Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 25; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 25; 21-30
quidquid unquam terra marique memorandum gessimus, id tui triumphi titulo accedit

famaene credi uelis quanta urbs a te capta sit quam posteris quoque eam spectaculo esse, quo quisquis terra, quisquis mari uenerit nunc nostra de Atheniensibus Carthaginiensibusque tropaea, nunc tua de nobis ostendat incolumesque Syracusas familiae uestrae sub clientela nominis Marcellorum tutelaque habendas tradas

ne plus apud uos Hieronymi quam Hieronis memoria momenti faciat

diutius ille multo amicus fuit quam hic hostis, et illius benefacta etiam re sensistis, huius amentia ad perniciem tantum ipsius ualuit

omnia et impetrabilia et tuta erant apud Romanos: inter ipsos plus belli ac periculi erat
Tutto quanto noi abbiamo mai compiuto degno di memoria e per terra e per mare, questo accresce lo splendore del tuo trionfo

Vorresti tu che solo per fama i posteri conoscano la grandezza della città da te occupata, piuttosto che essa si offra come spettacolo dinanzi a loro, venuti dalla terra o dal mare, e mostri ad essi ora i trofei delle nostre vittorie contro Ateniesi e Cartaginesi, ora i tuoi stessi trofei della vittoria conseguita contro di noi

non vorresti tu che Siracusa incolume avesse come patrona la gente romana sotto la tutela del nome dei Marcelli

Vorremmo che presso di voi non abbia maggior peso il ricordo di Geronimo che quello di Gerone: questo vi fu amico più a lungo di quanto quello vi sia stato nemico e mentre voi avete sperimentato nei fatti la rettitudine di Gerone, la follia di Geronimo al contrario contribuì soltanto alla sua rovina

Tutto i Romani avrebbero potuto ottenere senza alcun rischio; il pericolo maggiore veniva, invece, dai dissidi che dividevano gli stessi Siracusani
namque transfugae, tradi se Romanis rati, mercennariorum quoque militum auxilia in eundem compulere metum; arreptisque armis praetores primum obtruncant, inde ad caedem Syracusanorum discurrunt quosque fors obtulit irati interfecere atque omnia quae in promptu erant diripuerunt

tum, ne sine ducibus essent, sex praefectos creauere ut terni Achradinae ac Nasso praeessent

sedato tandem tumultu exsequentibus sciscitando quae acta cum Romanis essent, dilucere id quod erat coepit aliam suam ac perfugarum causam esse

(30) In tempore legati a Marcello redierunt, falsa eos suspicione incitatos memorantes nec causam expetendae poenae eorum ullam Romanis esse

erat e tribus Achradinae praefectis Hispanus Moericus nomine
Infatti, i disertori, ritenendo per certo che sarebbero stati consegnati ai Romani, cercarono di diffondere la stessa paura in mezzo alle milizie ausiliarie; perciò, afferrate le armi, uccisero dapprima i governatori, poi si abbandonarono a far strage dei Siracusani e presi da furore massacrarono tutti coloro nei quali si imbatterono, devastando ogni cosa che capitasse sotto le loro mani

Allora, per non rimanere senza comandanti, elessero sei prefetti in modo che tre presidiassero l'Acradina e tre l'Isola

Alla fine, sedato il tumulto, ai mercenari che continuavano a domandare quali accordi erano stati presi coi Romani, cominciò ad apparir chiara la realtà delle cose, per cui essi si avvidero che la loro causa era ben diversa da quella dei disertori

30 A tempo ritornarono i messi inviati da Marcello ad ammonire i mercenari che essi erano stati sobillati da un falso sospetto, poiché i Romani non avevano ragione alcuna di far pagare a loro una pena

Uno dei tre prefetti dell'Acradina era lo Spagnolo Merico
ad eum inter comites legatorum de industria unus ex Hispanorum auxiliaribus est missus, qui sine arbitris Moericum nanctus primum, quo in statu reliquisset Hispaniam, et nuper inde uenerat, exponit: omnia Romanis ibi obtineri armis

posse eum, si operae pretium faciat, principem popularium esse, seu militare cum Romanis seu in patriam reuerti libeat: contra, si malle obsideri pergat, quam spem esse terra marique clauso

motus his Moericus, cum legatos ad Marcellum mitti placuisset, fratrem inter eos mittit, qui per eundem illum Hispanum secretus ab aliis ad Marcellum deductus, cum fidem accepisset composuissetque agendae ordinem rei, Achradinam redit
Uno degli ausiliari spagnoli che era fra i membri dell'ambasceria fu mandato di proposito a lui e trovatolo senza testimoni gli espose dapprima in quali condizioni aveva lasciato la Spagna, dalla quale egli era appena venuto; là dominavano infatti le armi romane

