Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 31-45

Posteriores modo sub iisdem nominibus qui additi erant appellati sunt; quas nunc quia geminatae sunt sex vocant centurias

[37] Hac parte copiarum aucta iterum cum Sabinis confligitur

Sed praeterquam quod viribus creuerat Romanus exercitus, ex occulto etiam additur dolus, missis qui magnam vim lignorum, in Anienis ripa iacentem, ardentem in flumen conicerent; ventoque iuvante accensa ligna et pleraque in ratibus impacta sublicisque cum haererent, pontem incendunt

Ea quoque res in pugna terrorem attulit Sabinis, et fusis eadem fugam impedit; multique mortales cum hostem effugissent in flumine ipso periere, quorum fluitantia arma ad urbem cognita in Tiberi prius paene quam nuntiari posset insignem victoriam fecere
Mantennero lo stesso nome delle centurie dove erano stati arruolati, salvo assumere la denominazione di Posteriori; oggi, visto che ne sono state aggiunte altre tre, si chiamano le sei centurie

[37] Una volta rinforzata questa parte dell'esercito, ci fu un secondo scontro con i Sabini

Ma, oltre che dall'incremento di effettivi, l'esercito romano fu aiutato anche da un astuto espediente: alcuni uomini vennero inviati a raccogliere una gran massa di fascine lungo la riva dell'Aniene e a gettarle nel fiume dopo avervi dato fuoco; la legna incendiata, spinta dal vento a favore, andò a finire per lo più sulle barche e sui supporti in legno del ponte che prese fuoco

Lo stesso espediente seminò il panico tra i Sabini nel pieno della battaglia e impedì loro la ritirata quando poi cominciò il fuggi fuggi; molti riuscirono a evitare il nemico ma morirono nel fiume; parte delle loro armi, galleggiando sull'acqua, furono riconosciute nel Tevere e diedero a Roma la notizia della grande vittoria ancora prima che arrivassero i messaggeri ad annunciarla
Eo proelio praecipua equitum gloria fuit; utrimque ab cornibus positos, cum iam pelleretur media peditum suorum acies, ita incurrisse ab lateribus ferunt, ut non sisterent modo Sabinas legiones ferociter instantes cedentibus, sed subito in fugam averterent

Montes effuso cursu Sabini petebant, et pauci tenuere: maxima pars, ut ante dictum est, ab equitibus in flumen acti sunt
I protagonisti assoluti di questa battaglia furono i cavalieri: collocati ai due fianchi dei reparti, quando ormai il centro, composto di fanti, si stava ritirando, essi attaccarono da entrambi i lati con una tale energia che non solo riuscirono a frenare le legioni sabine che al momento stavano pressando gli altri Romani in ritirata, ma le misero anche in fuga

I Sabini si sparpagliarono disordinatamente verso le montagne, ma solo pochi di essi le raggiunsero; la maggior parte, come già detto prima, fu spinta nel fiume dai cavalieri
Tarquinius, instandum perterritis ratus, praeda captiuisque Romam missis, spoliis hostium - id votum Volcano erat - ingenti cumulo accensis, pergit porro in agrum Sabinum exercitum inducere; et quamquam male gesta res erat nec gesturos melius sperare poterant, tamen, quia consulendi res non dabat spatium, ire obuiam Sabini tumultuario milite; iterumque ibi fusi, perditis iam prope rebus pacem petiere

[38] Collatia et quidquid citra Collatiam agri erat Sabinis ademptum; Egerius - fratris hic filius erat regis - Collatiae in praesidio relictus

Deditosque Collatinos ita accipio eamque deditionis formulam esse: rex interrogavit: 'Estisne vos legati oratoresque missi a populo Collatino ut vos populumque Collatinum dederetis

