Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 03, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 03

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03

ultro incusabant iniurias Romanorum, neque eo neglegentius ea quae ipsis obicerentur purgabant: haud ullo publico consilio auxilioue iuuari Graecos nec Fundanum Formianumue a se sollicitatos; quippe minime paenitere se virium suarum, si bellum placeat

ceterum non posse dissimulare aegre pati civitatem Samnitium quod Fregellas ex Volscis captas dirutasque ab se restituerit Romanus populus coloniamque in Samnitium agro imposuerint, quam coloni eorum Fregellas appellent; eam se contumeliam iniuriamque, ni sibi ab iis qui fecerint dematur, ipsos omni ui depulsuros esse

cum Romanus legatus ad disceptandum eos ad communes socios atque amicos vocaret, 'quid perplexe agimus
Accusavano a loro volta i Romani di non essersi comportati correttamente e si giustificavano con egual vigore delle accuse loro rivolte: dissero di non aver fornito ai Greci alcun aiuto né collaborazione ufficiale, e di non aver spinto all'ammutinamento gli abitanti di Formia e di FondaPerciò avevano piena fiducia nelle proprie forze, in caso si fosse deciso per la guerra

D'altra parte non era loro possibile nascondere il fastidio del popolo sannita al vedere che la città di Fregelle, da essi tolta ai Volsci e rasa al suolo, era stata rimessa in piedi dal popolo romano e che in territorio sannita era stata fondata una colonia chiamata Fregelle dai coloni romani: era un sanguinoso affronto, e, se i suoi autori non vi avessero posto rimedio, i Sanniti sarebbero ricorsi a ogni mezzo per cancellarlo

Quando l'inviato romano propose di discutere la questione insieme con gli alleati comuni e gli amici, la risposta fu: Perché agire in maniera tanto tortuosa
' inquit; 'nostra certamina, Romani, non verba legatorum nec hominum quisquam disceptator sed campus Campanus, in quo concurrendum est, et arma et communis Mars belli decernet

proinde inter Capuam Suessulamque castra castris conferamus et Samnis Romanusne imperio Italiam regat decernamus

' legati Romanorum cum se non quo hostis vocasset sed quo imperatores sui duxissent ituros esse respondissent iam Publilius inter Palaepolim Neapolimque loco opportune capto diremerat hostibus societatem auxilii mutui qua, ut quisque locus premeretur, inter se usi fuerant
Le nostre controversie, Romani, le decideranno non tanto le parole degli ambasciatori o l'arbitrio di qualche giudice, quanto la pianura campana, dove è destino che si scenda in battaglia: decideranno le armi e la comune fortuna in guerra

Accampiamoci dunque faccia a faccia tra Capua e Suessula e stabiliamo se debbano governare l'Italia i Sanniti o i Romani

Gli ambasciatori romani risposero che sarebbero andati non dove il nemico li avesse convocati, ma dove li avesse guidati il loro comandantePublilio, occupata una posizione favorevole tra Paleopoli e Napoli, aveva già privato il nemico di quella reciproca assistenza di cui i diversi popoli avversari si erano serviti non appena le varie postazioni venivano messe sotto pressione
itaque cum et comitiorum dies instaret et Publilium imminentem hostium muris avocari ab spe capiendae in dies urbis haud e re publica esset, actum cum tribunis est ad populum ferrent ut, cum Q Publilius Philo consulatu abisset, pro consule rem gereret quoad debellatum cum Graecis esset

L Cornelio, quia ne eum qvidem in Samnium iam ingressum revocari ab impetu belli placebat, litterae missae ut dictatorem comitiorum causa diceret

dixit M Claudium Marcellum; ab eo magister equitum dictus Sp Postumius

nec tamen ab dictatore comitia sunt habita, quia uitione creatus esset in disquisitionem venit

consulti augures uitiosum videri dictatorem pronuntiauerunt
Così, dato che il giorno delle elezioni era ormai prossimo e non sarebbe stato un vantaggio per il paese richiamare Publilio, che stava già minacciando le mura nemiche e contava di far cadere la città a giorni, il senato indusse i tribuni a presentare al popolo una proposta in base alla quale Quinto Publilio Filone, allo scadere del mandato, potesse continuare a gestire la campagna militare in qualità di proconsole fino a quando i Greci non fossero stati definitivamente sconfitti

