Cesare, De bello civili: Libro 02; 23 - 44, pag 3

Cesare, De bello civili: Libro 02; 23 - 44

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 02; 23 - 44
Qua re animadversa Varus et terrore exercitus cognito bucinatore in castris et paucis ad speciem tabernaculis relictis de tertia vigilia silentio exercitum in oppidum reducit

[36] Postero die Curio obsidere Uticam et vallo circummunire instituit

Erat in oppido multitudo insolens belli diuturnitate otii, Uticenses pro quibusdam Caesaris in se beneficiis illi amicissimi, conventus is, qui ex variis generibus constaret, terror ex superioribus proeliis magnus

Itaque de deditione omnes palam loquebantur et cum P Attio agebant, ne sua pertinacia omnium fortunas perturbari vellet

Haec cum agerentur, nuntii praemissi ab rege Iuba venerunt, qui ilium adesse cum magnis copiis dicerent et de custodia ac defensione urbis hortarentur

Quac res eorum perterritos animos confirmavit
Varo, accortosi di ciò, visto il terrore dell'esercito, lasciati nel campo un trombettiere e poche tende per ingannare il nemico, verso mezzanotte, in silenzio, riconduce l'esercito in città

36 Il giorno successivo Curione intraprende l'assedio di Utica e il suo accerchiamento con un vallo

Vi era nella città una moltitudine non avvezza alla guerra, per il lungo periodo di pace; gli Uticensi grazie ad alcuni benefici ricevuti da Cesare gli erano molto favorevoli; la colonia di cittadini romani era formata da varie classi; grande era il terrore che avevano prodotto le battaglie precedenti

E così già tutti parlavano apertamente di resa e trattavano con P Azzio perché con la sua ostinazione non volesse mettere in pericolo la sorte di tutti

Durante queste trattative, giunsero ambasciatori mandati dal re Giuba per annunciare che egli era vicino con grandi truppe e per esortarli a custodire e difendere la città

Questa notizia confortò il loro animo sconvolto
[37] Nuntiabantur haec eadem Curioni, sed aliquamdiu fides fieri non poterat: tantam habebat suarum rerum fiduciam

Iamque Caesaris in Hispania res secundae in Africam nuntiis ac litteris perferebantur

Quibus omnibus rebus sublatus nihil contra se regem nisurum existimabat

Sed ubi certis auctoribus comperit minus V et XX milibus longe ab Utica eius copias abesse, relictis munitionibus sese in castra Cornelia recepit

Huc frumentum comportare, castra munire, materiam conferre coepit statimque in Siciliam misit, uti duae legiones reliquusque equitatus ad se mitteretur

Castra erant ad bellum ducendum aptissima natura loci et munitione et maris propinquitate et aquae et salis copia, cuius magna vis iam ex proximis erat salinis eo congesta

Non materia multitudine arborum, non frumentum, euius erant plenissimi agri, deficere poterat
37 La medesima notizia veniva annunciata a Curione, ma per un certo tempo non ci poté credere tanto grande era la fiducia che aveva nella sua fortuna

E già da messaggeri e da lettere venivano riferiti in Africa i successi di Cesare in Spagna

Esaltato da queste notizie pensava che il re non avrebbe tentato nulla contro di lui

Ma quando venne a sapere da fonti certe che le truppe di Giuba distavano da Utica meno di venticinque miglia, lasciate le opere di fortificazione, si rifugiò nel Campo Cornelio

Cominciò ad ammassare qui frumento, a fortificare il campo, a radunare legname e inviò subito in Sicilia l'ordine di mandargli due legioni e il resto della cavalleria

L'accampamento era adattissimo a condurre la guerra ad oltranza per la natura del luogo e il modo in cui era fortificato, per la vicinanza del mare, per l'abbondanza di acqua e di sale, di cui una grande quantità era stata portata colà dalle vicine saline

Il legname non poteva mancare per la quantità di alberi, non poteva mancare il frumento di cui erano pieni i campi
Itaque omnium suorum consensu Curio reliquas copias exspectare et bellum ducere parabat

[38] His constitutis rebus probatisque consiliis ex perfugis quibusdam oppidanis audit Iubam revocatum finitimo bello et controversiis Leptitanorum restitisse in regno, Saburram, eius praefectum, cum mediocribus copiis missum Uticae appropinquare

His auctoribus temere credens consilium commutat et proelio rem committere constituit

Multum ad hanc rem probandam adiuvat adulescentia, magnitudo animi, superioris temporis proventus, fiducia rei bene gerendae