' -- 'Sumus

' -- 'Estne populus Collatinus in sua potestate

' -- 'Est
Tarquinio, pensando fosse opportuno insistere mentre gli avversari erano in preda al panico, inviò a Roma bottino e prigionieri; quindi, per realizzare un voto fatto a Vulcano, diede ordine di accatastare la grande quantità di armi sottratte al nemico e di darvi fuoco; poi, alla testa dell'esercito, invase il territorio sabino; nonostante la brutta batosta e le poche speranze di ribaltare le sorti ormai compromesse della battaglia, i Sabini, non avendo tempo a sufficienza per ponderare una decisione, scesero in campo con i resti raccogliticci delle loro truppe; sconfitti però una seconda volta e allo stremo delle forze, chiesero la pace

[38] Ai Sabini furono tolti Collazia e il territorio oltre Collazia; a governarla con una guarnigione rimase Egerio, nipote di Tarquinio

A quanto ne so, ecco in che termini e come avvenne la resa dei Collatini; il re chiese: Siete voi i legati e i portavoce mandati dai Collatini con l'incarico di consegnare voi stessi e il popolo collatino



Il popolo collatino è padrone di se stesso

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Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40
Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 21 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 32; 21 - 40

' -- 'Deditisne vos populumque Collatinum, urbem, agros, aquam, terminos, delubra, utensilia, divina humanaque omnia, in meam populique Romani dicionem

' -- 'Dedimus

' -- 'At ego recipio'

Bello Sabino perfecto Tarquinius triumphans Romam redit

Inde Priscis Latinis bellum fecit; ubi nusquam ad universae rei dimicationem ventum est, ad singula oppida circumferendo arma omne nomen Latinum domuit

Corniculum, Ficulea vetus, Cameria, Crustumerium, Ameriola, Medullia, Nomentum, haec de Priscis Latinis aut qui ad Latinos defecerant, capta oppida

Pax deinde est facta

Maiore inde animo pacis opera incohata quam quanta mole gesserat bella, ut non quietior populus domi esset quam militiae, fuisset
Consegnate dunque voi stessi e il popolo collatino, la città, le campagne, l'acqua, i confini, i templi, la mobilia, e tutti gli oggetti sacri e profani all'autorità mia e del popolo romano



E io accetto

Conclusa così la guerra coi Sabini, Tarquinio rientra a Roma in trionfo

In séguito combatté coi Latini Prischi; ma durante questa guerra non si arrivò mai a uno scontro veramente decisivo: accerchiando, invece, di volta in volta le singole città, sottomise tutti i Latini

Furono conquistate: Cornicolo, Ficulea Vecchia, Cameria, Crustumeria, Ameriola, Medullia, Nomento, tutte città dei Latini Prischi o passate dalla loro parte durante la guerra

Poi fu conclusa la pace

In séguito il re si dedicò a massicce opere di pace con maggiore impegno di quanto ne avesse profuso nell'organizzare le guerre; lo scopo era quello di evitare che la sua gente fosse meno impegnata adesso che ai tempi delle campagne militari
Nam et muro lapideo, cuius exordium operis Sabino bello turbatum erat, urbem qua nondum munierat cingere parat, et infima urbis loca circa forum aliasque interiectas collibus conualles, quia ex planis locis haud facile euehebant aquas, cloacis fastigio in Tiberim ductis siccat, et aream ad aedem in Capitolio Iovis quam voverat bello Sabino, iam praesagiente animo futuram olim amplitudinem loci, occupat fundamentis

[39] Eo tempore in regia prodigium visu euentuque mirabile fuit
Così si ricomincia la fortificazione in pietra - abortita sul nascere per lo scoppio della guerra coi Sabini - di quella parte di Roma che ne era ancora priva; poi, con un sistema di condotti in discesa verso il Tevere, fa bonificare le parti basse della città, le zone intorno al foro e le valli tra i colli, perché non era possibile far defluire le acque per la natura eccessivamente pianeggiante del terreno; infine, già anticipando l'importanza che un giorno il luogo avrebbe assunto, fa gettare sul Campidoglio le ampie fondamenta di un tempio che, durante la guerra coi Sabini, aveva promesso di innalzare in onore di Giove

