Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02, pag 4

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 07, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 07, Parte 02
Advenientem male animatus erga principem exercitus pronusque ad res novas libens ac supinis manibus excepit, velut dono deum oblatum, ter consulis filium, aetate integra, facili ac prodigo animo

Quam veterem de se persuasionem Vitellius recentibus etiam experimentis auxerat, tota via caligatorum quoque militum obvios exosculans, perque stabula ac deversoria mulionibus ac viatoribus praeter modum comis, ut mane singulos iamne iantassent sciscitaretur seque fecisse ructu quoque ostenderet

VIII Castra vero ingressus nihil cuiquam poscenti negavit atque etiam ultro ignominiosis notas, reis sordes, damnatis supplicia dempsit
Al suo arrivo l'armata maldisposta verso l'imperatore e incline alla rivolta, accolse con gioia, con le palme delle mani rivolte in alto, come un dono ricevuto dagli dei, questo generale, figlio di uno che era stato tre volte console, che era nel vigore degli anni e mostrava un carattere indulgente e prodigo

Tale era da tempo la sua reputazione ed egli l'aveva confermata anche con prove recenti, giacché per tutta la durata del viaggio abbracciava perfino i semplici soldati incontrati al passaggio, e nelle osterie e nelle taverne prodigava ai vetturali e ai viaggiatori amabilità di ogni genere, arrivando perfino ad informarsi da ciascuno, al mattino, 'se aveva già fatto la prima colazione' e a dimostrare con un rutto che lui l'aveva già consumata

8 Una volta entrato nell'accampamento accordò tutto qvello che ognuno gli domandava e di sua iniziativa soppresse le note di demerito ai soldati degradati, gli abiti dimessi per gli accusati e i supplizi per i condannati
Quare vixdum mense transacto, neque die neque temporis ratione habita, ac viam vespere, subito a militibus e cubiculo raptus, ita ut erat, in veste domestica, imperator est consalutatus circumlatusque per celeberrimos vicos, strictum Divi Iuli gladium tenens, detractum delubro Martis atque in prima gratulatione porrectum sibi a quodam; nec ante in praetorium rediit quam flagrante triclinio ex conceptu camini, cum qvidem consternatis et quasi omine adverso anxiis omnibus, 'Bono,' inquit, 'animo estote

nobis adluxit,' nullo sermone alio apud milites usus

Consentiente deinde etiam superioris provinciae exercitu, qui prius a Galba ad senatum defecerat, cognomen Germanici delatum ab universis cupide recepit, Augusti distulit, Caesaris in perpetuum recusavit
Per questo era appena passato un mese che, senza tener conto né del giorno, né dell'ora, ed era già sera, i soldati tutto ad un tratto lo portarono fuori dalla sua camera, così come stava, in veste da casa, poi lo salutarono imperatore e, sulle loro spalle lo condussero per le vie più frequentate, mentre lui teneva in mano la spada del divino Giulio che era stata tolta da un santuario di Marte e che un soldato gli aveva teso al momento delle prime felicitazioni Ritornò al suo pretorio solo quando la sala da pranzo bruciò per il fuoco del camino e poiché alcuni si mostravano costernati e tormentati per questo presagio che consideravano funesto, egli disse: 'Abbiate fiducia

un fuoco di gioia per noi,' e non fece altri discorsi ai soldati

In seguito, quando fu riconosciuto anche dall'armata della provincia superiore, che per prima si era staccata da Galba ed era passata dalla parte del Senato, accettò con entusiasmo il soprannome di Germanico che tutti gli offrivano, ma rimandò l'accettazione di qvello di Augusto e rifiutò per sempre qvello di Cesare
IX Ac subinde caede Galbae adnuntiata, compositis Germanicis rebus, partitus est copias, quas adversus Othonem praemitteret, quasque ipse perduceret

Praemisso agmine laetum evenit auspicium, siqvidem a parte dextra repente aquila advolavit, lustratisque signis ingressos viam sensim antecessit

