Era un criminale di grande intelligenza e aveva indirizzato il clan sul versante imprenditoriale. Era riuscito a stabilire solidi rapporti con molti imprenditori della zona e tra estorsioni e narcotraffico il suo carisma cresceva vertiginosamente.
Alla fine di quel decennio entra in contatto con il cartello colombiano di Medellin e conquista il monopolio del traffico di cocaina, poi nel 1980 scende in guerra contro l'organizzazione di Raffaele Cutolo insieme ad altre famiglie. Il suo contributo nella guerra di camorra è rilevante ma viene escluso dagli affari nella ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia. Bardellino non accetta questa scelta, dichiara guerra ai suoi ex alleati e ne esce vincitore. Diventa capo clan indiscusso di tutto il casertano.
Gli interessa il cemento e si prende tutti gli appalti comprando sindaci e assessori e macinando migliaia di miliardi di lire. Su di lui però spicca un mandato di cattura internazionale e si rifugia per lunghi periodi in sud America, lasciando la gestione degli affari in Italia al suo braccio destro Mario Jovine. Non tutti apprezzano questa scelta e tra i giovani, alcuni hanno fretta di conquistarsi il loro pezzo di potere. Nel 1988 gli equilibri si spezzano e a dichiarare guerra a Bardellino sono in tre:
- Francesco Schiavone ex sicario del boss detto Sandokan
- Francesco Bidognetti detto cicciotto di mezzanotte
- Il boss Vincenzo de Falco detto il fuggiasco
I casalesi abbandonano gli investimenti internazionali per dedicarsi alle opportunità del territorio, su tutti nasce un nuovo business, quello dei rifiuti. L'organizzazione crea lavoro e consenso, reinveste i proventi del traffico di droga nell'economia legale e smaltiscono i veleni che arrivano in Campania da tutta l'Italia.
Nel 1990 i movimenti interni portano ad una scissione e una nuova guerra di camorra. Contrapposti da un lato gli Schiavone e Jovine e dell'altro le famiglie De Falco ( che aveva ambizioni di indipendenza ), La Torre, Esposito. Muoiono Mario Jovine in Portogallo poi Vincenzo De Falco. Si arriva al pentimento di Carmine Schiavone cugino di "Sandokan" questo permette alla procura di fare enormi passi avanti dato che inizialmente alcune sue informazioni sembravano inverosimili ma si rivelano vere, come la capacità di corruzione o collusione di giudici o appartenente alle forze dell'ordine, per non parlare di politici del luogo, banchieri e del sistema imprenditoriale di cui si servivano i boss per le loro attività lecite nel mondo degli affari.
Nel 1995 la direzione antimafia, grazie alle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone, organizza una contro offensiva nome in codice Spartacus. 147 ordini di arresto decapitano il vertice del clan. Alle famiglie dei clan sono sequestrati beni per un ammontare di 1500 miliardi delle vecchie lire. Francesco Schiavone e Michele Zagaria e Antonio Jovine ( boss emergente ) entrano in latitanza. Per anni si nasconderanno nelle loro terre con la collusione di molte persone, nascosti in vari bunker e portando avanti i loro affari. Francesco Schiavone addirittura ha altri due figli dalla moglie in questo periodo.
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l'infanzia, l'ingresso nell'organizzazione, le latitanze, il potere, le faide e la resa finale
Il primo ad essere arrestato è Schiavone mentre Zagaria e Jovine continuano a gestire gli affari del clan. All'inizio del processo, in tribunale c'è un giovane Roberto Saviano che vuole scrivere un libro sulla vicenda e conia anche un termine per le tantissime discariche abusive presenti nel territorio La terra dei fuochi.
Arriva la condanna all'ergastolo per i boss in primo grado e confermata in appello. Il 17 novembre 2010 arriva l'arresto di Antonio Jovine che sorride davanti le telecamere. Il 7 dicembre 2011 è il turno di Zagaria nascosto in un bunker