Peregrina etiam iuuentus, Latini Hernicique, operam suam pollicentes ad id bellum uenere; quibus cum gratias in senatu egisset dictator, satis iam omnibus ad id bellum paratis, ludos magnos ex senatus consulto uouit Veiis captis se facturum aedemque Matutae Matris refectam dedicaturum, iam ante ab rege Ser Tullio dedicatam Profectus cum exercitu ab urbe exspectatione hominum maiore quam spe, in agro primum Nepesino cum Faliscis et Capenatibus signa confert Omnia ibi summa ratione consilioque acta fortuna etiam, ut fit, secuta est Non proelio tantum fudit hostes, sed castris quoque exuit ingentique praeda est potitus; cuius pars maxima ad quaestorem redacta est, haud ita multum militi datum |
Addirittura, da fuori, dai Latini e dagli Ernici, si presentarono contingenti di giovani e offersero il proprio contributo per quel conflitto: il dittatore li ringraziò di fronte al Senato: e siccome tutto era pronto in vista della guerra, in conformità a un decreto del Senato, Camillo promise in maniera solenne che, qualora Veio fosse caduta in mano dei Romani, avrebbe celebrato i Ludi Magni, restaurato e riconsacrato il tempio della Madre Matuta, un tempo già consacrato dal re Servio Tullio Quando lasciò Roma alla testa dell'esercito, le aspettative della gente superavano addirittura le speranze; giunto nel territorio di Nepi, il suo primo scontro armato fu con Falisci e Capenati In quell'occasione, come spesso succede, la sua condotta, strategicamente perfetta sotto ogni aspetto, venne accompagnata anche dalla fortuna Camillo non si limitò però a sbaragliare i nemici in battaglia, ma li privò anche dell'accampamento impadronendosi di un enorme bottino, la maggior parte del quale venne consegnato al questore, lasciando così ben poca roba ai soldati |
Inde ad Veios exercitus ductus, densioraque castella facta, et a procursationibus quae multae temere inter murum ac uallum fiebant, edicto ne quis iniussu pugnaret, ad opus milites traducti Operum fuit omnium longe maximum ac laboriosissimum cuniculus in arcem hostium agi coeptus Quod ne intermitteretur opus neu sub terra continuus labor eosdem conficeret, in partes sex munitorum numerum diuisit; senae horae in orbem operi attributae sunt; nocte ac die nunquam ante omissum quam in arcem uiam facerent |
Di lì guidò quindi l'esercito alla volta di Veio dove incrementò le opere di fortificazione impiegandovi i soldati, ai quali vietò di combattere senza ordini precisi, ponendo così termine alle frequentissime scaramucce che si verificavano nello spazio compreso tra il muro della città e il fossato dell'accampamento Dette, poi, inizio a un lavoro molto più importante e faticoso di tutti gli altri: un cunicolo sotterraneo diretto verso la cittadella Per evitare interruzioni nella costruzione ed eccessi di fatiche sobbarcate sotto terra sempre dagli stessi uomini, il dittatore li divise in sei squadre, ciascuna con un turno di sei ore; si poté così procedere in maniera incessante giorno e notte, fino a quando il camminamento non ebbe raggiunto la cittadella nemica |
Dictator cum iam in manibus uideret uictoriam esse, urbem opulentissimam capi, tantumque praedae fore quantum non omnibus in unum conlatis ante bellis fuisset, ne quam inde aut militum iram ex malignitate praedae partitae aut inuidiam apud patres ex prodiga largitione caperet, litteras ad senatum misit, deum immortalium benignitate suis consiliis patientia militum Veios iam fore in potestate populi Romani quid de praeda faciendum censerent Duae senatum distinebant sententiae, senis P Licini, quem primum dixisse a filio interrogatum ferunt, edici palam placere populo ut qui particeps esse praedae uellet in castra Veios iret |