Poiché neppure Lucio Cornelio, che era già entrato nel Sannio, secondo il senato doveva essere richiamato dalla sua vigorosa offensiva, gli venne inviato l'ordine di nominare un dittatore per presiedere le elezioni

Egli scelse Marco Claudio Marcello, che nominò maestro di cavalleria Spurio Postumio

Tuttavia le elezioni non furono tenute dal dittatore, perché venne messa in questione la regolarità della sua nomina

Gli àuguri consultati dichiararono che essa sembrava formalmente viziata

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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 01-15

eam rem tribuni suspectam infamemque criminando fecerunt: nam neque facile fuisse id uitium nosci, cum consul oriens de nocte silentio diceret dictatorem, neque ab consule cuiquam publice privatimue de ea re scriptum esse nec quemquam mortalium exstare qui se uidisse aut audisse quid dicat quod auspicium dirimeret, neque augures diuinare Romae sedentes potuisse quid in castris consuli uitii obvenisset; cui non apparere, quod plebeius dictator sit, id uitium auguribus visum

haec aliaque ab tribunis nequiquam iactata; tamen ad interregnum res redit, dilatisque alia atque alia de causa comitiis quartus decimus demum interrex L Aemilius consules creat C Poetelium L Papirium Mugillanum; Cursorem in aliis annalibus invenio
I tribuni, con le loro accuse, gettarono il sospetto e l'infamia su questo verdettoDicevano infatti che l'irregolarità non poteva esser venuta facilmente alla luce, visto che il console nominava il dittatore alzandosi in silenzio nel cuore della notte; che il console non aveva scritto a nessuno - né in forma privata né in forma pubblica - circa quella procedura; che non vi era alcun mortale in grado di aver visto o udito qualcosa che potesse aver invalidato gli auspici e che gli àuguri non avevano potuto, stando a Roma, divinare in quale irregolarità fosse incorso il console nell'accampamentoA chi non era chiaro che l'irregolarità rilevata dagli àuguri era in definitiva l'origine plebea del dittatore

Furono queste, e altre simili, le obiezioni vanamente presentate dai tribuniAlla fine si passò a un interregno, e dopo continui rinvii delle elezioni ottenuti con sempre nuovi pretesti, finalmente il quattordicesimo interré, Lucio Emilio, nominò consoli Gaio Petilio e Lucio Papirio MugillanoIn altri annali ho trovato per quest'ultimo il soprannome di Cursore
Eodem anno Alexandream in Aegypto proditum conditam Alexandrumque Epiri regem ab exsule Lucano interfectum sortes Dodonaei Iouis eventu adfirmasse

accito ab Tarentinis in Italiam data dictio erat, caueret Acherusiam aquam Pandosiamque urbem: ibi fatis eius terminum dari

eoque ocius transmisit in Italiam ut quam maxime procul abesset urbe Pandosia in Epiro et Acheronte amni, quem ex Molosside fluentem in Stagna Inferna accipit Thesprotius sinus
Si tramanda che in quello stesso anno venne fondata in Egitto la città di Alessandria e che il re dell'Epiro Alessandro, assassinato da un esule lucano, con la sua fine confermò un oracolo di Giove a Dodona

Essendo stato chiamato in Italia dai Tarentini, l'oracolo lo aveva avvertito di guardarsi dall'acqua Acherusia e dalla città di Pandosia, perché lì il destino aveva fissato per lui il termine della vita

Perciò era passato rapidamente in Italia, in modo tale da trovarsi quanto più lontano possibile dalla città di Pandosia e dal fiume Acheronte, che, scendendo dalla Molosside negli stagni Infernali, sfociava nel golfo di Tesprotide

