Gellio, Notti attiche: Liber 3, 15-16, pag 3

Gellio, Notti attiche: Liber 3, 15-16

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 3, 15-16
[8] Id tamen obscure atque praecise tamquam adverse dictum Sabinus medicus, qui Hippocratem commodissime commentatus est, verbis his enarravit: Estin men phainomena hos zoa meta ten ekptosin; ouk estin de, thneskonta meta tauta; kai estin oun kai ouk estin phantasiai men parautika onta, dynamei de ouketi [8] Ma il medico Sabino, che commentò molto adeguatamente Ippocrate, spiegò con queste parole questa frase tanto oscuramente e concisamente quanto contraddittoriamente: Ci sono perché sembrano vivere dopo l'aborto; non ci sono perché dopo un istante spirano; sono e non sono perché vivono per un istante in apparenza, non in realtà
[9] Antiquos autem Romanos Varro dicit non recepisse huiuscemodi quasi monstruosas raritates, sed nono mense aut decimo neque praeter hos aliis partionem mulieris secundum naturam fieri existimasse, idcircoque eos nomina Fatis tribus fecisse a pariendo et a nono atque decimo mense [9] Varrone dice che gli antichi Romani poi non avevano considerato che stranezze le rarità di tal genere, ma avevano pensato che il parto della donna avveniva secondo natura al nono o al decimo mese e non in altri tranne questi, pertanto che essi avevano dato nomi ai tre Destini dal generare e dal nono e dal decimo mese
[10] "Nam "Parca"" inquit "inmutata una littera a partu nominata, item "Nona" et "Decima" a partus tempestivi tempore [10] "Infatti - dice- denominata Parca da parto da una lettera mutata, anche "Nona" e "Decima" dal tempo giusto del parto"

Maybe you might be interested

Gellio, Notti attiche: Liber 1, 24
Gellio, Notti attiche: Liber 1, 24

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 1, 24

" [11] Caesellius autem Vindex in lectionibus suis antiquis: "tria" inquit "nomina Parcarum sunt: "Nona", "Decuma" "Morta", et versum hunc Livii, antiquissimi poetae, ponit ex Odysseiai: quando dies adveniet, quem profata Morta est [11] Ma Cesellio Vindice nelle sue lezioni antiche dice
Sed homo minime malus Caesellius "Mortam" quasi nomen accepit, cum accipere quasi Moeram deberet "Tre sono i nomi delle Parche: Nona, Decima, Morta", e cita dall'Odissea questo verso di Livio, antichissimo poeta: quando verrà il giorno, che Morta ha predetto

Maybe you might be interested

Gellio, Notti attiche: Liber 5, 18-20
Gellio, Notti attiche: Liber 5, 18-20

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 5, 18-20

[12] Praeterea ego de partu humano, praeterquam quae scripta in libris legi, hoc quoque usu venisse Romae comperi: feminam bonis atque honestis moribus, non ambigua pudicitia, in undecimo mense post mariti mortem peperisse, factumque esse negotium propter rationem temporis, quasi marito mortuo postea concepisset, quoniam decemviri in decem mensibus gigni hominem, non in undecimo scripsissent; sed divum Hadrianum causa cognita decrevisse in undecimo quoque mense partum edi posse; idque ipsum eius rei decretum nos legimus Ma Cesellio uomo per nulla incolto considerò "Morta" come un nome, mentre doveva ritenerlo come Fato [12] Inoltre sul parto umano, oltre le cose scritte nei libri ho letto, essere risaputo che a Roma era avvenuto anche questo: che una donna di buoni ed onesti costumi, di non incerta castità, all'undicesimo mese dopo la morte del marito aveva partorito, e che l'evento era un problema a causa della durata del tempo, quasi, morto il marito, avesse concepito dopo, poiché i decemviri avevano scritto che un uomo nasce in dieci mesi, non nell'undicesimo; ma che il divino Adriano saputo il fatto aveva stabilito che il parto poteva essere ultimato anche all'undicesimo mese; e noi leggiamo questo stesso decreto di tale argomento
In eo decreto Hadrianus id statuere se dicit requisitis veterum philosophorum et medicorum sententiis In questo decreto Adriano dice che egli stabilisce ciò, consultati i pareri di antichi filosofi e medici

Maybe you might be interested

Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4
Gellio, Notti attiche: Liber 14, 2-4

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 14, 2-4

[13] Hodie quoque in satura forte M [13] Ancora oggi leggiamo per caso in una satira di M
Varronis legimus, quae inscribitur Testamentum, verba haec: "Si quis mihi filius unus pluresve in decem mensibus gignantur, ii, si erunt onoi lyras, exheredes sunto; quod si quis undecimo mense kata Aristotelen natus est, Attio idem, quod Tettio, ius esto apud me Varrone, che è intitolata Il Testamento, queste parole: "Se un qualche figlio o più mi nascono a dieci mesi, questi, se saranno stupidi (asini in musica), siano diseredati; che se qualcuno è nato all'undicesimo mese secondo Aristotele, Azio lo stesso, che Tezio, sarà trattato giustamente da me"

Maybe you might be interested

Gellio, Notti attiche: Liber 13, 7-12
Gellio, Notti attiche: Liber 13, 7-12

Latino: dall'autore Gellio, opera Notti attiche parte Liber 13, 7-12

" [14] Per hoc vetus proverbium Varro significat, sicuti vulgo dici solitum erat de rebus nihil inter sese distantibus: "idem Atti, quod Tetti", ita pari eodemque iure esse in decem mensibus natos et in undecim [14] Attraverso quest'antica frase Varrone intende, come comunemente era solito dirsi di cose che non diferiscono nulla fra loro: "Lo stesso di Azio, che di Tezio", che così i nati a dieci e a undici mesi erano uguali e dello stesso diritto