Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 01, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 01

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 01
nam si etiam nunc sub umbra foederis aequi seruitutem pati possumus, quid abest quin proditis Sidicinis non Romanorum solum sed Samnitium quoque dicto pareamus respondeamusque Romanis nos, ubi innuerint, posituros arma sin autem tandem libertatis desiderium remordet animos, si foedus est), si societas aequatio iuris est, si consanguineos nos Romanorum esse, quod olim pudebat, nunc gloriari licet, si socialis illis exercitus is est quo adiuncto duplicent uires suas, quem secernere ab se consilia bellis propriis ponendis sumendisque nolint, cur non omnia aequantur cur non alter ab Latinis consul datur ubi pars virium, ibi et imperii pars est Infatti se anche adesso riusciamo a sopportare la schiavitù che ci lega sotto la parvenza di pari condizioni, cos'altro ci resta, una volta abbandonati i Sidicini al loro destino, se non obbedire non solo agli ordini dei Romani, ma anche a quelli dei Sanniti, dichiararci pronti a deporre le armi a un cenno dei Romani Se invece un minimo desiderio di libertà sfiora i vostri animi, se le parole 'trattato' e 'alleanza' significano parità di diritti, se i Romani sono davvero nostri consanguinei (di questo in passato ci si vergognava, mentre adesso è motivo di vanto), se con 'esercito alleato' essi davvero intendono un esercito che unito al loro raddoppi le forze di ciascuno, da non impiegare se non per avviare o concludere guerre comuni, allora perché non siamo uguali in tutto Perché uno dei due consoli non tocca ai Latini Là dove c'è una partecipazione di forze dovrebbe esserci anche partecipazione di autorità
est qvidem nobis hoc per se haud nimis amplum quippe concedentibus Romam caput Latio esse; sed ut amplum videri posset, diuturna patientia fecimus

atqui si quando unquam consociandi imperii, usurpandae libertatis tempus optastis, en hoc tempus adest et virtute vestra et deum benignitate uobis datum

tempestatis patientiam negando militem; quis dubitat exarsisse eos, cum plus ducentorum annorum morem solueremus pertulerunt tamen hunc dolorem

bellum nostro nomine cum Paelignis gessimus; qui ne nostrorum qvidem finium nobis per nos tuendorum ius antea dabant, nihil intercesserunt

Sidicinos in fidem receptos, Campanos ab se ad nos descisse, exercitus nos parare adversus Samnites, foederatos suos, audierunt nec moverunt se ab urbe
E questo, per altro, non sarebbe particolare motivo di vanto per noi: in fondo, abbiamo già accettato che Roma fosse capitale del Lazio Ma prolungando all'infinito la nostra sopportazione abbiamo fatto sì che questa condizione sembrasse motivo d'onore

Se però avete mai accarezzato il desiderio di dividere il comando e di godere della libertà, ecco arrivato il momento opportuno, ora che l'occasione vi viene offerta dal vostro valore e dalla benevolenza degli dèi

Negando loro l'invio di truppe ne avete messo alla prova la pazienza: chi può aver dubbi che siano furenti per aver visto interrompersi una consuetudine che risaliva a più di duecento anni fa Eppure hanno incassato il colpo

Abbiamo combattuto coi Peligni di nostra iniziativa: il popolo che in passato non ci concedeva nemmeno il diritto di difendere da soli la nostra terra non ha fatto opposizione

Hanno sentito che i Sidicini si sono messi sotto la nostra protezione, che i Campani li hanno abbandonati per schierarsi dalla nostra parte e che noi stiamo preparando un esercito per affrontare i Sanniti: eppure non si sono mossi da Roma
unde haec illis tanta modestia nisi a conscientia virium et nostrarum et suarum idoneos auctores habeo querentibus de nobis Samnitibus ita responsum ab senatu Romano esse, ut facile appareret ne ipsos qvidem iam postulare ut Latium sub Romano imperio sit

usurpate modo postulando quod illi uobis taciti concedunt

si quem hoc metus dicere prohibet, en ego ipse audiente non populo Romano modo senatuque sed Ioue ipso, qui Capitolium incolit, profiteor me dicturum, ut, si nos in foedere ac societate esse uelint, consulem alterum ab nobis senatusque partem accipiant

