Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 58-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 58-61

Eo anno quia tempus indutiarum cum Veiente populo exierat, per legatos fetialesque res repeti coeptae

Quibus venientibus ad finem legatio Veientium obvia fuit

Petiere ne priusquam ipsi senatum Romanum adissent, Veios iretur

Ab senatu impetratum, quia discordia intestina laborarent Veientes, ne res ab iis repeterentur; tantum afuit ut ex incommodo alieno sua occasio peteretur

Et in Volscis accepta clades amisso verrugine praesidio; ubi tantum in tempore fuit momenti ut cum precantibus opem militibus, qui ibi a Volscis obsidebantur, succurri si maturatum esset potuisset, ad id venerit exercitus subsidio missus ut ab recenti caede palati ad praedandum hostes opprimerentur
In quell'anno, poiché era scaduto il termine della tregua col popolo dei Veienti, si chiese soddisfazione tramite gli ambasciatori e i feziali

Quando questi arrivarono al confine, andò loro incontro una delegazione di Veienti

Costoro chiesero che non si andasse a Veio prima che essi si fossero presentati di fronte al senato romano

E il senato, poiché scontri intestini travagliavano i Veienti, concesse che non si richiedesse loro alcun risarcimento: tanto si era lontani dal profittare delle disgrazie altrui

Ma nel paese dei Volsci i Romani subirono una sconfitta: la perdita del presidio di Verrugine; in quell'occasione ebbe un peso decisivo la mancanza di tempestività: si sarebbero potute aiutare le truppe che, assediate dai Volsci, chiedevano soccorso, se si fosse intervenuti in fretta; l'esercito inviato a dare manforte arrivò giusto in tempo per sorprendere i nemici sparpagliati a raccogliere prede, a massacro già concluso
Tarditatis causa non in senatu magis fuit quam tribunis, qui, quia summa vi restari nuntiabatur, parum cogitauerunt nulla virtute superari humanarum virium modum

Fortissimi milites non tamen nec vivi nec post mortem inulti fuere

Insequenti anno, P et Cn Corneliis Cossis Num Fabio Ambusto L Valerio Potito tribunis militum consulari potestate, Veiens bellum motum ob superbum responsum Veientis senatus, qui legatis repetentibus res, ni facesserent propere urbe finibusque, daturos quod Lars Tolumnius dedisset responderi iussit

Id patres aegre passi decreuere ut tribuni militum de bello indicendo Veientibus primo quoque die ad populum ferrent
Responsabili del ritardo furono, più che il senato, i tribuni: essendo stato loro riferito che gli assediati resistevano strenuamente, non tennero presente che non esiste valore capace di andare oltre il limite della resistenza umana

Ma quegli eroici combattenti non rimasero invendicati, né da vivi né dopo la morte

L'anno successivo, che vide come tribuni militari con potere consolare Publio e Gneo Cornelio Cosso, Numerio Fabio Ambusto e Lucio Valerio Potito, venne dichiarata guerra a Veio, a séguito dell'arrogante risposta data dal senato di quella città, il quale, agli ambasciatori che chiedevano soddisfazione, ordinò di rispondere che, se i Romani non se ne fossero andati al più presto dalla città e dal territorio di Veio, avrebbero dato loro ciò che Larte Tolumnio aveva già dato ai loro predecessori

I senatori si indignarono e ingiunsero ai tribuni militari di proporre al più presto al popolo di dichiarare guerra ai Veienti
Quod ubi primo promulgatum est, fremere iuventus nondum debellatum cum Volscis esse; modo duo praesidia occidione occisa, cetera cum periculo retineri; nullum annum esse quo non acie dimicetur; et tamquam paeniteat laboris, novum bellum cum finitimo populo et potentissimo parari qui omnem Etruriam sit concitaturus

Haec sua sponte agitata insuper tribuni plebis accendunt; maximum bellum patribus cum plebe esse dictitant; eam de industria vexandam militia trucidandamque hostibus obici; eam procul urbe haberi atque ablegari, ne domi per otium memor libertatis coloniarum aut agri publici aut suffragii libere ferendi consilia agitet
Appena la proposta fu resa nota, i giovani cominciarono a mormorare, lamentandosi che la guerra con i Volsci non era ancora finita; che pochi giorni prima erano stati annientati due presidi, mentre gli altri venivano mantenuti ancora, ma a prezzo di continui rischi; che non c'era anno in cui non si dovesse scendere in campo, e, come se non fossero bastati i problemi già esistenti, ecco che si dava inizio a una nuova guerra con uno dei popoli più potenti dei dintorni, che sicuramente avrebbe aizzato contro di loro l'intera Etruria

