fatto sacrifici di vittime maggiori, d'ordine del sei-iato, in tutti i templi dove per la maggior parte dell'anno suole tenersi il lettisternio, e dopo averne tratto l'augurio che le loro preghiere erano state accolte dagli dèi immortali, riferirono al senato che i sacrifici erano stati felicemente compiuti e così pure la preghiera per il buon esito della guerra
Haruspices ita responderunt: si quid rei novae inciperetur, id maturandum esse; victoriam, triumphum, propagationem -imperii portendi

Patres, quod bonum faustum- felixque populo Romano esset, centuriatis comitiis primo -quoque- die ferre ad populum consules iusserunt, ut, quod Perseus Philippi filius, Macedonum rex, adversus foedus cum patre Philippo ictum et secum post mortem eius renovatum sociis populi Romani arma intulisset, agros vastasset urbesque occupasset, quodque belli parandi adversus populum Romanum consilia inisset, arma milites classem eius rei causa comparasset, ut, nisi de iis rebus satisfecisset, bellum cum eo iniretur

Haec rogatio ad populum lata est
Gli aruspici dettero questo responso: se si doveva metter mano ad una nuova impresa, bisognava affrettarne l'inizio: -presagivano vittoria, trionfo, estensione dei confini

I padri- ordinarono ai consoli di presentare al più presto al popolo nei comizi centuriati la legge - -e ciò fosse propizio, fausto- e felice per il popolo romano - per cui effetto, giacché Perseo, figlio di Filippo, re dei Macedoni, contro l'alleanza stipulata con il padre Filippo e dopo la morte di questo rinnovata con lui, aveva portato le armi contro gli alleati del popolo romano, ne aveva devastato il territorio ed occupate le città, e giacché aveva preso l'iniziativa di preparare la guerra contro il popolo romano, a tal fine raccogliendo armi, soldati, navi, se non avesse dato riparazione di tutti questi atti, si doveva entrare in guerra contro di lui

Questa proposta fu presentata al popolo

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 16 - 18

[31] Senatus consultum inde factum est, ut consules inter se provincias Italiam et Macedoniam compararent sortirenturve; cui Macedonia obvenisset, ut is regem Persea quique eius sectam secuti essent, nisi populo Romano satisfecissent, bello persequeretur

Legiones quattuor novas scribi placuit, binas singulis consulibus

Id praecipui provinciae Macedoniae datum, quod, cum alterius consulis legionibus quina milia et duceni pedites ex vetere instituto darentur in singulas legiones, in Macedoniam sena milia peditum scribi iussa, equites treceni aequaliter in singulas legiones

Et in sociali exercitu consuli alteri auctus numerus: sedecim milia peditum octingentos equites, praeter eos, quos Cn Sicinius duxisset, sescentos equites, in Macedoniam traiceret

Italiae satis visa duodecim milia sociorum peditum, sescenti equites
[31] Poi fu fatto un decreto del senato, per cui i consoli dovevano accordarsi o sorteggiare fra di loro le province d'Italia e di Macedonia; a chi avesse ottenuto la Macedonia, spettava di muover guerra al re Perseo e a quanti avevano fatto causa comune con lui, se non avessero dato soddisfazione al popolo romano

Si decise di arruolare quattro nuove legioni, due per ognuno dei consoli

Alla provincia di Macedonia fu riservato questo privilegio, che mentre alle legioni dell'altro console si assegnarono cinquemila fanti e duecento cavalieri per ognuna in base ad antica consuetudine, per la Macedonia fu dato ordine che si arruolassero seimila fanti e trecento cavalieri, in uguale misura per ciascuna legione

Anche per le truppe degli alleati fu accresciuto il numero dei soldati all'uno dei consoli: sedicimila fanti, ottocento cavalieri, in aggiunta ai seicento agli ordini di G Sicinio, avrebbe dovuto trasportare in Macedonia

Per l'Italia parvero sufficienti dodicimila fanti alleati e seicento cavalieri
Illud quoque praecipuum datum sorti Macedoniae, ut centuriones militesque veteres scriberet, quos vellet, consul usque ad quinquaginta annos

In tribunis militum novatum eo anno propter Macedonicum bellum, quod consules ex senatus consulto ad populum tulerunt, ne tribuni militum eo anno suffragiis crearentur, sed consulum praetorumque in iis faciendis iudicium arbitriumque esset

Inter praetores ita partita imperia: praetorem, cuius sors fuisset, ut iret, quo senatus censuisset, Brundisium ad classem ire placuit, atque ibi recognoscere socios navales, dimissisque, si qui parum idonei essent, supplementum legere ex libertinis et dare operam, ut duae partes civium Romanorum, tertia sociorum esset
Anche un altro privilegio fu accordato a chi avesse avuto in sorte la Macedonia, che il console potesse arruolare i centurioni e soldati anziani che voleva, sino al limite di cinquant'anni di età

Per i tribuni dei soldati, in quell'anno e in conseguenza della guerra contro i Macedoni, si adottò una nuova disposizione, presentata al popolo dai consoli per ordine del senato, che essi non venissero creati elettivamente, ma a giudizio insindacabile dei consoli e dei pretori

Fra i pretori furono così distribuite le competenze: quello il cui ufficio sarebbe stato di andare dove il senato lo avesse destinato, doveva recarsi presso la flotta a Brindisi ed ivi passare in rassegna i socii navali, licenziare quanti non risultavano idonei al servizio, e rimpiazzarli scegliendoli tra i libertini, curando che per due terzi fossero cittadini romani, per un terzo alleati

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Commeatus classi legionibusque ut ex Sicilia Sardinia-que- subveherentur, praetoribus, -qui- eas provincias sortiti essent, mandari placvit, ut alteras decumas Siculis Sardisque imperarent, quod frumentum ad exercitum in Macedoniam portaretur

Siciliam C Caninius Rebilus est sortitus, L Furius Philus Sardiniam, -L Canuleius Hispaniam,- C Sulpicius Galba urbanam iurisdictionem, L Villius Annalis inter peregrinos; C Lucretio Gallo, quo senatus censuisset, sors obvenit
Di trasportare il vettovagliamento per marinai e soldati dalla Sicilia e dalla Sardegna fu dato incarico ai pretori che avrebbero avuto in sorte la giurisdizione di quelle province, perché ai Siculi e ai Sardi imponessero come seconda decima il quantitativo di frumento da trasportare alle truppe in Macedonia

G Caninio Rebilo ebbe in sorte la Sicilia, L Furio Filo la Sardegna, -L Canuleio Divite la Spagna,- C Sulpicio Galba la giurisdizione urbana, L Villio Annale quella fra cittadini e stranieri; a C Lucrezio Gallo toccò di porsi a disposizione del senato

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