Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15
centurionem, nobilem militaribus factis, iudicatum pecuniae cum duci uidisset, medio foro cum caterua sua accurrit et manum iniecit; uociferatusque de superbia patrum ac crudelitate feneratorum et miseriis plebis, uirtutibus eius uiri fortunaque, tum uero ego' inquit nequiquam hac dextra Capitolium arcemque seruauerim, si ciuem commilitonemque meum tamquam Gallis uictoribus captum in seruitutem ac uincula duci uideam

inde rem creditori palam populo soluit libraque et aere liberatum emittit, deos atque homines obtestantem ut M Manlio, liberatori suo, parenti plebis Romanae, gratiam referant

acceptus extemplo in tumultuosam turbam et ipse tumultum augebat, cicatrices acceptas Veienti Gallico aliisque deinceps bellis ostentans
Vedendo che stavano portando via un centurione, famoso per le sue prodezze di soldato, ma condannato per debiti, Manlio si precipitò in pieno foro con la sua banda di sostenitori; lì, dopo averlo afferrato con le mani per riscattarlo, ed essersi messo a urlare frasi sull'arroganza dei patrizi, sulla crudeltà degli usurai, sulle sofferenze della plebe e sulle qualità e sulle disgrazie di quell'uomo, disse: Allora non è proprio servito a nulla per me aver salvato la rocca e il Campidoglio con questa destra, se adesso devo vedere un mio concittadino e commilitone messo in catene e ridotto in schiavitù come se fosse prigioniero dei Galli vincitori

Poi pagò davanti a tutti la somma dovuta al creditore, restituì la libertà al commilitone riscattato, il quale implorava gli dèi e gli uomini affinché ringraziassero Marco Manlio, suo liberatore e padre della plebe romana

Accolto immediatamente in mezzo a quella massa turbolenta di gente, il commilitone contribuiva di suo ad aumentare il disordine mostrando le cicatrici delle ferite riportate nella guerra contro Veio, in quella contro i Galli e nelle successive
Se militantem, se restituentem euersos penates, multiplici iam sorte exsoluta, mergentibus semper sortem usuris, obrutum fenore esse; uidere lucem, forum, ciuium ora M Manli opera; omnia parentum beneficia ab illo se habere; illi deuouere corporis uitaeque ac sanguinis quod supersit

Quodcumque sibi cum patria penatibus publicis ac priuatis iuris fuerit, id cum uno homine esse

his uocibus instincta plebes cum iam unius hominis esset, addita alia commodioris ad omnia turbanda consilii res

fundum in Veienti, caput patrimonii, subiecit praeconi, ne quem uestrum inquit, Quirites, donec quicquam in re mea supererit, iudicatum addictumue duci patiar
Mentre stava combattendo, mentre era impegnato nella ricostruzione della sua casa ridotta in macerie, era stato schiacciato dall'usura, perché, pur avendo già più volte risarcito il debito, gli interessi continuavano a divorarsi il capitale di partenza; se ora vedeva la luce, il foro e i volti dei concittadini, lo doveva all'intervento generoso di Marco Manlio; da lui aveva anche sperimentato tutto il bene che può provenire dai genitori, a lui consacrava quanto gli restava di forza, di vita e di sangue

Tutti i vincoli che lo legavano alla patria e agli dèi Penati pubblici e privati, ora lo avrebbero legato a un uomo solo

Infiammati da queste parole, i plebei pendevano dalle labbra di un unico individuo, quand'ecco che Manlio tirò fuori un'altra iniziativa studiata in maniera ancora più mirata al fine di creare disordine generale

Mise infatti all'asta un fondo che egli possedeva nella zona di Veio e che rappresentava la parte più consistente del suo patrimonio; accompagnò il gesto con questa frase: Perché io non debba vedere che qualcuno di voi, o Quiriti, finché mi resti qualcosa di mio, sia condannato come debitore insolvente e ridotto alla condizione di schiavo
id uero ita accendit animos, ut per omne fas ac nefas secuturi uindicem libertatis uiderentur

ad hoc domi contionantis in modum sermones pleni criminum in patres

Inter quos [cum] omisso discrimine uera an uana iaceret, thesauros Gallici auri occultari a patribus iecit nec iam possidendis publicis agris contentos esse nisi pecuniam quoque publicam auertant; ea res si palam fiat, exsolui plebem aere alieno posse

quae ubi obiecta spes est, enimuero indignum facinus uideri, cum conferendum ad redimendam ciuitatem a Gallis aurum fuerit, tributo conlationem factam, idem aurum ex hostibus captum in paucorum praedam cessisse
Queste parole infiammarono gli animi a tal punto da sembrare evidente che essi avrebbero seguito il difensore della loro libertà in qualunque impresa, lecita o illecita che fosse

