L’incontro tra Van Gogh e la grafica giapponese

L’incontro tra Van Gogh e la grafica giapponese

Quando nel 1887 Vincent Van Gogh realizzò il suo plateale omaggio all'ukiyo-e, erano già trascorsi all'incirca tre decenni dall'epoca in cui gli impressionisti avevano cominciato a confrontarsi con l'arte giapponese. L'entusiasmo che essa scatenava tra gli artisti era tuttavia rimasto immutato

Tutto il mio lavoro si basa sulla giapponeseria

Vincent Van Gogh, 1887

All'incirca a quel periodo si fa risalire il suo primo approccio con le stampe giapponesi. Probabilmente nel 1885, quando Vincent si trovava ad Anversa, dove ebbe occasione di visitare l'esposizione universale che in quell'anno si teneva nella città Belga. Lì era presente un padiglione giapponese. 

Durante il soggiorno a Parigi nel 1886-87 cominciò a collezionare esemplari di ukiyo-e, una passione che sarebbe culminata nel 1887 con l'organizzazione di due mostre di sue xilografie, una presso il caffè Le Tamburin e l'altra presso il ristorante Du Chalet. L'incontro con la grafica giapponese fu per Van Gogh una vera e propria rivelazione. Lo riferisce lui stesso ma soprattutto lo si percepisce chiaramente osservando il percorso che intraprese sulla pittura. Gli anni parigini segnano l'inizio di quella svolta cromatica che rimarrà una delle cifre stilistiche più riconoscibili dell'arte del pittore olandese

ritratto di Pèere Tanguy - Vincent Van Gogh, 1887 ritratto di Pèere Tanguy - Vincent Van Gogh, 1887

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Se si prende a confronto I mangiatori di patate del 1885 e lo si confronta con il ritratto di Père Tanguy di appena due anni dopo, le differenze sono evidenti. La tavolozza cromatica si è schiarita senza mezze misure, e i toni del colore si sono oltremodo vivacizzati, accostati in maniera audace, così che i gialli sconfinano nei verdi che a loro volta si insinuano nel blu mentre il rosso si screzia di bianco per cedere alle lusinghe delle sfumature delle rosa

Una simile virata non si spiega se non con la profonda infatuazione di Vincent per le stampe giapponesi. Van Gogh lo esplicita come più chiaramente non si potrebbe, tappezzando il fondo del dipinto, oltre la figura di Tanguy, con un assemblaggio di xilografie nipponiche:

  • due figure femminili
  • una composizione di fiori
  • tre paesaggi
Non è casuale che la stampa al centro in alto raffiguri inconfondibile profilo del monte Fuji

Con la fine dell'isolamento del Giappone:

  • le signore parigine impararono la magia del sushi e la cerimonia del tè
  • Monet vestiva sua moglie da giapponesina in kimono
  • Edward Manet ritraeva lo scrittore Emile Zola alla scrivania con le stampe di Velázquez, di Goya e di Utagawa Kuniaki
  • Van Gogh abbandonerà i suoi tristi mangiatori di patate e li sostituirà con i ciliegi in fiore
  • Ma fu la decorazione degli interni ad avvantaggiarsi al massimo della contaminazione: il gusto dell'art Nouveau francese è figlio diretto della visione nipponica

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