I tribuni della plebe esasperarono ancor più la tensione sorta spontaneamente: essi andavano dicendo che la guerra più grande era quella condotta dai patrizi contro la plebe, a bella posta vessata dal servizio militare e esposta a farsi trucidare dal nemico; la tenevano lontana da Roma, per evitare che nella pace, memore della libertà e delle colonie, si agitasse pensando all'agro pubblico e a libere elezioni

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Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 11-20

Prensantesque veteranos stipendia cuiusque et volnera ac cicatrices numerabant, quid iam integri esset in corpore loci ad nova volnera accipienda, quid super sanguinis, quod dari pro re publica posset rogitantes

Haec cum in sermonibus contionibusque interdum agitantes auertissent plebem ab suscipiendo bello, profertur tempus ferundae legis quam si subiecta invidiae esset antiquari apparebat

Interim tribunos militum in Volscum agrum ducere exercitum placuit; Cn Cornelius unus Romae relictus

Tres tribuni, postquam nullo loco castra Volscorum esse nec commissuros se proelio apparuit, tripertito ad devastandos fines discessere

Valerius Antium petit, Cornelius Ecetras; quacumque incessere, late populati sunt tecta agrosque, ut distinerent Volscos
Prendendo i veterani, enumeravano le campagne militari, le ferite e le cicatrici di ciascuno di loro, domandando quale parte del corpo era ancora integra per ricevere nuove ferite e quanto sangue potessero ancora versare per la repubblica

Poiché, con questi argomenti, ripetuti nei loro discorsi e nei loro comizi, i tribuni erano riusciti a dissuadere la plebe dall'intraprendere un nuovo conflitto, la proposta di legge sull'entrata in guerra fu rinviata, perché sembrava destinata a essere respinta se fosse stata esposta all'ostilità popolare

Nel frattempo fu deciso che i tribuni militari conducessero l'esercito in territorio volsco; a Roma fu lasciato soltanto Gneo Cornelio

I tre tribuni, quando risultò evidente che i Volsci non erano accampati da nessuna parte e che non avrebbero affrontato il rischio di una battaglia, divisero in tre l'esercito e quindi si sparsero a devastare la zona

Valerio si diresse su Anzio, Cornelio su Ecetra: dovunque passavano, saccheggiavano campi e abitazioni in lungo e in largo, per tenere divise le forze dei Volsci
Fabius, quod maxime petebatur, ad Anxur oppugnandum sine ulla populatione accessit

Anxur fuit, quae nunc Tarracinae sunt, urbs prona in paludes

Ab ea parte Fabius oppugnationem ostendit; circummissae quattuor cohortes cum C Seruilio Ahala cum imminentem urbi collem cepissent, ex loco altiore, qua nullum erat praesidium, ingenti clamore ac tumultu moenia invasere

Ad quem tumultum obstupefacti qui adversus Fabium urbem infimam tuebantur locum dedere scalas admovendi, plenaque hostium cuncta erant, et immitis diu caedes pariter fugientium ac resistentium, armatorum atque inermium fuit
Fabio, senza compiere alcun saccheggio, andò ad assediare Anxur, che era l'obiettivo principale della campagna

Anxur, l'attuale Terracina, era una città declinante verso un terreno paludoso

Fabio simulò un attacco da quella parte; le quattro coorti affidate a Servilio Aala con l'ordine di aggirare la zona si impossessarono di una collina che dominava la città; quindi, da questa posizione sovrastante, in un settore dove non vi era alcun presidio, tra tumulto e alte grida assalirono le mura

Quelli che difendevano la parte più bassa della città contro Fabio, sorpresi da quell'offensiva repentina, lasciarono agli attaccanti il tempo per accostare le scale alle mura; subito la città si riempì di nemici; a lungo durò la terribile strage, sia di chi fuggiva, sia di chi cercava di resistere, di armati e di inermi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 36 - 40
Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 36 - 40

Cogebantur itaque victi, quia cedentibus spei nihil erat, pugnam inire, cum pronuntiatum repente ne quis praeter armatos violaretur, reliquam omnem multitudinem voluntariam exuit armis, quorum ad duo milia et quingenti vivi capiuntur

