A presiedere il collegio chiamato a decidere sull'impianto accusatorio di Falcone & Borsellino, doveva essere Corrado Carnevale, giudice di origine siciliana, a detta di tutti con grande preparazione giuridica ma recordman negli annullamenti delle condanne per mafia. Non a caso era soprannominato l'ammazzasentenze.
Prima che il dibattito fosse incardinato, il ministro Martelli, su input di Giovanni Falcone, decise di avviare un monitoraggio delle sentenze della Cassazione. Ne passarono sotto la lente di ingrandimento 1500. A quel punto si concluse che era giunto il momento di optare per una rotazione dei presidenti dei collegi ai quali assegnare i processi. Per nulla preoccupato, Carnevale nominò presidente il collega della sua sezione, Pasquale Molinari, che però di lì a breve sarebbe andato in pensione. I tempi troppo stretti e l'enorme mole del maxiprocesso gli avrebbero impedito probabilmente di portarlo a termine prima di lasciare la toga. Allora il primo presidente della Cassazione decise di assegnarlo ad Arnaldo Valente.
Il 30 gennaio 1992 La Corte confermo tutte le condanne e annullò, rinviandole di nuovo in appello, molte assoluzioni decise in secondo grado.
Anni dopo Carnevale si trovò indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo fini in un nulla di fatto è il magistrato venne assolto. Ma le intercettazioni delle sue conversazioni disposte dalla magistratura palermitana, che non riteneva casuale la lunga sfilza di assoluzioni da lui decretati, ne svelarono il privato. Una microspia piazzata nel suo studio fece conoscere il pensiero del giudice iper garantista.
Offese nei riguardi di Falcone di Borsellino ma anche dei colleghi e insulti al Presidente della Cassazione. Ecco le sorti del maxiprocesso a cosa nostra sarebbero state nelle sue mani se non si fosse intervenuti nella rotazione dei presidenti di collegio