Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 01 - 05
Cum mille expeditis Eupolemus Ambraciam profectus per nondum commissa inter se munimenta urbem intravit Nicandro cum cetera manu primo Epirotarum castra nocte adgredi consilium fuerat haud facili ab Romanis auxilio, quia flumen intererat; dein, periculosum inceptum ratus, ne qua sentirent Romani et regressus inde in tuto non esset, deterritus ab hoc consilio ad depopulandam Acarnaniam iter convertit [5] Consul iam munimentis,quibus saepienda urbs erat, iam operibus, quae admovere muris parabat, perfectis quinque simul locis moenia est adgressus Tria paribus intervallis, faciliore aditu a campo, aduersus Pyrrheum, quod vocant, admovit, unum e regione Aesculapii, unum adversus arcem Arietibus muros quatiebat; asseribus falcatis detergebat pinnas |
Con mille uomini leggeri Eupolemo partito per Ambracia, entrò nella città passando tra le fortificazioni non ancora saldate fra loro Nicandro in un primo tempo aveva pensato con le altre forze di assalire di notte laccampamento epirota, giacché non era facile linvio di aiuti da parte romana, essendoci di mezzo il fiume: poi, ritenendo questa impresa esposta al rischio che i Romani potessero in qualche modo accorgersene e non fosse più sicuro il ritorno di là, rinunciò al suo piano, e rivolse la marcia a devastare lAcarnania [5] Il console, quando ebbe ormai compiuto le opere di assedio con cui la città doveva essere chiusa, assalì le mura contemporaneamente in cinque punti Accostò tre apprestamenti a eguale distanza, dove cera un accesso più facile dalla pianura, di fronte al cosiddetto Pirreo , uno dalla parte del santuario di Esculapio, un quinto di fronte alla rocca Con gli arieti smantellava le mura; con pertiche munite di falci staccava di netto le merlature |
Oppidanos primo et ad speciem et ad ictus moenium cum terribili sonitu editos pavor ac trepidatio cepit; deinde, ut praeter spem stare muros viderunt, collectis rursus animis in arietes tollenonibus libramenta plumbi aut saxorum stipitesue robustos incutiebant; falces ancoris ferreis iniectis in interiorem partem muri trahentes asserem praefringebant; ad hoc eruptionibus et nocturnis in custodias operum et diurnis in stationes ultro terrorem inferebant In hoc statu res ad Ambraciam cum essent, iam Aetoli a populatione Acarnaniae Stratum redierant Inde Nicander praetor spem nactus solvendae incepto forti obsidionis, Nicodamum quendam cum Aetolis quingentis Ambraciam intromittit |
I difensori furono dapprima presi dal panico e dallo sgomento a quella vista e a quei colpi dati contro le mura con terribile fragore; poi, quando videro che le mura reggevano più che essi non sperassero, ritrovando le loro energie, per mezzo di leve rovesciavano sugli arieti grossi pesi di piombo o di pietra o tronchi robusti; attirando le falci allinterno delle mura col gettarvi sopra degli uncini di ferro, ne spezzavano il manico; di più, con sortite di notte contro le sentinelle poste ai lavori di assedio di giorno contro i posti di guardia, erano i primi a seminare il terrore Mentre ad Ambracia le cose erano a questo punto, già gli Etoli erano tornati a Strato dopo le devastazioni fatte in Acarnania Di là lo stratego Nicandro, nella speranza di rompere lassedio con un deciso colpo di mano, manda un certo Nicodamo con cinquecento Etoli dentro Ambracia |
Noctem certam tempusque etiam noctis constituit, quo et illi ab urbe opera hostium, quae adversus Pyrrheum erant, adgrederentur, et ipse ad castra Romana terrorem faceret, posse ratus ancipiti tumultu et nocte augente pavorem memorabilem rem geri Et Nicodamus intempesta nocte, cum alias custodias fefellisset, per alias impetu constanti perrupisset, superato brachio in urbem penetrat, animique aliquantum ad omnia audenda et spei obsessis adiecit et, simul constituta nox venit, ex composito repente opera est adgressus Id inceptum conatu quam effectu gravius fuit, quia nulla ab exteriore parte uis admota est, seu metu deterrito praetore Aetolorum, seu quia potius visum est Amphilochis nuper receptis ferre opem, quos Perseus, Philippi filius, missus ad Dolopiam Amphilochosque recipiendos, summa vi oppugnabat |
Fissò una notte, anzi unora della notte in cui quelli pure dovevano assalire dalla città le opere nemiche che erano di fronte al Pirreo, mentre egli avrebbe portato la costernazione nel campo romano, pensando che col panico recato da due parti e con la paura accresciuta dalle tenebre quello potesse risultare un colpo memorabile E di fatto Nicodamo nel cuor della notte, eludendo alcune sentinelle e forzando le altre con un attacco deciso, superato un raccordo delle fortificazioni, penetrò in città e infuse negli assediati un certo coraggio di osare tutto per tutto e anche un po di speranza; e, appena giunse la notte destinata, improvvisamente mosse, secondo i piani, contro le opere di assedio Limpresa fu più impegnativa che ricca di risultati, poiché dallesterno non si ebbe alcun aiuto, o che lo stratego degli Etoli fosse trattenuto dal timore, o che sembrasse preferibile portare aiuto allAnfilochia, da poco riconquistata, che era vigorosamente attaccata da Perseo figlio di Filippo, mandato a riprendere appunto la Dolopia e lAnfilochia |