Latino: dall'autore Cicerone, opera Tuscolanae Disputationes parte Libro 01; 274-332
| [328] Et quidem hoc a Cyrenaico Hegesia sic copiose disputatur, ut is a rege Ptolomaeo prohibitus esse dicatur illa in scholis dicere, quod multi iis auditis mortem sibi ipsi consciscerent [329] Callimachi quidem epigramma in Ambraciotam Theombrotum est, quem ait, cum ei nihil accidisset adversi, e muro se in mare abiecisse lecto Platonis libro [330] Eius autem quem dixi Hegesiae liber est Apokarteròn, quod a vita quidam per inediam discedens revocatur ab amicis, quibus respondens vitae humanae enumerat incommoda [331] Possem idem facere, etsi minus quam ille, qui omnino vivere expedire nemini putat [332] Mitto alios; etiamne nobis expedit Qui et domesticis et forensibus solaciis ornamentisque privati certe si ante occidissemus, mors nos a malis, non a bonis abstraxisset |
[328] E certamente questa tesi è sostenuta da Egesia di Cirene in maniera così precisa, che si dice che gli fu proibito dal re Tolomeo di esporla nelle sue lezioni, poiché molti, dopo aver ascoltato le sue argomentazioni, si suicidavano [329] Cè anche un epigramma di Callimaco per Teombroto di Ambracia, che, come dice il poeta, nonostante non gli fosse capitato nulla di male, si buttò in mare da un muro dopo aver letto un libro di Platone [330] Poi di quellEgesia che ho citato, cè un libro intitolato Apokarteròn, perché parla di un uomo che, deciso a morire di fame, viene dissuaso dagli amici, ai quali rispondendo enumera gli svantaggi della vita umana [331] Io potrei fare lo stesso, anche se in misura minore di lui, che ritiene che a nessuno generalmente convenga vivere [332] Lascio da parte gli altri; a me conviene ancora Io che sono stato privato delle consolazioni familiari e degli onori del foro, certamente se fossi morto prima, la morte mi avrebbe strappato dai mali, non dai beni |
