Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 03, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 03

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 03

ita nexi soluti, cautumque in posterum ne necterentur

Eodem anno cum satis per se ipsum Samnitium bellum et defectio repens Lucanorum auctoresque defectionis Tarentini sollicitos haberent patres, accessit ut et Vestinus populus Samnitibus sese coniungeret

quae res sicut eo anno sermonibus magis passim hominum iactata quam in publico ullo concilio est, ita insequentis anni consulibus, L Furio Camillo iterum Iunio Bruto Scaeuae, nulla prior potiorque visa est de qua ad senatum referrent
Così i prigionieri per debiti vennero liberati e per i giorni a venire furono vietate le carcerazioni per debiti

Quello stesso anno, mentre la guerra coi Sanniti e l'improvvisa defezione dei Lucani insieme con i loro sobillatori, i Tarentini, erano già motivi di sufficiente preoccupazione per i senatori, si aggiunse l'accordo del popolo dei Vestini con i Sanniti

Questa iniziativa fu quell'anno argomento più dei discorsi della gente che delle pubbliche assembleeE così i consoli dell'anno successivo, Lucio Furio Camillo (per la seconda volta) e Giunio Bruto Sceva, ritennero che la questione fosse più importante e urgente di qualunque altra e la misero all'ordine del giorno di fronte al senato
et quamquam nonnova res erat, tamen tanta cura patres incessit ut pariter eam susceptam neglectamque timerent, ne aut impunitas eorum lasciuia superbiaque aut bello poenae expetitae metu propinquo atque ira concirent finitimos populos; et erat genus omne abunde bello Samnitibus par, Marsi Paelignique et Marrucini, quos, si Vestinus attingeretur, omnes habendos hostes

uicit tamen pars quae in praesentia videri potuit maioris animi quam consilii; sed eventus docuit fortes fortunam iuuare

bellum ex auctoritate patrum populus adversus Vestinos iussit

prouincia ea Bruto, Samnium Camillo sorte evenit

exercitus utroque ducti et cura tuendorum finium hostes prohibiti coniungere arma
E sebbene il fatto non fosse una novità, tuttavia ingenerò nei senatori uno stato di ansia tale che essi avevano paura sia di occuparsene sia di trascurarlo: lasciando infatti impuniti i Vestini, si sarebbe corso il rischio che i popoli dei dintorni si sollevassero con arroganza; con una guerra punitiva, invece, il rischio era che la paura di un pericolo imminente e il risentimento li spingessero ad agireE in più, quella gente aveva nel complesso forze pari a quelle dei Sanniti, comprendendo Marsi, Peligni e Marrucini: se si fossero toccati i Vestini, erano da considerare tutti nemici

Ebbe tuttavia la meglio l'opinione che al momento poteva dar l'impressione di essere più audace che assennataMa gli sviluppi dimostrarono che la fortuna sta dalla parte dei coraggiosi

Il popolo, autorizzato dal senato, votò la dichiarazione di guerra ai Vestini

Questa campagna toccò in sorte a Bruto, mentre a Camillo andò quella contro i Sanniti

Gli eserciti vennero condotti sull'uno e l'altro fronte e i nemici, dovendo proteggere i propri confini, vennero messi nell'impossibilità di unire le forze
ceterum alterum consulem L Furium, cui maior moles rerum imposita erat, morbo graui implicitum fortuna bello subtraxit; iussusque dictatorem dicere rei gerendae causa longe clarissimum bello ea tempestate dixit, L Papirium Cursorem, a quo Q Fabius Maximus Rullianus magister equitum est dictus, par nobile rebus in eo magistratu gestis, discordia tamen, qua prope ad ultimum dimicationis ventum est, nobilius

ab altero consule in Vestinis multiplex bellum nec usquam uario eventu gestum est
Ma uno dei consoli, Lucio Furio, sulle cui spalle gravava il peso maggiore, venne disgraziatamente colpito da una grave malattia e fu costretto ad abbandonare il comandoAvendo ricevuto disposizione di nominare un dittatore per proseguire la guerra, egli scelse il militare di gran lunga più rinomato del periodo, cioè Lucio Papirio, il quale nominò maestro di cavalleria Quinto Fabio Massimo Rulliano: coppia famosa per quanto avevano compiuto insieme in quel campo, essi divennero ancora più famosi per la discordia che li spinse a un contrasto quasi all'ultimo sangue

L'altro console condusse nella terra dei Vestini una guerra dai diversi aspetti, ma dall'esito sempre favorevole

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 01-15

nam et pervastauit agros et populando atque urendo tecta hostium sataque in aciem inuitos extraxit; et ita proelio uno accidit Vestinorum res, haudquaquam tamen incruento milite suo, ut non in castra solum refugerent hostes sed iam ne vallo qvidem ac fossis freti dilaberentur in oppida, situ urbium moenibusque se defensuri

postremo oppida quoque ui expugnare adortus, primo Cutinam ingenti ardore militum a volnerum ira quod haud fere quisquam integer proelio excesserat, scalis cepit, deinde Cingiliam

utriusque urbis praedam militibus, quod eos neque portae nec muri hostium arcuerant, concessit
Devastò infatti le campagne dei nemici e, saccheggiandone e incendiandone case e raccolti, li costrinse a combattere in campo aperto contro la loro volontàCosì, in una sola battaglia, pur subendo anch'egli perdite rovinose, costrinse le forze dei Vestini in una situazione tale che non solo essi si rifugiarono nell'accampamento, ma, non ritenendosi più al sicuro dietro il parapetto e le trincee, si riversarono all'interno delle loro città fortificate, sperando di trovare riparo nella posizione naturale e nelle mura