His rebus impulsus equitatum omnem prima nocte ad castra hostium mittit ad flumen Bagradam, quibus praeerat Saburra, de quo ante erat auditum; sed rex omnibus copiis insequebatur et sex milium passuum intervallo a Saburra consederat
E così, col consenso di tutti i suoi, Curione si apprestava ad aspettare le rimanenti truppe e a trascinare in lungo la guerra

38 Definito ciò e approvati questi piani, Curione viene a sapere da alcuni disertori della città che Giuba, richiamato da una guerra con un popolo vicino e da controversie con gli abitanti di Leptis, si era fermato nel suo regno e che il suo prefetto Saburra, che era stato mandato con poche truppe, era vicino a Utica

Credendo sconsideratamente a queste fonti, muta piano e stabilisce di risolvere la questione con il combattimento

Molto contribuiscono a questa decisione la giovinezza, il grande coraggio, i successi del passato, la speranza di condurre a buon fine l'impresa

Mosso da ciò, sul fare della notte manda tutta la cavalleria verso l'accampamento dei nemici nei pressi del fiume Bagrada; di tale campo era capo Saburra, di cui prima si era detto; ma il re con tutte le milizie gli teneva dietro e si era fermato a una distanza di sei miglia da Saburra

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Cesare, De bello civili: Libro 01, 01-10
Cesare, De bello civili: Libro 01, 01-10

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 01-10

Equites missi nocte iter conficiunt, imprudentes atque inopinantes hostes aggrediuntur

Numidae enim quadam barbara consuetudine nullis ordinibus passim consederant

Hos oppressos somno et dispersos adorti magnum eorum numerum interficiunt; multi perterriti profugiunt

Quo facto ad Curionem equites revertuntur captivosque ad eum reducunt

[39] Curio cum omnibus copiis quarta vigilia exierat cohortibus V castris praesidio relictis

Progressus milia passuum VI equites convenit, rem gestam cognovit; e captivis quaerit, quis castris ad Bagradam praesit: respondent Saburram

Reliqua studio itineris conficiendi quaerere praetermittit proximaque respiciens signa, ‘videtisne,’ inquit, ‘milites, captivorum orationem cum perfugis convenire

abesse regem, exiguas esse copias missas, quae paucis equitibus pares esse non potuerint
I cavalieri, inviati da Curione, compiono di notte il cammino e assaltano i nemici che, impreparati, non se lo aspettavano

I Numidi, secondo un'abitudine dei barbari, si erano sdraiati qua e là senza alcun ordine

Assalitili mentre erano immersi nel sonno e sparpagliati, ne uccidono un gran numero; molti fuggono in preda al terrore

Compiuta questa azione i cavalieri fanno ritorno da Curione e gli conducono i prigionieri

39 Curione con tutte le milizie prima del giorno era uscito dal campo lasciandovi di guardia cinque coorti

Avanzato per sei miglia, incontra i cavalieri e viene a conoscenza della loro azione; chiede ai prigionieri chi è a capo del campo di Bagrada; rispondono Saburra

Per la fretta di terminare il viaggio tralascia di chiedere altre informazioni e, volgendosi alle schiere più vicine, dice: ‘Vedete, o soldati, che le parole dei prigionieri collimano con quelle dei disertori

Il re è lontano, poche sono le milizie inviate e queste non hanno potuto tenere testa a pochi cavalieri
Proinde ad praedam, ad gloriam properate, ut iam de praemiis vestris et de referenda gratia cogitare incipiamus

‘ Erant per se magna, quae gesserant equites, praesertim cum eorum exiguus numerus cum tanta multitudine Numidarum confertur

Haec tamen ab ipsis inflatius commemorabantur, ut de suis homines laudibus libenter praedicant

Multa praeterea spolia praeferebantur, capti homines equique producebantur, ut, quicquid intercederet temporis, hoc omne victoriam morari videretur

Ita spei Curionis militum studia non deerant

Equites sequi iubet sese iterque accelerat, ut quam maxime ex fuga perterritos adoriri posset

At illi itinere totius noctis confecti subsequi non poterant, atque alii alio loco resistebant

Ne haec quidem Curionem ad spem morabantur
Dunque affrettatevi verso la preda, verso la gloria, in modo che io possa già cominciare a pensare ai vostri premi e a dimostrarvi la mia riconoscenza’

L'impresa che i cavalieri avevano compiuta, per se stessa, era veramente grande, sopra tutto se il loro esiguo numero veniva paragonato a una moltitudine così grande di nemici

Tuttavia tale azione era ricordata dagli stessi con troppa esagerazione, così come gli uomini di solito volentieri parlano dei propri meriti

Inoltre venivano messe in bella mostra molte spoglie, venivano esibiti uomini e cavalieri prigionieri sicché ogni indugio sembrava essere un ritardo per la vittoria