' haec ferociter non suadenti solum sed pollicenti clamore et adsensu omnes permiserunt, ut ageret diceretque quae e re publica nominis Latini fideque sua viderentur

Vbi est Romam ventum, in Capitolio eis senatus datus est
Da dove viene tutta questa loro moderazione, se non dalla consapevolezza della nostra e della loro forza So da fonte sicura che ai Sanniti presentatisi a lamentarsi di noi il senato romano ha risposto in maniera da non lasciar dubbi sulla situazione: ormai nemmeno i suoi stessi membri pretendono più che il Lazio resti sotto l'autorità di Roma

Nelle vostre domande chiedete ora senza esitazioni quei diritti che essi tacitamente vi concedono

Se c'è qualcuno che non ha il coraggio di parlare, allora dichiaro che sarò io stesso a farlo di fronte non solo al popolo e al senato romano, ma anche a Giove che abita sul Campidoglio: se vogliono che osserviamo il trattato di alleanza, allora accettino che il nostro popolo fornisca uno dei consoli e parte del senato

Queste proposte e queste promesse spregiudicate vennero accolte con un urlo di approvazione generale e ad Annio fu conferito il potere di agire e parlare nella maniera che gli fosse sembrata più conveniente alla causa e all'onore del popolo latino

Quando i due magistrati arrivarono a Roma, il senato diede loro udienza sul Campidoglio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 04. 09-14
Livio, Ab urbe condita: Libro 04. 09-14

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04. 09-14

ibi cum T Manlius consul egisset cum eis ex auctoritate patrum ne Samnitibus foederatis bellum inferrent, Annius, tamquam victor armis Capitolium cepisset, non legatus iure gentium tutus loqueretur, 'tempus erat' inquit, 'T Manli uosque patres conscripti, tandem iam uos nobiscum nihil pro imperio agere, cum florentissimum deum benignitate nuncLatium armis virisque, Samnitibus bello uictis, Sidicinis Campanisque sociis, nunc etiam Volscis adiunctis, videretis; colonias quoque vestras Latinum Romano praetulisse imperium Lì, siccome il console Tito Manlio intimò loro, su iniziativa del senato, di non portare guerra ai Sanniti che erano legati ai Romani da un trattato di alleanza, Annio parlò non come un ambasciatore protetto dal diritto delle genti, ma come un generale che avesse appena conquistato il Campidoglio con il suo esercitoTito Manlio, disse e voi, senatori: sarebbe ora, una buona volta, che la smetteste di trattare con noi da padroni, rendendovi conto che il Lazio, con il favore degli dèi, è più che mai ricco di uomini e di armi dopo aver vinto in guerra i Sanniti e aver ottenuto l'alleanza di Sidicini e Campani, e adesso anche dei Volsci; e rendendovi conto che addirittura le vostre colonie hanno preferito sottomettersi ai Latini piuttosto che a voi Romani
sed quoniam uos regno impotenti finem ut imponatis non inducitis in animum, nos, quamquam armis possumus adserere Latium in libertatem, consanguinitati tamen hoc dabimus ut condiciones pacis feramus aequas utrisque, quoniam uires quoque aequari dis immortalibus placuit

consulem alterum Roma, alterum ex Latio creari oportet, senatus partem aequam ex utraque gente esse, unum populum, unam rem publicam fieri; et ut imperii eadem sedes sit idemque omnibus nomen, quoniam ab altera utra parte concedi necesse est, quod utrisque bene uertat, sit haec sane patria potior et Romani omnes vocemur'
Ma poiché non vi rassegnate a porre fine al vostro dispotismo, noi - pur essendo in grado di rivendicare la libertà del Lazio con la forza delle armi - siamo disposti, in nome del rapporto di consanguineità, a offrire condizioni di pace che soddisfino entrambe le parti, in considerazione del fatto che gli dèi hanno voluto un equilibrio di forze tra noi