At contra ipso movente, statuae equestres, cum plurifariam ei ponerentur, fractis repente cruribus pariter corrverunt, ac laurea, quam religiosissime circumdederat, in profluentem excidit; mox Viennae pro tribunali iura reddenti gallinaceus supra umerum ac deinde in capite astitit

Quibus ostentis par respondit exitus; nam confirmatum per legatos suo imperium per se retinere non potuit
9 Appresa, subito dopo, la notizia della morte di Galba, mise ordine negli affari di Germania e suddivise le sue truppe in due armate, una che sarebbe stata mandata avanti a combattere contro Otone, l'altra che avrebbe guidato lui stesso

La prima armata ebbe un presagio favorevole: infatti un'aquila, venuta da destra, volò nella sua direzione e, dopo aver descritto un cerchio attorno alle insegne, precedette di poco le truppe quando si furono messe in marcia

Al contrario quando toccò a lui partire, le statue equestri che gli erano state erette in molti luoghi caddero tutte insieme, le loro gambe si ruppero subito e la corona di lauro con cui si era cinto devotamente la testa, cadde in un corso d'acqua Più tardi, a Vienne mentre rendeva giustizia dall'alto del suo tribunale, un gallo si posò sulla sua spalla e poi sulla sua testa

Gli avvenimenti corrisposero a questi presagi, perché i suoi luogotenenti gli assicurarono l'Impero, ma lui fu incapace di conservarlo

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 02

X De Betriacensi victoria et Othonis exitu, cum adhuc in Gallia esset, audiit, nihilque cunctatus, quidquid praetorianarum cohortium fuit, ut pessimi exempli, uno exauctoravit edicto iussas tribunis tradere arma

Centum autem atque viginti, quorum libellos Othoni datos intervenerat exposcentium praemium ob editam in caede Galbae operam, conqviri et supplicio adfici imperavit, egregie prorsus atque magnifice et ut summi principis spem ostenderet, nisi cetera magis ex natura et priore vita sua quam ex imperii maiestate gessisset
10 Seppe della vittoria di Bedriaco e della morte di Otone quando era ancora in Gallia e, senza indugio, con un solo editto, congedò le truppe pretoriane, come se avessero dato un deplorevole esempio, dopo aver loro ordinato di consegnare le armi ai tribuni

Poi, trovate centoventi petizioni che alcuni soldati avevano indirizzato a Otone per ottenere una ricompensa, in quanto avevano partecipato all'assassinio di Galba, ordinò di ricercarne gli autori e metterli a morte, provvedimento veramente nobile e grandioso che avrebbe fatto sperare in un principe eccezionale, se il resto della sua condotta non fosse stato più conforme al suo carattere e ai suoi precedenti, anziché alla maestà dell'Impero
Namque itinere inchoato, per medias civitates ritu triumphantium vectus est, perque flumina delicatissimis navigiis et variarum genere redimit, inter profusissimos obsoniorum apparatus, nulla familiae aut militis disciplina, rapinas ac petulantiam omnium in iocum vertens; qui non contenti epulo ubique publice praebito, quoscumque libuisset in libertatem asserebant, verbera et plagas, saepe vulnera, nonnumquam necem repraesentantes adversantibus

Vtque campos, in quibus pugnatum est, adiit, abhorrentis quosdam cadaverum tabem detestabili voce confirmare ausus est, optime olere occisum hostem et melius civem

Nec eo setius ad leniendam gravitatem odoris plurimum meri propalam hausit passimque divisit
Infatti, quando si mise in viaggio attraversò le città su un carro, alla maniera dei trionfatori, risalì i fiumi su navi lussuose, inghirlandate con varie corone, in mezzo agli apparati dei più sontuosi banchetti; tra i soldati e gli schiavi non vi era nessuna disciplina, giacché buttava sul ridere le rapine e gli eccessi di tutti i suoi uomini che, non contenti dei banchetti allestiti pubblicamente in ogni città, liberavano gli schiavi a loro capriccio, picchiavano, colpivano, spesso ferivano e qualche volta uccidevano qvelli che opponevano resistenza

