Un uomo così temuto, così astuto, così ricco che ancora oggi, a molti anni dalla sua macabra morte, in molti elenchi ufficiosi dei "gangster più ricchi di tutti i tempi" è classificato al primo posto.
Amministratore delegato de facto di un vasto impero di traffico di cocaina, si stimava che il suo patrimonio si aggirasse intorno ai 25 miliardi di dollari. Verso la metà degli anni '90, la DEA lo considerava il più potente trafficante di cocaina del mondo. Era considerato un genio criminale.
Negli anni '70 e '80 a dominare il commercio della cocaina erano naturalmente i grandi trafficanti colombiani come Pablo Escobar e i fratelli Ochoa. Usavano il Messico solo come luogo di transito per la sua perfetta ubicazione e per la lunga e permeabile frontiera con i mercati statunitensi. Da giovane narcotrafficante, Amado era presente alla fondazione della Federazione, un consorzio di capi messicani precedentemente in concorrenza tra loro, creato da Miguel Angel Felix Gallardo, conosciuto come "El Padrino". Ma Amado Carrillo Fuentes, intelligente ed enormemente ambizioso, non era soddisfatto dello status quo. Dal suo punto di vista, nonostante le decine di milioni che entravano nelle loro casse, i messicani erano poco più che "spalloni", sfruttati dai colombiani per sviluppare il loro commercio senza che fosse loro conosciuto il compenso dovuto
Mentre il Messico era ad un bivio, Amado Carrillo Fuentes spiccava il volo grazie anche alla guerra tra Tijuana e Sinaloa. Il suo accordo con Cali lo ripagava in merce, un chilo di coca per ogni chilo spostato. 3000 dollari per trasportare un kg, diventavano quarantamila dollari da smerciare al dettaglio. Vendita diretta in America, il più grande mercato della droga al mondo. Fino a 5 tonnellate al mese, vale a dire circa 180 milioni in contanti ogni 30 giorni, e grazie alla collaborazione di politici corrotti. come Hank Gonzalez, poteva fare tutto alla luce del sole passando dalle piste di atterraggio nel deserto agli aeroporti internazionali.
Per un paio di anni a metà anni '90 Amado non fu solo il più grande trafficante del Messico ma il più grande trafficante del mondo e di sempre. Non c'era limite a quanta merce potesse spostare. Amado rimodellò il trasferimento di cocaina su nuove destinazioni, soprattutto lungo la costa ovest degli Stati Uniti. In precedenza i messicani erano stati pagati in contanti per chilogrammo di cocaina pura. Con un colpo di genio, Amado Carrillo fuentes cambiò i termini della transazione. Ai colombiani disse
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Lasciamo stare il contante, pagatemi in prodotto
Amado Carrillo Fuentes ( padrino del cartello di Juarez )
Si offrì di spedire in Colombia i suoi 727 ( la sua flotta comprendeva persino una ventina di Boeing 727) a prelevare la cocaina e garantì loro la consegna ai grandi mercati statunitensi all'ingrosso e al dettaglio. Ai capi dei cartelli colombiani faceva poca differenza. Si trattava in fondo solo di coca. L'avrebbero usata per pagare i loro intermediari invece di retribuirli in pesos o dollari americani. Nello stesso periodo le autorità federali statunitensi stavano cominciando a incriminare i più potenti narcotrafficanti colombiani.
Dopo decenni di apparente impotenza, il governo colombiano aveva finalmente preso iniziative e iniziato a estradare negli Stati Uniti i suoi trafficanti di cocaina. Grossi quantitativi di coca dei cartelli colombiani venivano sequestrati e ditrutti, facendo perdere enormi fortune ai loro produttori
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i numeri derivanti dal traffico di droga erano vertiginosi e la differenza, tra costi sostenuti e introiti, tutta a favore del trafficante
Era assai meno pericoloso per loro far arrivare semplicemente la coca dalla Bolivia, trasformarla in prodotto grezzo in Colombia e lasciare ai messicani il resto dell'operazione. Per i colombiani significava certamente ridurre i profitti, ma questo riduceva anche di gran lunga i rischi. I messicani avevano già stabilito in California una rete di soldati, lavoratori e affiliati alle varie gang pronti ad assumersi il rischio del trasporto e della distribuzione.
A ben guardare, si trattò di un operazione di mercato assolutamente geniale. Ora Amado Carrillo Fuentes poteva vendere esattamente lo stesso prodotto, cocaina pura della stessa qualità, in California e in tutti gli Stati Uniti a un prezzo di mercato molto più basso. Del resto, ai messicani la cocaina non era costata niente: il loro unico investimento era il rischio
In brevissimo tempo Amado e i suoi associati avevano completamente spazzato via i cartelli colombiani, vendendo la cocaina a un prezzo all'ingrosso più basso. Il loro sistema diventò in effetti il modello seguito ancora oggi da tutti i moderni cartelli messicani, nati sulla scia di quel visionario genio del male che fu Amado Carrillo Fuentes. Sul piano finanziario, si trattò di una svolta epocale
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Amado Carrillo Fuentes morì dopo un intervento chirurgico. In procinto di lasciare il Messico per sfuggire all'arresto, si era sottoposto ad una massiccia liposuzione e ricostruzione del volto. L'intervento era stato eseguito da 4 medici americani ed era durato ore. Al termine dell'operazione, Amado aveva chiamato a sé l'anestesista lamentandosi subito d'essere in preda a forti dolori. Chiedeva più antidolorifici. L'anestesista era riluttante, era un medico esperto, veterano di innumerevoli interventi di chirurgia plastica su facoltosi e potenti cittadini dell'America latina. Ciononostante, gli aveva somministrato antidolorifici per via orale. Ancora dolorante Amado aveva preteso che gli dessero altri farmaci.
Era morto in seguito a una crisi respiratoria il 4 luglio 1997. I chirurchi gli avevano ricostruito completamente la fionomia e gli avevano asportato quasi 15 kg di grasso addominale