[39] In quel periodo il palazzo reale assisté a un prodigio notevole per come si manifestò e per le conseguenze che ebbe

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 26-30

Puero dormienti, cui Seruio Tullio fuit nomen, caput arsisse ferunt multorum in conspectu; plurimo igitur clamore inde ad tantae rei miraculum orto excitos reges, et cum quidam familiarium aquam ad restinguendum ferret, ab regina retentum, sedatoque eam tumultu moveri vetuisse puerum donec sua sponte experrectus esset; mox cum somno et flammam abisse

Tum abducto in secretum viro Tanaquil 'Viden tu puerum hunc' inquit, 'quem tam humili cultu educamus

Scire licet hunc lumen quondam rebus nostris dubiis futurum praesidiumque regiae adflictae; proinde materiam ingentis publice priuatimque decoris omni indulgentia nostra nutriamus'

Inde puerum liberum loco coeptum haberi erudirique artibus quibus ingenia ad magnae fortunae cultum excitantur
Mentre un bambino di nome Servio Tullio stava dormendo, furono in molti a vedergli la testa avvolta da fiamme; le urla concitate che gridarono al miracolo attirarono la famiglia reale; un servitore portò dell'acqua per spegnere le fiamme, ma la regina glielo impedì e fece cessare il chiasso intimando di non toccare il bambino finché non si fosse svegliato da solo; appena questi aprì gli occhi, contemporaneamente le fiamme si estinsero

E allora Tanaquil, prendendo da parte il marito, gli disse: Vedi questo bambino che stiamo tirando su in maniera così spartana

Sappi che un giorno sarà la nostra luce nei momenti più bui e il sostegno del trono durante i tempi di crisi;quindi vediamo di allevare con cura chi sarà motivo di lustro per lo Stato tutto e per noi stessi

Da quel momento in poi essi presero a trattarlo come un figlio e lo educarono secondo quei nobili principi che in genere portano a concepire grandi ideali
Evenit facile quod dis cordi esset: iuvenis euasit vere indolis regiae nec, cum quaereretur gener Tarquinio, quisquam Romanae iuventutis ulla arte conferri potuit, filiamque ei suam rex despondit

Hic quacumque de causa tantus illi honos habitus credere prohibet serva natum eum parvumque ipsum servisse

Eorum magis sententiae sum qui Corniculo capto Ser
La cosa non fu difficile perché la volontà divina era dalla sua parte; il giovane sviluppò qualità veramente regali; quando poi Tarquinio dovette scegliere un genero, non essendoci a Roma altri giovani che potessero reggere al confronto con lui, il re gli diede in moglie la figlia

Questo grandissimo onore, per qualsivoglia natura conferitogli, impedisce di credere che egli fosse figlio di una schiava e schiavo lui stesso nella prima infanzia

Io sono più dalla parte di chi sostiene questa tesi

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 31 - 35

Tulli, qui princeps in illa urbe fuerat, gravidam viro occiso uxorem, cum inter reliquas captiuas cognita esset, ob unicam nobilitatem ab regina Romana prohibitam ferunt seruitio partum Romae edidisse Prisci Tarquini in domo; inde tanto beneficio et inter mulieres familiaritatem auctam et puerum, ut in domo a paruo eductum, in caritate atque honore fuisse; fortunam matris, quod, capta patria in hostium manus venerit, ut serva natus crederetur fecisse