Al di là di questo, Manlio teneva a casa sua dei discorsi molto simili a comizi politici, pieni di accuse ai danni dei patrizi

Tra l'altro, senza però curarsi minimamente se si trattasse di affermazioni vere o false, egli insinuò il sospetto che i patrizi tenessero nascosto l'oro dei Galli e che non contenti di possedere l'agro pubblico, miravano a utilizzare a loro profitto il denaro delle casse statali; se la cosa fosse venuta alla luce, con quel denaro si sarebbe potuta affrancare la plebe dai debiti contratti

Non appena venne fatta balenare questa speranza, sembrò una vera vergogna il fatto che, quando si era dovuto raccogliere oro per riscattare Roma presso i Galli, lo si fosse messo insieme imponendo un tributo a tutti; e adesso quell'oro, una volta sottratto ai nemici, era diventato preda di pochi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 51 - 56

itaque exsequebantur quaerendo ubi tantae rei furtum occultaretur; differentique et tempore suo se indicaturum dicenti ceteris omissis eo uersae erant omnium curae apparebatque nec ueri indicii gratiam mediam nec falsi offensionem fore

Ita suspensis rebus dictator accitus ab exercitu in urbem uenit

postero die senatu habito

Cum satis periclitatus uoluntates hominum discedere senatum ab se uetuisset, stipatus ea multitudine sella in comitio posita uiatorem ad M Manlium misit

Qui dictatoris iussu uocatus, cum signum suis dedisset adesse certamen, agmine ingenti ad tribunal uenit

hinc senatus, hinc plebs, suum quisque intuentes ducem, uelut in acie constiterant
Per questo essi non smettevano di chiedere dove fosse nascosta una così grande refurtiva; ma siccome Manlio rimandava sempre e diceva che l'avrebbe rivelato a tempo debito, i patrizi lasciando da parte ogni altro pensiero, la gente era concentrata esclusivamente su quella questione, ed era evidente che, a seconda della fondatezza o meno della sua accusa, Manlio si sarebbe guadagnato enorme riconoscenza o non minore risentimento

Siccome la situazione era così critica, il dittatore venne richiamato dal fronte e arrivò a Roma

Il giorno successivo convocò una seduta del senato

Qui, dopo aver ben saggiato lo stato d'animo generale, e dopo aver ingiunto ai senatori di non allontanarsi, attorniato da un gran numero di essi, sistemò la sua sedia curule nel comizio e inviò un messo a Marco Manlio

Questi, convocato dal dittatore, dopo aver fatto segno ai suoi che lo scontro era imminente, si presentò in tribunale accompagnato da un codazzo di sostenitori

Schierati come su un campo di battaglia, il senato da una parte e la plebe dall'altra tenevano gli occhi puntati sui rispettivi capi
tum dictator silentio facto, utinam inquit, 'mihi patribusque Romanis ita de ceteris rebus cum plebe conueniat, quemadmodum, quod ad te attinet eamque rem quam de te sum quaesiturus conuenturum satis confido

spem factam a te ciuitati uideo fide incolumi ex thesauris Gallicis, quos primores patrum occultent, creditum solui posse

cui ego rei tantum abest ut impedimento sim ut contra te, M Manli, adhorter, liberes fenore plebem Romanam et istos incubantes publicis thesauris ex praeda clandestina euoluas

quod nisi facis, siue ut et ipse in parte praedae sis siue quia uanum indicium est, in uincla te duci iubebo nec diutius patiar a te multitudinem fallaci spe concitari
Allora il dittatore, dopo aver intimato il silenzio, disse: Magari io e i senatori romani riuscissimo a trovare un accordo con la plebe su tutte le altre questioni, così come sono sicuro che ci accorderemo per quanto ti riguarda e per la richiesta che sto per rivolgerti

So che tu hai fatto sperare alla cittadinanza di poter pagare i debiti, senza attentare ai contratti, attingendo a quei tesori dei Galli che alcuni tra i patrizi più in vista starebbero nascondendo