Il dittatore si rese conto che ormai la vittoria era a portata di mano: una città ricchissima stava per essere conquistata e la preda sarebbe stata enorme, quale non avevano dato tutte le guerre precedenti messe insieme; di conseguenza, per evitare di incappare nel risentimento dei soldati per una spartizione taccagna del bottino o di suscitare il malcontento dei senatori con una divisione eccessivamente prodiga, scrisse una lettera al Senato nella quale diceva che grazie al favore degli dèi immortali, alla sua condotta strategica, alla costanza dello sforzo da parte delle truppe la città di Veio sarebbe presto finita in mano al popolo romano Che cosa ritenevano si dovesse fare con il bottino Il senato era diviso tra due diverse risoluzioni; la prima, avanzata dall'anziano Publio Licinio (che, stando alla tradizione, sarebbe stato il primo a parlare su richiesta del figlio), suggeriva di proclamare pubblicamente al popolo che chi avesse voluto partecipare alla spartizione del bottino si sarebbe dovuto recare all'accampamento sotto Veio |
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altera Ap Claudi, qui largitionem nouam prodigam inaequalem inconsultam arguens, si semel nefas ducerent captam ex hostibus in aerario exhausto bellis pecuniam esse, auctor erat stipendii ex ea pecunia militi numerandi ut eo minus tributi plebes conferret eius enim doni societatem sensuras aequaliter omnium domos, non auidas in direptiones manus otiosorum urbanorum bellatorum praerepturas fortium praemia esse, cum ita ferme eueniat ut segnior sit praedator ut quisque laboris periculique praecipuam petere partem soleat |
L'altra fu sostenuta da Appio Claudio: considerando quell'inedita elargizione eccessiva, avventata, e ineguale, egli riteneva che, se il versare nelle casse dello Stato stremate dalle guerre il denaro sottratto ai nemici veniva considerato un delitto, sarebbe stato consigliabile utilizzare quella enorme somma per il pagamento degli stipendi ai soldati, in maniera tale da alleviare in parte la plebe dalla contribuzione di quella tassa Con questo sistema tutte le famiglie avrebbero risentito in maniera uguale del beneficio di quell'elargizione, evitando così che gli sfaccendati della città, abituati com'erano al saccheggio, mettessero le grinfie sui premi destinati ai combattenti valorosi (poiché succede sempre che chi di solito cerca la parte più rilevante di pericoli e fatiche poi risulta più lento quando si tratta di mettere le mani sulla preda) |
Licinius contra suspectam et inuisam semper eam pecuniam fore aiebat, causasque criminum ad plebem, seditionum inde ac legum nouarum praebituram; satius igitur esse reconciliari eo dono plebis animos, exhaustis atque exinanitis tributo tot annorum succurri, et sentire praedae fructum ex eo bello in quo prope consenuerint Gratius id fore laetiusque quod quisque sua manu ex hoste captum domum rettulerit quam si multiplex alterius arbitrio accipiat Ipsum dictatorem fugere inuidiam ex eo criminaque; eo delegasse ad senatum; senatum quoque debere reiectam rem ad se permittere plebi ac pati habere quod cuique fors belli dederit Haec tutior uisa sententia est quae popularem senatum faceret |
Licinio sosteneva invece che quel denaro sarebbe sempre stato motivo di sospetti e gelosie, offrendo così il destro per accuse di fronte alla plebe, disordini e leggi rivoluzionarie; sarebbe stato di gran lunga preferibile riconciliarsi con quell'elargizione la simpatia dei plebei, venendo loro in aiuto nello stato di prostrazione e miseria nella quale erano stati trascinati da anni di tassazioni belliche, e offrendo così nel contempo l'opportunità di godere del frutto del bottino fatto in una guerra che li aveva visti quasi diventar vecchi Per tutti sarebbe stata una gioia ben più forte riportarsi a casa ciò che ciascuno di essi aveva strappato con le proprie mani al nemico, piuttosto che ottenere un premio molto più grande ad arbitrio di altri Oltretutto anche il dittatore avrebbe evitato il malcontento e le accuse che ne sarebbero derivate; e per questo aveva rimesso al Senato la decisione; quindi anche il Senato doveva delegare alla plebe la risoluzione che gli era stata addossata, lasciando così che a ciascun combattente restasse ciò che le sorti della guerra potevano aver dato Questo suggerimento sembrò il più sicuro in quanto avrebbe reso popolare il Senato |
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Edictum itaque est ad praedam Veientem quibus uideretur in castra ad dictatorem proficiscerentur |
Perciò venne annunciato che chi avesse voluto prendere parte alla spartizione del bottino di Veio avrebbe dovuto recarsi all'accampamento del dittatore |