E così alla speranza di Curione si aggiungeva l'ardore dei soldati

Ordina ai cavalieri di seguirlo e accelera la marcia per potere assalire i nemici atterriti quanto mai per la fuga

Ma i cavalieri, sfiniti per la marcia di tutta la notte, non potevano stargli dietro e si fermavano gli uni qui gli altri là

Neppure ciò diminuiva la speranza di Curione

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Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80
Cesare, De bello civili: Libro 03; 71-80

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 03; 71-80

[40] Iuba certior factus a Saburra de nocturno proelio II milia Hispanorum et Gallorum equitum, quos suae custodiae causa circum se habere consuerat, et peditum eam partem, cui maxime confidebat, Saburrae submisit; ipse cum reliquis copiis elephantisque LX lentius subsequitur

Suspicatus praemissis equitibus ipsum affore Curionem Saburra copias equitum peditumque instruit atque his imperat, ut simulatione timoris paulatim cedant ac pedem referant: sese, cum opus esset, signum proelii daturum et, quod rem postulare cognovisset, imperaturum

Curio ad superiorem spem addita praesentis temporis olninione, hostes fugere arbitratus copias ex locis superioribus in campum deducit

[41] Quibus ex locis cum longius esset progressus, confecto iam labore exercitu XII milium spatio constitit
40 Giuba, informato da Saburra dello scontro notturno, gli manda in aiuto duemila cavalieri spagnoli e galli che era solito tenere con sé a guardia della propria persona, e quella parte di fanti in cui aveva più fiducia; Egli stesso con le rimanenti milizie e sessanta elefanti tiene dietro con passo più lento

Saburra, sospettando che si avvicinasse lo stesso Curione poiché era stata mandata avanti la cavalleria, schiera fanti e cavalieri e ordina loro di indietreggiare a poco a poco e ritirarsi fingendo paura; egli, quando fosse necessario, avrebbe dato il segnale di combattimento, ordinando ciò che avesse compreso che la situazione richiedeva

Curione fa scendere le milizie dalle alture alla pianura; infatti nel suo animo, poiché egli credeva che i nemici fossero in fuga, l'impressione dell'attuale circostanza si aggiungeva alla precedente speranza

41 Quando si fu allontanato alquanto da queste alture, poiché l'esercito, dopo avere percorso sedici miglia, era ormai sfinito dalla stanchezza, si fermò
Dat suis signum Saburra, aciem constituit et circumire ordines atque hortari incipit; sed peditatu dumtaxat procul ad speciem utitur, equites in aciem immittit

Non deest negotio Curio suosque hortatur, ut spem omnem in virtute reponant

Ne militibus quidem ut defessis neque equitibus ut paucis et labore confectis studium ad pugnandum virtusque deerat; sed hi erant numero CC, reliqui in itinere substiterant

Hi, quamcumque in partem impetum fecerant, hostes loco cedere cogebant, sed neque longius fugientes prosequi neque vehementius equos incitare poterant

At equitatus hostium ab utroque cornu circuire aciem nostram et aversos proterere incipit
Saburra dà il segnale ai suoi, schiera l'esercito in ordine di battaglia e incomincia ad aggirarsi fra le schiere, esortandole; ma impiega la fanteria solo in seconda linea tanto per fare impressione col numero, lanciando invece all'attacco la cavalleria

Curione non viene meno al suo dovere ed esorta i suoi a riporre nel valore ogni speranza

Né ai soldati, sebbene stanchi, né ai cavalieri, sebbene pochi e sfiniti dalla fatica, difettavano zelo e valore per combattere; ma i cavalieri erano in tutto duecento, poiché gli altri si erano fermati durante la marcia

Costoro, ovunque andavano all'attacco, costringevano il nemico a retrocedere, ma non erano in grado di inseguire i fuggitivi troppo oltre né di incitare i cavalli a maggiore foga

Ma la cavalleria nemica incomincia a circondare la nostra schiera da entrambi i lati e ad assalirla alle spalle

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Cum cohortes ex acie procucurrissent, Numidae integri celeritate impetum nostrorum effugiebant rurusque ad ordines suos se recipientes circuibant et ab acie excludebant

Sic neque in loco manere ordinesque servare neque procurrere et casum subire tutum videbatur

Hostium copiae submissis ab rege auxiliis crebro augebantur; nostros vires lassitudine deficiebant, simul ei, qui vulnera acceperant, neque acie excedere neque in locum tutum referri poterant, quod tota acies equitatu hostium circumdata tenebatur

Hi de sua salute desperantes, ut extremo vitae tempore homines facere consuerunt, aut suam mortem miserabantur aut parentes suos commendabant, si quos ex eo periculo fortuna servare potuisset

