Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 04 - 07

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 04 - 07
Et trepidatio qvidem quantam necesse erat in nocturno effuso tam late incendio orta est; ceterum fortuitum non hostilem ac bellicum ignem rati esse, sine armis ad restinguendum incendium effusi in armatos incidere hostes, maxime Numidas ab Masinissa notitia regiorum castrorum ad exitus itinerum idoneis locis dispositos Si cosparse, pertanto, quella paura che era naturale nascesse davanti ad un così ampio distruzione notturna; tuttavia, la gente di Siface, non ritenendo l'incendio causato da nemici a scopo militare, si sparse senz'armi per il campo a smorzare il fuoco e così cadde in mano dei soldati nemici, particolarmente dei Numidi che Massinissa, che sapeva bene l'accampamento del re, aveva messo nei punti adatti, là dove confluivano le strade
Multos in ipsis cubilibus semisomnos hausit flamma; multi [in] praecipiti fuga ruentes super alios alii in angustiis portarum obtriti sunt Le fiamme arsero molti ancora semiaddormentati nei loro letti; altri che in gran numero si erano piombati scappando alle porte, per linsufficienza di queste furono pestati e si stesero gli uni sugli altri
[6] Relucentem flammam primo vigiles Carthaginiensium, deinde excitati alii nocturno tumultu cum conspexissent, ab eodem errore credere et ipsi sua sponte incendium ortum; et clamor inter caedem et volnera sublatus an ex trepidatione nocturna esset confusis sensum ueri adimebat [6] Le fiamme cartaginesi videro per prime le sentinelle, poi gli altri chiamati di sussulto dalla notturna rivolta; cascarono tutti nello stesso sbaglio di credere che l'incendio fosse naturale; le grida che si levavano disordinatamente dai feriti in mezzo alla strage e che si attribuivano ad un allarme notturno, impedivano di cogliere la realtà dei fatti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 16-30

Igitur pro se quisque inermes, ut quibus nihil hostile suspectum esset, omnibus portis, qua cuique proximum erat, ea modo quae restinguendo igni forent portantes in agmen Romanum ruebant Perciò inermi, ciascuno per conto suo, come chi non dubbia un'azione nemica, per quella porta che scopriva più vicina portando cose che fossero atte a spegnere il fuoco, cadeva proprio in mano dei Romani
Quibus caesis omnibus praeterquam hostili odio etiam ne quis nuntius refugeret, extemplo Scipio neglectas ut in tali tumultu portas inuadit; ignibusque in proxima tecta coniectis effusa flamma primo velut sparsa pluribus locis reluxit, dein per continua serpens uno repente omnia incendio hausit Dopo che tutti furono pestati, non solo per odio dei nemici, ma anche perché non si voleva che qualcuno evitasse per recare nozioni, Scipione attaccò subito le porte che erano rimaste prive di guardie, come è solito avvenire in pari scompigli; congiunto il fuoco alle capanne più vicine, prima le luci delle fiamme si diffusero qua e là in punti diversi poi, strisciando dall'uno all'altro ricovero, bruscamente circondarono tutto in un solo ardore

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 01-10
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 01-10

Ambusti homines iumentaque foeda primum fuga, dein strage obruebant itinera portarum Uomini e bestiame avvolti dal fuoco chiusero gli accessi alle porte, prima con una terribile evasione, poi con i loro corpi lacerati
Quos non oppresserat ignis ferro absumpti, binaque castra clade una deleta Coloro che non furono abbattuti dai fuochi, furono sterminati dalle spade; in una sola disgrazia furono annientati due accampamenti

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 21 - 25

Duces tamen ambo et ex tot milibus armatorum duo milia peditum et quingenti equites semermes, magna pars saucii adflatique incendio, effugerunt Tuttavia, Siface e Asdrubale con duemila fanti e cinquecento cavalieri, resti di tante migliaia di soldati, riuscirono a scappare quasi disarmati, in gran parte feriti ed ustionati
Caesa aut hausta flammis ad quadraginta milia hominum sunt, capta supra quinque milia, multi Carthaginiensium nobiles, undecim senatores; signa militaria centum septuaginta quattuor, equi Numidici supra duo milia septingentos; elephanti sex capti, octo ferro flammaque absumpti Furono uccisi od arsi dal fuoco circa quarantamila uomini, più di cinquemila furono fatti prigionieri; molti erano nobili cartaginesi con undici senatori; furono catturate centosettantaquattro insegne militari e più di duemilasettecento cavalli numidi; tre elefanti furono presi, otto uccisi dal ferro e dal fuoco

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 25 - 40

Magna vis armorum capta; ea omnia imperator Volcano sacrata incendit I Romani si impadronirono anche di una grande quantità di armi, che Scipione gettò nel fuoco consacrandole a Vulcano

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