Quando arrivò sul campo dove si era combattuto, poiché alcuni provavano ribrezzo davanti alla decomposizione dei cadaveri, osò far loro coraggio con queste indegne parole: 'Il corpo del nemico ucciso ha sempre buon odore e ancor più qvello di un cittadino

Nondimeno, per vincere la violenza delle esalazioni, bevve davanti a tutti una grande quantità di vino e lo fece distribvire in giro

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 04, Par 24 - 33

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Pari vanitate atque insolentia lapidem memoriae Othonis inscriptum intuens, dignum eo Mausoleo ait, pugionemque, quo is se occiderat, in Agrippinensem coloniam misit Marti dedicandum

In Appennini qvidem iugis etiam pervigilium egit

XI Vrbem denique ad classicum introiit paludatus ferroque succinctum, inter signa atque vexilla, sagulatis comitibus, ac detectis commilitonum armis

Magis deinde omni divino humanoque iure neglecto, Alliensi die pontificatum maximum cepit, comitia in decem annos ordinavit seque perpetuum consulem
Con analoga leggerezza e pari insolenza, vedendo la lapide su cui era inciso: 'Alla memoria di Otone' disse che 'era degno di un tale mausoleo' ed inviò nella colonia Agrippinense, perché vi fosse consacrato a Marte, il pugnale con il quale qvell'imperatore si era ucciso

Sulla sommità dell'Appennino fece anche una veglia

11 Infine entrò in Roma a suon di tromba con un mantello da generale e la spada alla cintura, tra insegne e stendardi, mentre i suoi compagni indossavano casacche militari e i suoi soldati tenevano le armi scoperte

In seguito, disdegnando sempre più ogni legge umana e divina, prese possesso del sommo pontificato nel giorno anniversario del disastro dell'Allia, fece elezioni per dieci anni e si nominò console a vita
Et ne cui dubium foret, quod exemplar regendae rei P eligeret, medio Mario campo adhibita publicorum sacerdotum frequentia inferias Neroni dedit ac sollemni convivio citharoedum placentem palam admonuit, ut aliquid et de dominico diceret, inchoantique Neroniana cantica primus exultans etiam plausit

XII Talibus principiis, magnam imperii partem non nisi consilio et arbitrio vilissimi cuiusque histrionum et aurigarum administravit, et maxime Asiatici liberti
E perché nessuno potesse avere dubbi sul modello che si sceglieva per governare l'Impero, in mezzo al Campo di Marte con una folla di sacerdoti dei culti ufficiali, offrì un sacrificio ai Mani di Nerone; inoltre durante un solenne banchetto, invitò, davanti a tutti, un citaredo in voga 'a far sentire qualcosa del Dominico', e quando egli intonò un canto di Nerone, al colmo della gioia, arrivò perfino ad applaudire per primo

12 Dopo tali esordi, governò, per lo più soltanto seguendo i consigli e la volontà dei più spregevoli istrioni e conduttori di carri e soprattutto del liberto Asiatico

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Hunc adulescentulum mutua libidinem constupratum, mox taedio profugum cum Puteolis poscam vendentem reprehendisset, coiecit in compedes statimque solvit et rursus in deliciis habuit; iterum deinde ob nimiam contumaciam et furacitatem gravatus circumforano lanistae vendidit dilatumque ad finem numeris repente subripuit, et provincia demum accepta manumisit, ac primo imperii die aureis donavit anulis super cenam, cum mane, rogantibus pro eo cunctis, detestatus esset severissime talem equestris ordinis maculam

