Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 11 - 16

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 11 - 16
[11] Diu iactati Aetoli tandem, ut condiciones pacis convenirent, effecerunt [11] Essendo stati tormentati a lungo, gli Etoli finalmente riuscirono ad accordarsi sulle condizioni di pace
Fuerunt autem hae: 'imperium maiestatemque populi Romani gens Aetolorum conseruato sine dolo malo; ne quem exercitum, qui adversus socios amicosque eorum ducetur, per fines suos transire sinito, neve ulla ope iuvato; hostis eosdem habeto quos populus Romanus, armaque in eos ferto, bellumque pariter gerito; perfugas fugitivos captivos reddito Romanis sociisque, praeterquam si qui capti, cum domos redissent, iterum capti sunt, aut si qui eo tempore ex iis capti sunt, qui tum hostes erant Romanis, cum intra praesidia Romana Aetoli essent; aliorum qui comparebunt intra dies centum Corcyraeorum magistratibus sine dolo malo tradantur; qui non comparebunt, quando quisque eorum primum inventus erit, reddatur; obsides quadraginta arbitratu consulis Romanis dato ne minores duodecim annorum neu maiores quadraginta, obses ne esto praetor, praefectus equitum, scriba publicus, neu quis, qui ante obses fuit apud Romanos; Cephallania extra pacis leges esto Furono le seguenti: Il popolo degli Etoli riconoscerà lealmente limpero e la maestà del popolo romano; non lascerà passare per il suo territorio alcun esercito che marci contro i suoi amici e alleati, nè lo aiuterà con alcun mezzo; avrà gli stessi nemici del popolo romano e porterà le armi contro di loro, facendo la guerra dintesa coi Romani; renderà a questi e ai loro alleati i disertori, gli schiavi fuggitivi, i prigionieri, tranne quelli che, già prigionieri e poi rimpatriati, sono stati catturati una seconda volta, o quelli che sono stati presi a suo tempo fra quanti combattevano contro Roma allepoca che gli Etoli erano nelle sue guarnigioni: quanti altri si presenteranno sieno consegnati lealmente entro cento giorni dal trattato ai magistrati di Corcira; quelli che non si presenteranno in tempo sieno restituiti via via che se ne ritroverà uno; il popolo degli Etoli consegnerà quaranta ostaggi ad arbitrio del console romano non minori di dodici anni nè maggiori di quaranta; non saranno ostaggi chi sia stratego, comandante della cavalleria, pubblico segretario, né alcuno che sia stato prima ostaggio in mano dei Romani; Cefallenia resterà esclusa dalle condizioni di pace
' De pecuniae summa, quam penderent, pensionibusque eius nihil ex eo, quod cum consule convenerat, mutatum; pro argento si aurum dare mallent, darent, convenit, dum pro argenteis decem aureus unus valeret

'Quae urbes, qui agri, qui homines Aetolorum iuris aliquando fuerunt, qui eorum T Quinctio Cn Domitio consulibus postve eos consules aut armis subacti aut voluntate in dicionem populi Romani venerunt, ne quem eorum Aetoli recepisse velint; Oeniadae cum urbe agrisque Acarnanum sunto

' His legibus foedus ictum cum Aetolis est

[12] Eadem non aestate solum, sed etiam iisdem prope diebus, quibus haec a M Fulvio consule in Aetolia gesta sunt, consul alter Cn Manlius in Gallograecia bellum gessit, quod nunc ordiri pergam
Riguardo alla somma di denaro da pagare e alle relative rate, nulla si mutò di quanto era stato stabilito col console: fu concordato che se invece di argento preferivano dare oro, potevano darlo, purché una moneta doro equivalesse a dieci dargento

Fra quante città, campagne, persone furono in passato della lega etolica, gli Etoli non cerchino di recuperare nessuno che sia venuto sotto la giurisdizione del popolo romano nellanno del consolato di Tito Quinzio e di Gneo Domizio 6 o negli anni seguenti, sia per essere stati sottomessi con le armi, sia volontariamente: gli Eniadi con la loro città e contado apparterranno agli Acarnani

A questi patti fu stretto il trattato con gli Etoli

[12] Nella stessa estate , e anzi quasi negli stessi giorni cui queste imprese furono condotte in Etolia dal console Fulvio, laltro console Cn Manlio condusse una guerra in Gallogrecia, che ora passerò a narrare

