Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 02
eodem anno Q Publilius Philo praetor primum de plebe aduersante Sulpicio consule, qui negabat rationem eius se habiturum, est factus senatu, cum in summis imperiis id non obtinuisset, minus in praetura tendente

Insequens annus, L Papirio Crasso K Duillio consulibus, Ausonum magis nouo quam magno bello fuit insignis

ea gens Cales urbem incolebat; Sidicinis finitimis arma coniunxerat; unoque proelio haud sane memorabili duorum populorum exercitus fusus, propinquitate urbium et ad fugam pronior et in fuga ipsa tutior fuit

nec tamen omissa eius belli cura patribus, quia totiens iam Sidicini aut ipsi moverant bellum aut moventibus auxilium tulerant aut causa armorum fuerant
In quello stesso anno Quinto Publilio Filone fu il primo plebeo a essere eletto pretore, non ostante il console Sulpicio si fosse opposto alla nomina dichiarando di non essere disposto a considerare valida quell'elezioneMa il senato, non essendo riuscito a ostacolare l'accesso dei candidati plebei alle più alte cariche, si mostrò meno ostinato nel caso della pretura

L'anno successivo, durante il consolato di Lucio Papirio Crasso e Cesone Duilio, si segnala per una guerra non tanto importante quanto priva di precedenti, combattuta con gli Ausoni, un popolo che abitava la città di Cales

Essi avevano unito le proprie forze con quelle dei vicini Sidicini: ma siccome l'esercito delle due genti era stato sconfitto in un'unica battaglia tutt'altro che memorabile, a causa della vicinanza delle rispettive città fu tanto pronto alla fuga quanto sicuro risultò il rifugio trovato nella fuga stessa

Ciò non ostante i senatori non smisero di curarsi di quella guerra, tante erano state le volte nelle quali i Sidicini avevano scatenato autonomamente la guerra o erano scesi al fianco di quanti l'avevano iniziata o ancora erano stati motivo di intervento armato
itaque omni ope adnisi sunt, ut maximum ea tempestate imperatorem M Valerium Coruum consulem quartum facerent; collega additus Coruo M Atilius Regulus; et ne forte casu erraretur, petitum ab consulibus ut extra sortem Corui ea prouincia esset

exercitu victore a superioribus consulibus accepto ad Cales, unde bellum ortum erat, profectus, cum hostes ab superioris etiam certaminis memoria pavidos clamore atque impetu primo fudisset, moenia ipsa oppugnare est adgressus

et militum qvidem is erat ardor ut iam inde cum scalis succedere ad muros uellent euasurosque contenderent; Coruus, quia id arduum factu erat, labore militum potius quam periculo peragere inceptum uoluit

itaque aggerem et uineas egit turresque muro admouit, quarum usum forte oblata opportunitas praevertit
Perciò fecero quanto era in loro potere perché Marco Valerio Corvo, il più grande comandante del tempo, raggiungesse per la quarta volta il consolatoA Corvo venne affiancato come collega Marco Atilio E per evitare di incorrere in qualche errore della sorte, chiesero ai consoli di affidare la campagna a Corvo senza ricorrere al sorteggio

Dopo aver assunto il comando dell'esercito vittorioso lasciato dai consoli precedenti, partì alla volta di Cales dov'era scoppiata la guerra e, messi in fuga al primo assalto i nemici che non si erano ancora ripresi dallo scontro recente, si accinse ad attaccare le mura stesse della città

E per parte loro i soldati erano così animosi da desiderare di scalare immediatamente le mura: ripetevano di potercela fareMa Corvo, vedendo che si trattava di un'impresa ardua, preferì portare a compimento il suo piano facendo lavorare gli uomini piuttosto che mettendone in pericolo le vite

Perciò fece costruire un terrapieno e tettoie mobili e ordinò di avvicinare le torri al muro, anche se una circostanza fortunata ne rese inutile l'impiego
namque M Fabius, captivus Romanus, cum per neglegentiam custodum festo die uinculis ruptis per murum inter opera Romanorum, religata ad pinnam muri reste suspensus, manibus se demisisset, perpulit imperatorem ut uino epulisque sopitos hostes adgrederetur; nec maiore certamine capti cum urbe Ausones sunt quam acie fusi erant

praeda capta ingens est praesidioque imposito Calibus reductae Romam legiones

consul ex senatus consulto triumphauit et, ne Atilius expers gloriae esset, iussi ambo consules adversus Sidicinos ducere exercitum

dictatorem ante ex senatus consulto comitiorum habendorum causa dixerunt L Aemilium Mamercinum; is magistrum equitum Q Publilium Philonem dixit

dictatore comitia habente consules creati sunt T Veturius Sp Postumius
Infatti Marco Fabio, un prigioniero romano, sfruttando la negligenza delle guardie in un giorno di festa, si liberò dei ceppi e, con una fune che aveva legato a un bastione del muro, si lasciò calare lungo il muro stesso fino ai dispositivi d'assedio dei Romani e convinse il generale ad attaccare i nemici storditi dal vino e dai festeggiamentiGli Ausoni e la loro città vennero catturati con uno sforzo non certo superiore a quello impiegato per sconfiggerli in battaglia