A cetera praeda Fabius militem abstinuit, donec collegae venirent, ab illis quoque exercitibus captum Anxur dictitans esse, qui ceteros Volscos a praesidio eius loci auertissent

Qui ubi venerunt, oppidum vetere fortuna opulentum tres exercitus diripuere; eaque primum benignitas imperatorum plebem patribus conciliavit

Additum deinde omnium maxime tempestiuo principum in multitudinem munere, ut ante mentionem ullam plebis tribunorumue decerneret senatus, ut stipendium miles de publico acciperet, cum ante id tempus de suo quisque functus eo munere esset
I vinti furono costretti a partecipare alla lotta, perché non vi era speranza per chi si ritirava; ma all'improvviso venne dato l'ordine di risparmiare chi non era armato e allora tutti i superstiti deposero volontariamente le armi; così circa duemila e cinquecento furono catturati vivi

Fabio impedì ai suoi uomini di mettere le mani sul bottino finché non fossero arrivati i colleghi, dicendo che Anxur era stata presa anche da quegli eserciti, perché non avevano permesso agli altri Volsci di proteggere quella posizione

Quando i colleghi arrivarono, i tre eserciti saccheggiarono la città, che era molto ricca perché aveva goduto di un lungo periodo di prosperità; quel gesto magnanimo da parte dei comandanti fu il primo segnale di riconciliazione tra plebei e patrizi

Si aggiunse poi un dono che fu il più opportuno di tutti quelli fatti dai maggiorenti al popolo: prima che la plebe e i tribuni vi facessero accenno, il senato decretò che i soldati venissero pagati attingendo direttamente alle casse dello Stato, mentre fino a quel giorno ciascun soldato prestava servizio a proprie spese
Nihil acceptum unquam a plebe tanto gaudio traditur

Concursum itaque ad curiam esse prensatasque exeuntium manus et patres vere appellatos, effectum esse fatentibus ut nemo pro tam munifica patria, donec quicquam virium superesset, corpori aut sanguini suo parceret

Cum commoditas iuvaret rem familiarem saltem adquiescere eo tempore quo corpus addictum atque operatum rei publicae esset, tum quod ultro sibi oblatum esset, non a tribunis plebis unquam agitatum, non suis sermonibus efflagitatum, id efficiebat multiplex gaudium cumulatioremque gratiam rei

Tribuni plebis, communis ordinum laetitiae concordiaeque soli expertes, negare, tam id laetum patribus civibus universis nec prosperum fore quam ipsi crederent

Consilium specie prima melius fuisse quam usu appariturum
Si tramanda che mai nessuna concessione fu accolta dalla plebe con tanto entusiasmo

Una gran folla si riunì davanti alla curia, afferrando le mani di coloro che uscivano e chiamandoli veri 'Padri', dichiarando che di conseguenza per una patria tanto generosa nessuno avrebbe esitato a dare il proprio corpo, il proprio sangue, finché gli fosse rimasto un briciolo di forze

Se da una parte si presentava il lieto vantaggio che il patrimonio di ciascuno era al sicuro nel periodo in cui la persona era consacrata al servizio del paese, dall'altra il fatto che quella concessione fosse stata spontanea - non rivendicata dai tribuni, né richiesta con insistenza nei comizi - moltiplicava la soddisfazione e accresceva la riconoscenza per quel gesto

I tribuni della plebe, i soli a non partecipare alla gioia e all'armonia che in quei giorni accomunavano i due ordini, sostenevano che una tale misura non sarebbe stata tanto gradita ai patrizi, né tanto favorevole per l'intera cittadinanza, come tutti credevano

Si trattava di una decisione che a prima vista sembrava migliore di quanto l'esperienza avrebbe dimostrato

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Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 13 - 24
Livio, Ab urbe condita: Libro 03; 13 - 24

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 03; 13 - 24

Unde enim eam pecuniam confici posse nisi tributo populo indicto

Ex alieno igitur aliis largitos

Neque id etiamsi ceteri ferant passuros eos, quibus iam emerita stipendia essent, meliore condicione alios militare quam ipsi militassent, et eosdem in sua stipendia impensas fecisse et in aliorum facere

His vocibus moverunt partem plebis; postremo, indicto iam tributo, edixerunt etiam tribuni auxilio se futuros si quis in militare stipendium tributum non contulisset

Patres bene coeptam rem perseueranter tueri; conferre ipsi primi; et quia nondum argentum signatum erat, aes graue plaustris quidam ad aerarium conuehentes speciosam etiam conlationem faciebant
E infatti, il denaro necessario come avrebbe potuto essere messo insieme, se non imponendo un nuovo tributo al popolo