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Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 41 - 55
Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 41 - 55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 41 - 55

Vere primo Ephesum consul venit, acceptisque copiis ab L Scipione et exercitu lustrato contionem apud milites habuit, qua collaudata virtute eorum, quod cum Antiocho uno proelio debellassent, adhortatus eos novum cum Gallis suscipiendum bellum, qui et auxiliis iuuissent Antiochum, et adeo indomita haberent ingenia, ut nequiquam Antiochus emotus ultra iuga Tauri montis esset, nisi frangerentur opes Gallorum, de se quoque pauca, nec falsa nec immodica, adiecit

Laeti milites cum frequenti adsensu consulem audiverunt, partem virium Antiochi fuisse Gallos credentes; rege superato nullum momentum in solis per se Gallorum copiis fore

Eumenen haud in tempore abesse Romae tum eratcredere consul, gnarum locorum hominumque, et cuius interesset frangi Gallorum opes
Allinizio della primavera il console venne a Efeso e, preso in consegna da L Scipione lesercito e celebrato il rito lustrale , tenne un discorso davanti ai soldati: dopo aver lodato il loro valore perché in una sola battaglia avevano deciso la guerra contro Antioco, li incitò a intraprendere la nuova campagna contro Galli, i quali avevano aiutato il re con forze ausiliari, e un temperamento così ribelle che era inutile aver fatto andare via Antioco oltre la catena del Tauro se non si fiaccava la loro forza,e aggiunse ancora poche parole, senza menzogne né esagerazioni, sul proprio conto

I soldati ascoltarono soddisfatti il console fra ripetute approvazioni, immaginandosi i Galli fossero stati una parte delle forze di Antioco : una volta che si era vinto il re, nessun pensiero avrebbero dato da e le forze dei Galli

Il console trovava che non cadesse al momento buono lassenza di Eumene (era allora a Roma),il quale era pratico dei luoghi e delle persone e interessato al crollo della potenza gallica
Attalum igitur fratrem eius accersit a Pergamo, hortatusque ad capessendum secum bellum pollicentem suam suorumque operam domum ad comparandum dimittit

Paucos post dies profecto ab Epheso consuli ad Magnesiam occurrit Attalus cum mille peditibus equitibusque quingentis, Athenaeo fratre iusso cum ceteris copiis subsequi, commendata iis custodia Pergami, quos fratri regnoque fidos credebat

Consul collaudato iuvene cum omnibus copiis ad Maeandrum progressus castra posuit, quia vado superari amnis non poterat et contrahendae naves erant ad exercitum traiciendum

Transgressi Maeandrum ad Hieran Comen pervenerunt

[13] Fanum ibi augustum Apollinis et oraculum; sortes versibus haud inconditis dare vates dicuntur
Invita allora da Pergamo il fratello di lui Attalo, e dopo averlo incitato a intraprendere la guerra , poiché quello prometteva la collaborazione dei suoi, lo rimanda in patria a fare i preparativi necessari

Pochi giorni dopo, partito il console da Efeso alla volta di Magnesia, Attalo gli va incontro con mille fanti e cinquecento cavalieri, dando ordine al fratello Ateneo di seguirlo a breve distanza con le altre milizie, e raccomandando buona guardia a Pergamo a coloro che riteneva fedeli al fratello e al regno

Il console, dopo essersi molto compiaciuto col giovane, avanzando con tutte le forze fino al Meandro vi si accampò, perché il fiume non poteva essere traversato a guado e si dovevano raccogliere le navi per far passare lesercito

Oltrepassato il Meandro, arrivarono a Tera Come

[13] Là è un tempio molto venerato di Apollo e un oracolo: si dice che i sacerdoti dieno le loro predizioni in versi non rozzi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 31 - 35

Hinc alteris castris ad Harpasum flumen ventum est, quo legati ab Alabandis venerunt, ut castellum, quod ab ipsis nuper descisset, aut auctoritate aut armis cogeret iura antiqua pati

Eodem et Athenaeus, Eumenis et Attali frater, cum Cretense Leuso et Corrago Macedone venit; mille pedites mixtarum gentium et trecentos equites secum adduxerunt

Consul tribuno militum misso cum modica manu castellum vi cepit, captum Alabandensibus reddit