Il bottino realizzato fu di notevoli proporzioni; lasciata a Cales una guarnigione armata, le legioni furono ricondotte a Roma

Il console per decreto del senato celebrò il trionfo, e, per far sì che anche Atilio avesse parte di gloria, a entrambi i consoli venne data disposizione di condurre l'esercito contro i Sidicini

Prima però - ricevuta disposizione in tal senso dal senato -, nominarono un dittatore incaricato di presiedere le elezioni: la loro scelta cadde su Lucio Emilio Mamercino, che nominò maestro di cavalleria Quinto Publilio Filone

Dalle votazioni presiedute dal dittatore risultarono eletti consoli Tito Veturio e Spurio Postumio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 01 - 05
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 01 - 05

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 01 - 05

etsi belli pars cum Sidicinis restabat, tamen, ut beneficio praevenirent desiderium plebis, de colonia deducenda Cales rettulerunt; factoque senatus consulto ut duo milia quingenti homines eo scriberentur, tres uiros coloniae deducendae agroque diuidundo creauerunt K Duillium T Quinctium M Fabium

Noui deinde consules a ueteribus exercitu accepto ingressi hostium fines populando usque ad moenia atque urbem pervenerunt

ibi quia ingenti exercitu comparato Sidicini et ipsi pro extrema spe dimicaturi enixe videbantur et Samnium fama erat conciri ad bellum, dictator ab consulibus ex auctoritate senatus dictus P Cornelius Rufinus, magister equitum M Antonius
I due magistrati, pur rimanendo ancora da affrontare parte della guerra con i Sidicini, ciò non ostante, sperando di anticipare i desideri del popolo e di rendere un servizio ai plebei, presentarono la proposta di insediare una colonia a CalesIl senato decise che per quell'iniziativa dovessero essere iscritti cinquemila uomini, ed elesse Cesone Duilio, Tito Quinzio e Marco Fabio triumviri col cómpito di fondare la colonia e di assegnare la terra

I nuovi consoli poi, preso in consegna l'esercito dai predecessori, invasero il territorio nemico e lo devastarono, arrivando fino alle mura della città

Lì, siccome i Sidicini avevano da soli raccolto un grande esercito ed era probabile che avrebbero combattuto fino all'ultimo sangue per difendere le loro ultime speranze, e siccome circolava la voce che i Sanniti stessero per prendere le armi, i consoli, su incarico del senato, nominarono dittatore Publio Cornelio Rufino e maestro di cavalleria Marco Antonio
religio deinde incessit uitio eos creatos magistratuque se abdicauerunt; et quia pestilentia insecuta est, velut omnibus eo uitio contactis auspiciis res ad interregnum rediit

ab interregno inito per quintum demum interregem, M Valerium Coruum, creati consules A Cornelius iterum et Domitius

tranquillis rebus fama Gallici belli pro tumultu ualuit ut dictatorem dici placeret; dictus M Papirius Crassus et magister equitum P Valerius Publicola

a quibus cum dilectus intentius quam adversus finitima bella haberetur, exploratores missi attulerunt quieta omnia apud Gallos esse

Samnium quoque iam alterum annum turbari nouis consiliis suspectum erat; eo ex agro Sidicino exercitus Romanus non deductus
Emerse però uno scrupolo religioso circa la regolarità della loro nomina e i due magistrati rinunciarono alla carica; e poiché seguì una pestilenza, come se tutti gli auspici fossero stati contagiati da quel vizio di forma, si passò a un interregno

Alla fine Marco Valerio Corvo, quinto interré dall'inizio dell'interregno, nominò consoli Aulo Cornelio (al secondo mandato) e Gneo Domizio

Mentre regnava dovunque la pace, la notizia di una guerra scatenata dai Galli portò lo scompiglio e indusse all'elezione di un dittatoreLa scelta cadde su Marco Papirio Crasso; maestro di cavalleria fu nominato Publio Valerio Publicola

