Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 13 - 14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 13 - 14
Illis nuptialibus facibus regiam conflagrasse suam; illam furiam pestemque omnibus delenimentis animum suum avertisse atque alienasse, nec conquiesse donec ipsa manibus suis nefaria sibi arma adversus hospitem atque amicum induerit Con quelle faci nuziali costei aveva dato fuoco alla sua reggia; essa come una furia distruggitrice con ogni specie di moine aveva sconvolto ed aveva reso folle il suo animo e non aveva avuto pace finché con le sue stesse mani non gli aveva fatto impugnare contro l'ospite quelle armi esecrande
Perdito tamen atque adflicto sibi hoc in miseriis solatii esse quod in omnium hominum inimicissimi sibi domum ac penates eandem pestem ac furiam transisse videat A lui, ormai perduto e prostrato, era, tuttavia, conforto nella sventura il vedere che quella furia era passata a portare lo stesso flagello contro la casa e contro i penati di colui che, fra tutti gli uomini egli considerava il suo peggior nemico
Neque prudentiorem neque constantiorem Masinissam quam Syphacem esse, etiam iuventa incautiorem; certe stultius illum atque intemperantius eam quam se duxisse Massinissa non era né più saggio né più fermo di lui, anzi la giovinezza lo faceva più imprudente; quando l'aveva sposata si era certamente rivelato più stolto e più facile di lui alle seduzioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40

[14] Haec non hostili modo odio sed amoris etiam stimulis amatam apud aemulum cernens cum dixisset, non mediocri cura Scipionis animum pepulit; et fidem criminibus raptae prope inter arma nuptiae neque consulto neque exspectato Laelio faciebant tamque praeceps festinatio ut quo die captam hostem vidisset eodem matrimonio iunctam acciperet et ad penates hostis sui nuptiale sacrum conficeret [14] Queste dichiarazioni di Siface provocate non solo dall'odio contro un nemico, ma anche dai morsi della gelosia, poiché egli vedeva la donna amata nella casa del rivale, colpirono profondamente l'animo di Scipione; convalidavano quelle accuse le nozze celebrate in gran fretta, quasi tra il furore delle armi senza nemmeno attendere Lelio per consultarlo, nonché tutta quella precipitazione per la quale nello stesso giorno in cui aveva visto prigioniero il suo avversario, nella casa di lui Massinissa aveva sposato la donna e compiuto la cerimonia nuziale
Et eo fedora haec videbantur Scipioni quod ipsum in Hispania iuvenem nullius forma pepulerat captivae A Scipione tutto questo appariva tanto più indecoroso, in quanto egli stesso in Spagna, nonostante la sua giovinezza, non era mai stato irretito dal fascino di una prigioniera

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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 01 - 02
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 01 - 02

Haec secum volutanti Laelius ac Masinissa supervenerunt, quos cum pariter ambo et benigno voltu excepisset et egregiis laudibus frequenti praetorio celebrasset, abductum in secretum Masinissam sic adloquitur: 'aliqua te existimo, Masinissa, intuentem in me bona et principio in Hispania ad iungendam mecum amicitiam venisse et postea in Africa te ipsum spesque omnes tuas in fidem meam commisisse Mentre egli andava rivolgendo nella sua mente questi pensieri, sopravvennero Lelio e Massinissa, dopo averli accolti, sia l'uno che l'altro, con grande cordialità ed aver tributato ad essi molti elogi dinanzi ai soldati che affollavano il pretorio, preso da parte Massinissa così gli parlò: Io penso, o Massinissa, che tu sia venuto in principio a stringere con me amicizia in Spagna proprio perché avevi scorto in me qualche virtù: successivamente in Africa tu, per la medesima ragione, hai affidato alla mia lealtà te stesso e le tue speranze
Atqui nulla earum virtus est propter quas tibi adpetendus visus sim qua ego aeque ac temperantia et continentia libidinum gloriatus fuerim Orbene, di nessuna virtù, di quelle che ti hanno fatto desiderare la mia amicizia, io vado tanto superbo quanto del senso della misura e del saper frenare le passioni

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 06 - 11

Hanc te quoque ad ceteras tuas eximias virtutes, Masinissa, adiecisse velim Queste doti, o Massinissa, io vorrei che anche tu aggiungessi a tutti gli altri tuoi altissimi pregi
Non est, nonmihi credetantum ab hostibus armatis aetati nostrae periculi quantum ab circumfusis undique voluptatibus Mi devi credere quando ti dico che la nostra età non è posta in pericolo tanto da nemici armati, quanto dai piaceri del senso che da ogni parte ci assalgono

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Qui eas temperantia sua frenavit ac domuit multo maius decus maioremque victoriam sibi peperit quam nos Syphace victo habemus Colui che ha saputo con la sua moderazione tenerli in freno e soggiogarli, procurò a sé onore e vittoria molto più grandi di quanto abbiamo conquistato noi vincendo Siface

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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 11-20

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