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30

ceterum ut ferme fugiendo in media fata ruitur, cum saepe Bruttias Lucanasque legiones fudisset, Heracleam, Tarentinorum coloniam, ex Lucanis Sipontumque, Bruttiorum Consentiam ac Terinam, alias inde Messapiorum ac Lucanorum cepisset urbes et trecentas familias illustres in Epirum quas obsidum numero haberet misisset, haud procul Pandosia urbe, imminente Lucanis ac Bruttiis finibus, tres tumulos aliquantum inter se distantes insedit, ex quibus incursiones in omnem partem agri hostilis faceret; et ducentos ferme Lucanorum exsules circa se pro fidis habebat, ut pleraque eius generis ingenia sunt, cum fortuna mutabilem gerentes fidem Ma, come sovente succede, l'uomo cercando di evitare il proprio destino finisce per coglierlo in pieno: dopo aver ripetutamente sconfitto le legioni dei Bruzzi e dei Lucani, Alessandro strappò ai Lucani la colonia tarentina di Eraclea, conquistò Siponto degli Apuli, Cosenza e Terina dei Bruzzi e ancora altre città dei Messapi e dei Lucani, e inviò in Epiro trecento illustri famiglie da tenere in ostaggioDopo tutto questo, si accampò non lontano dalla città di Pandosia (che si trovava presso i confini con la Lucania e il Bruzzio), su tre colline poste a breve distanza le une dalle altre, dalle quali era possibile effettuare incursioni in ogni punto del territorio nemicoAveva intorno a sé circa duecento esuli lucani che egli considerava affidabili, ma che, com'è in genere l'attitudine di quel popolo, erano pronti a cambiare fede col cambiare della fortuna
imbres continui campis omnibus inundatis cum interclusissent trifariam exercitum a mutuo inter se auxilio, duo praesidia quae sine rege erant improuiso hostium aduentu opprimuntur; deletisque eis ad ipsius obsidionem omnes conuersi

inde ab Lucanis exsulibus ad suos nuntii missi sunt pactoque reditu promissum est regem aut uiuum aut mortuum in potestatem daturos

ceterum cum delectis ipse egregium facinus ausus per medios erumpit hostes et ducem Lucanorum comminus congressum obtruncat; contrahensque suos ex fuga palatos pervenit ad amnem ruinis recentibus pontis, quem uis aequae abstulerat, indicantem iter

quem cum incerto uado transiret agmen, fessus metu ac labore miles, increpans nomen abominandum fluminis, 'iure Acheros vocaris' inquit
Siccome le piogge incessanti avevano inondato tutte le campagne e diviso in tre tronconi l'esercito, togliendo la possibilità dell'assistenza reciproca, le due guarnigioni dove non c'era il re furono sopraffatte da un improvviso attacco dei nemiciQuesti, dopo averle fatte a pezzi, si concentrarono esclusivamente sull'assedio della guarnigione in cui era Alessandro

Gli esuli lucani inviarono messaggeri ai loro conterranei, promettendo che, se avessero ottenuto la garanzia di poter rientrare incolumi, avrebbero consegnato nelle loro mani il re, vivo o morto

Ma Alessandro stesso, con un gesto audace e valoroso, si aprì la strada tra i nemici con un plotone di uomini scelti e uccise il comandante dei Lucani in duelloQuindi, raccolti i suoi che si erano dispersi nel corso della fuga, arrivò a un fiume, dove le recenti rovine di un ponte, spazzato via dalla violenza delle acque, indicavano la strada da seguire

Mentre i suoi uomini stavano attraversando il fiume in un guado malsicuro, un soldato spossato dalla fatica e dalla paura, maledicendo il sinistro nome del fiume, gridò: A ragione ti chiamano Acheronte

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Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 23 - 44
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 23 - 44

quod ubi ad aures accidit regis, adiecit extemplo animum fatis suis substititque dubius an transiret

tum Sotimus, minister ex regiis pueris, quid in tanto discrimine periculi cunctaretur interrogans indicat Lucanos insidiis quaerere locum

quos ubi respexit rex procul grege facto venientes, stringit gladium et per medium amnem transmittit equum; iamque in uadum egressum eminus ueruto Lucanus exsul transfigit

lapsum inde cum inhaerente telo corpus exanime detulit amnis in hostium praesidiaibi foeda laceratio corporis facta
Non appena il re udì questa frase, sùbito ricordò il suo destino e si fermò, incerto se affrontare il guado o meno

Allora Sotimo, uno dei giovani nobili al suo séguito, chiedendogli perché indugiasse in un momento di così grande pericolo, gli indicò i Lucani che stavano cercando di tendergli un agguato