Merico, facendo cosa che metteva conto di fare, avrebbe potuto diventare il primo dei suoi connazionali, sia che preferisse militare coi Romani, sia ritornare in patria; in caso contrario, se insisteva nel preferire di essere assediato, che speranza poteva rimanere a lui chiuso dalla terra e dal mare

Merico fu colpito da queste parole e, poiché si era ritenuto opportuno mandare ambasciatori a Marcello, egli fece inserire tra quelli il proprio fratello, che, per iniziativa di quello stesso Spagnolo, fu condotto dinanzi a Marcello separatamente dagli altri; costui ritornò all'Acradina con una promessa di Marcello e con una sua disposizione sul modo di condurre le cose

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Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 11 - 15
Livio, Ab urbe condita: Livio 41; 11 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Livio 41; 11 - 15

tum Moericus, ut ab suspicione proditionis auerteret omnium animos, negat sibi placere legatos commeare ultro citroque: neque recipiendum quemquam neque mittendum et, quo intentius custodiae seruentur, opportuna diuidenda praefectis esse, ut suae quisque partis tutandae reus sit

omnes adsensi sunt

partibus diuidendis ipsi regio euenit ab Arethusa fonte usque ad ostium magni portus

id ut scirent Romani fecit

itaque Marcellus nocte nauem onerariam cum armatis remulco quadriremis trahi ad Achradinam iussit exponique milites regione portae quae prope fontem Arethusam est
Allora Merico, al fine di distogliere l'attenzione di tutti dal sospetto di tradimento, disse che non ritenevaopportuno che dei messi andassero e venissero da una parte e dall'altra; non era il caso né di ricevere né dimandare alcuno, affinché si potesse più facilmente esercitare la sorveglianza; perciò era necessario che ad ogniprefetto fosse assegnata una posizione in modo che ciascuno rispondesse della difesa di quel settore che gli erastato affidato

Tutti furono d'accordo

Nella distribuzione dei settori, a Merico toccò in sorte quella parte del fronte che va dalla fonte Aretusa fino all'ingresso del grande porto

Merico trovò il modo di far sapere la cosa ai Romani

Pertanto, Marcello comandò che di notte, rimorchiandola con una quadrireme, fosse condotta fino all'Acradina una nave da carico piena di soldati, che dovevano essere sbarcati di fronte alla porta che sta nelle vicinanze della fonte Aretusa
hoc cum quarta uigilia factum esset expositosque milites porta, ut conuenerat, recepisset Moericus, luce prima Marcellus omnibus copiis moenia Achradinae adgreditur ita ut non eos solum qui Achradinam tenebant in se conuerteret, sed ab Nasso etiam agmina armatorum concurrerent relictis stationibus suis ad uim et impetum Romanorum arcendum

in hoc tumultu actuariae naues, instructae iam ante circumuectaeque ad Nassum, armatos exponunt qui improuiso adorti semiplenas stationes et adapertas fores portae, qua paulo ante excurrerant armati, haud magno certamine Nassum cepere desertam trepidatione et fuga custodum

neque in ullis minus praesidii aut pertinaciae ad manendum quam in transfugis fuit, quia ne suis quidem satis credentes e medio certamine effugerunt
Posto in esecuzione questo piano alla quarta vigilia e sbarcati gli armati dinanzi alla porta dove, come si era convenuto, Merico li accolse, all'alba Marcello assalì le mura dell'Acradina con tutte le sue forze in modo non solo da far rivolgere contro di sé i difensori dell'Acradina, ma da richiamare anche dall'Isola schiere di soldati che abbandonarono i loro posti di guardia per opporsi alla violenza dell'assalto romano

In questo tumulto le navi a vela e a remi, già preparate, e condotte presso l'Isola, sbarcarono i soldati che all'improvviso assalirono i posti di guardia semivuoti; trovati disserrati i battenti delle porte, dalle quali poco prima erano corsi fuori i soldati, con un breve e facile combattimento occuparono l'Isola lasciata in abbandono dalla fuga delle guardie spaventate

In nessuno vi fu minor risolutezza nella difesa che nei disertori che, non fidandosi nemmeno più l'uno dell'altro, si diedero alla fuga nel bel mezzo della battaglia

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Marcellus ut uidit captam esse Nassum et Achradinae regionem unam teneri Moericumque cum praesidio suis adiunctum, receptui cecinit, ne regiae opes, quarum fama maior quam res erat, diriperentur Marcello, come seppe che l'Isola era stata presa e che il solo quartiere dell'Acradina era tenuto dal nemico, mentre Merico col suo presidio si era unito ai Romani, ordinò di suonare la ritirata, al fine di impedire il saccheggio del tesoro regio, la cui effettiva entità era inferiore alla fama

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