I senatori avevano elargito a terzi il denaro altrui

E anche se tutti i cittadini avessero accettato, i veterani ormai in congedo non avrebbero tollerato che altri prestassero il servizio militare in condizioni migliori di quelle toccate a loro, né che gli stessi che avevano già pagato per il proprio servizio militare pagassero anche per quello di altri

Facendo leva su questi argomenti, riuscirono a influenzare parte della plebe; quando poi il tributo fu fissato, i tribuni della plebe dichiararono che avrebbero offerto il loro appoggio a chiunque si fosse rifiutato di versare il tributo per la paga dei soldati

I patrizi continuarono a sostenere la loro fortunata iniziativa, contribuendo per primi al pagamento del tributo; dato che non si coniavano ancora monete d'argento, alcuni fecero portare all'erario carri pieni di assi di una libbra, rendendo così più appariscente la loro contribuzione
Cum senatus summa fide ex censu contulisset, primores plebis, nobilium amici, ex composito conferre incipiunt

Quos cum et a patribus conlaudari et a militari aetate tamquam bonos ciues conspici volgus hominum vidit, repente, spreto tribunicio auxilio, certamen conferendi est ortum

Et lege perlata de indicendo Veientibus bello, exercitum magna ex parte voluntarium novi tribuni militum consulari potestate Veios duxere

Fuere autem tribuni T Quinctius Capitolinus Q Quinctius Cincinnatus C Iulius Iulus iterum A Manlius L Furius Medullinus tertium M Aemilius Mamercus

Ab iis primum circumsessi Veii sunt
E anche se tutti i cittadini avessero accettato, i veterani ormai in congedo non avrebbero tollerato che altri prestassero il servizio militare in condizioni migliori di quelle toccate a loro, né che gli stessi che avevano già pagato per il proprio servizio militare pagassero anche per quello di altri

Facendo leva su questi argomenti, riuscirono a influenzare parte della plebe; quando poi il tributo fu fissato, i tribuni della plebe dichiararono che avrebbero offerto il loro appoggio a chiunque si fosse rifiutato di versare il tributo per la paga dei soldati

I patrizi continuarono a sostenere la loro fortunata iniziativa, contribuendo per primi al pagamento del tributo; dato che non si coniavano ancora monete d'argento, alcuni fecero portare all'erario carri pieni di assi di una libbra, rendendo così più appariscente la loro contribuzione

I tribuni erano Tito Quinzio Capitolino, Quinto Quinzio Cincinnato, Gaio Giulio Iulo, al secondo mandato, Aulo Manlio, Lucio Furio Medullino, al terzo, e Manio Emilio Mamerco

Furono loro i primi ad assediare Veio

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 31 - 35

Sub cuius initium obsidionis cum Etruscorum concilium ad fanum voltumnae frequenter habitum esset, parum constitit bellone publico gentis universae tuendi Veientes essent

Ea oppugnatio segnior insequenti anno fuit, parte tribunorum exercitusque ad Volscum avocata bellum

Tribunos militum consulari potestate is annus habuit C Valerium Potitum tertium M Sergium Fidenatem P Cornelium Maluginensem Cn Cornelium Cossum C Fabium Ambustum Sp Nautium Rutulum iterum

Cum Volscis inter Ferentinum atque Ecetram signis conlatis dimicatum; Romanis secunda fortuna pugnae fuit

Artena inde, Volscorum oppidum, ab tribunis obsideri coepta
All'inizio di questo assedio gli Etruschi tennero un'affollata assemblea presso il tempio di Voltumna, ma non riuscirono a decidere se tutte le genti etrusche dovessero entrare in guerra accanto ai Veienti

Nell'anno successivo l'assedio divenne più fiacco perché parte dei tribuni e dell'esercito venne richiamata dalla guerra contro i Volsci

Quell'anno ebbe come tribuni militari con potere consolare Gaio Valerio Potito, per la terza volta, Manio Sergio Fidenate, Publio Cornelio Maluginense, Gneo Cornelio Cosso, Gaio Fabio Ambusto e Spurio Nauzio Rutilio, al suo secondo mandato

Coi Volsci ci fu una battaglia campale presso Ferentino ed Ecetra, nella quale i Romani ebbero la meglio

Poi i tribuni cominciarono ad assediare Artena, città dei Volsci

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