Quando il re li vide sopraggiungere a breve distanza in gruppo compatto, sguainò la spada e spinse il cavallo nel mezzo della correnteEra già quasi arrivato sulla terraferma quando un esule lucano lo trafisse con un giavellotto

Alessandro crollò a terra con il giavellotto conficcato nel corpo esanime e la corrente lo trascinò in mezzo ai posti di guardia dei nemici, dove fu orrendamente mutilato
namque praeciso medio partem Consentiam misere, pars ipsis retenta ad ludibrium; quae cum iaculis saxisque procul incesseretur, mulier una ultra humanarum irarum fidem saeuienti turbae immixta, ut parumper sustinerent precata, flens ait uirum sibi liberosque captos apud hostes esse; sperare corpore regio utcumque mulcato se suos redempturam

is finis laceratione fuit, sepultumque Consentiae quod membrorum reliquum fuit cura mulieris unius, ossaque Metapontum ad hostes remissa, inde Epirum deuecta ad Cleopatram uxorem sororemque Olympiadem, quarum mater magni Alexandri altera, soror altera fuit

haec de Alexandri Epirensis tristi eventu, quamquam Romano bello fortuna eum abstinuit, tamen, quia in Italia bella gessit, paucis dixisse satis sit
Dopo averlo tagliato a metà, ne mandarono una parte a Cosenza e tennero l'altra per ludibrioMentre la utilizzavano come bersaglio lanciando da lontano pietre e giavellotti, una donna da sola, mescolatasi alla folla che stava infierendo oltre il limite di ogni rabbia umana, li pregò di fermarsi per un attimo e in preda alle lacrime disse che suo marito e i suoi figli erano prigionieri in mano del nemico, e che col corpo del re, benché sconciato, sperava di poterli riscattareQuesto pose fine alle mutilazioni

Ciò che restava del cadavere venne sepolto a Cosenza: soltanto quella donna se ne curòLe ossa vennero inviate al nemico a Metaponto, e di lì furono trasportate via mare in Epiro alla moglie Cleopatra e alla sorella Olimpiade, rispettivamente madre e sorella di Alessandro Magno

Questa fu la triste fine di Alessandro dell'EpiroBasti averne riferito in breve: pur avendogli la sorte impedito di scontrarsi con i Romani, egli combatté delle guerre in Italia

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Eodem anno lectisternium Romae quinto post conditam urbem iisdem quibus ante placandis habitum est dies

noui deinde consules iussu populi cum misissent qui indicerent Samnitibus bellum, ipsi maiore conatu quam adversus Graecos cuncta parabant; et alia nova nihil tum animo tale agitantibus accesserunt auxilia

Lucani atque Apuli, quibus gentibus nihil ad eam diem cum Romano populo fuerat, in fidem venerunt, arma uirosque ad bellum pollicentes; foedere ergo in amicitiam accepti

eodem tempore etiam in Samnio res prospere gesta

tria oppida in potestatem venerunt, Allifae, Callifae, Rufrium, aliusque ager primo aduentu consulum longe lateque est pervastatus

hoc bello tam prospere commisso, alteri quoque bello quo Graeci obsidebantur iam finis aderat
Lo stesso anno venne celebrato a Roma un lettisternio - il quinto dalla fondazione della città -, per propiziare il favore degli stessi dèi invocati nelle precedenti occasioni

Poi i nuovi consoli, su ordine del popolo, inviarono i feziali a dichiarare guerra ai Sanniti; questi ultimi non solo stavano compiendo i preparativi per il conflitto con un impegno ben più massiccio di quanto non ne avessero profuso nella campagna contro i Greci, ma ricevettero anche nuovi rinforzi da una parte cui in quel momento i Romani non avevano affatto pensato

Lucani ed Apuli, genti che fino a quel momento non avevano avuto nulla a che vedere con il popolo romano, si misero sotto la loro protezione, promettendo armi e uomini per la guerraDi conseguenza venne loro concesso un trattato di alleanza

Nello stesso periodo i Romani condussero una fortunata campagna nel Sannio

Tre città, Allife, Callife e Rufrio, caddero in loro potere, mentre il resto del territorio venne saccheggiato in lungo e in largo non appena arrivarono i consoli

Portata a compimento così felicemente questa guerra, anche l'altra, l'assedio contro i Greci, era ormai quasi alla fine

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