Ma alla fine, deciso a espugnare anche le città con il ricorso alla forza, il console, in virtù dello straordinario coraggio dei suoi uomini, determinati a vendicarsi delle ferite subite (quasi nessuno era uscito illeso dalla battaglia), espugnò prima Cutina con l'uso di scale e poi Cingilia

Il bottino fatto in entrambe le città fu concesso ai soldati, che né le porte né le mura nemiche erano riuscite a fermare
In Samnium incertis itum auspiciis est; cuius rei uitium non in belli eventum, quod prospere gestum est, sed in rabiem atque iras imperatorum uertit

namque Papirius dictator a pullario monitus cum ad auspicium repetendum Romam proficisceretur, magistro equitum denuntiauit ut sese loco teneret neu absente se cum hoste manum consereret

Q Fabius cum post profectionem dictatoris per exploratores comperisset perinde omnia soluta apud hostes ac si nemo Romanus in Samnio esset, seu ferox adulescens indignitate accensus quod omnia in dictatore viderentur reposita esse seu occasione bene gerendae rei inductus, exercitu instructo paratoque profectus ad Imbrinium ita vocant locum acie cum Samnitibus conflixit
La spedizione nel Sannio fu accompagnata da auspici incerti: la loro irregolarità non influì sull'esito finale della guerra (che fu condotta in maniera positiva), ma sull'animosità e sulla follia dei comandanti in capo

Il dittatore Papirio, infatti, messo in guardia dal custode dei polli sacri mentre stava partendo alla volta di Roma per rinnovare gli auspici, intimò al maestro di cavalleria di mantenersi sulle proprie posizioni e di non scontrarsi col nemico durante la sua assenza

Ma Quinto Fabio, quando - dopo la partenza del dittatore - venne a sapere dai suoi ricognitori che il nemico aveva completamente trascurato ogni tipo di vigilanza, come se non ci fosse stato nemmeno un Romano nel Sannio, sia perché, essendo un giovane impetuoso, era indignato all'idea che tutto il potere apparisse riposto nel dittatore, sia perché tentato dall'opportunità di assestare un colpo vincente, dopo aver fatto preparare l'esercito e averlo schierato in assetto di battaglia, partì alla volta di una località chiamata Imbrinio, dove si scontrò con i Sanniti

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30

ea fortuna pugnae fuit ut nihil relictum sit quo, si adfuisset dictator, res melius geri potuerit; non dux militi, non miles duci defuit

eques etiam auctore L Cominio tribuno militum, qui aliquotiens impetu capto perrumpere non poterat hostium agmen, detraxit frenos equis atque ita concitatos calcaribus permisit ut sustinere eos nulla uis posset; per arma, per uiros late stragem dedere; secutus pedes impetum equitum turbatis hostibus intulit signa

viginti milia hostium caesa eo die traduntur

auctores habeo bis cum hoste signa conlata dictatore absente, bis rem egregie gestam; apud antiquissimos scriptores una haec pugna invenitur; in quibusdam annalibus tota res praetermissa est
Quella battaglia ebbe un esito così favorevole che le cose non sarebbero potute in nessun modo andar meglio, anche se il dittatore fosse stato presenteIl comandante fu all'altezza dei soldati e i soldati del comandante

Anche i cavalieri, su suggerimento del tribuno dei soldati Lucio Cominio, dopo aver caricato alcune volte senza riuscire a fare breccia tra le schiere nemiche, tolsero le briglie ai cavalli e, piantando gli speroni, li slanciarono contro il nemico con un impeto tale che nessuna forza riuscì a contenerli, e abbatterono armi e uomini in lungo e in largoLa fanteria seguì la carica dei cavalieri e attaccò i nemici già sbandati

Si tramanda che quel giorno vennero uccisi ventimila nemici

Presso alcuni autori ho trovato che, durante l'assenza del dittatore, Quinto Fabio combatté due volte con il nemico, e che in entrambi i casi ottenne brillanti vittorieGli storici più antichi riportano invece quest'unica battaglia, mentre in taluni annali manca qualsiasi cenno in proposito
magister equitum ut ex tanta caede multis potitus spoliis congesta in ingentem aceruum hostilia arma subdito igne concremauit, seu uotum id deorum cuipiam fuit seu credere libet Fabio auctori eo factum ne suae gloriae fructum dictator caperet nomenque ibi scriberet aut spolia in triumpho ferret

litterae quoque de re prospere gesta ad senatum non ad dictatorem missae argumentum fuere minime cum eo communicantis laudes

Il maestro di cavalleria, impossessatosi di moltissime spoglie dopo una strage di quelle proporzioni, fece un enorme mucchio delle armi nemiche e dopo avervi dato fuoco le ridusse in cenere: lo fece o per adempiere a un voto fatto a un qualche dio, o - se si vuol credere alla versione di Fabio - per evitare che il dittatore si appropriasse del frutto della sua gloria, iscrivendo il proprio nome sulle armi spogliate e portandole con sé in trionfoInoltre il resoconto della vittoria inviato da Fabio al senato e non al dittatore dimostrò che egli non voleva affatto dividere la propria gloria con il dittatore

In ogni caso, mentre gli altri salutavano con entusiasmo la vittoria, il dittatore accolse la notizia mostrandosi triste e risentito

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 31-35
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 31-35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 31-35

Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 23 - 44
Livio, Ab urbe condita: Libro 45; 23 - 44

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 45; 23 - 44

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 01
Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 01

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 01

Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 25 - 26
Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 25 - 26

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 25 - 26

Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 26 - 30
Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 26 - 30

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 51-63
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 51-63

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 51-63

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 11-20

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Livio, Ab urbe condita: Libro 02, 01-10