Mentre essi stavano realizzando la leva militare con maggiore fermezza di quanta non ne avrebbero impiegata per una guerra con un popolo confinante, i ricognitori inviati in zona tornarono riferendo che tra i Galli tutto era tranquillo

Anche il Sannio, già da due anni, si sospettava fosse percorso da nuove ondate di rivoltaPer questo l'esercito romano non venne richiamato dal territorio dei Sidicini

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 31 - 35
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ceterum Samnites bellum Alexandri Epirensis in Lucanos traxit; qui duo populi adversus regem escensionem a Paesto facientem signis conlatis pugnaverunt

eo certamine superior Alexander incertum qua fide culturus, si perinde cetera processissent pacem cum Romanis fecit

eodem anno census actus nouique ciues censi

tribus propter eos additae Maecia et Scaptia; censores addiderunt Q Publilius Philo Sp Postumius

Romani facti Acerrani lege ab L Papirio praetore lata, qua ciuitas sine suffragio data

haec eo anno domi militiaeque gesta

Foedus insequens annus seu intemperie caeli seu humana fraude fuit, M Claudio Marcello C Valerio consulibus

Flaccum Potitumque uarie in annalibus cognomen consulis invenio; ceterum in eo parui refert quid ueri sit
Ma un'altra guerra, scatenata dal re dell'Epiro Alessandro, deviò i Sanniti nel territorio dei LucaniI due popoli si scontrarono in campo aperto con il re mentre questi stava risalendo da Paestum

La vittoria andò ad Alessandro, il quale stipulò un trattato con i Romani dubbio che l'avrebbe rispettato se il resto della sua campagna avesse avuto la stessa fortuna

Nel corso dello stesso anno si tenne il censimento, in cui figurarono anche i nuovi cittadini

il loro numero portò all'aggiunta di due nuove tribù, la Mecia e la ScapziaI censori che le aggiunsero furono Quinto Publilio Filone e Spurio Postumio

Gli abitanti di Acerra divennero Romani a séguito di una proposta presentata dal pretore Lucio Papirio e volta a garantire loro la cittadinanza senza diritto di voto

Furono questi i fatti accaduti quell'anno a Roma e all'esterno

L'anno seguente fu terribile sia per l'inclemenza del tempo sia per le colpe commesse dagli uominiConsoli erano M Claudio Marcello e C Valerio

Negli annali ho variamente trovato Flacco e Potito come soprannomi attribuiti a Valerio: quale sia la verità non è però molto importante
illud peruelim nec omnes auctores sunt proditum falso esse venenis absumptos quorum mors infamem annum pestilentia fecerit; sicut proditur tamen res, ne cui auctorum fidem abrogaverim, exponenda est

cum primores civitatis similibus morbis eodemque ferme omnes eventu morerentur, ancilla quaedam ad Q Fabium Maximum aedilem curulem indicaturam se causam publicae pestis professa est, si ab eo fides sibi data esset haud futurum noxae indicium

Fabius confestim rem ad consules, consules ad senatum referunt consensusque ordinis fides indici data

tum patefactum muliebri fraude civitatem premi matronasque ea venena coquere et, si sequi extemplo velint, manifesto deprehendi posse
La notizia che vorrei sinceramente fosse falsa (e non tutti gli autori la riportano) è questa: che gli uomini la cui morte rese memorabile l'anno morirono non per la pestilenza, ma avvelenatiCiò non ostante, siccome la notizia ci è stata tramandata, merita di essere riportata onde non togliere credibilità a qualche storico

Mentre i personaggi più in vista della città contraevano la medesima malattia e morivano quasi tutti nella stessa maniera, un'ancella si presentò all'edile curule Quinto Fabio Massimo dicendo che gli avrebbe rivelato la causa del contagio che affliggeva i cittadini se egli le avesse garantito che quella denuncia non le avrebbe arrecato danno

Fabio riferì immediatamente la cosa ai consoli i quali la riportarono al senato, e alla donna venne data la garanzia richiesta, con l'approvazione generale dei senatori

Allora l'ancella rivelò che la città era in preda all'epidemia per colpa di criminose pratiche femminili, e che i veleni erano opera di alcune matrone: se l'avessero seguita, sùbito, le avrebbero potute cogliere in flagrante

