Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 13 - 14
Quae me absente strenue ac fortiter fecisti libenter et commemoravi et memini: cetera te ipsum reputare tecum quam me dicente erubescere malo Quelle imprese che in mia assenza tu hai compiuto con valore e con coraggio, io molto volentieri ho ricordato e ricordo tuttora; qualche altra impresa preferirei che tu volessi considerarla dentro di te, anziché vederti arrossire qualora io te ne parlassi
Syphax populi Romani auspiciis victus captusque est Siface è stato vinto e fatto prigioniero dalla volontà degli dei protettori del popolo romano
Itaque ipse coniunx regnum ager oppida homines qui incolunt, quicquid denique Syphacis fuit, praeda populi, Romani est; et regem coniugemque eius, etiamsi non ciuis Carthaginiensis esset, etiamsi non patrem eius imperatorem hostium videremus, Romam oporteret mitti, ac senatus populique Romani de ea iudicium atque arbitrium esse quae regem socium nobis alienasse atque in arma egisse praecipitem dicatur Perciò egli, sua moglie, il suo regno, le sue terre, le città ed i loro abitanti, in una parola tutto quanto fu proprietà di Siface è preda del popolo romano; sarebbe quindi necessario trasferire a Roma il re e sua moglie, anche se questa non fosse cittadina cartaginese ed anche se non sapessimo che suo padre è generale dei nostri nemici; della sorte di lei spetta al senato e al popolo romano giudicare e decidere tanto più che è noto che Sofonisba ha allontanato da noi l'animo di un re alleato e lo ha spinto all'inconsulta decisione di prendere le armi contro di noi

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Vince animum; cave deformes multa bona uno vitio et tot meritorum gratiam maiore culpa quam causa culpae est corrumpas Cerca di soffocare il desiderio; cerca di non guastare con un solo errore le molte buone doti che possiedi in modo da non distruggere con un errore sproporzionato alla causa che lo determinerebbe il favore acquistato con tanti tuoi meriti

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