Ipse nihil via degressus ad Antiochiam super Maeandrum amnem posuit castra

Huius amnis fontes Celaenis oriuntur

Celaenae urbs caput quondam Phrygiae fuit; migratum inde haud procul veteribus Celaenis, novaeque urbi Apameae nomen inditum ab Apama sorore Seleuci regis
Di qui in una seconda tappa si arrivò al fiume Arpaso; dove vennero legati da Alabanda per dire al console di costringere, con la sua autorità o con la minaccia di unazione armata, un castello che da poco si era staccato da loro a sottoinettersì allantica giurisdizione

Là venne anche Ateneo, fratello dì Eurnene e di Attalo, insieme con Leuso Cretese e Corrago Macedone; conducevano con sé mille uomini di fanteria, da un miscuglio di popolazioni diverse, e trecento cavalieri

Il console, mandato un tribuno militare con un piccolo corpo, fece prender di forza il castello, e, una volta conquistato, lo restituì agli Alabandesi

Egli poi, senza deviare per niente dal suo itinerario, pose il campo presso Antiochia sul fiume Meandro

Le sorgenti di questo fiume nascono a Celene

La città di Celene fu un tempo capitale della Frigia; gli abitanti emigrarono poi non lontano dallantica Celene, e alla nuova città fu dato il nome di Apamea , da Apama sorella del re Seleuco
Et Marsyas amnis, haud procul a Maeandri fontibus oriens, in Maeandrum cadit, famaque ita tenet, Celaenis Marsyan cum Apolline tibiarum cantu certasse

Maeander ex arce summa Celaenarum ortus, media urbe decurrens, per Caras primum, deinde Ionas in sinum maris editur, qui inter Prienen et Miletum est

Ad Antiochiam in castra consulis Seleucus, Antiochi filius, ex foedere icto cum Scipione ad frumentum exercitui dandum venit

Parva disceptatio de Attali auxiliaribus orta est, quod Romano tantum militi pactum Antiochum ut daretur frumentum Seleucus dicebat

Discussa ea quoque est constantia consulis, qui misso tribuno edixit, ne Romani milites acciperent, priusquam Attali auxilia accepissent

Inde ad Gordiutichos quod vocant processum est

Ex eo loco ad Tabas tertiis castris perventum
Anche il fiume Marsia, che scaturisce non lontano dalle sorgenti del Meandro , si getta nel Meandro stesso, e una diffusa leggenda vuole che a Celene Marsia gareggiasse con Apollo nel suono del flauto

Il Meandro, che nasce dalla parte alta di Celene, scorrendo in mezzo alla città, e attraversando prima la Cada e poi lalonia, sbocca nel golfo che è tra Priene e Mileto

Ad Antiochia nellaccampamento del console venne Seleuco figlio di Antioco a consegnare il frumento per lesercito secondo i patti stabiliti con Scipione

Una piccola divergenza nacque a proposito delle forze ausiliari di Attalo, perché Seleuco sosteneva che Antioco avesse pattuito di dare il frumento soltanto per i soldati romani

Ma anche questa fu troncata dalla risolutezza del console, il quale mandò per un tribuno lordine che i soldati romani non acettassero il frumento prima che lavessero ricevuto le milizie ausiliari di Attaio

Di là si avanzò fino al cosiddetto Gordiutico

E da questa località si arrivò a Tebe in tre tappe

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 13 -14

In finibus Pisidarum posita urbs est, in ea parte, quae vergit ad Pamphylium mare

Integris viribus regionis eius feroces ad bellandum habebat viros

Tum quoque equites in agmen Romanum eruptione facta haud modice primo impetu turbavere; deinde ut apparuit nec numero se nec virtute pares esse, in urbem compulsi veniam erroris petebant, dedere urbem parati

Quinque et viginti talenta argenti et decem milia medimnum tritici imperata; ita in deditionem accepti

[14] Tertio inde die ad Casum amnem perventum; inde profecti Erizam urbem primo impetu ceperunt

Ad Thabusion castellum imminens flumini Indo ventum est, cui fecerat nomen Indus ab elephanto deiectus

Haud procul a Cibyra aberant, nec legatio ulla a Moagete, tyranno civitatis eius, homine ad omnia infido atque importuno, veniebat
La città è posta ai confini dei Pisidi, nella parte che guarda verso il mare Panfilo

