Con il Rococò le ninfe rivelano la loro natura lasciva

Con il Rococò le ninfe rivelano la loro natura lasciva

Nel mito greco la ninfa è casta. Gli inni orfici le descrivono come "vergini odorose, vestite di bianco, profumate alle brezze". Come si è arrivati a collegare queste pudiche - seppur potenzialmente pericolose - creature, divinità delle sorgenti e dei boschi, a una terminologia che identifica una incontrollabile pulsione erotica? Com'è che una vergine è diventata ninfomane?
William-Adolphe Bouguereau - ninfe e satiro (particolare), 1873 William-Adolphe Bouguereau - ninfe e satiro (particolare), 1873

Se restiamo alle ninfe, vediamo che ce ne sono varie tipologie: 

  1. le Naiadi presidiano le fonti
  2. le Nereidi nuotano nel mare
  3. le Oreadi stanno sui monti
  4. le Driadi negli alberi
  5. le amadriadi nei boschi a danzare sulle note del flauto di Pan

Ma ci sono anche ninfe in cielo e negli inferi, e ninfe sono anche le menadi (o baccanti) che accompagnano Bacco. Belle e giovani, le ninfe dal greco "nymphe", "fanciulla") appartengono alla natura e hanno poteri magici generalmente benefici. Per questo attirano uomini e dei, e satiri. 

Con il Rococò le ninfe tornano a giocare e rivelano la loro natura lasciva e pericolosa, che condividono con i vicini di bosco, i satiri. Tornano ad ammaliare nuove Calipso, la ninfa che riuscì a trattenere con sé nella sua isola, Ulisse per ben sette anni di in esauste notti d'amore. Dalle misteriosi abitatrici dei boschi prende il nome la "ninfomania", abbondanza di libidinosi intenti cui il maschio si suppone non sappia negarsi ma che la femmina manifesta a volte in modo insopprimibile.

Moritz Stifter - festa di fauni e ninfe, 1905 circa Moritz Stifter - festa di fauni e ninfe, 1905 circa

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