Ecco le condizioni: i consoli devono essere eletti uno dai Romani, l'altro dai Latini; i membri del senato nominati secondo un'equa proporzione tra le due genti, in modo che ci siano un unico popolo e un unico statoE perché la sede e il nome dell'impero siano comuni a tutti, essendo in proposito inevitabile che una delle due parti ceda nell'auspicabile interesse di entrambi i popoli, ebbene: la capitale sia la nostra città e il nome di tutti sia quello di Romani

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forte ita accidit, ut parem ferociae huius et Romani consulem T Manlium haberent, qui adeo non tenuit iram ut, si tanta dementia patres conscriptos cepisset ut ab Setino homine leges acciperent, gladio cinctum in senatum uenturum se esse palam diceret et quemcumque in curia Latinum uidisset sua manu interempturumet conuersus ad simulacrum Iouis, 'audi, Iuppiter, haec scelera' inquit; 'audite, Ius Fasque

peregrinos consules et peregrinum senatum in tuo, Iuppiter, augurato templo captus atque ipse oppressus uisurus es haecine foedera Tullus, Romanus rex, cum Albanis, patribus vestris, Latini, haec L Tarquinius uobiscum postea fecit non venit in mentem pugna apud Regillum lacum adeo et cladium ueterum vestrarum et beneficiorum nostrorum erga uos obliti estis
Il caso volle che anche i Romani avessero, nel console Tito Manlio, un uomo che poteva tener testa ad Annio quanto a bellicositàManlio controllò così poco il proprio risentimento da dichiarare che, se i senatori fossero stati così irragionevoli da lasciarsi dettare legge da un uomo di Sezia, si sarebbe presentato in senato con la spada al fianco e avrebbe ucciso con le sue mani qualunque latino gli si fosse parato innanziVoltatosi poi verso la statua di Giove, disse: Ascolta, Giove, queste parole scellerate Ascoltate, leggi umane e divine

Tu stesso, Giove, prigioniero e oppresso, dovrai vedere consoli e senatori stranieri nel tuo sacro santuario Sono questi, o Latini, i patti che il re romano Tullo ha stretto con i vostri antenati albani, questi i patti che Lucio Tarquinio ha poi stipulato con voi Non ricordate la battaglia del lago Regillo A tal punto avete dimenticato i disastri patiti in passato e i benefici che vi abbiamo fatto
' Cum consulis vocem subsecuta patrum indignatio esset, proditur memoriae adversus crebram implorationem deum, quos testes foederum saepius invocabant consules, vocem Anni spernentis numina Iouis Romani auditam

certe, cum commotus ira se a uestibulo templi citato gradu proriperet, lapsus per gradus capite grauiter offenso impactus imo ita est saxo ut sopiretur

exanimatum auctores quoniam non omnes sunt, mihi quoque in incerto relictum sit, sicut inter foederum ruptorum testationem ingenti fragore caeli procellam effusam; nam et uera esse et apte ad repraesentandam iram deum ficta possunt

Torquatus missus ab senatu ad dimittendos legatos, cum iacentem Annium uidisset, exclamat, ita ut populo patribusque audita uox pariter sit: 'bene habet; di pium movere bellum
Alle parole del console seguì l'indignazione dei senatori, ed è stato tramandato che in risposta alle numerose suppliche rivolte agli dèi, ripetutamente chiamati in causa dai consoli come testimoni garanti dei trattati, si udì una frase sprezzante di Annio contro la maestà di Giove romano

Quel che è certo è che, mentre furente si precipitava fuori dal vestibolo del tempio, scivolò sui gradini e batté la testa sull'ultimo gradino con tale violenza da perdere i sensi

Poiché non tutti gli autori concordano nell'affermare che morì, posso lasciare anch'io la questione aperta, come pure il fatto che, mentre i Latini invocavano gli dèi a testimoni della rottura dei trattati, scoppiò una tempesta accompagnata da un grande fragore nel cieloQueste notizie potrebbero infatti essere vere come pure esser state inventate ad arte per rappresentare in maniera concreta l'ira degli dèi

Torquato, che i senatori avevano mandato a congedare gli inviati, vedendo Annio steso a terra, esclamò (perché la sua voce arrivasse sia al popolo sia ai senatori): Sta bene così: gli dèi hanno scatenato una guerra santa