Sono così lontano dall'ostacolare questa proposta che ti esorto, o Marco Manlio, a liberare dall'usura la plebe romana e a smascherare quelli che covano i tesori dello Stato, strappando loro la preda nascosta

Se non lo farai, o perché hai tu stesso parte alla rapina o perché la tua denuncia non ha alcun fondamento, io darò ordine di arrestarti e non permetterò che tu possa sobillare più a lungo la massa con false promesse

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ad ea Manlius nec se fefellisse ait non aduersus Volscos, totiens hostes quotiens patribus expediat, nec aduersus Latinos Hernicosque, quos falsis criminibus in arma agant, sed aduersus se ac plebem Romanam dictatorem creatum esse

Iam omisso bello quod simulatum sit, in se impetum fieri; iam dictatorem profiteri patrocinium feneratorum aduersus plebem; iam sibi ex fauore multitudinis crimen et perniciem quaeri

offendit inquit, te, A Corneli, uosque, patres conscripti, circumfusa turba lateri meo

quin eam diducitis a me singuli uestris beneficiis, intercedendo, eximendo de neruo ciues uestros, prohibendo iudicatos addictosque duci, ex eo quod afluit opibus uestris sustinendo necessitates aliorum

sed quid ego uos de uestro impendatis hortor
A queste parole Manlio rispose che non gli era sfuggito come il dittatore fosse stato nominato non tanto contro i Volsci, considerati nemici ogni qualvolta conveniva ai patrizi, né contro Latini ed Ernici, che con false accuse i nobili stavano spingendo ad entrare in guerra, quanto piuttosto contro la propria persona e contro la plebe romana

Ormai essi, dopo aver messo da parte il conflitto che era stato un semplice pretesto, si accingevano ad attaccare lui: il dittatore si professava già apertamente difensore degli usurai contro la plebe e già si cercava di trovare nel favore popolare un motivo di accusa per rovinare lui

A te, o Aulo Cornelio, e a voi, o senatori, disse, dà forse fastidio la massa di persone che mi circonda

Perché non la allontanate da me facendo del bene a ciascuno di essi, intervenendo a favore dei debitori, sciogliendo i vostri concittadini dai ceppi, impedendo che essi vengano processati e ridotti in schiavitù o impiegando il superfluo delle vostre sostanze per venire incontro alle necessità altrui

Ma perché chiedervi di spendere del vostro denaro
sortem reliquam ferte: de capite deducite quod usuris pernumeratum est; iam nihilo mea turba quam ullius conspectior erit

at enim quid ita solus ego ciuium curam ago

nihilo magis quod respondeam habeo quam si quaeras quid ita solus Capitolium arcemque seruauerim

et tum uniuersis quam potui opem tuli et nunc singulis feram

nam quod ad thesauros Gallicos attinet, rem suapte natura facilem difficilem interrogatio facit

cur enim quaeritis quod scitis

cur quod in sinu uestro est excuti iubetis potius quam ponatis, nisi aliqua fraus subest

quo magis argui praestigias iubetis uestras, eo plus uereor ne abstuleritis obseruantibus etiam oculos

itaque non ego uobis ut indicem praedas uestras, sed uos id cogendi estis ut in medium proferatis

Accontentatevi di quanto resta del debito, scalando dal capitale di partenza ciò che è già stato interamente pagato in interessi, e vedrete che il mio seguito non darà nell'occhio più di quanto non faccia quello di chiunque altro

Ma perché io sono l'unico che si prende a cuore la sorte dei concittadini

La mia risposta sarebbe identica a quella che darei se mi si domandasse perché sono stato il solo a salvare il Campidoglio e la rocca

E come allora ho fatto del mio meglio per aiutare tutta la comunità, così adesso cercherò di aiutare dei singoli individui

Per quel che riguarda poi il tesoro dei Galli, si tratta di una questione di per sé semplice ma resa difficile dalle tue domande

Perché chiedete di una cosa che già sapete

Perché ci ordinate di strapparvelo dalle tasche, invece di tirarlo fuori spontaneamente, se non c'è sotto qualche inganno

Quanto più voi ci imponete di smascherare i vostri giochi di prestigio, tanto più temo che vogliate cavare gli occhi a chi vi osserva

Dunque non sono io che devo denunciare a voi le vostre appropriazioni, ma siete voi che dovete renderle di pubblico dominio

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