Plena erant omnia timoris et luctus
Ogni qual volta delle coorti avanzavano all'attacco staccandosi dallo schieramento, i Numidi freschi di forze velocemente sfuggivano all'assalto dei nostri e le circondavano e le tagliavano fuori mentre tentavano di rientrare di nuovo nei loro ranghi

Così non appariva sicuro né mantenere la posizione e conservare lo schieramento né avanzare all'attacco e tentare la sorte

Le milizie nemiche aumentavano di continuo per gli aiuti inviati dal re; ai nostri venivano meno le forze per la stanchezza e quelli che erano stati feriti non erano in grado né di uscire dalla schiera né di rifugiarsi in un luogo sicuro, poiché tutto l'esercito era stretto in una morsa, circondato dalla cavalleria nemica

Costoro, disperando della propria salvezza, come sono soliti fare gli uomini in fin di vita, o commiseravano la propria morte o raccomandavano i propri familiari se mai la Fortuna avesse potuto salvare qualcuno di essi dal quel pericolo

Ovunque non vi era altro che paura e pianto
[42] Curio, ubi perterritis omnibus neque cohortationes suas neque preces audiri intellegit, unam ut in miseris rebus spem reliquam salutis esse arbitratus, proximos colles capere universos atque eo signa inferri iubet

Hos quoque praeoccupat missus a Saburra equitatus

Tum vero ad summam desperationem nostri perveniunt et partim fugientes ab equitatu interficiuntur, partim integri procumbunt

Hortatur Curionem Cn Domitius, praefectus equitum, cum paucis equitibus circumsistens, ut fuga salutem petat atque in castra contendat, et se ab eo non discessurum pollicetur

At Curio numquam se amisso exercitu, quem a Caesare fidei commissum acceperit, in eius conspectum reversurum confirmat atqne ita proelians interficitur
42 Curione, quando capisce che non si dà ascolto né alle sue esortazioni né alle sue preghiere, essendo tutti attanagliati dal terrore, pensando che, vista la situazione disastrosa, vi era una sola via di salvezza, ordina a tutti di occupare i colli vicini e di portarvi le insegne

Ma questi vengono occupati dalla cavalleria inviata da Saburra

Allora invero i nostri giungono alla massima disperazione e una parte di essi in fuga viene uccisa dalla cavalleria, una parte s'accascia a terra pure senza ferite

Gneo Domizio, comandante della cavalleria, schierandosi con pochi uomini attorno a Curione, lo esorta a cercare salvezza nella fuga e a tornare nel campo, e gli promette di non abbandonarlo

Ma Curione dichiara che mai, dopo avere perduto l'esercito che Cesare gli aveva affidato con fiducia, sarebbe tornato al suo cospetto e così, mentre combatte, viene ucciso

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Equites ex proelio perpauci se recipiunt; sed ei, quos ad novissimum agmen equorum reficiendorum causa substitisse demonstratum est, fuga totius exercitus procul animadversa sese incolumes in castra conferunt

Milites ad unum omnes interficiuntur

[43] His rebus cognitis Marcius Rufus quaestor in castris relictus a Curione cohortatur suos, ne animo deficiant

Illi orant atque obsecrant, ut in Siciliam navibus reportentur

Pollicetur magistrisque imperat navium, ut primo vespere omnes scaphas ad litus appulsas habeant

Sed tantus fuit omnium terror, ut alii adesse copias Iubae dicerent, alii cum legionibus instare Varum iamque se pulverem venientium cernere, quarum rerum nihil omnino acciderat, alii classem hostium celeriter advolaturam suspicarentur

Itaque perterritis omnibus sibi quisque consulebat
Pochissimi cavalieri si salvano dalla battaglia; ma quelli che, come si è detto, si erano fermati alla retroguardia per ristorare i cavalli, resisi conto da lontano della fuga dell'esercito intero, incolumi ritornano al campo

I fanti, dal primo all'ultimo, vengono tutti uccisi

43 Conosciuti tali fatti, il questore Marco Rufo, lasciato da Curione nel campo, esorta i suoi a non perdersi d'animo

Quelli lo pregano e lo scongiurano di riportarli in Sicilia con le navi

Lo promette e ordina ai comandanti delle navi di tenere, sul fare della sera, tutte le lance ancorate presso il lido

Ma il terrore di tutti fu così grande che gli uni dicevano che le truppe di Giuba erano vicine, gli altri che Varo era addosso con le legioni e già scorgevano la polvere di quelli che sopraggiungevano, mentre non accadeva proprio nulla di tutto ciò, altri ancora supponevano che la flotta nemica in breve tempo sarebbe giunta al volo

E così, poiché erano tutti sconvolti, ognuno pensava a se stesso

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