XIII Sed vel praecipue luxuriae saevitiaque deditus, epulas trifariam semper, interdum quadrifariam dispertiebat, in ientacula et prandia et cenas comissationesque, facile omnibus sufficiens vomitandi consuetudine
Costui era ancora giovane quando Vitellio lo piegò ad una reciproca prostituzione, poi, dal disgusto, era fuggito, ma Vitellio, ripresolo a Pazzuoli, dove vendeva bevande di acqua e aceto, lo fece mettere ai ferri e subito dopo lo liberò per farne nuovamente il suo amante; una seconda volta, stanco del suo umore indipendente e della sua inclinazione al furto, lo vendette al maestro di gladiatori ambulante, ma poiché era stato riservato per la fine dello spettacolo, tutto ad un tratto glielo portò via Solo quando fu nominato governatore di provincia gli concesse la libertà e il primo giorno del suo principato, durante la cena, gli diede l'anello d'oro, quantunque proprio al mattino a coloro che sollecitavano per Asiatico un tale favore, avesse rifiutato categoricamente di infliggere all'ordine equestre una simile onta

13 I suoi vizi principali erano la crapula e la crudeltà; prendeva sempre tre pasti, qualche volta quattro che distingueva in prima colazione, pranzo, cena e gozzoviglia e il suo stomaco bastava per tutto con facilità, grazie alla sua abitudine di vomitare
Indicebat autem aliud alii eadem die, nec cuiquam minus singuli apparatus quadringenis milibus nummum constitverunt

Famosissima super cetera fuit cena data ei adventicia a fratre, in qua duo milia lectissimorum piscium, septem avium apposita traduntur

Hanc quoque exsuperavit ipse dedicatione patinae, quam ob immensam magnitudinem clipeum Minervae polioychoy dictitabat

In hac scarorum iocinera, phasianorum et pavorum cerebella, linguas phoenicopterum, murenarum lactes a Parthia usque fretoque Hispanico per navarchos ac triremes petitarum, commiscuit
Si invitava ora presso l'uno, ora presso l'altro nella stessa giornata e i suoi ospiti non spendevano mai meno di quattrocentomila sesterzi per ciascuno di questi banchetti

Il più famoso di tutti fu qvello di benvenuto che gli offrì suo fratello: si dice che furono serviti duemila pesci dei più rari e settemila uccelli

Lui stesso arrivò a superare questa sontuosità inaugurando un piatto che, per le sue dimensioni, si compiaceva di chiamare 'lo scudo di Minerva protettrice della città'

In questo piatto fece mescolare fegati di scari, cervelli di fagiani e pavoni, lingue di fenicotteri, latte di murene, che i suoi comandanti di flotta e le sue triremi erano andati a cercargli dal paese dei Parti fino allo stretto Ispanico

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Vt autem homo non profundae modo sed intempestivae quoque ac sordidae gulae, ne in sacrificio qvidem umquam aut itinere ullo temperavit, quin inter altaria ibidem statim viscus et farra paene rapta e foco manderet, circaque viarum popinas fumantia obsonia, vel pridiana atque semesa

XIV Pronus vero ad cuiuscumque et quacumque de causa necem atque supplicium, nobiles viros, condiscipulos et aequales suos, omnibus blanditiis tantum non ad societatem imperii adlicefactos vario genere fraudis occidit; etiam unum veneno manu sua porrecto in aquae frigidae potione, quam is adfectus febre poposcerat
Non soltanto la sua ghiottoneria era senza limiti, ma non conosceva né soste, né sazietà, giacché anche durante i sacrifici o in viaggio, non poté mai trattenersi dal mangiare subito, sul posto, in mezzo agli altari, le interiora e i pani di grano, che quasi rubava dal fuoco, mentre nelle osterie lungo le strade divorava pietanze ancora fumanti, o gli avanzi del giorno prima e le vivande già rosicchiate

14 D'altra parte sempre pronto a mettere a morte e a condannare al supplizio qualsiasi persona, per un motivo qualunque, dopo aver ispirato ad alcuni nobili, suoi condiscepoli e coetanei, a forza di allettamenti di ogni genere, la speranza di essere associati nell'Impero, li fece morire proditoriamente, nelle maniere più diverse e ad uno di loro offrì personalmente, con le proprie mani, una porzione di veleno in un po' d'acqua fresca che qvello gli aveva chiesto durante un attacco di febbre

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