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est caeleste numen; es, magne Iuppiter; haud frustra te patrem deum hominum hac sede sacrauimus

quid cessatis, Qvirites uosque patres conscripti, arma capere deis ducibus sic stratas legiones Latinorum dabo, quemadmodum legatum iacentem videtis

' adsensu populi excepta uox consulis tantum ardoris animis fecit ut legatos proficiscentes cura magistratuum magis, qui iussu consulis prosequebantur, quam ius gentium ab ira impetuque hominum tegeret

consensit et senatus bellum; consulesque duobus scriptis exercitibus per Marsos Paelignosque profecti adiuncto Samnitium exercitu ad Capuam, quo iam Latini sociique convenerant, castra locant
Esiste la potenza celeste Ed esisti tu, Giove In questa sede non ti abbiamo consacrato invano padre degli dèi e degli uomini

Perché esitate, o Qviriti, e voi padri coscritti, a prendere le armi sotto la guida degli dèi Schianterò al suolo le legioni latine, così come ora vedete stramazzato a terra il loro rappresentante

Le parole del console, accolte con approvazione da tutto il popolo, infiammarono a tal punto la massa che gli inviati latini, ormai sul piede di partenza, vennero protetti contro la rabbia e l'assalto del popolo più dall'intervento dei magistrati che li accompagnavano per disposizione del console, che dal diritto delle genti

Anche il senato si dichiarò d'accordo sulla guerraE i consoli, arruolati due eserciti, attraversarono i territori dei Marsi e dei PeligniQuindi, una volta unite alle loro forze quelle dei Sanniti, si accamparono nei pressi di Capua, dove cioè si erano già concentrati i Latini e i loro alleati
ibi in quiete utrique consuli eadem dicitur visa species viri maioris quam pro humano habitu augustiorisque, dicentis ex una acie imperatorem, ex altera exercitum Deis Manibus Matrique Terrae deberi; utrius exercitus imperator legiones hostium superque eas se deuouisset, eius populi partisque victoriam fore

hos ubi nocturnos visus inter se consules contulerunt, placuit auerruncandae deum irae uictimas caedi; simul ut, si extis eadem quae somnio visa fuerant portenderentur, alter uter consulum fata impleret
Lì si dice che entrambi i consoli ebbero nella notte la stessa visione: un uomo di statura e imponenza superiori al normale il quale diceva che il comandante di una parte e l'esercito dell'altra avrebbero dovuto essere offerti in sacrificio agli dèi Mani e alla Madre TerraLa vittoria sarebbe andata a quel popolo e a quello schieramento il cui comandante avesse offerto in sacrificio di espiazione le legioni nemiche oltre a se stesso

I consoli, confrontate queste visioni notturne, decisero di far sacrificare delle vittime per placare l'ira degli dèiSe poi il responso delle viscere fosse coinciso con il contenuto dei sogni, allora uno dei due consoli avrebbe dovuto mettere in atto la volontà del destino

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ubi responsa haruspicum insidenti iam animo tacitae religioni congruerunt, tum adhibitis legatis tribunisque et imperiis deum propalam expositis, ne mors uoluntaria consulis exercitum in acie terreret, comparant inter se ut, ab utra parte cedere Romanus exercitus coepisset, inde se consul deuoueret pro populo Romano Qviritibusque

agitatum etiam in consilio est ut, si quando unquam seuero ullum imperio bellum administratum esset, tunc uti disciplina militaris ad priscos redigeretur mores
Quando il verdetto degli aruspici si fu rivelato in pieno accordo con la segreta superstizione che ormai si era radicata in loro, dopo aver convocato luogotenenti e tribuni e aver reso di pubblico dominio il volere degli dèi, per evitare che la morte volontaria del console spaventasse le truppe durante il combattimento, i due alti comandanti decisero di comune accordo che, dovunque l'esercito romano avesse cominciato a perdere terreno, il console che aveva il comando dei reparti in difficoltà avrebbe dovuto sacrificarsi

Nel corso dell'assemblea si decise anche che, se in passato c'erano mai state delle guerre condotte con estrema severità, ora era l'occasione buona per ricondurre la disciplina militare alle tradizioni di un tempo

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