Finché furono intatte le risorse del paese, ebbe uomini animosi al combattimento

Anche quella volta la cavalleria, con una sortita, portò al primo urto non poco scompiglio nelle file romane; poi, come videro di non essere da tanto né per numero né per valore, e furono ricacciati in città, allora chiedevano perdono del loro errore, pronti a consegnare Tebe

Furono imposti loro 25 talenti dargento, e diecimila medimni di frumento: a queste condizioni fu accettata la loro resa

[14] Di là in tre giorni arrivarono al fiume Caso , e movendo da qui presero ai primo assalto la città di Eriza

Giunsero a Tabusio, un castello che domina il fiume Indo, chiamato così da un Indiano sbalzato giù dal suo elefante

Non erano lontani da Cibira , e nessunambasceria veniva da Moagete , tiranno della città, uomo sempre infido e pocotrattabile
Ad temptandum eius animum C Helvium cum quattuor milibus peditum et quingentis equitibus consul praemittit

Huic agmini iam finis ingredienti legati occurrerunt nuntiantes paratum esse tyrannum imperata facere; orabant, ut pacatus finis iniret cohiberetque a populatione agri militem, et in corona aurea quindecim talenta adferebant

Helvius integros a populatione agros servaturum pollicitus ire ad consulem legatos iussit

Quibus eadem referentibus consul 'neque Romani' inquit 'bonae voluntatis ullum signum erga nos tyranni habemus, et ipsum talem esse inter omnes constat, ut de poena eius magis quam de amicitia nobis cogitandum sit

' Perturbati hac voce legati nihil aliud petere, quam ut coronam acciperet veniendique ad eum tyranno potestatem et copiam loquendi ac purgandi se faceret
Per esplorar le intenzioni di costui il console manda innanzi C Elvio con quattromila fanti e cinquecento cavalieri

E mentre queste schiere entravano già nel territorio, vennero incontro legati a riferire che il tiranno era pronto ad eseguire gli ordini; pregavano Elvio cli entrare nel territorio senza ostilità e di trattenere i soldati dal saccheggio della regione, e gli recavano una corona doro di quindici talenti

Elvio, dopo aver promesso di lasciare il territorio immune dal saccheggio, invitò i legati a presentarsi al console

Alle loro parole, che furono dello stesso tenore, il console rispose: Noi Romani non abbiamo alcuna prova delle buone disposizioni del tiranno verso di noi, e daltra parte, tutti lo sanno, egli personalmente è uomo tale che dobbiamo pensare più a dargli una lezione che a farcelo amico

Sbigottiti da queste parole, i legati chiesero soltanto che accettasse la corona e consentisse al tiranno di venire da lui, dandogli la possibilità di parlargli e giustificarsi

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Permissu consulis postero die in castra tyrannus venit, vestitus comitatusque vix ad privati modice locupletis habitum, et oratio fuit summissa et infracta, extenuantis opes suas urbiumque suae dicionis egestatem querentis

Erant autem sub eo praeter Cibyram Sylleum et ad Limnen quae appellatur

Ex his, ut se suosque spoliaret, quinque et viginti talenta se confecturum, prope ut diffidens, pollicebatur

'Enimvero' inquit consul 'ferri iam ludificatio ista non potest

Parum est non erubuisse absentem, cum per legatos frustrareris nos; praesens quoque in eadem perstas impudentia

Quinque et viginti talenta tyrannidem tuam exhaurient

Quingenta ergo talenta nisi triduo numeras, populationem in agris, obsidionem in urbe expecta
Il giorno dopo, col permesso del console, il tiranno venne nellaccampamento con un abito e con una scorta appena adeguati alla condizione di un privato di modeste ricchezze; e il suo linguaggio fu quello umile e dimesso di chi vuol attenuare la propria potenza e lamenta la povertà delle città in suo potere

Oltre Cibira, erano sotto di lui Silleo e la cosiddetta Città di Limne

Da queste, prometteva di mettere insieme, a costo di spogliare sé e i suoi, venticinque talenti , ma quasi con laiia di non esserne neppur sicuro

Veramente rispose il console codesta beffa non è più tollerabile

Non ti basta di non avere arrossito da lontano quando ti prendevi giuoco di me per mezzo dei tuoi legati; ora anche di persona insisti nella tua impudenza

Venticinque talenti basteranno a dar fondo al tuo regno

Ebbene, se non paghi entro tre giorni cinquecento talenti in contanti, aspettati la devastazione nelle tue campagne e lassedio nella capitale

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