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secuti indicem et coquentes quasdam medicamenta et recondita alia invenerunt; quibus in forum delatis et ad viginti matronis, apud quas deprehensa erant, per uiatorem accitis duae ex eis, Cornelia ac Sergia, patriciae utraque gentis, cum ea medicamenta salubria esse contenderent, ab confutante indice bibere iussae ut se falsum commentam arguerent, spatio ad conloquendum sumpto, cum submoto populo in conspectu omniumrem ad ceteras rettulissent, haud abnuentibus et illis bibere, epoto in conspectu omniummedicamento suamet ipsae fraude omnes interierunt

comprehensae extemplo earum comites magnum numerum matronarum indicaverunt; ex quibus ad centum septuaginta damnatae; neque de veneficiis ante eam diem Romae quaesitum est
I senatori seguirono la delatrice e trovarono delle donne impegnate a cuocere filtri, e altre pozioni nascostePortato il materiale nel foro e convocate una ventina di matrone nelle cui case le pozioni erano state rinvenute, due di esse, Cornelia e Sergia - entrambe di nobile famiglia - sostennero che si trattava di farmaci salutariMa poiché la delatrice confutava le loro affermazioni, vennero costrette a bere i preparati in modo da dimostrare al cospetto di tutti che le accuse dell'ancella erano falsePresero tempo per consultarsi e, in disparte, riferirono la cosa alle altre donne; poiché anche queste non erano contrarie a ingerire le pozioni, bevvero tutte d'un fiato, al cospetto del popolo, e morirono per le loro stesse pratiche delittuose

Le loro ancelle, immediatamente arrestate, fecero i nomi di un gran numero di matrone, centosettanta delle quali vennero giudicate colpevoliPrima di quel giorno non si erano mai tenuti a Roma processi per avvelenamento
prodigii ea res loco habita captisque magis mentibus quam consceleratis similis visa; itaque memoria ex annalibus repetita in secessionibus quondam plebis clauum ab dictatore fixum alienatasquediscordia mentes hominum eo piaculo compotes sui fecisse, dictatorem claui figendi causa creari placuit

creatus Cn Quinctilius magistrum equitum L Valerium dixit, qui fixo clauo magistratu se abdicauerunt

Creati consules L Papirius Crassus iterum L Plautius Venox; cuius principio anni legati ex Volscis Fabraterni et Lucani Romam venerunt, orantes ut in fidem reciperentur: si a Samnitium armis defensi essent, se sub imperio populi Romani fideliter atque oboedienter futuros
La cosa fu ritenuta un prodigio e venne considerata il prodotto di menti folli più che criminaliE così, siccome negli annali veniva riportato che in passato, in occasione di secessioni della plebe, il dittatore aveva piantato un chiodo e che le menti degli uomini uscite di senno per la discordia erano tornate in sé grazie a quel rito di espiazione, si decise di nominare un dittatore per piantare il chiodo

La scelta cadde su Gneo Quintilio, il quale nominò maestro di cavalleria Lucio ValerioDopo aver piantato il chiodo, i due magistrati rinunciarono alla carica

Vennero eletti consoli Lucio Papirio Crasso (al suo secondo consolato) e Lucio Plauzio VenoceAll'inizio del-l'anno arrivarono a Roma degli ambasciatori dei Volsci di Fabrateria e dei Lucani per implorare la protezione di RomaPromisero che, nel caso in cui fossero stati difesi dai Sanniti, sarebbero diventati leali e obbedienti sudditi del popolo romano

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missi tum ab senatu legati denuntiatumque Samnitibus, ut eorum populorum finibus uim abstinerent; ualuitque ea legatio, non tam quia pacem uolebant Samnites quam quia nondum parati erant ad bellum

Eodem anno Priuernas bellum initum, cuius socii Fundani, dux etiam fuit Fundanus, Vitruuius Vaccus, uir non domi solum sed etiam Romae clarus; aedes fuere in Palatio eius, quae Vacci prata diruto aedificio publicatoque solo appellata

adversus hunc vastantem effuse Setinum Norbanumque et Coranum agrum L Papirius profectus haud procul castris eius consedit
Il senato inviò allora una delegazione ai Sanniti per ammonirli di astenersi da incursioni nei territori di quei popoliL'ambasceria raggiunse lo scopo, non tanto perché i Sanniti desiderassero la pace, quanto piuttosto perché non erano ancora pronti alla guerra

Quello stesso anno vide l'inizio della guerra con i Privernati, i cui alleati erano gli abitanti di Fonda e il cui comandante era, anch'egli, di FondaSi trattava di Vitruvio Vacco, uomo noto non solo in patria, ma anche a Roma, dove possedeva una casa sul Palatino, nel punto che, quando l'edificio venne abbattuto e il terreno confiscato, prese il nome di prati di Vacco

A contrastarlo nella sua devastazione dei territori di Sezia, Norba e Cora venne inviato Lucio Papirio, che si accampò non lontano dell'avversario

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