[40] Duodequadragesimo ferme anno ex quo regnare coeperat Tarquinius, non apud regem modo sed apud patres plebemque longe maximo honore Ser Tullius erat
Caduta Cornicolo, la moglie incinta di Servio Tullio, ucciso durante l'assedio e massima autorità cittadina, finì a Roma con le altre prigioniere; qui la regina ne riconobbe i segni inconfondibili della nobiltà e non solo impedì che andasse a fare la schiava, ma le permise anche di mettere al mondo il suo bambino nel palazzo di Tarquinio Prisco; in séguito un simile gesto fece germogliare l'amicizia tra le due donne, e il bambino, come se fosse nato e cresciuto nella reggia, fu trattato con stima e affetto; è probabile che la tesi della sua origine servile fu costruita sulla sorte della madre, fatta prigioniera dal nemico dopo la rotta della città d'origine

[40] Dopo quasi trentotto anni dall'inizio del regno di Tarquinio, Servio Tullio aveva conquistato la stima totale non solo del re ma anche dei senatori e del popolo
Tum Anci filii duo etsi antea semper pro indignissimo habuerant se patrio regno tutoris fraude pulsos, regnare Romae advenam non modo vicinae sed ne Italicae quidem stirpis, tum impensius iis indignitas crescere si ne ab Tarquinio quidem ad se rediret regnum, sed praeceps inde porro ad seruitia caderet, ut in eadem civitate post centesimum fere annum quam Romulus deo prognatus deus ipse tenuerit regnum donec in terris fuerit, id seruus serva natus possideat

cum commune Romani nominis tum praecipue id domus suae dedecus fore, si Anci regis virili stirpe salua non modo advenis sed seruis etiam regnum Romae pateret
I due figli di Anco avevano sempre considerato il colmo dell'infamia il tiro mancino con cui il loro tutore li aveva privati del regno paterno e il fatto che a Roma regnasse uno straniero le cui origini non erano nemmeno italiche; in quel tempo erano più indignati ancora dalla prospettiva che nemmeno dopo Tarquinio il regno sarebbe toccato a loro, ma, subendo un ulteriore degrado, sarebbe finito in mano a un ex-servo; r in quella stessa Roma, dove quasi cent'anni prima Romolo, figlio di un dio e dio lui stesso, aveva regnato durante la sua permanenza in terra, ora sarebbe salito al trono un servo figlio di una serva

Sarebbe stata un'onta tremenda per tutti i Romani in generale e per il loro casato in particolare se, nonostante l'esistenza di discendenti maschi del re Anco, non solo degli stranieri, ma addirittura degli schiavi potessero arrivare a regnare su Roma

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Ferro igitur eam arcere contumeliam statuunt; sed et iniuriae dolor in Tarquinium ipsum magis quam in Seruium eos stimulabat, et quia gravior ultor caedis, si superesset, rex futurus erat quam priuatus; tum Seruio occiso, quemcumque alium generum delegisset, eundem regni heredem facturus videbatur; ob haec ipsi regi insidiae parantur

Ex pastoribus duo ferocissimi delecti ad facinus, quibus consueti erant uterque agrestibus ferramentis, in uestibulo regiae quam potuere tumultuosissime specie rixae in se omnes apparitores regios convertunt; inde, cum ambo regem appellarent clamorque eorum penitus in regiam pervenisset, vocati ad regem pergunt
Decidono pertanto di evitare con le armi un simile affronto; il risentimento per i torti subiti li spingeva più contro Tarquinio che contro Servio: in primo luogo perché se avessero risparmiato il re la sua vendetta sarebbe stata più implacabile di quella di un suo subalterno, e in secondo luogo, uccidendo Servio, Tarquinio era probabile lo avrebbe rimpiazzato con un genero qualunque destinato a ereditare il trono al suo posto; per tutti questi motivi il complotto viene ordito ai danni del re

Come esecutori diretti vennero scelti due pastori senza scrupoli che, armati degli attrezzi di lavoro di tutti i giorni, organizzarono una finta rissa nel vestibolo della reggia e, facendo il maggior rumore possibile, cercarono di attirare i domestici del re; poi, dato che entrambi volevano appellarsi al sovrano e il frastuono del loro litigio era arrivato fin dentro la reggia, Tarquinio li fece convocare

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